martedì 30 ottobre 2012

Coraggioso si nasce o ci si diventa? Lo si è, lo si fa o  si sceglie di esserlo?
Perché se ci si nasce, magari non è colpa mia, ma se si sceglie di esserlo allora non ho scuse.
Tutti meritano l'amore. Tutti meritano l'amore! Tutti meritano l'amore?
Lasciare ciò che si ha di certo per una probabilità. Ci vuole coraggio, ed io questo coraggio non ce l'ho.

lunedì 29 ottobre 2012

Solo a una domanda non risponderei. Ti prego, non farmela.
Per te è un'immaginabile fantasia, per me una probabile realtà.
È colpa mia se il mondo mi parla di te? Forse sì, perché sento solo quello che voglio sentire.

domenica 28 ottobre 2012

E' la coordinazione che ci frega: siamo scoordinati io e te.
Magari lei è la donna giusta per te. Non sono io, pazienza, ma almeno tu sei felice.
No, davvero, non me ne frega niente di scoprire chi mi guarda su Facebook.
Una volta che ho impostato la privacy in maniera tale che i post sulla mia bacheca siano visibili solo agli amici.
Una volta che ho scelto io chi tenere tra gli amici.
Una volta che, al limite, ho scelto per chi mettere qualche restrizione in più.
Immagino che a guardarmi su Facebook sia qualcuno dei miei amici, che potrà leggere solo quello che io ho scritto ben sapendo che i miei amici avrebbero potuto leggerlo.
Se così non fosse, il problema non sarebbe dei miei amici curiosi, ma di me che scrivo senza pensare.

venerdì 26 ottobre 2012

Stasera si fa una cosa a tre: io, una coperta e un bel libro.
"Non è che non mi piace, è che ho dei gusti diversi."

Ma che significa? Il fatto che una cosa ci piaccia o meno dipende dai gusti.
Mica è un reato se una cosa non ci piace? Basta dirlo con educazione, non c'è bisogno di giri di parole che peraltro non hanno senso, o meglio, hanno lo stesso senso di "Non mi piace".

giovedì 25 ottobre 2012

È pieno il mondo di amori non corrisposti, uno più o uno meno che vuoi che faccia.
"No, ma non devi prenderla sul personale, è che non ti amo più."

E certo, perché prenderla sul personale. Pezzi di conversazione che mi lasciano perplessa. Cosa non si sente in pullman.

mercoledì 24 ottobre 2012

È strano vedere come fai progetti per il futuro con una donna che non sono io.
Io che di progetti per noi ne facevo e ne faccio ancora. Senza alcun diritto, lo so.

martedì 23 ottobre 2012

Ultimamente spesso quando mi arrivano email pubblicitarie non sono più sempre inviate da un quanto mai vago Mario Rossi, ma da  Maria Rossi. Chissà perché questo cambio di sesso del mittente. Un mittente donna dà più sicurezza? Un banale modo di dare l'idea che ci sia qualcosa di diverso? Boh.

Che poi ovviamente c'è la possibilità che il mittente sia una Maria Rossi effettiva (o un Mario Rossi), e che per pura coincidenza il suo nome coincida con quello usato tipicamente per fare gli esempi, perché considerato comune. Chissà se è effettivamente il nome più comune in Italia. Prima o poi farò una ricerca in proposito, ma probabilmente molto poi. Diciamo che è una curiosità, ma non è uno di quegli interrogativi per i quali non dormire la notte.

Ci si dovrebbe giustificare solo quando richiesto. Le giustificazioni non richieste mi fanno sempre pensare che ci sia qualcosa che non va, anche se magari non è vero.
Sbrigo la corrispondenza e scendo.
Erano anni che volevo usare l'espressione "sbrigo la corrispondenza".
Su Facebook mi capita di vedere dediche d'amore fatte a ignari destinatari.
Sapete, tipo Tizio condivide una canzone e tutti sanno che la canzone è per Tizia, tranne lei.
E allora, se la canzone è di quelle belle belle, partono una serie di mi piace, anche una decina. Tranne quello di Tizia, ovviamente.
Un po' mi diverte, un po' mi rattrista.
E forse in fondo spero che una di quelle dediche sia per me, che sia io l'ignara destinataria.
Insomma, se capita a una Tizia qualunque di non accorgersene, perché non dovrebbe capitare a me.
Non è che sia la ragazza più sveglia del mondo, si sa.

lunedì 22 ottobre 2012

Non so perché mi stupisca del fatto che tu non mi conosca, quando non mi conosco neanche io.
Non so perché mi stupisca del fatto che tu non mi capisca, quando non mi capisco neanche io.
Ma è così, e ci sto male.
Mi manco.
Ogni tanto ho voglia di andare lontano.
Lontana da tutti, dove nessuno mi conosce.
Solo io e me.
Si dice che in una coppia ci sia sempre una persona che ama più dell'altra.
Non voglio essere quella che ama meno.
Preferisco amare di più, al limite ogni tanto sentirmi meno amata, ma non posso essere quella che ama di meno.
Mi sentirei in difetto, già immagino: sensi di colpa  a iosa.
Immagino un nuovo primo appuntamento con te.
Come se non fosse successo mai prima ma senza dimenticare quello che c'è stato.
Probabilmente entrambe le cose non sono possibili.

domenica 21 ottobre 2012

C'è stato un breve periodo, durato circa un paio di mesi, più o meno in corrispondenza con la nascita di questo blog, in cui facevo cose che mi facevano bene.
Mi preoccupavo per me stessa e mi prendevo cura di me.
Non che questo significasse fregarsene degli altri, ma capitemi, in generale pur di non far dispiacere nessuno mi son sempre messa un po' da parte.
In quel periodo stavo bene.

Chissà se erano sbagliati i tempi o eravamo sbagliati noi.
Chissà ora che i tempi sono cambiati.
Chissà ora che noi siamo cambiati.


Io con te stavo bene.
Stavo male se tu non c'eri.
Stavo male quando tu non c'eri.
Stavo male perché tu non c'eri.
Ma se stavamo insieme, quando stavamo inseme, stavo bene perché stavamo insieme.
Se tu mi chiedi di esser sincera, io non mi devo sentire in colpa se non ti do la risposta che vuoi, vero?

Ieri sera un amico incasinato mi ha chiesto come si fa a sapere se si è innamorati.
Sono rimasta senza parole, io che senza parole ci rimango raramente, fosse anche per dire una battuta fuori luogo. Avrei voluto dargli una bella risposta, una di quelle che poi poteva anche diventare un aforiccio, mettiamola così, e invece niente.
Lo chiedo a voi: da cosa si capisce se si è innamorati di qualcuno? Fate conto che io sia una vostra amica incasinata, tanto non sarebbe troppo distante dalla realtà. Cosa mi rispondereste?

venerdì 19 ottobre 2012

Non ricordo più perché ho tirato fuori il barattolo di Nutella, ma di sicuro avrò avuto un buon motivo.
Andrò controtendenza, lo so, ma è un pensiero che mi sovviene ogni autunno: non capisco l'accanimento contro le calze color carne.
Non dico i gambaletti, che comunque sotto i jeans ammettiamolo, possono essere comodi. Io non li uso perché sono dell'idea che se fa abbastanza freddo da metter qualcosa sotto i jeans, non capisco perché il resto della coscia debba sentir freddo, ma questa è un'altra questione.
Ma le calze color carne, scelte del colore della propria pelle (perché altrimenti la definizione "color carne" è poco utile, ovviamente), senza i segni sui talloni e all'altezza della coscia, quasi trasparenti... perché sembra che tutti le odino?
Non sotto tutti i vestiti stanno bene le calze nere o colorate, ma in autunno e inverno stare senza calze è improponibile (almeno per me).
Poi, che per un appuntamento galante non siano il massimo della sensualità, ci può pure stare, anche se personalmente trovo che a questo punto che siano di un colore o di un altro non faccia molta differenza (però sì, in tal caso preferisco quelle nere). Ma insomma, una poi per un appuntamento galante si organizza e va di autoreggenti o niente calze, al limite: a un po' di freddo si sopravvive... poi ci si scalda!

giovedì 18 ottobre 2012

Mi piace passare la mano tra i tuoi ricci scuri e scomposti, avvicinare il tuo capo al mio e sentire il tuo profumo. Dovremmo svegliarci sempre così.

mercoledì 17 ottobre 2012

E adesso faccio una cosa che secondo me dovrebbe esser proibito fare a quest'ora: studio.
Purtroppo devo proprio.
Sono davvero felice per te, davvero. Sono felice che tu sia felice, però.
Però se fossi davvero felice della tua felicità non ci sarebbe nessun però.
Le minestre riscaldate non sono buone, così si dice. In linea di massima sono d'accordo, ciò che una volta era buono non è detto che lo sia ancora adesso. Poi però penso che con la pasta avanzata si fanno delle fantastiche frittate di maccheroni, e questo mi fa credere che ogni tanto possa venir fuori qualcosa di molto buono anche dal passato.

Per la serie: riflessioni culinarie applicate alla vita sentimentale.

martedì 16 ottobre 2012

Sto studiando. Magari non sembra, ma sto studiando.
Ho un occhio teso al passato e uno al futuro: non me ne resta uno per il presente.
Ho appena scoperto che si dice "rimuginare", non "rimurginare".
Per quanti anni ho sbagliato a dire questo verbo? Troppi!
Penso di essere, in generale, una persona abbastanza superficiale.
Il fatto di soffermarmi a pensare su questa cosa, però, mi fa sperare di esserlo un po' meno di quanto temo.

lunedì 15 ottobre 2012

Precisione nelle parole, ecco cosa mi piace.
Mi piace usare la parola giusta al momento giusto.
Mi piace chi usa la parola giusta al momento giusto.
Mi piace chi coglie quando uso una certa parola in un certo modo.
Mi piace cogliere quando qualcuno usa una certa parola in un certo modo.
Mi piace quando qualcuno mi insegna il significato esatto di una parola, senza risultar saccente.
Mi piace spiegare a qualcuno il significato esatto di una parola, senza risultar saccente.
La forma è importante. Il contenuto lo è di più, ma senza forma a volte non serve a niente.

Dire che mi faccio mille problemi è poco.
Me ne faccio milleuno, perché in più mi faccio il problema di farmi troppi problemi.

domenica 14 ottobre 2012

Delirio parte nove - Parto da un'osservazione banale per arrivare a una riflessione profonda, ma non è detto che ci arrivi davvero.

Ieri sera pensavo ai divani. Perché comprare un bel divano bianco, del quale magari ci piace anche il tessuto della copertura, per poi coprirlo con un telo di plastica trasparente? Per non farlo macchiare, giustamente. Credo che verrebbe anche a me in mente di fare una cosa del genere se avessi un divano così.
Però è strano. In fondo compriamo un oggetto perché ci piace e poi non ce lo possiamo godere appieno perché abbiamo paura che si rovini. E non fraintendetemi, sono la prima a pensare che si debba aver cura degli oggetti propri e altrui, ma sono anche dell'idea che gli oggetti siano solo oggetti.
Copriamo il divano perché non si rovini e per tenerlo in buone condizioni: perché? E con questo perché intendo "a che fine"?
Per eventuali ospiti? A parte che spesso vedo queste coperture anche in presenza di ospiti, ma se così non fosse credo che non ci godremmo nemmeno la loro compagnia. Avremmo paura di offrirgli un drink che potrebbe finire sul magnifico tessuto bianco. E anche gli ospiti forse non si sentirebbero completamente a loro agio. Io, per esempio, non mi ci sentirei ma forse non sono da prendere in considerazione, perché sono molti i posti in cui non mi sento a mio agio.
Cerchiamo di mantenerlo in buono stato per noi? Ma non possiamo comunque utilizzarlo.
Forse dovremmo allora rinunciare a qualcosa che ci piace? Secondo me no, ma per esempio si potrebbe utilizzare un tessuto lavabile e quando si sporca pazienza, si lava. Almeno però ci saremmo goduti quell'oggetto.
Immagino che lo stesso discorso si possa estendere ad altri oggetti di uso più  meno quotidiano e tutto questo discorso era per arrivare a una riflessione molto profonda alla quale dedicherò sì e no un paio di righi.
Gli oggetti sono oggetti: sono le persone che contano. Rischiamo tutti (me per prima) di dare più importanza agli oggetti che alle persone. Non dico che i primi non possano o debbano essere importanti, ma ricordiamoci che senza le persone gli oggetti non servono a niente.

Potevo finire meglio, me ne rendo conto.
Un divano, una coperta, un cartone animato e la persona giusta: pochi ingredienti per una serata piacevole.

sabato 13 ottobre 2012

C'era un unico modo per vedere un film dall'inizio alla fine, io e te: ciascuno a casa propria.
Credo che il secondo posto più affollato dopo "a quel paese" sia la friendzone. Davvero.

Io "ti amo" alle amiche non lo riesco a dire. E' proprio una cosa che non capisco.
Insomma personalmente "ti amo" lo dico solo alla persona che amo. Alle mie amiche voglio bene, posso provare per loro un affetto grandissimo ma si deve pur fare una distinzione. Altrimenti vuol dire che non c'è differenza. Alcune amicizie possono essere più importanti di alcuni amori? Gli amori possono finire le amicizie no? Mah, credo che possano finire sia gli uni che le altre e ciò non le rende meno importanti. Le cose a volte finiscono a volte durano per sempre, ma quelle che finiscono non sono necessariamente meno belle o , importanti o vere di quelle che durano. Se un amore finisce non vuol dire che non era amore e lo stesso vale per un'amicizia, ma sto divagando perché non era di questo che stavo scrivendo all'inizio.
Credo che una distinzione vada pur fatta, tra l'amore e l'amicizia, senza che questo tolga importanza a uno dei due. Non mi piace dire "ti amo" a un'amica, perché mi sembrerebbe di rendere quel rapporto uguale a quello col mio fidanzato. E questo non vuol svalutare l'amicizia, solo che per me è una cosa diversa dall'amore: non più bella, non più brutta, diversa.
E forse questo può essere più evidente con un esempio diverso. Mettiamo che mi venga in mente di dire "ti amo" a un'amica per esprimerle il mio affetto. Ok. Mettiamo che io abbia un amico molto stretto per il quale provi un'amicizia ancora più forte: immagino di non essere l'unica ad avere amici maschi, no? Dovrei dire "ti amo" anche a lui? Immaginatevi in questa situazione: dire "ti amo" a un vostro carissimo amico maschio. E immaginate a questo punto un vostro reale o ipotetico fidanzato: come la prenderebbe secondo voi?
O ancora: immaginate che un vostro reale o ipotetico fidanzato dica "ti amo" a un'amica. Lo so, questo è più difficile da immaginare perché anche tra amici maschi non si usa dirsi "ti amo", o almeno credo. O mica si usa? Ditemi di no, ché le dimostrazioni di affetto son belle ma come mi sembra strano tra amiche mi sembrerebbe ugualmente strano tra amici.
Sto divagando di nuovo ma tutto questo per dire che io "ti amo" alle amiche non lo dico, nonostante il rapporto che mi lega a loro sia in fondo affine all'amore: anche le radici delle parole "amore" e "amicizia" sono le stesse. Ma mi piace che ci siano delle distinzioni.
"Ho messo tutto in valigia, i vestiti, lo spazzolino, la tua mancanza."

Non sono mai stata brava con le liste delle cose da portare per un viaggio, così su suggerimento di Room 17: where Rain is falling aggiungo: la voglia di andare, l'orizzonte, un po' di coraggio, qualche sospiro, tutta me stessa.

venerdì 12 ottobre 2012

Nuova tecnica di studio: tenere il libro in equilibrio sulla testa, sperando che qualcosa ci entri dentro. Se non altro potrebbe servire per il portamento!
 A volte per avere l'ispirazione basta guardar fuori dalla finestra. E se c'è un muro? Pazienza, sii userà la fantasia.
Una delle poesie più belle e famose al mondo è nata a causa di una siepe che impediva la vista dell'orizzonte.
Non siamo Leopardi, ma qualcosa di buono può uscir fuori da tutti.
Certe cose succedono e basta. Solo certe però: per tutte le altre una spiegazione c'è.

giovedì 11 ottobre 2012

Devo studiare, devo studiare, devo studiare, devo studiare.

Dovevo assolutamente fare qualcosa oggi, ma non ricordo cosa.
Vogliamo parlare delle topless di Kate? E parliamone, che tanto ormai ne hanno parlato tutti, non capisco perché non dovrei farlo anch'io. Con il dovuto ritardo, perché se permettete avevo delle cose più importanti da fare (studiare, leggere, vivere, il fidanzato, vedere gli amici, guardare su Realtime come costruire una borsetta con un reggiseno, tanto per fare qualche esempio.).
Oggi mi è venuto in mente che voglio dire la mia, e la mia è: cosa importa a noi se Kate era in topless sul terrazzo di un castello di proprietà di un nipote (mi sembra) della regina madre? Insomma, mica è andata in giro così per strada. Stava a casa di un... un... insomma, il nipote della suocera che è una specie di cugino acquisito o qualcosa del genere, non sono brava con le parentele ma non è questa la questione fondamentale. La questione è: davvero ci cambia la vita sapere che tipo di abbronzatura ha la principessa? Non credo proprio. Saranno fatti suoi ed eventualmente del marito, sarà pur libera di fare quel che vuole. Io lo so che nel mondo di Facebook e Twitter sembra lecito sapere sempre tutto di tutti, ma davvero la privacy non ha più alcun senso?
E' che non vedo neanche l'ombra del tuo amore.
L'amore non ha ombra, mi dici, e va bene.
Nemmeno l'ombra del tuo amore, se solo l'amore avesse un'ombra.
"Sei un uomo.
Sai impacchettare il buono che c'è per regalarmelo in sorprese.
Vivi di gesti, dimostrazioni.
Ti prendi cura dei miei guai.
Sei un uomo leale, che non sa mentire.
Sei un uomo di rispetto, che ne pretende tanto quanto ne concede.
Sei un uomo che non abbandona, che merita tutto quanto.
Non ti spaventano le responsabilità.
Hai valori grandi, inviolabili.
Hai la forza di chi ne ha passate troppe e resiste ancora.
Riesci a raggiungermi quando io stessa non riesco a trovarmi.
Sai farmi sentire al sicuro, ovunque.
Sai essere.
Sai restare.
Sai amare.
Sei come ti voglio, come ti vorrei.
Sei un uomo, il mio."

Fantasie di una mente capricciosa 

mercoledì 10 ottobre 2012

Potrebbe non sembrare ma mi sto vestendo. Mi sto proprio preparando per uscire, eh. Proprio.
- Sì, però non mi trucco così almeno quando torno non mi devo struccare -
Studio poco matto e poco disperato. In pratica: le mie carte saranno poco sudate e non c'era bisogno di scomodar Leopardi.
L'utilizzo giornaliero dei mezzi di trasporto pubblico aiuta l'esercizio della pazienza.

martedì 9 ottobre 2012

"Facile" e "Felice" non possono coincidere mai? Forse no, basta guardare le parole.
E dire che la differenza sembra così piccola, sembra così semplice scambiare qualche lettera e ottenere l'una dall'altra, ma non si può.
A parte i giochi di parole, chissà se è davvero così. Io sono convinta che la felicità si debba guadagnare, ma non sono d'accordo che chi dice che le cose belle, quelle che poi ci danno la felicità, siano sempre quelle difficili da ottenere. Magari nella maggior parte dei casi è così, ma mi piace pensare (sperare?) che alcune cose facili ci rendano felici, che essere felice sia facile. E forse è proprio così. 
La differenza di una lettera, per render "facile" l'anagramma di "felice". Insomma, proprio non si può.

lunedì 8 ottobre 2012

Non è proprio invidia la mia, non nel senso stretto del termine.
Non è tristezza nel vedere la felicità degli altri, né il dolore.
Non è il guardar storto chi gioisce.
Non è il desiderio dell'altrui sventura a mio favore.
Ma a volte vorrei esser lei, solo per averti.
E anche qui mi esprimo male: io non vorrei essere diversa da me, pur di averti.
Vorrei solo che volessi me.
Lui farebbe di tutto per me, io lo so. Eppure.
I tuoi occhi verdi e le tue mani grandi sono un pensiero fisso ormai.
E le tue labbra. Mi mancano già, come è possibile?
Piccola prova di comunicazione/persuasione telepatica:
"Pensami, pensami, pensami, pensami, pensami, pensami, pensami, pensami, pensami, pensami".


L'amicizia è anche mangiare inseme. Per questo adesso uscirò e mangerò un sacco.
Ora, giacché una si lamenta quando l'immagine della donna viene usata a sproposito, una cosa la devo scrivere. Che bisogno c'è di mettere un uomo nudo nella pubblicità di un'impresa che si occupa di energia? Non molto di più di quello di mettere una tizia svestita (non ricordo se totalmente o meno) nella pubblicità del silicone, tanto più che non era quello per le protesi al seno.
Gli uomini mi piacciono (e pure tanto), ma forse in questo caso non c'era bisogno di spogliarlo. Poi insomma, son gusti e opinioni, come sempre.
Mi proibisco di leggere libri per tutta questa settimana.
Se un libro mi prende, io non prendo quelli universitari e questo potrebbe essere un problema.
ATTENZIONE: questo è uno sfogo personale.

"Un congiuntivo ben messo mi distrae da un fisico non proprio perfetto."

Pensate che cosa strana. Ho scritto questa frase un po' di tempo fa all'interno di un pezzo più ampio. Oggi stavo creando un aforicco e mi è venuto un dubbio. Alla fine è un concetto abbastanza comune, vuoi vedere che quando l'ho scritto inconsciamente mi sono ispirata a qualcosa di
 già letto nel web? Fammi controllare, che se è così lo tolgo di mezzo ché non mi piace copiare gli altri, neanche inconsapevolmente. Può capitare di leggere una bella frase da qualche parte e per sbaglio dopo un po' di tempo riscriverla in modo simile. Magari per sbaglio ho scritto qualcosa che esisteva già.
E invece, sorpresa! Come primo risultato della ricerca esce il pezzo più ampio che avevo scritto (non una semplice frase che poteva casualmente essere simile), ma non nella mia pagina Facebook né nel mio blog. In una pagina di tumblr (si chiamano pagine? Non so, io non lo uso). Il mio blog esce solo verso il quarto/quinto risultato.
E vabbe', doveva capitare. Se capisco come si fa, lo farò presente alla persona interessata, anche se non credo che servirà. Per il resto, se mi dovesse ricapitare mi limiterò a far notare qui sulla mia pagina quali pezzi siano stati copiati, giusto per far sapere che sono i miei. Non voglio rovinarmi più di tanto la giornata per questo.
Ma no, il fatto che io sia stata copiata non mi fa pensare "Oh come sono stata brava, adesso mi copiano pure".
Se avessi voluto che le cose rimanessero solo per me, le avrei scritte su un diario segreto, se le scrivo qui è per confrontarmi e per farmi leggere dagli altri. Come tutti quelli che scrivono in pubblico, più o meno: è uno sfogo personale ma condiviso con altri.
E sì, chi scrive su un social network sa che le parole saranno lette da molti e da molti utilizzate, ma lo stesso vale per chi scrive una canzone. Eppure la canzone si cita, non si dice a un cantante: "Beh, l'hai resa pubblica, ora la utilizziamo tutti quanti. Se non ti andava te la tenevi per te."

Piccolo sfogo personale finito. Avevo voglia di lamentarmi un po' e ora che l'ho fatto mi sento meglio e non vi romperò oltre le scatole con questa storia. Ma davvero, se di tanto in tanto mi capiterà di ritrovare miei pezzi in giro, li riscriverò qua dicendo che sono stati copiati, giusto per far sapere che sono miei. Almeno per ora credo che farò così, poi si sa, si può cambiare idea.

domenica 7 ottobre 2012

Piove e c'è la Luna. Peccato che non funzioni come di giorno, che quando piove e c'è il Sole si vede l'arcobaleno. Non sarebbe bello un arcobaleno di notte, per una volta? Ero affacciata alla finestra cinque minuti fa e ci pensavo. E mi sarebbe piaciuto vedere dalla collina sulla quale mi trovo un arcobaleno che spariva nel buio.
Stasera, come spesso ultimamente, non ho sonno.
Non ho voglia di leggere, né di scrivere, né di studiare, né di guardare la tv.
Credo che mi annoierò un po', il che ogni tanto è un bene.
A volte la noia aiuta la fantasia.
Ieri sera sono stata su una spiaggia. C'erano le stelle e ho sperato di vederne una cadente, anche se forse non è il periodo più adatto. Ma in fondo c'è un periodo più adatto per esprimere un desiderio?
Mi mancano i baci ma non ti chiederò di baciarmi o potrei rendermi conto che a mancarmi sei solo tu.
Con te è un po' così: io ho chiuso la mia porta, tu la tua.
Ma io lo so che le tue chiavi sono nel vaso di gerani, tu sai che le mie son nascoste dietro un quadro.
Avremmo potuto lasciare le porte aperte? Sì, forse, ma sarebbe potuto entrare chiunque.
Avremmo potuto scambiarci le chiavi? Sì, forse, ma nessuno dei due voleva fare inviti diretti.
Aspettiamo entrambi che sia l'altro a venire alla nostra porta. Quando succederà non ci sarà bisogno di bussare, perché non c'è mai stato bisogno di inviti tra noi.

sabato 6 ottobre 2012

Se uno mi manda un messaggio con scritto"C6?", la prima risposta che mi viene in mente è "colpito e affondato". Poi  mi sforzo e scrivo "Sì, ci sono".

Vita parallela - 1

Ho una vita parallela nella mia testa, non sarò l'unica immagino.
Mi ci dedico sempre la sera nel letto, prima di addormentarmi o la mattina tra il risveglio a il momento in cui decido di alzarmi dal letto. Spesso anche durante la giornata finisco lì, in questo spazio che non c'è: durante un viaggio in pullman, mentre guardo la televisione, purtroppo a volte anche quando studio, ma quando mi accorgo di passarvi troppo tempo mi pongo un freno, perché è nella vita reale che voglio vivere, pur non abbandonando le fantasie.
Da quando ricordo, questo mondo non è mai lo stesso. Ci sono storie che vanno avanti anche per un paio di mesi, poi mi viene in mente qualcosa che al momento mi sembra più bello o interessante e mi trasferisco in un altro sogno, in un'altra vita.
Ecco, per esempio nel mio mondo parallelo ora sono sposata, o meglio sto organizzando il mio matrimonio. E' qualche giorno ormai che i preparativi vanno avanti anche se a rilento, perché sia io sia lui siamo molto impegnati. Ma non chiedetemi chi sia il mio lui, ché non ne ho idea e non ho voluto approfondire.
Sono abbastanza ricca e ho vestiti bellissimi mentre mi sposto da un luogo all'altro e non è così scontato, perché a volte anche nei sogni cerco di essere quanto più realistica possibile. Se si esclude quel periodo in cui avevo i poteri magici, ovviamente, il che avrebbe potuto semplificare molte cose nella mia vita, ma aveva anche i suoi problemi, credetemi.
In ogni caso, dicevo, sono abbastanza ricca in questo momento della mia vita parallela e i preparativi del matrimonio procedono a rilento ma bene. Il vestito non l'ho ancora scelto, ma nei prossimi giorni dovrò farlo credo. Tra l'altro, la proposta di matrimonio vera e propria ancora non l'ho avuta: era una cosa che volevo immaginare per bene, e avevo troppo sonno. L'ho rimandata a momenti migliori.
Queste vite parallele non trovano mai riscontro nella realtà, mai successo fin'ora. Anche per questo a volte mi sforzo di fantasticare su cose belle, ma non troppo. Tanto quello che immagino non si avvera, quindi meglio non pensarlo, così c'è la possibilità che avvenga davvero. Vabbe', sono contorta anche nelle fantasie.
Tutto questo per dirvi che sto organizzando il mio matrimonio in un'altra vita in questo momento e forse ci sto passando troppo tempo lì, quindi per ora la lascio un po', tranne la sera. La sera continuerò a fantasticare sul mio matrimonio e continuerò ad organizzarlo. Ché la scelta del menù e delle musiche è complicata.



A me le parole piacciono, davvero. Mi piace sentirle, mi piace leggere, mi piace che vengano scelte con cura e sceglierle con cura, per quanto possibile. Mi piace molto la forma, oltre al contenuto e sono sicura che alcune persone avrebbero molte cose interessantissime da dire ma che non siano apprezzate perché non sanno esprimersi (e non è detto che sia colpa loro). Quindi, io apprezzo le parole, apprezzo la forma, ma il contenuto ci deve essere. Se c'è il contenuto, ben venga che ci siano anche belle parole. Ma se ci sono solo queste, allora meglio il silenzio e i fatti.
Il problema è che tu dici sempre la cosa giusta, e allora io penso che tutto possa andare per il meglio. Poi però fai quella sbagliata, e quindi quelle parole non servono a niente se non a illudermi.

venerdì 5 ottobre 2012

"Tutti sono capaci di complicare, pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere.
E per togliere bisogna sapere che cosa togliere."

 Bruno Munari 
"E poi c'è quello perfetto. Quello bellissimo, quello che piace alla mamma, all'amica, perfino all'amico geloso.
Lui è quello serio, quello che non ti tradirebbe mai, quello che ti amerebbe proprio come dovresti essere amata, per sempre.
Quello che ti riporta sotto casa e non se ne va finché non sei al sicuro dentro un portone.
Quello che ti scrive "buongiorno" il giorno dopo, quello che si ricorda com'eri vestita quando ti ha vista la prima volta.
Quello che tutti vedono perfetto per te.
Ma non io.
Io che mi innamoro sempre di quello un po' rude.
Di quello coi capelli lunghi e i jeans strappati, quello irrequieto che non dorme la notte.
Quello che non manda fiori, ma vuole l'opinione su una canzone che ha scritto un pò per caso.
Quello che non chiama la mattina dopo.
Lui che, quando lo guardi, fa male, per quanto è Lui.
Quello maledetto, un po' artista, sempre sfuggente, che non guarda al futuro.
Quello che non ama, ma se ama, ti fa sentire. Sentire tutto. Sempre.
Io che mi innamoro sempre di quello un po' rude."

 Mikalaya
“- E tu cosa vorresti essere per lei?
Vorrei che associasse a me la parola felicità, perlomeno per metà. Vorrei che visto che il lieto fine non c’è quasi mai lei sapesse che le regalerò sempre nuovi inizi.
- E cosa vorresti che fosse lei per te?
La sensazione per una volta, anche solo per un istante, di impercettibile pienezza. Quella in cui mi sembrerà di non riuscire a desiderare niente di più grande come lei e di aver bisogno del suo respiro come del mio per respirare. È questa la sensazione che la mia vita non mi ha ancora permesso di provare mai. E soprattutto vorrei l’ostinazione di volerci ad ogni costo e di volerci ancor di più dopo esserci avuti. Perché è fino a che non smetti di sognare qualcuno anche dopo che lo hai nella realtà, è fino a quel momento che non lo perdi.”

- Massimo Bisotti
Generalmente sono abbastanza ottimista sul futuro o mi sforzo di esserlo, ma vedere un padre che insegna al figlio di non più di sei anni a fischiare alle ragazze che vede per strada, beh, questo mi scoraggia un po'.

giovedì 4 ottobre 2012

"Tu non sei come tutte le altre."
E' una di quelle frasi che quando le senti (o le leggi) pensi: vabbe', lo dirà a tutte.
Poi però non si può fare a meno di pensare che quando lo dice a te, proprio a te, in fondo in fondo sia vero.
E se te lo scrive in un messaggio beh, cavolo, è anche una prova scritta: se te lo scrive deve essere proprio vero non se lo può nemmeno rimangiare.
Oggettivamente lo sai che forse lo ha detto anche a un'altra o in futuro potrebbe farlo. Però con te è evidentemente diverso. Una vocina nella tua testa ti spinge a crederci e allora è fatta, ci crederai per sempre.

Siamo in auto vicino al cancello, mi hai riaccompagnato a casa dopo una lunga serata. E' estate, fa caldo e finalmente siamo un po' da soli. Ti bacio godendomi le tue carezze sulle mia braccia nude e respiro il tuo odore.
- Ti amo - ti dico, sempre un po' timorosa. So che le parole non ti piacciono, preferisci i fatti, so che anche se non mi dovessi rispondere "Anch'io" questo non toglierebbe nulla al tuo amore per me. E so che tu sai tutto questo e non mi dirai che mi ami solo per farmi contenta, e anche per questo per questo io amo te.
Lo penso anch'io che i fatti prevalgano sulle parole e che queste ultime da sole contino poco, ma quando i fatti ci sono cosa c'è di più bello di un "Ti amo"? Forse niente.
Ma preferisco questo a chi abusa dei ti amo e così quando mi rispondi "Anch'io" sono così felice.
- Ti amo anch'io - e io mi sciolgo, perché "Ti amo anch'io" è anche meglio di un semplice "Anch'io", si sa.
Ti abbraccio ancora più forte e ti bacio. Mi accarezzi una gamba oltre il bordo del vestitino, la mia mano sul tuo petto, il tuo capo sul mio. Come mi batte il cuore.
- Ci pensi che questa è una delle ultime volte? Ci pensi? - Ti guardo sorridente e tu non afferri subito ma poi capisci, come sempre.
- Non vedo l'ora.
- Anch'io. Un mese, anzi meno. Meno di un mese e sarò tua moglie, sarai mio marito. E la sera quando torneremo a casa non mi lascerai vicino a un cancello, ma scenderemo insieme e insieme entreremo nella nostra casa. Andremo nella nostra stanza, nel nostro letto e faremo l'amore, o dormiremo insieme, o faremo l'amore e poi dormiremo insieme.
- Interessante... e ci limiteremo alla nostra stanza? - sorridi malizioso e mi baci il collo.
- Ovvio che no - sorrido anch'io.
E non ci posso pensare davvero che manchi così poco, che ormai sia quasi tutto pronto. Persino il letto, che abbiamo ordinato da poco, e le lenzuola e tutto il resto.
Mi prendi la mano e la baci, proprio vicino all'anello.
- Ce la farai a sopportarmi per tutta la vita? - mi chiedi.
- Sono paziente lo sai - e ti accarezzo il volto.
Ancora un bacio, scendo dall'auto e vado verso il cancello. Armeggio con le chiavi e mi volto, perché sento il mio nome.
- Ho dimenticato qualcosa in auto?
- No, è che sei bellissima. Vieni un attimo qui.
Mi avvicino al finestrino e lui mi dà un bacio.
- Ti amo.
- Oh.
- Ti amo, ti amo, ti amo. Per tutte le volte in cui non te l'ho detto finora e quelle in cui forse non te lo dirò, perché lo sai che sono fatto così e a certe cose non sempre ci penso. Io ti amo e amo il fatto che tu non abbia mai cercato di cambiarmi. Ti amo. E adesso va', entra in casa, goditi il tuo letto ancora per questo mese e sognami, mi raccomando. E non fare sogni sconci, che ti conosco.
- Io? Sogni sconci? Ma quando mai! - sembri poco convinto, mentre sorrido imbarazzata - Ok, ci proverò, ma non è colpa mia, sei tu che sei bello.
Mi guardi mentre supero il cancello, e sei bello davvero. Ci vediamo tra poco, per ora solo nei miei sogni, ma ancora solo per un mese.





Facciamo un gioco che non si dovrebbe mai fare, facciamo il gioco dei "se".
Se io fossi stata meno timida.
Se tu fossi venuto a casa.
Se noi fossimo rimasti insieme sul mio letto.
Se io non mi fossi arresa.
Se tu non ti fossi arreso.
Se noi avessimo fatto l'amore prima.
Se tu non avessi conosciuto lei.
Se io fossi stata abbastanza interessante da non farti pensare a lei.
Se noi avessimo parlato di  più dal vivo.
Se tu mi fossi venuto incontro su alcune cose.
Se io ti fossi venuta incontro su altre.
Se avessimo fatto un passo ciascuno.
Se non ti fossi vergognato di me.
Se io non avessi pensato che ti vergognassi di me.
Se tu solo avessi fatto qualcosa per farmi cambiare idea in proposito.
Se io solo ti avessi detto prima che era quella la mia impressione.
Se quel giorno non ci avessero sorpresi.
Se fossi stata meno fissata.
Se mi avessi dato più sicurezze.
Se io non avessi ceduto.
Se tu mi avessi ricercato.
Se ti avessi ricercato io.
Se io fossi cambiata prima.
Se lo avessi fatto tu.
Se ci avessimo riprovato.
Se con i se si potesse andare da qualche parte.
Se la smettessi di pensare ai se.





(E' del primo ottobre, ma avevo dimenticato di pubblicarla)



mercoledì 3 ottobre 2012

Stiamo sempre tutti a cercare un libretto di istruzioni, ma parliamoci chiaramente: chi li legge davvero?
Mi commuove sempre vedere in una trasmissione un corpo di ballo che balla davvero.
Mi piacciono quelle coppie di anziani che ballano il liscio, c'è una complicità ineguagliabile.
Lui che guida, lei che si affida.
Mi piacciono tutte le coppie che ballano, la passione del tango, la disinvoltura di alcune danze caraibiche.
Ma la complicità delle coppiette che ballano il liscio mi fa capire quanto le parole siano inutili a volte.
Se potessi scegliere chi amare e da chi farmi amare, non sarebbero la stessa persona.
Sarei disposta a rinunciare alla proposta. Sai che intendo, quella che immaginano gran parte delle ragazze: cena a lume di candela, lui che si inginocchia, anello.
Insomma non deve nemmeno essere così standard: potrebbe avvenire in un parco, in riva al mare, alla stazione: non sono così fiscale.
Ma persino io che non sono una romanticona una proposta così me la aspetto, prima o poi. Molto poi, lo ammetto.
Ma rinuncerei. La proposta non sarebbe importate, l'importante è il fine: passare tutta la vita conte.
Rinuncerei alla proposta e te la farei io. Verrei da te e ti chiederei di sposarmi e tu dovresti dirmi sì a questo punto, perché come potresti non voler passare tutta la vita con me.
Mi dicono spesso che a volte sacrifico la mia felicità per quella di chi mi sta vicino. E io mi dico che comunque sono felice se chi mi sta vicino è felice, ma poi mi viene il dubbio che non siamo pienamente felici né io né chi mi sta vicino.

Pensieri contorti di prima mattina, vorrei chiamare  questo post, ma non è prima mattina. Pensieri contorti aspettando che sia ora di pranzo va molto meglio.

martedì 2 ottobre 2012

E lo ammetto, ho preso il cucchiaino dalla sua cioccolata calda e ci ho girato il mio caffè. E' diventato buonissimo.
Ho passato una bella serata stasera: lui, un caffè e un dolcetto.
Sono ottimista, voglio esserlo. *^-^*
Ogni volta che vado all'aeroporto penso sempre che potrei incontrare qualcuno, e così anche oggi sono qui, ad aspettare un aereo che a questo punto non so se e quando arriverà e leggo un libro, ma a tratti alzo lo sguardo sperando di vedere un volto conosciuto.
In fondo, fosse anche solo per una questione di probabilità, dovrebbe capitarmi spesso: ne prendo così tanti di aerei. Ma forse non li prendono le persone che conosco. Insomma, non sono mai stata brava con la statistica, lasciamo perdere.
Alla fine è successo solo una volta, ho incontrato una zia, o meglio lei mi ha visto e mi è venuta incontro sbaciucchiosa, ed io nemmeno ricordavo il suo nome. Ma lei sapeva tutto di me. Compreso che non ero fidanzata.
"E allora, un marito ce lo vogliamo trovare?"
"Ah no zia, guarda. Ce la sto mettendo tutta a rimanere single: non vedi la fila? Mica è per gli aerei, sono i miei spasimanti, ma io li sto evitando." Questa è la prima risposta che mi è venuta in mente, non quella che le ho dato, ovviamente. Per fortuna andava di fretta, ha potuto solo riferirmi le vicissitudini sentimentali di quattro o cinque cugine e cugini di secondo grado.
E invece, mi ritrovo te davanti. Voglio dire, con tanta gente proprio te?
E dire, che forse sei la persona che ho più sperato di incontrare nella mia vita, ma poi quando non me lo aspetto più (e quasi mi stupisco di questo) arrivi tu, con un piccolo bagaglio a mano e una valigetta, mi corri incontro sorridente e mi abbracci.
Due ore abbiamo parlato. Dovevamo prendere lo stesso aereo, del quale neanche l'ombra ovviamente. Che poi sono felice di averti incontrata, magari non sembra ma è così.
- Ma tu hai impegni stasera o domani mattina presto? Potremmo rimanere qui stanotte, è una così bella città.
- Non credo che vedremmo molto della città, è già sera, ma non impegni se vuoi insomma.
Praticamente, una di quelle cose che potevo anche sperarla tutta la vita senza neanche lontanamente immaginare che accadesse, e invece. E non ero nemmeno in condizioni pessime, sapete, quando volete incontrare una persona e siete perfette per settimane, poi l'unica giornata nella quale uscite in tuta, con un mollettone nei capelli e senza trucco, la incontrate, no? Una pensa che funzioni sempre così, ma forse per una volta si può anche esser fortunati. Alla fine venivo da un incontro di lavoro, stavo messa piuttosto bene. Un po' stanca, forse ma non si può avere tutto.
Si fa dare il mio biglietto, sistema tutto lui dice. Io mi fido, lo conosco da così tanto tempo. Prendiamo un taxi, continuo a fidarmi di lui prendiamo due stanza in un albergo non troppo lontano, molto carino.
Cena fuori, non come un vero appuntamento ma da fuori poteva sembrarlo. Parliamo, parliamo, parliamo. Come si può avere così tanto da dire, ci sentiamo così spesso noi, anche se non ci vediamo.
- Dai, metti il pigiamone e vieni nella mia stanza, parliamo un altro po'.
- Che ne sai che ho un pigiamone? Magari ho una bellissima camicia da notte, di pizzo e...
- Ma smettila. Dai, ti aspetto.
Busso alla sua porta, addosso un pigiamone con un grosso coniglio. Sì, a trent'anni forse si potrebbe sperare in qualcosa di diverso, ma chi mi doveva vedere stanotte?
- Non fare commenti sul mio pigiama.
- Volevo dire che è bellissimo. Sexy, davvero.
- Smettila - sorrido.
- No davvero viene voglia di strappartelo di dosso e...
- E?
- E fare le coccole al coniglio.
- Ecco, il coniglio ti fa sapere che non sei il suo tipo.
Ci sediamo sul divano, un pacco di biscotti e tante chiacchiere. Molte cose che ci siamo già dette, alcuni discorsi che non avevamo mai fatto (pochi, in realtà), progetti per il futuro, amore, sentimenti.
- Una volta pensavo che avresti potuto essere l'uomo della mia vita, sai. L'ho pensato per anni, quando ero single, quando ero fidanzata, sempre. Non consciamente, quando ero fidanzata. Ma poi, quando la storia finiva ripensavo a te, come una sorta di ancora, un punto fisso.

[Cose che non si dovrebbero mai dire, forse. Ma ci siam sempre detti anche le cose scomode, una più una meno. Non hanno mai lasciato strascichi.]

- E adesso? Provi ancora qualcosa per me?
- Non credo di provare qualcosa per te che vada oltre l'amicizia, ma ammettiamo che sia così. Ammettiamo che tu sia l'amore della mia vita e questa cosa non mi passi mai. Cosa potrei farci? Niente. Ammettiamo che io sia innamorata di te e che lo sia per sempre. E tu no. Cosa dovrei fare? Me lo dici? Perché io non lo so. Il mio buon senso mi dice che non posso stare con nessun'altro se amo te. Non sarebbe giusto per me e non lo sarebbe per l'altro chiunque sia. Ma la paura di rimanere sola, beh quella mi frega. E cosa devo fare io se tu non mi ami? Non lo so. Come amico dimmelo. Mi conosci meglio di quanto non mi conosca io. Cosa dovrei fare? Io seguirei il buon senso e rimarrei da sola.
- I tempi cambiano.
- Lo so. Ma cosa significa? I tempi cambiano e non può più accadere che mi ami o i tempi cambiano e quindi potresti amarmi di nuovo.
- Significa solo che i tempi cambiano e tutto può succedere.
- Ma tu così mi lasci con una speranza. A volte sarebbe meglio se tu me la togliessi questa speranza, forse mi tranquillizzerei. Mi metterei l'animo in pace, o come si dice.
- Ma non posso toglierti la speranza, perché è così. Mai dire mai: ci siamo innamorati una volta, potrebbe ricapitare.
- E allora?
- E allora niente, vieni qui - e mi abbraccia forte - io non lo so come andrà a finire tra noi, non te lo posso dire. Conosco te, conosco me e so che siamo stati bene insieme, ci siamo amati tanto. Ma poi è finita. I tempi cambiano, siamo cambiati noi. Potrebbe andare meglio o anche peggio, ma noi non lo possiamo sapere. Pensiamoci domani.

Sono scema. Per un attimo ho sperato che una cosa fosse per me e non lo era. Vorrei spiegarvela questa sensazione.
Immaginate che vi stiano porgendo un regalo, di quelli con la carta bella e il fiocco sopra e che nel momento stesso in cui state per prenderlo, vi accorgeste che lo stanno porgendo alla persona accanto a voi. Non a voi. Già questo basterebbe. Poi immaginate che quella persona apra il regalo. E non lo farebbe con cattiveria, ché lei che ne sa che vi eravate illuse? Né lei né il donatore c'entrano niente in tutto questo, è stata tutta vostra l'illusione. Dicevo, immaginate che apra il regalo e che vi trovi dentro ciò che magari un anno o due fa avevate visto, avevate sperato che vi fosse regalato, magari da quella stessa persona. Immaginate che magari a quella persona l'avevate pure chiesto quel regalo. Insomma, chiesto magari no, ma sapete, tipo quando si passa davanti a una vetrina e si dice "Uhhhhhh che bello!", che non è che lo volete per forza quel regalo, ma della serie: quando mi vorrai fare un regalo, fammi questo che così sai che mi piace. Che non è una cosa che faccio in genere, però è per darvi un'idea della sensazione.Ed è tutta una metafora, perché non sto parlando di niente di materiale. Ma voi immaginatela questa sensazione, e ditemi che è normale che io adesso sospiri. Sono scema.
Sono gelosa, io che non lo sono mai stata. Di chi non devo, di chi non voglio, di chi non posso.

lunedì 1 ottobre 2012

Facciamo un gioco che non si dovrebbe mai fare, facciamo il gioco dei "se".

Non si può tornare indietro. E andare avanti tornando indietro?
Sì, certo, non potevo spiegarmi peggio.
Non possiamo riprendere dal primo nostro momento bello, tutti i momenti belli che sono venuti dopo? Non possiamo prenderli, metterli insieme, comporli per bene e riproporli oggi? E anche domani?
Non così come sono, ché noi siamo cambiati, per fortuna. Ma se fossimo cambiati in meglio?
Non possiamo adattare quello che eravamo, siamo e saremo?
Forse non ti avevo mai ascoltato davvero. Forse ascoltavo solo me.
Facciamo così, io mi vesto carina per te, come non faccio da tempo, e tu mi passi a prendere.
Ci vediamo dopo cena, per una cioccolata calda o un dolcetto e parliamo.
Sorvoliamo sui problemi e le tristezze, ché ne abbiamo parlato molto ormai.
Torniamo indietro nel tempo e riproviamo.
Una seconda possibilità se la meritano tutti, figuriamoci noi.


Credo di non essere più in grado di farmi lo shampoo. Ho dimenticato come si fa.
Ho provato ad attribuire la colpa al tipo di shampoo, ma l'ho cambiato.
Ho pensato: forse al lavandino non riesco a risciacquare bene i capelli, proviamo con la doccia. Niente.
Almeno ora i miei capelli profumano, la gente non penserà che non mi lavo.
Salvo pensare che ci ho solo spruzzato un po' di profumo sopra, perché in effetti a vederli sembrano proprio sporchi. Ma dai, quale mente contorta penserebbe una cosa del genere. A parte me.
In ogni caso, ho la coscienza a posto, io mi lavo i capelli. Quanto vorrei che si vedesse.
Il problema tutto sommato non sta nel resistere al primo dolcetto. Il problema è resistere ai dieci successivi.
Ti ho chiesto un passo avanti, tu ne hai fatti tre mentre io non mi sono mossa di un centimetro.
Ora tocca a me.
La riunione era finita almeno da da dieci minuti e sarebbe ripresa dopo il pranzo. C'era abbastanza tempo per mangiare e forse anche per leggere un po'. Magari poteva andare sul terrazzo, portarsi lì la sua bella insalata, il libro e una giacca, nel caso facesse freddo. Anche se l'insalata proprio non le andava; sì era bella, ma insomma. E il libro non era così appassionante. Caldo no, non faceva, si stava bene anche con la camicetta di cotone.
Anzi, stava proprio bene con quella camicia, non solo climaticamente. Si sentiva bella quel giorno, la gonna a vita alta, i tacchi. Aveva un'aria molto professionale e gli occhiali contribuivano non poco., ma era soprattutto la camicia verde petrolio a farla sentire bella. Non si sa perché, poi. Ma a volte a noi donne basta poco per sentirci belle (e a volte anche molto poco anche per sentirci brutte, ma questa è un'altra questione).
In ogni caso ci stiamo girando intorno. Diciamo la verità, non aveva proprio voglia di andare a pranzare da sola sul terrazzo. C'era quel Carlo, del settore trasporti. Era presente anche lui alla riunione prima, in fondo dovrà pur pranzare. Chissà se si porta il pranzo da casa o se va a mangiare da qualche parte nei dintorni. Non è una cosa che si possa far sempre, ché costa. Ma il ristorante all'angolo è convenzionato con la società, altrimenti c'è una pizzeria nei dintorni. Si potrebbe anche pensare di andare insieme, l'insalata si può pure mangiare a cena.
Stava facendo i conti senza l'oste, ovviamente, perché Carlo chi sa dove era e con chi, ma poteva iniziare a guardarsi un po' in giro e vedere dove era. A patto di non passare tutta la pausa pranzo così, che non non avrebbe retto ad almeno altre tre ore di riunione senza cibo, caffè e qualcosa di estremamente cioccolatoso, se così si può dire (probabilmente no, non si può dire).
Stava tornando nel suo ufficio per decidere cosa fare e l'ha trovato lì, che bussava alla sua porta.
"Secondo me non ti vuole aprire" dice sorridente. Vorrebbe essere una battuta, forse non proprio riuscitissima, ma è pur sempre un tentativo.
"Tu dici? Certo che è proprio maleducata. Pensa che ero venuta a invitarla fuori a pranzo, ma se non vuole rispondermi, pazienza. Ti va di essere il mio ripiego?" E che sorriso.
"Oh sì, certo. Ho sempre desiderato essere il ripiego di qualcuno. Però mi sembra onesto dirti che vengo con te solo perché non ho voglia di insalata."
"Mi sembra giusto, andiamo allora. Pizza? Al ristorante sarà pieno di colleghi che vorranno parlare di lavoro."
"Se proprio insisti, mi sacrificherò per te e mangerò una pizza. Guarda che sacrifici mi tocca fare, e sono solo un ripiego."
Si avviano verso l'ascensore, lei un passo avanti. Cerca di camminare con grazia, sa che i tacchi e quella gonna le fanno rispettivamente belle game e un bel sedere, ma sa anche che è una di quelle tipiche occasioni in cui la scivolata è dietro l'angolo. Sicuramente non ci fosse nessuna a guardarla non cadrebbe, ma così è scontato che accada. O forse no, arriva all'ascensore incolume e alla pizzeria pure. Niente scivoloni, niente tentennamenti., potrebbe persino affrontare la scalinata di Sanremo.
La pizzeria è piccola e carina, tutto sulle tinte dell'arancione e del giallo, molto accogliente. Poca gente oggi: solo una famiglia in un angolo e un gruppetto di cinque o 6 ragazzini, probabilmente delle superiori lì vicino.
Si siedono, ordinano: margherita lui, panna prosciutto e mais lei.
"Una roba leggera, eh?" dice lui.
"Certo. Ho evitato la frittura."
"Ah, ecco. Ma poi non ti addormenti alla riunione?"
"Tanto mi vien sonno lo stesso, almeno mi sono goduta il pranzo."
"Non fa una piega il tuo ragionamento."
"Lo so, lo so. Sono troppo un genio."
Chiacchierano del più e del meno mentre aspettano la pizza, ridono scherzano. Non si capisce se uno dei due ci stia provando con l'altro, ma potrebbe anche essere.
Pizza buonissima, una birretta in due e poi il caffè.
"Adesso ci vorrebbe il dolce." dice lei.
"Pure?"
"Non credo di poter resistere alla riunione senza qualcosa di cioccolatoso." E così ordina un tortino al cioccolato.
Tra una chiacchiera e l'altra era passato abbastanza tempo, dovevano tornare.
"Ti dispiace se mi siedo vicino a te alla riunione? Il signor Crossi puzza un po'." dice lui.
"Va bene, ma solo perché Rosa si agita, e mi fa tremare la sedia."
Entrano in ascensore, lui l'accompagna con una mano dietro la schiena. Lei tentenna un po' sui tacchi (prima o poi doveva accadere), lui la sostiene. Uno sguardo di intesa, qualcosa è cambiato.