domenica 30 settembre 2012

Il mio fidanzato mi ha appena spiegato che dirgli che "il computer ha fatto puf" non è molto indicativo del tipo di danno.
Sembro sempre partecipe quando sono distante, non so se mi spiego.
Stamattina mi sono svegliata con un pensiero fisso, anzi due.
Ci siamo sentiti ieri, una di quelle telefonate normali, da quando ci siamo lasciati. Ci mettiamo d'accordo per il lavoro, e tra una informazione di servizio e l'altra scambiamo due chiacchiere, ché in fondo dopo tanto tempo ci importa ancora di noi. Non un'amicizia, magari, ma nemmeno un semplice rapporto di lavoro. Insomma, ci arrangiamo come possiamo per non farci troppo male, perché ci siamo voluti molto bene che detta così sembra una frase da bacio Perugina, però è vero.
E così l'ho saputo, lei oggi verrà da te. Io non so quante donne siano passate per casa tua da quando non stiamo lasciate, non tengo mica il conto (otto, sono otto), ma so che oggi lei verrà da te. Dovrebbe venire sul presto, perché dopo ha un impegno di lavoro. Probabilmente alle otto starete già insieme.
Apro gli occhi, guardo la sveglia. E lei ora è da te.
Mi sono alzata da poco. E lei ora è da te.
Faccio colazione. E lei ora è da te.
Lavo i piatti di ieri sera. E lei ora è da te.
Mi vesto per andare a far la spesa. E lei ora è da te.
Faccio la spesa, compro il caffè. E lei ora è da te.
Tu le farai il tuo buon caffè. E ci dovrei essere io da te.
Siederete in salotto sul divano (quel divano). E ci dovrei essere io da te.
L'accompagnerai a vedere il panorama dal balcone. E ci dovrei essere io da te.
L'abbraccerei forte mentre si appoggia alla ringhiera. E ci dovrei essere io da te.
Le farai vedere la tua stanza. E ci dovrei essere io da te.
Mentre parlate si siederà con disinvoltura sul tuo letto (quel letto). E ci dovrei essere io da te.
Stamattina mi sono svegliata con un pensiero fisso, anzi due.
Lei ora è da te.
Ci dovrei essere io da te.
E intanto se ne è appena aggiunto un terzo: ci dovrei essere io con te. Con te.
Chissà se anche questo pensiero mi accompagnerà tutta la giornata.



Sentito in tv: "una nuova innovazione".
Certo, perché le innovazioni notoriamente possono non essere nuove.

sabato 29 settembre 2012

Oggi è una di quelle giornate nelle quali si dovrebbe solo andare a dormire, a quest'ora. Perché si è stanchi fisicamente, perché si è stanchi mentalmente, perché sì. Non è mica che ci voglia un motivo. Però poi chissà perché, si finisce col non andare a dormire subito e a perdersi nei dettagli, rimandando qualcosa che pure si vorrebbe/dovrebbe fare. L'arte del procrastinare (bella parola, eh?).

venerdì 28 settembre 2012


Oggi ho tanto da studiare e vi lascio una domanda.
Quanto sarebbe terribile se decidessi di creare un album di miei aforismi, ed essendo aforismi del riccio decidessi di chiamarli AFORICCI?
Molto vero? E' meglio che vada a studiare, vero? Vado, vado.
Immaginate la scena: questa fetta di pane casereccio, di quello con le bolle d'aria belle grandi e la Nutella che riempie le bolle. Sono i morsi migliori, quelli in prossimità delle bolle.

giovedì 27 settembre 2012

Delirio parte otto - così, pur di non studiare.

Come diceva Cesare? "Gli uomini e le donne sono uguali".
Forse avrei dovuto specificare che intendevo Cremonini, non l'altro Cesare, quello del Rubicone, per intenderci.
Dicevamo. Gli uomini e le donne sono uguali? Sì e no.
Insomma, sono evidentemente diversi e menomale. Chi si batte per l'uguaglianza dei sessi dovrebbe tenerne conto. Noi donne siamo diverse dagli uomini e questo non significa inferiori, non significa superiori, semplicemente  significa diversi. O avrei usato un'altra parola.
Ma non è dell'uguaglianza dei sessi che voglio parlare. Parliamo di rapporti interpersonali.
Gli uomini e le donne sono uguali? Le donne sono tutte st***ze? Lo sono gli uomini? Entrambi? Nessuno dei due?
E ancora: le donne sono complicate? Lo sono  gli uomini? Entrambi? Nessuno dei due?
Potrei continuare a lungo, ma oggi non mi sento portata a lunghi sproloqui e soprattutto voglio cenare (non pensate di venire dopo la cena nella lista delle mie priorità... beh, sì, pensatelo, ma sappiate che viene dopo la cena anche il mio fidanzato. Insomma, così sapete di essere almeno al terzo posto, ma davvero ci tengo a voi. E a vincere il premio parentesi più lunga dell'anno, evidentemente).
In ogni caso, riprendiamo il discorso.
Io direi che questo è uno di quei casi in cui si deve generalizzare e quindi la mia opinione, generalizzando è: non si può generalizzare.
Ci sono uomini che sono brutti e cattivi, ma anche donne. Ci sono uomini complicati, ma anche donne. E soprattutto, ci sono degli uomini e delle donne che in alcune occasioni sono brutti e cattivi, che in alcune occasioni sono complicati. In alcune occasioni e con alcune persone.
Il peggiore degli uomini, potrebbe incontrare una donna di cui si innamora pazzamente e per la quale diventa un agnellino. Tale donna, potrebbe essere stata fino a quel momento una bravissima ragazza, impazzire e iniziare a comportarsi da str***a. Anche qui, senza generalizzare.
Chi di noi non si è mai comportato male con una persona? Una volta dico, almeno una. Che ne sappiamo che l'uomo che si è comportato male con noi, non  l'ha  fatto per la prima volta? Come noi, integerrime,  ci siamo comportate male un giorno con una persona totalmente innocente e che sicuramente non se lo meritava. Capita. Si rimane male? Ovvio. Ci si arrabbia? Ovvio. Ma col diretto interessato, non con la categoria.
Anche perché io conosco un ragazzo che definirei st***zo. E conosco una ragazza che definirei st***za. E così tutto il genere umano meriterebbe questa definizione. Voglio sperare che qualcuno si salvi.


Adesso mi preparerò una fetta di pane e Nutella, mi siederò sul divano e passerò un quarto d'ora a guardare una puntata a caso di un telefilm a caso, del quale probabilmente non ho mai visto una puntata prima né ne vedrò poi. O forse una replica a caso di un telefilm che già conosco a memoria. O forse un pezzo a caso di una trasmissione a caso di Realtime.
L'importante, a parte la casualità, è che tutto ciò durerà solo un quarto d'ora, perché poi devo tornare a studiare, ma per per quel quarto d'ora non proverò alcun senso di colpa.
Mi accorgo di pregare male quando chiedo la pioggia e non porto l'ombrello.
Solo cinque lettere. Ti amo o addio.

mercoledì 26 settembre 2012

Per la serie: mezzucci subdoli per studiare.
Sto sempre combattendo con la curiosità, c'è una sola domanda che vorrei fare ma la tengo per me.
Ma vediamo di unire l'utile al "curiosevole". Provo con l'autoricatto: se entro domenica sera riesco ad arrivare a un certo punto del programma, farò quella domanda. E' praticamente impossibile, sono troppe pagine, ma chissà che la curiosità non vinca su tutto. Non potrei che guadagnarci, ma la risposta potrebbe non piacermi.
Quante probabilità ci sono che utilizzando il libro come cuscino io apprenda qualcosa per osmosi stanotte?



Ricordo benissimo quando è successo.
Dicembre, la pioggia, i fulmini, lui che guida per andare alla festa di compleanno.
Chiacchiere, tante chiacchiere, di quelle che non portano da nessuna parte e che a volte sono pure piacevoli, ma a volte che noia. Io se ho altro per la testa le chiacchiere inutili non le sopporto.
Annuisco. Una frase ogni tanto, un cenno col capo, sembro partecipe. . E che mal di testa. Colpa tua come sempre? Potresti chiedermi cosa c'entri col mio mal di testa-
Sono con lui e rispondo ai tuoi messaggi, già questo basterebbe a farmi venire un gran bel mal di testa. Niente di compromettente, non c'è niente tra noi ma non si sa mai, se mi dovesse chiedere con chi sto parlando dirò che sto controllando qualcosa su Facebook. Che mi arrivano le notifiche di una conversazione multipla e non le so togliere.
Io le so togliere, ma poi metti che c'è qualche notifica importante davvero. Preferisco tenerle.
Parte una bella canzone.
Questa la voglio proprio ascoltare, ti spiace? 
Tanto stai parlando da solo, mi verrebbe da dire. Ma lo tengo per me.
Insomma, chiunque si sarebbe accorto che non sono partecipe. 
Tu te ne saresti accorto.
Tu non sei chiunque.
Qualcosa mi fa pensare ai sillogismi di Aristotele, vorrei ricordare meglio ma mi sembrerebbe di infierire sul mal di testa.
Sono giorni che ne parliamo e non arriviamo da nessuna parte. 
Io parlo con lui e parlo con te e nessuno fa niente. Parliamo soltanto.
La canzone è quasi finita, mi resta meno di un minuto di quiete per provare a mettere ordine nella mia testa e magari funziona. Ho sempre lavorato bene sotto pressione.
Sono mesi che le cose non vanno bene tra me e lui. Sì, un paio di mesi non sono niente in confronto a un paio di anni, ma iniziano a pesare.
E poi ci sei tu, che mi conosci da poco eppure così bene. Che non devo dirti niente, o dirti poco o anche male, tanto capisci. 
Io ti piaccio, me l'hai fatto capire. Ma mi hai anche fatto capire che non saresti mai stato complice di un tradimento. Anche questo mi piace di te.
Io, poi, non l'avrei mai tradito, credo. E il "credo" l'ho aggiunto solo perché in tutta onestà penso che tutto possa succedere, mi sono stupita altre volte. Però no, credo proprio che non lo tradirei, che non tradirei nessuno. D'altra parte non ho mai tradito nessuno, tranne me stessa, a volte. Non che ne vada fiera.
Poi il tradimento non è solo una cosa fisica, forse così lo sto tradendo lo stesso. Ma io che ne so, quante cose per la testa.
La canzone è finita e io sono ancora in bilico. Prima di conoscerti avrei mai pensato di non amarlo? Forse no. Ma ha senso pensare una cosa del genere visto che ormai ti ho conosciuto? Sicuramente no.
Lui mi guarda e sorride. Mi guarda e mi ama. Mi guarda e. Lui mi guarda sempre, pensa che io sia bellissima. Lui non lo pensa soltanto, me lo dice anche. Non lo dice solo, me lo dimostra pure. 
E allora lo guardo un po' meglio anche io. C'è una piccola nuova ruga sul suo volto: da quanto tempo sarà lì? Mi sforzo di ricordare, ma è passato così tanto tempo dall'ultima volta in cui l'ho guardato - guardato davvero.
Anche il suo sguardo è un po' diverso. Forse non è vero che non sì è accorto di niente. Forse non è vero che non mi capisce. Magari sa tutto e ha solo paura. Il sorriso è un po' tirato. Non si merita tutto questo, no.
Un ricordo mi passa per la testa, mi fa sorridere. E dopo un altro e un altro ancora.
Parte un'altra canzone, questa piace a me. Lui lo sa, e si zittisce per farmela ascoltare. Lui lo sa. E adesso lo so anche io cosa devo fare. Scrivo un messaggio, poi spengo il cellulare. Solo cinque lettere: addio.
E quando tutto va male, basta pensare che i Maya stanno arrivando.

(piccolo momento di scoraggiamento da studio matto e disperato, ma poi passa)
"Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito.. perché la lettura è un’immortalità all’indietro."

Umberto Eco.

martedì 25 settembre 2012

"Ho passato la vita a desiderare che fosse la persona giusta. Il guaio è che una persona non diventa quella giusta solo perchè tu lo desideri."

L'ultima riga delle favole, Massimo Gramellini
Mi sono alzata appositamente per andare a prendere dei calzini in bagno. Invece mi sono distratta, ho fatto la pipì e sono tornata indietro. E lo so, forse questa è una cosa che non volevate sapere.
"‎- Che cosa vogliono le donne, insomma? Non riesco a capirlo! Vogliono che le invitiamo, vogliono che non le invitiamo, vogliono che facciamo il primo passo, che non facciamo il primo passo, vogliono che stiamo sopra, vogliono stare sopra loro, che usiamo il balsamo, che non usiamo il balsamo. Si può sapere che cosa volete?
- Te lo dico, ma devi promettermi di non dire che te l'ho detto!
- Lo giuro!
- Perché è un sacro segreto.
- Un sacro segreto..
- Sei pronto?, -Si, -Sicuro?, -Credo di si, -Vieni qui..
- Non abbiamo la minima idea di quello che vogliamo!
- Lo sapevo, lo sapevo che figlie di puttana!"

"Ps. I Love You"
E l'entusiasmo di Gmail, che ogni volta che ho letto tutte le email nella casella di posta mi dice:

"Woohoo! You've read all the messages in your inbox."

Woohoo!?!?!? 
Certi giorni non posso  guardare il telegiornale, proprio non posso.
Mi prende un senso di impotenza, vorrei far qualcosa ma non so cosa e mi rattristo.
E "rattristarsi" non è il verbo più giusto. C'è un po' di tristezza, un po' di scoraggiamento, un po' di ansia tutto assieme. Non lo so se esiste un verbo per questo, ma intanto devo cambiare canale.
"Chissà se un giorno, guardando negli occhi di chi ti avrà dopo di me cercherai qualcosa che mi appartiene".

Pablo Neruda
Se il mio metro sei tu, nessuna misura sarà mai abbastanza.
Me la prendo con chi predica bene e razzola male.
Predico, predico e poi? Razzolo pure peggio.
Certi stralci conversazioni non non coincidono con quello che vorremmo dire.
Prendiamone una come esempio: tra virgolette le parole dette, in parentesi quelle pensate.
"Come stai?"  (Perché non mi ami?)
"Ti vedo bene oggi." (Perché non mi ami?)
"Che piacere sentirti." (Perché non mi ami?)
"Sì, sto bene grazie. E tu?" (Perché non mi ami?)
"Già, non ci sono più le mezze stagioni." (Perché non mi ami?)
"Uh, come sono felice per te." (Perché non mi ami?)

lunedì 24 settembre 2012

Ci conosciamo a memoria, io e te.
E non è come per quelle poesie che a volte a scuola ti costringono a imparare, che le parole perdono ogni significato. Siamo versi che si ricordano perché conosciuti e cari.
ATTENZIONE: questa è una catena. Non ho deciso di farlo perché oggi ricorre la giornata internazionale di qualcosa (oggi sarà sicuramente la giornata di qualcosa, ma io non so cosa). Nessuna ricorrenza speciale, non è nemmeno il mio compleanno, pensate un po'.

1) Prendete un libro. Non è necessario che sia quello più vicino, ma vi consiglio anche di evitare il più lontano, per comodità. 
2) Scegliete una frase che vi piace da una pagina che vi piace del capitolo che vi piace. 
3) Copiatela e incollatela nel vostro stato condividendo la foto con le mie istruzioni, che voi potete anche non crederci ma io ci ho messo un po' a pensarle e ho dovuto anche chiedere l'assistenza di un amico.
4) Fate una giravolta. No vabbe', saltate il punto (4).
5) Aggiungete la vostra età al numero delle pagine totali, sottraete due volte 1/2 delle pagine (sempre totali) del libro e aggiungete la somma del numero delle pagine (per esempio, per un libro con 453 pagine: 4+5+3=12). Così saprete a quanti anni vi sposerete. 

P.S. Intanto gli amici ai quali ho dovuto chiedere una consulenza son diventati due!

Mi rigiro nel letto, dovrei esser sola nella mia stanza e invece ci sei tu. Non so da quanto tempo tu sia lì accanto a me, eppure il letto non è così grande, me ne sarei dovuta accorgere prima. Tutta colpa del sonno pesante o forse un tempo era così un'abitudine dormire tra le tue braccia che ancora oggi non mi sembra strano.
Da dove sei uscito fuori? Non me lo so spiegare e ci sono mille motivi per i quali tu non dovresti essere qui.
Innanzitutto noi non stiamo più insieme, e questo mi sembra già un ottimo motivo. E poi di là ci sono i miei e non sarebbero felici di trovati qui. Questo sarebbe un motivo ancora più ottimo, se non fosse che in italiano più ottimo" non si può dire.
Mentre penso a queste cose sento che mi baci e una tua mano che mi carezza la gamba. Dovrei cacciarti, ma mi sei mancato e la sensazione del tuo tocco è troppo forte per cacciarti via.
Che poi come faccio a cacciarti, i miei se ne accorgerebbero. Devo trovare un modo per farti uscire da qui, che potrebbe essere anche il modo in cui sei entrato. Se solo sapessi come.
Tu non sembri preoccupato, mi sorridi e continui ad accarezzarmi. Dovrei preoccuparmi io, ma sono troppo presa da questa strana sensazione, che è un misto tra paura e piacere, e di sicuro somiglia molto all'eccitazione.
Ho avuto altri uomini da quando te ne sei andato, e ho sempre pensato di stare bene con loro, dal punto di vista fisico intendo. Ma ora che ci penso, mi rendo conto che fai più tu con una carezza che loro in mille altri modi. Bacio il tuo petto, lo accarezzo piano e oserei di più se non avessi paura.
Non possiamo venire fuori da questa situazione e non dovresti esserci tu nel mio letto, ma ormai ci sei e ormai ti voglio. Forse se facciamo piano, se ci sforziamo di esser silenziosi.
Sento rumori in cucina, staranno facendo colazione. Non so che ore sono, più o meno le otto, credo: magari i miei usciranno senza passare per la mia stanza, non c'è motivo di svegliarmi già. Lo spero proprio, perché non saprei dargli una spiegazione. Diciamoci la verità, lo spero proprio perché voglio che tu resti ancora un po', ma non so quanto possa contarci.
Qualcuno apre la porta della stanza, salto nel letto spaventata e mi preparo a una scusa.
"Svegliati, è tardi."
"Eh? Ah. Uhm"
Mi giro e tiro un sospiro di sollievo, perché tu non ci sei: solo un sogno. Dovrei sentirmi sollevata, eppure no. Quel tocco sulla gamba io l'ho sentito, e quella sensazione. Sono eccitata nel letto e sono sola. Perché sei nei miei sogni e non con me?

Delirio parte sette - Mi sento critica oggi - ma quando mai.

Allora, pare che sia la settimana internazionale del libro.
Pare, perché a cercare in internet, a parte la classica frase copiaincollata non ho trovato alcun riscontro, se non che esiste la giornata internazionale del libro (il 23 aprile). Ennesima catena o bufala? Può essere e se qualcuno sa che esiste davvero questa settimana e da chi è stata indetta, me lo scriva pure. Non faccio mistero del fatto di essere piuttosto impedita con le ricerche su internet.
In ogni caso, il testo in questione è il seguente.

"E' la settimana internazionale del libro. Prendi il libro più vicino a te, vai a pagina 54, pubblica la quinta frase come tuo status. Non indicare il titolo. Pubblica le regole insieme alla frase. Buona lettura!"

Ora, premettendo che per me i libri potrebbero e dovrebbero avere non solo una giornata internazionale, ma anche una settimana, un mese o un anno, mi domando se sia questo il modo di incentivare la lettura.
Citazioni a caso senza neanche la fonte? Che metti che la frase mi ispira, mi vien voglia di leggere il libro e sono sfigata perché googlando non trovo il titolo o l'autore (ve l'ho detto che sono impedita)? Metti che l'amico che ha pubblicato la frase nel suo stato prenda molto a cuore la questione del "Non indicare il titolo"? Perché di persone pignole è pieno il mondo (io, per esempio) e di persone dispettose ancor di più (sempre io! Sempre io!).
E poi. Secondo me solo metà delle persone ha preso veramente il libro più vicino. Ci sarà stato qualcuno che si vergognava della propria lettura o che vicino aveva solo un libro scolastico/universitario noiosissimo e faceva più figo mettere un romanzo. Chi aveva un romanzo e si sentiva più figo con un testo universitario pieno di paroloni difficili. Chi aveva a portata di mano solo l'elenco telefonico (ma ce ne sono ancora molti in giro?) o la guida tv. Insomma, chi più ne ha più ne metta.
Che questa sia una catena o meno, non causa danni eccessivi, tranne la diffusione casuale di citazioni non citate, anche da parte di chi rompe spesso le scatoline (io! io! io!) sul fatto che le fonti vadano sempre messe ben in evidenza - ne sanno qualcosa numerose pagine Facebook. Però, questa mi pare la dimostrazione che chiunque può svegliarsi una mattina e inventare una catena, e troverà qualcuno disposto a copiare e incollare senza verificare. E questo vale, purtroppo, anche per catene che riportano notizie più o meno serie e più o meno inventate o ormai non più attuali, talvolta causando se non danni, almeno problemi (ricordo una bufala in cui si riportavano numeri di telefono di ospedali e medici, col rischio di intasare le linee telefoniche).
Ovviamente c'è la concretissima possibilità che io mi sbagli e che la settimana del libro esista, e allora mi scuso. Ma in buona fede vi dico che ho cercato un po' su internet prima di lamentarmi. Tanto un altro motivo per lamentarmi l'avrei trovato di sicuro.

Tutto questo per dirvi che credo che inventerò una catena, uno di questi giorni. Sappiatelo.
Ti ho amato davvero. E se adesso vuoi odiarmi perché non t'amo più, fa' pure.
Ma se non vuoi credere che sia stato amore, ti dico di non farlo.
Ero onesta nell'amarti, lo sono ancor più nel non amarti. E puoi creder che con questa mia onestà io voglia far pace con la mia coscienza, ma non è così. Era amore vero, e questo è vero non amore. E' questo quello che vuoi, pur di avermi? Non credo, ma in ogni caso non è quello che io voglio per te.


domenica 23 settembre 2012

"Ogni persona che incontri sta lottando con i propri problemi. Sii gentile con lei. Non potrai risolverli al suo posto ma la tua gentilezza forse la incoraggerà a non rinunciare. La tua gentilezza può essere il miracolo che stava aspettando. Spesso, senza saperlo, facciamo veri miracoli."

Gustav Birth 
Bisogna fare attenzione con i desideri. E non solo perché a volte quando si realizzano causano più danni che altro, ma anche perché possono influenzare la nostra vita in modo negativo.
Posso desiderare di imparare a ballare, ma non di diventare un etoile della danza classica.
Posso desiderare di imparare a fare la spaccata (perché sì, pare si possa iniziare ad allenarsi anche da grandi), ma non di  vincere le Olimpiadi con la ginnastica ritmica. 
Posso desiderare di crescere nel modo migliore possibile e di prendermi cura di me, ma non di non invecchiare mai.
Bisogna sapere cosa desiderare, perché ci sono desideri e desideri e alcuni desideri semplicemente non fanno per noi. Per gli altri, invece, anche se difficili da realizzare, dobbiamo fare tutto il possibile.

sabato 22 settembre 2012

Siamo un complicato bouquet di fiori, io e te:
rose, papaveri, non ti scordar di me.
Che ci possiamo anche provare
a conciliare fioriture, colori e dimensioni,
ma non è un'arte semplice.

Scritto per il seguente concorso:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=402073269860458&set=a.402073249860460.96255.182888965112224&type=1&theater

Da quanto tempo ci stiamo guardando, un minuto o un'eternità? Da quanto tempo siamo svegli?
Quanto tempo è che le tue labbra sono così vicine alle mie e non mi baciano? Da quanto la tua mano sostiene il mio capo?
Non lo so più, ma che importa? Il tempo e lo spazio non han più senso, proprio no.
Potrebbe esser oggi, ieri, o domani. E' un risveglio senza tempo, il nostro.
Potremmo essere in un'altra epoca io e te. Nel nostro letto o distesi su una pelle, scaldati dalle fiamme di un camino. Ci siamo già svegliati una volta, hai ravvivato il fuoco e forse volevi andare, forse dovevi. Che ti stavi preparando, l'avevo visto. Facevo finta di dormire, ma ti ho visto. E per metà eri pronto e invece sei tornato da me, ché sono più importante dei tuoi impegni, dei tuoi obblighi.
E allora baciamoci ancora, iniziamo così questa giornata, con la mia mano che scorre sul tuo braccio, il mio seno contro il tuo petto, il tuo corpo forte che mi sostiene. E le fiamme continuano a scaldarmi, ma sono un brivido tra le tue mani. Scostami un riccio dallo sguardo e baciami. Strappa quel che resta della veste, non te ne andare ancora.  Tirami a te e baciami. Che dal mio sguardo lo capisci che ormai sono persa. Che dal mio sguardo lo capisci che ormai sono tua.

Scritto per il "contest non contest" della pagina A l'amour comme à la guerre.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=356924657724334&set=a.356919941058139.89151.236974846385983&type=1&theater

Alcuni dicono che gli amici veri si contano sulle dita di una mano.
Io credo di poterne usare due, e mi sento fortunata.
Si possono prendere in prestito le parole degli altri quando non se ne trovano di migliori per proprio conto, chi non lo fa. Possono essere le parole di una canzone, di un libro, di un film, di una pagina Facebook. Possono essere le parole di un amico. Ma come ogni cosa presa in prestito, va restituita al legittimo proprietario e con le parole la restituzione si fa citando l'autore.
Perché sì, magari è stato più bravo di noi a esprimere un concetto che ci ronzava in testa da tempo. E sì, questo gli va riconosciuto.
Non capisco perché la citazione sia a volte scontata per una canzone o la frase di un libro, ma non per un blog o una pagina. La questione di base è la stessa. E non parlo di una questione giuridica, ché non me ne intendo (per quanto mi pare che in Italia funzioni che chi scrive una cosa ne sia il legittimo proprietario a prescindere), ma proprio di una cosa concettuale.
E sì, chi scrive su un social network sa che le parole saranno lette da molti e da molti utilizzate, ma lo stesso vale per chi scrive una canzone. Eppure la canzone si cita, non si dice a un cantane: "Beh, l'hai resa pubblica, ora la utilizziamo tutti quanti. Se non ti andava te la tenevi per te."
A volte tutto ciò che una persona vorrebbe è una spiegazione.

Troppa gente tra noi due.

venerdì 21 settembre 2012

Che una poi a volte avrebbe tanto da dire. Ci si ripete un discorso mille volte in testa: le parole giuste, l'intonazione, le pause. Poi arriva il momento e : "No perché poi. Ecco insomma. Volevo dire che. Umh. Ma hai visto che freddo che fa? Non ci sono più le mezze stagioni."
Facciamo finta, ancora per un po', che vada tutto bene.
Facciamo finta che non ci siamo detti tutte quelle cose.
Facciamo finta pure, già che ci siamo, che ce ne siamo dette altre.
Fingiamo che lei non ci sia, che io sia migliore, che tu sia diverso.
Fingiamo bene, io e te.
Che poi a dirla tutta il problema non è tanto truccarsi ora. Il problema è struccarsi poi.
Piove. Sarebbe l'occasione giusta per una passeggiata sotto la pioggia.

Sono andata al mare stamattina.
Piedi nudi sulla sabbia umida o piedi umidi sulla sabbia nuda.
I gabbiani su e giù tra cielo e onde.
Ecco le cose che ho visto.

giovedì 20 settembre 2012

Il corpo umano è fatto per circa il 60% d'acqua, dicono.
Io non so cosa ci sia nel mio restante 40%, ma sono quasi certa che la parola esatta per descriverlo sia "confusione".


Ho messo in valigia tutto: i vestiti, lo spazzolino, la tua mancanza.

mercoledì 19 settembre 2012

Zanzare, cosa ci fate ancora in giro?
L'estate è finita. Sarete mica così pignole da aspettare il ventuno settembre?
Io ti amo. Tu ti ami.
Guarda un po' quante cose abbiamo in comune.
Crediamo a tutto quello cui vogliamo credere. Niente di più, niente di meno.
Probabilmente non lo facciamo neanche apposta. Probabilmente potremmo passare ore e giorni prima di decidere se credere o meno a qualcosa o qualcuno. Alla fine la nostra scelta avrà ben poco di oggettivo.
"Agosto.
Controtramonti di pesca e zucchero, 
e il sole dentro la sera 
come il nocciolo in un frutto. 
La pannocchia conserva intatta 
la sua risata gialla e dura. 
Agosto.
I bambini mangiano
pane nero e luna piena".

Federico García Lorca
Sento un bisogno fisico che posso soddisfare in un solo modo: Nutella.
Nel modo in cui mi accarezzi la schiena, c'è qualcosa che mi fa rabbrividire.
E non è freddo, no. E non è paura.
Nel modo in cui mi guardi c'è qualcosa che mi fa piangere.
E non è tristezza, no. E non è nervosismo.
Vado avanti per negazioni, perché forse quello che c'è non si può definire.


Ci sono cervelli in fuga e cervelli in fuga.
Il mio credo proprio che stanotte sia scappato via.

martedì 18 settembre 2012

Ci sono degli amici che sono speciali e sanno esserlo in modo semplice.
Semplice come un messaggio di in bocca al lupo prima di un esame.
Semplice come una telefonata per sapere l'esame come è andato.
Semplice come un abbraccio al momento giusto - che non è mica poi così semplice beccare il momento giusto!
Semplice come un "come stai?", che non è il solito "come va?" buttato lì in uno scambio di battute.
Semplice come una frase sciocca che però ti fa ridere per ore.
Ci sono questi amici e io mi accorgo di averne molti. E allora mi sento fortunata.


Lo sapevi benissimo che avrei preferito che rimanessi.
Non ti ho mai detto "Va' via" sperando di vederti restare. Non sono il tipo, lo sai.
Preferisco chiederti di restare e passare per una debole. Preferisco sapere di averci provato e quindi forse il mio è anche un po' coraggio. Ma non far finta che non lo sapessi.

Ricordo benissimo quel momento e non so come sia possibile, visto che non è mai successo.
Oggi voglio stare in silenzio.
Non col resto del mondo, con gli altri parlerò.
Voglio stare in silenzio con me stessa, perché abbiamo parlato troppo e c'è bisogno di una pausa.
Ci siamo dette tutto quello che c'era da dire, più di una volta, non ha senso ripetersi ancora.
Quindi oggi va così: me stessa e io non parleremo. Lo faremo solo se ci sarà qualcosa di nuovo, altrimenti ricominceremo domani.
E no, non sono pazza. Non credo, almeno.
E' che se ci si accorge che le chiacchierate con se stessi invece di condurre da qualche parte ti fanno girare in tondo, meglio interromperle per un po'.
 E' che ogni tanto c'è bisogno di una pausa da tutto e da tutti, anche da sé.

lunedì 17 settembre 2012

"Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere."

 Wislawa Szymborsk

Buongiorno amore.

Prima ancora di aprire gli occhi sento il tuo respiro sul mio collo, il peso del tuo corpo sul mio.
E' la prima volta, questa.
Non la prima volta che facciamo l'amore.
Non la prima volta che dormiamo insieme.
Non la prima volta da quando ci siamo sposati.
E' la prima volta nella nostra casa, nella nostra stanza, nel nostro letto.
Da quanto tempo aspettavamo questo momento? Quanti progetti, sogni, speranze?
Finalmente ci siamo riusciti, finalmente siamo solo io, te e la nostra vita.
Tra le nostre lenzuola che sanno di bucato abbiamo fatto l'amore e si siamo addormentati stretti. Poi ci siamo risvegliati e abbiamo ricominciato daccapo, come se fosse passato un secolo dall'ultima volta.
La luna di miele è finita, la nostra vita di tutti i giorni insieme comincia.
Chissà come sarà, se mi porterai il caffè a letto o te lo porterò io. Chissà chi preparerà la colazione, il latte l'abbiamo comprato ma i biscotti? Forse i biscotti li abbiamo dimenticati. Dobbiamo andare a fare la spesa oggi. Vorrei girarmi ma ho paura di svegliarti, mi muovo piano, cerco di cambiare posizione e scopro che ti voglio ancora. Il tuo mento sulla mia spalla, sento la tua barba e mi viene una gran voglia di baciarti, di ricominciare ancora. Sarebbe un buon risveglio per il primo giorno nella nostra casa.
Ti amo tanto, sono felice. E' questo che penso mentre apro gli occhi. Non so se svegliarti o lasciarti dormire, forse la seconda, ché domani si ricomincia a lavorare e oggi potresti voler riposare. Però che voglia di baciarti. Sarà dura ogni mattina alzarsi e andare a lavoro invece che stare con te, o ci si farà l'abitudine. Beh, un poco spero di sì, ché a lavoro ci dobbiamo andare. Ma sarà bello tornare e ritrovarci insieme la sera, ancora nel nostro letto, ancora abbracciati. Mi sa che ti sveglio, mi sa che non resisto, mi sa che ti voglio.
Ma ti svegli tu e inizia a baciarmi, e lo sapevo io che mi avresti battuta sul tempo, come sempre. Forse è perché io penso troppo, chissà. Mi abbracci forte e in questo abbraccio un po' mi ci perdo. "Buongiorno amore."

domenica 16 settembre 2012

**Ragionando sui massimi sistemi** 5.

Quella dell'inzuppo del biscotto nel latte secondo me è un'arte.
Non so voi, ma a me dà un fastidio terribile mangiare un biscotto inzuppato nel latte e scoprire che dentro è ancora secco. D'altra parte, a tenere il biscotto nel latte troppo tempo, si rischia che si scomponga tutto. "Scomporre" forse non è il verbo più adatto, ma rende l'idea. Sono sicura che esista un verbo molto più adatto, ma non mi viene in mente. In ogni caso, bisogno trovare il giusto equilibrio.
Credo che si potrebbe cavar fuori una metafora di vita da tutto ciò, ma ho dormito solo tre ore stanotte e questo ragionamento è già stato fin troppo complesso.
"Devi assaporarla, la vita, per sentirla tua.", 

Dalla nota Margherita, di Mani calde

Come passa il tempo. Se un anno e mezzo fa mi avessero detto cosa avrei fatto ormai quasi un anno fa, non ci avrei mai creduto.
Ricorda come eravamo un tempo, immagina come potremmo essere.
Vedi, il problema è che io immagino che andrà a finire così.
Avremo due vite separate, ognuno per la sua strada. Saremo entrambi soddisfatti della nostra vita, avremo le nostre carriere e i nostri hobby. Probabilmente tu avrai anche una vita sentimentale apparentemente serena, io sarò single per scelta, perché prima volevo realizzarmi.
Poi arriverà il giorno, quel giorno, che mi sentirò realizzata. Avrò realizzato alcuni dei miei sogni, starò lavorando per realizzare gli altri e tra questi sogni ci sarai tu.
Una mattina mi sveglierò, mi preparerò e prenderò un aereo per raggiungerti, perché abiteremo in città diverse, me lo sento. Mi porterò un cambio nel bagaglio a mano, per esser più carina quando ci vedremo. Vedi, in alcuni momenti penso di sapere già cosa indosserò, che taglio di capelli avrò e come sarò truccata, ma non sono queste le cose importanti.
Prenderò l'aereo e verrò da te, ovunque tu sia, ma non so perché immagino che sarai in Toscana, tra le colline. Davvero, non c'è un motivo per tutto ciò, ma immagino che vivrai in una piccola villetta di campagna, anche se la campagna non avrà nulla a che fare col tuo lavoro, probabilmente lavorerai in città. Forse sarai anche un uomo importante, questo non lo so.
In ogni caso, prenderò l'aereo sfidando la mia paura del volo. Anzi no, probabilmente il mio lavoro mi porterà a viaggiare molto, quindi mi sarò abituata a volare e ci sarà solo un po' di tensione. La paura più grande sarà un'altra, sarà dovuta alle mie intenzioni.
Arriverò, un taxi mi porterà a un albergo che avrò prenotato qualche giorno prima, mi cambierò e cercherò di essere bellissima. Bellissima per quanto possa esserlo ovviamente. Desiderabile per te.
Riprenderò il taxi, avrò il tuo indirizzo segnato su un pezzo di carta e arriverò da te.
Sarai stupito di sentire la mia voce al citofono, mi aprirai il cancello e mi verrai incontro.
"Ciao, che ci fai qui?"
"Passavo da queste parti."
"Ma va."
"E' una bugia, lo sai?
"Immaginavo."
"Cercavo te. Come stai?"
"Bene, tu?
"Bene ma dovevo dirti una cosa."
Avrai uno sguardo perplesso e un po' incuriosito, ma più perplesso, me lo sento.
"Sposami."
"Eh?"
Prenderò un bel respirò e inizierò a dire quello che progetto di dire da anni ormai, e so che mi ci vorrà molto fiato e che non mi dovrò fermare, perché chi si ferma è perduto. E so anche che nonostante le mille prove nella mia testa il discorso non sarà mai come l'ho immaginato.
"Sposami. Lo so che sembra un'assurdità. Ma ascoltami e pensaci prima di rispondere. Te l'ho già chiesto due volte ricordi? Entrambe per messaggio, col tono scherzoso e quella volta scherzavo, ma in fondo già sapevo che te l'avrei richiesto. Sono passati almeno dodici anni da allora, ma già che se non l'avessi fatto tu l'avrei fatto io. E credimi, ho sperato fino all'ultimo che un giorno fossi tu a venire da me con una proposta del genere e immaginavo l'anello, il momento romantico, l'atmosfera, le parole, i gesti. Ma tu una proposta del genere non me l'hai mai fatta e allora vengo io. Se Maometto non va alla montagna. Eccetera, eccetera.
Sposami. Perché ti amo e perché sono convinta che possa amarmi anche tu. Magari fino a oggi non ci hai mai pensato, perché eri distratto da mille cose, ma pensaci un attimo. Pensaci un minuto, un'ora, un giorno, ma pensaci. Abbiamo immaginato tante volte la nostra vita insieme e l'abbiamo fatto scherzando, ma sarebbe bello davvero. Ricorda come eravamo un tempo, immagina come potremmo essere. Belli. Sposami. Io posso rinunciare a una proposta romantica, non è quello che conta. Quello che conta sei tu. E lo so, potresti pensare che io sia una pazza, forse lo sono ma dammi una possibilità. Te lo dovevo chiedere. Non potevo rimanere con questo dubbio, col dubbio che avremmo potuto passare la vita insieme, col dubbio che magari era solo la tua pigrizia a frenarti o la paura di un rifiuto. Al limite mi dirai di no e tornerà tutto come prima. Al limite rimarrà una figuraccia o un aneddoto buffo di cui parleremo con un po' di vergogna ma col sorriso sulle labbra (e forse un po' di rimpianto). Non potevo avere questo dubbio, no. Sposami. Non te l'ho sto neanche chiedendo, se ci pensi bene. E' un'affermazione, un'esortazione, una preghiera. Sposami."
Avrò il respiro affannato e gli occhi lucidi. Cercherò di guardarti negli occhi ma per l'imbarazzo ogni tanto fuggirò il tuo sguardo. Prolungherò il più possibile il mio discorso per paura dei dover sentire la tua risposta, ma a un certo punto mi dovrò fermare e dovrò guardarti negli occhi. E credo che prenderò la tue mani, non so perché, forse solo perché non saprò più dove tenere le mie e aspetterò.
E poi non lo so cosa succederà, perché fino a questo punto del sogno io sono certa che andrà tutto così, ma dopo? Nella mia testa mi dirai di sì, ma so che non è così scontato, so che c'è una possibilità su un milione che vada così, però non potrò almeno non provarci. Sposami.



sabato 15 settembre 2012

Chiedo troppo se spero di venirti in mente ogni volta che la baci? Mi sa di sì.

Buon viaggio

Due valigie, uno zaino e una borsa non potranno mai bastare: questa è una follia.
Sono alla stazione, piove e non posso fare a meno di pensare che sia tutta una follia, davvero. Io che sono sempre stata il tipo di persona che preferisce fare da spettatrice alla propria vita, io che guardo e parlo tanto, ma raramente passo all'azione, io che ho dieci sogni nel cassetto e un altro paio rinchiusi in un armadio, ma non li tiro mai fuori. E invece sono in questa stazione, occupo un'intera panchina e cerco di capire quale sia il mio treno. Perché non ho mai fatto un viaggio da sola e mi sono sempre fidata degli alti, e quando gli altri seguivano su un treno, li seguivo. Questo non significa che mi fidi di chiunque, insomma. Non salivo su un treno seguendo uno sconosciuto, ma se era un amico fidato sì. Che razza di metafora. Metafora fino a un certo punto, perché ora sono in stazione davvero e non so che treno prendere. 
Non potevo fare altrimenti, non volevo fare altrimenti, ma a un certo punto ci sono certe cose, certe persone, certi luoghi che vanno lasciati andare. Me ne sto andando io, ma in questo caso è la stessa cosa. 
Io non lo so bene come è successo. Sarà che mi hai sfinito. Sarà che non sono nata per fare l'amante. O meglio, sarà che posso anche fare l'amante, non posso esserlo. "Ah, ma fino a ora ti andava bene!", lo so che mi diresti così. No, non mi è mai andato bene, ma pensavo fosse l'unico modo per starti vicino, e io volevo starti vicino. 
Se quel giorno in libreria non avessimo iniziato a parlare, se quella non fosse stata l'ultima copia del libro, se mi avessi detto fin dall'inizio che eri impegnato. No, di questo non ti posso accusare, sei stato chiaro fin dall'inizio e io son stata scema fan dall'inizio. Ma come si dice, innamorarsi vuol dire diventare cretini insieme e io lo son diventata. Magari lo ero già prima ma di certo la situazione non è migliorata.
E non era il fascino della storia proibita: le storie proibite non mi hanno mai affascinato, mi sono sempre tenuta alla larga dai cattivi ragazzi. Era il tuo modo di baciarmi, il tuo modo di sorridermi, il tuo modo di accarezzarmi. Era il tuo esser così onesto. Davvero, potrebbe non sembrare l'aggettivo più adatto, ma è il secondo che mi viene in mente. Il primo è sexy. Il terzo è mio.
Ma mio a metà, e le cose a metà non mi vanno bene più. Tu ami lei, vuoi me, vuoi lei, ami me. Non si può.
E poteva sembrare mi andasse bene, ma poi. Ricordo benissimo il momento in cui ho capito che non poteva durare. Non che ci volesse un genio, eh. Io lo sapevo che le cose tra voi erano serie, che avevate in programma di sposarvi un giorno. Ma uno non ci pensa mai davvero fin quando non vede l'anello, no. L'anello, cavolo. 
Io lo sapevo che sarebbe andata a finire così un giorno. Ma un giorno, non ora. Pensavo che avrei avuto il tempo di abituarmi. Egoisticamente, pensavo che avrei avuto il tempo di innamorarmi prima io di qualcun altro. Pensavo che avresti avuto il tempo di cambiare idea, che avresti capito il mio amore. Ma che c'è da capire dell'amore?
E allora bisogna cambiare. Potevo partire da un taglio di capelli, come sempre, come tutte, e l'ho fatto. Ma questa volta non poteva bastare. E allora prendiamolo uno di quei sogni, uno di quelli dell'armadio, ben nascosto. Che sopra c'è una polvere che neanche in un soffitta chiusa da anni. Diamogli una bella spolverata, facciamo un paio di telefonate, inviamo un'email e vediamo cosa si può combinare. Proviamo a recuperare una proposta ricevuta tempo fa e messa da parte, vediamo se si può fare, vediamo che si può fare. 
E sono stata fortunata, lo so, ché non era detto che potessi tornare indietro, che stessero aspettando ancora me. E invece. Forse è un segno del destino, del caso, della Provvidenza, chiamalo come vuoi ma credo sia un segno.
Un nuovo lavoro, rifiutato per paura di non essere all'altezza, pur avendone le competenze. Per paura del posto nuovo e delle nuove persone, anche se non ho mai avuto problemi ad ambientarmi in situazioni nuove. Più ci penso e più mi rendo conto che non avevo avuto nessun valido motivo per rifiutare, forse avevo rifiutato per te e non lo meritavi. Non lo meritavo.
E allora via, un nuovo taglio, una nuova città, un nuovo lavoro, un nuovo tutto. La trasformazione è iniziata e non finirà ora, forse non finirà mai, perché nella vita si cambia e io sono rimasta uguale a me stessa troppo a lungo. E non voglio stravolgere quello che sono, voglio cambiare restando me stessa, ma devo cambiare. E si inizia da qui, da questa panchina, da questo treno, da queste valigie. Il biglietto ce l'ho, il mio treno ho capito qual è. Si parte, auguratemi buon viaggio.


P.S. Questa nota è stata scritta per un concorso indetto dalla pagina Le fantôme se moque de moi: il m'aide à chercher son propre corps. La foto è stata presa dalla stessa pagina e il prompt al quale mi sono ispirata è il seguente.

"Per questo è importante lasciare che certe cose se ne vadano. Si distacchino. Gli uomini hanno bisogno di comprendere che nessuno sta giocando con carte truccate: a volte, si vince; a volte, si perde. Non aspettarti che riconoscano i tuoi sforzi, che scoprano il tuo genio, che capiscano il tuo amore. Bisogna chiudere i cieli. Non per orgoglio, per incapacità o superbia. Semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta, cambia musica, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.

Gli odori a volte sono una vera e propria condanna: ce ne sono alcuni dei quali non ti puoi liberare.
E lo so, detto così sembra un po' la pubblicità di un detersivo o un deodorante, ma capitemi.


Ci sono ricascata, ho comprato un altro libro. Anzi, due.
Io ne ho già quattro da leggere e sto aspettando di fare un esame, perché se poi mi piacciono chi studia più.
Mi ero ripromessa di non comprarne altri, ma poi una serie di coincidenza mi ha portato a entrare in due librerie. Per una avevo anche un buono sconto. Insomma, come facevo a resistere? Neanche i negozi di scarpe, make up e vestiti mi fanno questo effetto.

venerdì 14 settembre 2012

Ci sono posti in cui non posso tornare senza pensare a te, e mi stupirei se per te non fosse lo stesso.
Io ci scherzo, tu ridi, e a me crolla il mondo addosso.

giovedì 13 settembre 2012

Ogni volta non ci vuole niente per innamorarmi di te, e ogni volta per dimenticarti ci vuole una vita intera.
Non è che non voglio baciarti per gioco. Insomma, non mi piace baciare le persone del gioco, ma volendo immagino che potrei farlo. Ci siamo baciati così tante volte che forse una volta di più o una volta di meno non cambierebbe niente. E non è neanche che non posso, perché volendo potrei.
E' che non ci  vorrebbe molto per ri-innamorarmi di te.

mercoledì 12 settembre 2012

"Questa è l'ultima volta che facciamo l'amore io e te, l'ultima volta che siamo così vicini. Domani mattina - che poi è stamattina - ci alzeremo e ognuno andrà per la sua strada. Oppure cammineremo insieme, ma solo come amici. Questa è l'ultima volta che spengo il cervello, perché solo con te ci riesco ma non voglio più farlo. Questa è l'ultima volta che le tue mani si poggiano sui miei fianchi e il mio capo sul tuo petto. E ieri è stata l'ultima volta che ti ho detto ti amo".
Avrebbe dovuto dirglielo ad alta voce e invece lo pensò soltanto, mentre stava stretta a lui. E lui forse l'aveva anche pensato "mi stringe come se non ci fosse un domani", ma che ne sapeva che lei pensava tutte queste cose.
Lei le pensava ed era come se gliele stesse dicendo, ma erano cose che non poteva dire ad alta voce. Non si dicono ad alta voce promesse del genere: metti che poi non ci riesci? Metti che prova a farti cambiare idea? Metti che lui non ci prova nemmeno a farti cambiare idea?
Ci aveva pensato per ore quella notte, da quando la sera prima gli aveva detto "ti amo", un po' insicura. Lo sapeva che probabilmente non avrebbe ricevuto risposta, ma dopo tanto tempo non si sa mai, magari qualcosa cambia e poi la guardava in un modo, la baciava in un modo.
"Io no. Mi spiace, mi spiace, mi spiace. Davvero, sei una ragazza fantastica, carina, simpatica, intelligente, ma non ti amo. Ti voglio tanto bene, sei una delle persone che mi conosca meglio al mondo, una delle poche che riesca a sopportarmi ma non ti amo e non sarebbe giusto mentirti."
"Così ti devo anche ringraziare, eh?", ma non lo disse in modo duro, lo disse sorridendo e lui le carezzò il viso.
"Non ti preoccupare, avevo già una mezza idea che la tua risposta sarebbe stata questa. Insomma, ci speravo, non dico di no, ma me lo aspettavo". "Mi spiace.", diceva e cercava segni di lacrime sul suo viso, perché la conosceva bene.
"Non ti devi dispiacere, non sto piangendo, vedi? Sorrido. Non ti devi sentire in colpa, tu che c'entri? Non colpa tua se non mi ami." E sorrideva, se quello si poteva chiama sorriso.
"Non è neanche colpa tua."
"Lo so."
Gli diede un bacio sulle labbra "Dormiamo dai, è stata una lunga giornata." Non si poteva girare di spalle, o lui avrebbe pensato che fosse una scusa per piangere di nascosto, così si sforzava di rimanere serena, con gli occhi chiusi. Forse le palpebre tremavano più del dovuto, forse il respiro era un po' affannato, la sua mano che accarezzava il visto di certo non aiutava, ma piano piano ci stava riuscendo. Bastava aspettare qualche minuto, con aria indifferente si sarebbe voltata e magari a quel punto avrebbe anche potuto permettersi qualche lacrima silenziosa. "Non lo farò sentire in colpa" pensava. "Non se lo merita". E chissà che lui non pensasse le stesse cose. Un po' trema, tira su il lenzuolo "Fa freddo, eh?". Sorrisino e si gira. "Sei tu che sei la solita freddolosa", e l'abbraccia per scaldarla.
Ci aveva pensato tutta la notte, di spalle su quel letto: le cose dovevano cambiare e se non lo facevano da sole ci avrebbe pensato lei. 
Guarda l'ora, sono le quattro, si gira. Lui è ancora sveglio, la guarda, chissà da quanto tempo stava così. Le viene in mente una frase, la diceva qualcuno in Dawson's Creek: "Capisci di amare veramente qualcuno quando puoi passare tutta la notte, seduto accanto al fuoco, a guardarlo mentre dorme". Perle da telefilm. "Mi ha guardato dormire tutta la notte, se così fosse dovrebbe amarmi. Ma in fondo non è stato per un'intera notte, non c'era un camino e io non dormivo. Per forza non mi ama, ci fosse stato un camino almeno. O avessi dormito."
Allora poggia la sua testa nell'incavo tra il collo e la spalla e inizia a baciarlo, poi passa alle labbra - così buone. Sente le sue mani sulla pelle, sotto la maglia. Le erano sempre piaciute le sue mani grandi e forti, il modo in cui percorrevano la sua schiena. "Sei sicura? Dopo quello che ti ho detto, intendo. Cioè, dopo quello che non ti ho detto... non vorrei che poi. Insomma. Hai capito, no?". E certo che aveva capito, ma che importava? Lo accarezza piano, vuole imprimere il suo corpo nella mente centimetro per centimetro e già sa che non lo dimenticherà mai, anche a distanza di anni, perché già una volta si erano persi e ritrovati. Ma questa volta doveva essere per sempre, e se non poteva essere per sempre doveva essere mai più. E questa cosa del per sempre e del mai più le era venuta così in testa, che a spiegarla sarebbe stato difficile, ma lei si era capita e tanto bastava al momento. Fare l'amore come se non ci fosse un domani, questo voleva.
E poi si sono addormentati davvero, una nelle braccia dell'altro. La sveglia alle otto, la doccia, il caffè, la colazione. Lei deve andare a lavoro, lui ha ancora un po' di tempo e poi domani tornerà alla sua città.
E' bellissima col suo tailleur, e lei lo sa. E' sorridente, si avvicina per salutarlo. Gli dà un bacio sulla guancia, leggero, sfiorandolo appena. "Solo amici da oggi", e anche questa volta non lo dice, lo pensa. E invece dice "Ci vediamo stasera, cucina tu qualcosa." Ma lui capisce, perché lui capisce sempre.

martedì 11 settembre 2012

E' normale che quando masterizzo un CD il computer e la scrivania tremino? Sto cercando di salvare delle foto su un CD, ma non pensavo che la cosa fosse così "tramautica" per il computer!
Dov'è Mary Poppins quando serve?
Quel panno viola sarà ancora lì, secondo me. E che caldo che faceva.
Ricordo tutto, ricordi  tutto, che buona memoria che abbiamo.
Dettagli, anche quelli più piccoli, insignificanti.
Io so che vestito avevo, il tuo non lo ricordo.
Ricordo le gocce di sudore, però. E ricordo il rumore.
Ricordo il posto con precisione, io che ho un pessimo senso dell'orientamento.
Ricordo il giorno, l'ora di meno.
E il verde intorno, il cancello, l'auto. Ricordo il trattore.
C'era il trattore, o era un altro giorno?

Mentre scrivevo la lista delle cose che avrei voluto fare prima di morire, me ne sono venute in mente alcune per le quali ho pensato: "Queste non andrebbero qui. Queste andrebbero nella lista dei sogni da realizzare". E ora mi domando, perché nella mia testa le due liste non coincidono? Eppure dovrebbero. Eppure vorrebbero.
Allora, pare che nella mia stanza non ci siano serpenti a sonagli e questo è decisamente un bene.
C'è però qualcosa che fa rumore e suppongo che sia dentro la presa della corrente. Secondo me è un insetto moribondo. In ogni caso, per ora le mani io lì non ce le metto. 
Prendendo spunto da un post letto nella pagina "Nel baule delle parole", ecco una lista di cose che vorrei fare prima di morire:

1) Passeggiata sotto la pioggia senza ombrello.
2) Prendere almeno due lauree.
3) Fare il bagno di notte (ho paura e in genere evito).
4) Fare almeno un viaggio al di fuori dell'Europa.
5) Fare un viaggio da sola (non importa dove, anche nel paese accanto al mio).
6) Imparare a cucire per farmi i vestiti da sola.
7) Finire di scrivere uno dei mille racconti iniziati. Non dico pubblicarlo, che pure mica mi farebbe schifo, ma sarebbe bello anche solo portarne a termine uno
8) Avere una piccola impresa tutta mia. Sì, lo so, andrebbe più nella lista di "sogni impossibili", ma tanto vale provarci almeno.

Chissà tra qualche anno leggendo questa lista cosa penserò.

P.S.Il post al quale mi sono ispirata è di Silvia Rubiccia.
Capisco di essere paranoica quando sento uno strano rumore in stanza e mi domando se possa mai essere un serpente a sonagli. E non che non sappia che non è possibile, eh. Però nel dubbio controllo. Da lontano, ovviamente.

lunedì 10 settembre 2012

Capita a tutti no, di leggere una frase e pensare "forse è rivolta a me".
O forse no, non capita a tutti, ma a volte mi capita e mi rassicurerebbe pensare di non esser l'unica.
La cioccolata salverà il mondo.
O forse no, ma nel dubbio ne mangio un pezzetto.

Ed è bello svegliarsi con te che mi porti un cornetto.
Aprire gli occhi, vedere te e sentire l'odore di cioccolato e di forno.
Il buongiorno con un bacio e la colazione insieme.
Mangiare baciandoci e baciarci mangiando.
La cioccolata sul naso, non so neanche io come ci sia arrivata, ma intanto sta lì.
E se mi vuoi dare un bacio per toglierla, fa' pure.
Non opporrò resistenza, ma poi ti bacerò, sappilo.
E mi riprenderò la cioccolata, e mi riprenderò la tua bocca.
Che buon odore che hanno, le mattinate insieme.

Sono sempre troppo grande o troppo piccola, troppo matura o troppo immatura. Sembro più grande ma sono piccola, o sembro più piccola ma sono grande.E' sempre il tempo che è sbagliato, sono gli altri o sono io?

domenica 9 settembre 2012

"Hai mai assaporato la pioggia?
Perché la libertà è un po' questo, non avere paura di bagnarsi"

Ho letto queste parole nella pagina di "Maturare troppo vuol dire marcire" e mi hanno fatto pensare. Forse io mi rifugio spesso sotto una tettoia e rimango lì, senza venirne fuori, per paura di bagnarmi. Ogni tanto allungo un braccio, mostro il palmo della mano e controllo se piove ancora. 
Quando c'è il sole faccio un giro ma alle prime gocce ritorno lì sotto. Ho voglia di assaggiare la pioggia anch'io, anzi, proprio assaporarla.
A volte vorrei poter non dire certe cose. Quelle scomode, che però a un certo punto si devono dire, o magari anche se non si devono dire ma si vogliono dire. E si vogliono dire senza dirle. Del tipo. Vorrei che l'altra persona capisse direttamente, senza bisogno che io dica una parola. C'è un po' di vigliaccheria in tutto ciò, me ne rendo conto. Ma capita, no, che uno dica qualcosa e l'interlocutore ne capisca un'altra. E non importa se è perché chi spiega lo fa male o perché chi ascolta non capisce, alla fine c'è comunque qualcosa di poco chiaro. E vorrei proprio evitare tutto ciò.

sabato 8 settembre 2012

Noi donne lo sappiamo che se non ci chiama è perché non vuole farlo.
Possiamo inventarci migliaia di scuse, che è timido, ha avuto un imprevisto, ha perso il numero, ha perso la memoria, possiamo inventare di tutto. Nel 99% dei casi, semplicemente non gli interessiamo. Le altre mille possibilità si contendono quell'1% e credo che la mia stima sia ottimistica.
Questa consapevolezza, tuttavia, non ci impedisce di aspettare sistematicamente una telefonata o un messaggio per settimane, prima di arrenderci. Siamo senza speranze? Possibile. Probabile. Ma siamo belle anche così. Anzi, forse siamo belle proprio così.
Mi affaccio alla finestra di casa mia e in fondo alla strada, dove finisce la collina (o forse inizia), c'è una curva. E dietro a quella curva c'è una panchina. E su quella panchina ci siamo seduti tante volte.
Non ci si può far niente, ogni volta che apro o chiudo quella finestra, vedo quella curva e immagino quella panchina. E sopra ci siamo sempre noi.
Ci si può stancare di tutte le parole, se se ne abusa. Persino della parola "amore".
A proposito di piselli, ricordo la prima volta che li ho assaggiati. Ero a casa di un amico e si sa, quando si è ospiti si mangia quel che c'è, così mi sono ritrovata ad assaggiar piselli. E ricordo di aver esclamato qualcosa del tipo: "E' la prima volta che mangio un pisello, mi piace!", scatenando l'ilarità generale. Ovviamente è stato inutile specificare che mi riferivo ai legumi e non c'è stato verso di far dimenticare l'aneddoto, che viene tirato fuori insieme a molti altri in ogni occasione per prendermi un po' in giro. Ma tant'è, sono la prima a prendermi in giro. Adesso al mio amico lo ricordo spesso, che la prima volta che ho mangiato un pisello è stato a casa sua.
La curiosità è positiva secondo me: è ciò che permette all'uomo di andare avanti, scoprire cose nuove e così via. Io sono una persona curiosa e questo mi piace, ma a volte penso che alcune domande dovrei tenerle per me se non voglio sapere la risposta. Non importa che sia perché so che la risposta non mi piacerebbe o perché so che mi piacerebbe pure troppo.

Delirio parte sei - Perché lo so che vi stavate preoccupando.

Come si fa quando non si distingue più se una sensazione è piacevole o meno?
Può mai essere che all'improvviso non capisca se una cosa mi provochi piacere o fastidio?
Certe cose non si dimenticano, credo. Sono innate, eppure.
Eppure è così, non riesco a capire cosa provo. Faccio cose che fino a poco tempo fa reputavo piacevoli e provo uno strano senso di fastidio. Ed è così strano che mi viene quasi da domandarmi se sia proprio fastidio. Magari sono io che non so riconoscere più le cose piacevoli.
O è così difficile ammettere di aver cambiato gusti? Perché i gusti cambiano, no? Ma come accade questa cosa? Come succede che un giorno piace qualcosa e il giorno dopo no? Ed è una cosa repentina, o succede gradualmente? A me da piccola non piacevano i piselli, poi ho imparato ad apprezzarli. E sì, mi riferisco ai legumi, che detto così potrebbe anche essere equivoco.
E può succedere con le sensazioni come con i piselli? E con le persone? Lo so, sto paragonando persone e piselli, ma vi avevo avvertito che era tutto un delirio.

venerdì 7 settembre 2012

- Qual è la tua canzone preferita?
- Dipende dall'amore.
- Intendevi dire dall'umore?
- No no. Proprio dall'amore.
Da sola in mezzo agli altri, e in compagnia da sola. Che scritto così potrebbe anche sembrare che io soffra di allucinazioni, mi rendo conto.
A volte, però, da sola o in compagnia di un buon libro, sento di star meglio che con chiunque altro. Non che non mi piaccia stare con le persone, solo che mi piace essere una buona compagnia per me stessa.
Ho fatto tardissimo questa sera e domani vorrei svegliarmi presto per studiare. Cioè oggi.
Vabbe' che mi sveglio presto a prescindere, in genere.
Mi sveglio sempre verso le otto, più prima che dopo.
Mi piacerebbe proprio riuscire a dormire un po' di più la mattina, ma non ci riesco proprio, il che se da una parte è un bene, perché ho più tempo per studiare, dall'altro è un male, perché assonnato come sono quanto posso mai resistere sui libri?
Lo scopriremo tra qualche ora.

giovedì 6 settembre 2012

"Non lo so" è la mia risposta più frequente in questo periodo.
Ripetiamo insieme: "Da domani si studia seriamente."
Però inizio a studiare già ora, così domani posso fare una pausa in più.
Una volta le foto nell'album "Il giardino del riccio" erano in ordine cronologico, adesso alcune foto si sono spostate. E quando dico "si sono spostate" intendo proprio che hanno deciso di spostarsi in punti totalmente casuale, senza informarmi del fatto. Adesso, le mie mille manie e fissazioni mi imporrebbero di riordinarle tutte, ma giacché la mia ultima fissazione consiste nel tentativo di liberarmi dalle fissazioni, le lascerò così. Tanto la data sotto c'è. Come mi sento trasgressiva oggi.
E in braccio a te nell'acqua mi sentivo più leggera, in ogni senso.

mercoledì 5 settembre 2012

A metà tra passato e futuro, ma mai nel presente.
Se aveva ragione Bertrand Russell quando diceva che il problema dell'umanità che è gli stupidi sono strasicuri mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi, io sono una persona intelligentissima. Senza dubbio.

martedì 4 settembre 2012

Ricominciamo con le piccole prove di volontà, vediamo dove posso arrivare.
Forse è proprio dell'uomo aver paura.  E' un meccanismo di autodifesa, ha anche i suoi aspetti positivi.
Lo so, sto per chiedere una cosa che già molti fanno.
E lo so, sto per chiedere una cosa che se uno non vuole fare, non la fa lo stesso, anche se lo chiedo per favore.
Se vi piace quello che scrivo, se in qualche punto lo condividete, potete semplicemente condividerlo, invece di "copiaincollarlo". O, se preferite, potete riportarlo citando il nome del blog.
Non perché chissà quanto siano speciali i miei pensieri o le mie parole.
Sono sicura che siano in molti ad avere pensieri simili ai miei, ma non è detto che tutti li esprimano allo stesso modo (il che vuol dire anche che di sicuro c'è chi li esprime mille volte meglio). Questo è il modo in cui li esprimo io, nel bene e nel male. Così se a qualcuno piace e vuole fare un complimento, sa a chi rivolgersi. E se qualcuno vuole dire "Ma che sciocchezza è mai questa!", pure.

Grazie.
Il guaio della paura di crescere, è che non c'è un momento in cui passa.
Voglio dire, a dieci anni si può aver paura di diventare grandi e perdere qualche privilegio di bimbo. A quindici anni, si può avere paura di averne venti. A venti, ci si rende conto che non si è proprio più ragazzini e che è il caso di prendersi qualche responsabilità, se non lo si è già fatto.
A venticinque si inizia ad aver paura degli "-enta" e a trenta degli "-anta".
Il che non significa che non si abbia voglia di crescere e andare avanti, solo che fa un po' paura.
"Vorrei fare qualcosa di diverso ai capelli."
"Tipo?"
"Lo shatush."
"Salute!"

lunedì 3 settembre 2012

Non voglio sapere la risposta, quindi non farò quella domanda.
Questo è uno di quei pochi casi in cui tra me e la curiosità sarò io a vincere: non le concederò un altro punto.
L'arrocco del riccio 0 - Curiosità 1
Domande che forse non si dovrebbero fare.

Chissà se è come andare in bicicletta, se una volta che una persona impara a stare da sola, lo impara per sempre. E' che ci ho messo venticinque anni per stare bene da sola con me e non vorrei dover ricominciare daccapo, un giorno.
Avevo finalmente imparato a stare da sola, che secondo me è una capacità alla base di ogni tipo di rapporto.
Avevo imparato e non ne avevo paura. E invece adesso non so più se ne sono capace.
Magari non rimarrò da sola prossimamente, magari non mi ricapiterà più di stare da sola, ma non è questo che conta. Conta sapere di poterlo fare, di poter stare bene lo stesso.
Ho sbagliato con un amico, qualche giorno fa e ancora ci sto pensando.
Gli ho chiesto scusa e credo mi abbia già scusato. Sono io che non l'ho ancora fatto.
Il motivo per il quale questo blog è anonimo, è perché mi sento molto più libera di scrivere in questo modo.
Quando si leggono parole scritte da un'altra persona, è normale dare una propria interpretazione e non c'è nulla di strano o sbagliato in questo. Lo facciamo tutti. Non si tratta di interpretare "bene" o "male", semplicemente si interpreta.
Il problema sorge quando a interpretare "male" qualcosa che ho scritto, è qualcuno che conosco. E per "male" non intendo niente di negativo, intendo solo che capisce qualcosa di diverso da quello che volevo dire.
Nel profilo personale a volte  succede: io scrivo una qualsiasi sciocchezza e qualcuno si sente chiamato in causa, nella maggior parte dei casi sbagliandosi. Perché magari non solo non sto parlando di lui/lei, ma sto anche alludendo a eventi che non conosce e che non sono quelli cui si riferisce.
E allora ci vogliono spiegazioni, chiarimenti, talvolta scuse. Ma per cosa? In generale faccio difficilmente riferimento a persone, fatti e luoghi. Spessissimo vado di fantasia. I tempi in questo blog sono spesso sfasati, mescolo passato, presente e futuro. Persino chi mi conosce benissimo faticherebbe a capire alcune mie frasi a cosa si riferiscono. Talvolta sono appunti presi mesi, anni fa e non lo ricordo nemmeno io cosa mi passava per la testa in quel periodo. Probabilmente quando li riprendo in mano e li riscrivo, mi riferisco a qualcosa di diverso da allora.
Eppure c'è sempre qualcuno che si sente chiamato in causa e a me non va di dare spiegazioni. Non spiegazioni personali, almeno. Mi piace il confronto, rispondo sempre a chi mi scrive e mi piace ricevere i commenti, ovviamente, altrimenti avrei tenuto il mio bel blog su blogspot, dove non commentava nessuno. O avrei scritto un diario segreto. O meglio ancora avrei tenuto tutto in testa. A me il confronto piace.
Solo, non voglio dover dare spiegazioni a chi si sente chiamato in causa quando è l'ultimo dei miei pensieri. Non voglio scrivere qualcosa di immaginario e immaginato e dover spiegare a tutti che era solo una fantasia.
Voglio poter aprire il blog e scrivere, se mi venisse voglia, che il mio fidanzato è brutto e cattivo o che ho un amico rompiscatole. Magari solo perché sono scocciata perché ho il ciclo/ho caldo/ho freddo/ho sonno.
Poi magari dopo cinque minuti mi è passata e il mio fidanzato è il migliore del mondo, i miei amici sono stupendi, ecc. Ognuno si sfoga come vuole o può, io mi sfogo così.

"Fa freddo."
"Mi scoccio di iniziare a studiare."
"Mi scoccio di iniziare a lavorare."
"Wake me up when september ends"
"Agosto è passato troppo in fretta."
E già che ci sono aggiungerei anche: "Fino a ieri la gente si lamentava del caldo e ora che fa freddo si lamenta ancora."

Ecco, ora mi sento alla moda anch'io.
Mentre faccio A, penso a B.
Allora mi dico: ora mi metto a fare B.
Che ve lo dico a fare, se mi metto a fare B, penso ad A.