giovedì 31 gennaio 2013

Quella parte del mio cervello che si occupa dei sogni non ha il senso della proprietà: come glielo spiego che non sei più mio?
Vedi, secondo me esiste una legge fisica alla quale non possiamo sottrarci e che prima o poi ci farà riavvicinare. Una sorta di gravità, un'attrazione incontrollabile. Come la mela cade verso il suolo, come due calamite che si attraggono, non possiamo stare lontani a lungo.

mercoledì 30 gennaio 2013

Sei l'unico che coglie tutte le sfumature dietro i miei "va tutto bene".
"E poi è successo quello che ci aspettavamo, quello che aspettavamo, quello che succede ogni volta che siamo a meno di due metri di distanza: io sono diventata tua e tu mio."

Ho iniziato a scrivere questa frase pensando a un uomo, e ho finito pensando a un barattolo di Nutella: c'è qualcosa che non va in me?
L'impressione, quando sto con te, è che il divertimento sia altrove.

lunedì 28 gennaio 2013

TERZO LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA - Esercizio n°1 - Dalla pagina Facebook "Nel baule delle parole".

Credere solo in ciò che si vede, che senso hai? Perché credere presuppone fiducia, non so se mi spiego.
Se io vi dicessi "Sapete, ho un account su Facebook", voi non avreste la necessità di credermi: è evidente.
Se io vi dicessi "Sapete, ho anche Twitter". Beh, allora - solo allora - avreste la possibilità di scegliere se credermi o no. Possiamo credere solo a ciò che non vediamo: il resto spetta ai nostri sensi.

Potrei credere al fatto che non mi ami più
Potrei credere al tuo amore per lei.
Potrei credere a tante cose, ma non dirmi che non mi hai mai amato.
A quello no, non potrei credere mai.

Credo che torneremo insieme.
Non oggi, sicuramente. Non domani, probabilmente.
Chiamami ottimista, o illusa, se preferisci, ma noi torneremo insieme. Io ci credo.


Camminiamo e ci sembra di andare chissà dove, perché siamo sempre in movimento, perché alla fine siamo stanchi e se siamo stanchi vuol dire che abbiamo camminato tanto, ma alla fine siamo sempre lì, perché giriamo in tondo.

domenica 27 gennaio 2013

Tu lo sai quante volte ci ho provato? Tu lo sai quante volte ho cercato di allontanarmi? Di non cercarti?
Perché ci sono delle storie che vanno così: ci si ama, ci si perde un po' di vista per un po' e poi ci si ritrova.
E io ti ritrovo sempre, caro barattolo di Nutella.

A l'amour


"Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana. Era dell'usignolo, non dell'allodola, il cinguettio che ha ferito poc'anzi il trepidante cavo del tuo orecchio. Un usignolo, credimi, amore; è lui che canta, a notte, laggiù sull'albero di melograno."    Romeo e Giulietta, W. Shakespeare.


Cinque sei sette otto.
Mi prendi la mano e io mi fermo, si ferma il rumore delle punte sul pavimento di legno.
Resta la musica e niente più, mi giro piano. Correggi la posizione del mio braccio e riprendiamo.
Uno due tre quattro.
Siamo soli, io e te, a provare da ore un passo dopo l'altro.
Tu mi stringi, io mi allontano, tu mi insegui, io mi lascio afferrare: sembra la nostra storia.
Sapevo come sarebbe andata fin da quella telefonata due giorni prima: "Ciao, sei libera? La mia partner per il passo a due si è infortunata, ho bisogno di te. Tra meno di una settimana c'è la prima"
Tentenno, tu mi convinci: "Conosci la coreografia, l'abbiamo già fatta insieme, ricordi? E' quella del letto." Quella del letto. Come se non fosse già difficile mantenere le distanze tra noi. Un letto in scena, la prima volta di Romeo e Giulietta, la prima volta nostra, una sera come questa ma tre anni fa. La ricordo come se fosse oggi, o forse oggi è come la prima volta.
Ti avvicini alle mi spalle, mi afferri una mano. Sento il tuo respiro dietro la nuca, la tua mano sale lungo il braccio, accarezza la mia spalla. La musica si ferma, inizi a sfilare una a una le forcine dallo chignon, liberi una ciocca dopo l'altra. Poggi una mano sul mio viso e mi volti. Sento le tue mani grandi sui miei fianchi esili, poggio le mie labbra sul tuo collo, mi sollevo sulle punte e bacio la tua bocca.
Mi sollevi senza il minimo sforzo e mi porti sul letto. Mi perdo tra i dettagli, le punte sul pavimento, le tende pesanti del baldacchino, le lenzuola di scena, il calore del tuo corpo, l'odore della tua pelle, i nostri respiri affannati. Chi può più dire dove finisco io e inizi tu? Qual è il mio odore, quale il tuo?
Al mattino ci sorprenderà l'aurora, il canto dell'allodola, ma tu non te ne andrai. Per noi sarà diverso, fingeremo che sia un usignolo che canta a notte per questa nuova nostra prima volta.

Nota: il passo a due a cui mi riferisco è tratto dal balletto "Romeo e Giulietta", coreografie di Kenneth MacMillan. http://www.youtube.com/watch?v=jBeXQa2AWvM

Partecipo con questo pezzo al contest di A l'amour comme à la guerre. Potete trovare l'immagine scelta per partecipare al seguente link:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=403158869767579&set=a.403055306444602.100715.236974846385983&type=3&theater
"Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi."

Se questo è un uomo,  Primo Levi
Pensavo che avresti ricordato come tutto era cominciato.

venerdì 25 gennaio 2013

Conosci così bene i miei pregi e i miei difetti, conosci così bene ogni mio aspetto, che a volte penso di dover chiedere a te quando ho dei dubbi su di me.

giovedì 24 gennaio 2013

Un circolo vizioso. Io dico che mi comportavo così perché tu ti comportavi colì, e tu dici che ti comportavi colì perché io mi comportavo così. Non perde nessuno, ma nessuno vince.
Vogliamo parlare delle simpatiche zie che ti incontrano e ti dicono "Oooooh come ti trovo bene! Hai messo su quattro o cinque chili, eh?".
No, non parliamone che è meglio.

mercoledì 23 gennaio 2013

Sono convinta che picchiare certe persone sarebbe legittima difesa dalla stupidità, ma sono contraria alla violenza e allora soffro in silenzio.
E' dal modo in cui scosti una ciocca di capelli dal mio viso, che io capisco che mi ami. Come per guardare meglio i miei occhi, come per eliminare ogni barriera. Sposti quella ciocca cercando di incastrarla dietro il mio orecchio, e mi baci come se fosse sempre la prima volta.

martedì 22 gennaio 2013

Non ho la minima idea di cosa sia Ruzzle, ma pare che sia un gioco (è un gioco, vero?) molto famoso.
La cosa assurda è che io non mi sono neanche accorta che stesse nascendo questa nuova moda, se così si può chiamare. Cioè, io l'ho sentito nominare per la prima volta l'altro ieri, ma da quanto ho capito è in giro da un po'.
Potrei googlarlo per scoprire di che si tratta, ma ora mi scoccio. Aspetterò fino a domani, sperando che questa mia lacuna non sia troppo grave.

lunedì 21 gennaio 2013

Posso sopportare il fatto che tu non sia più mio, ma non che tu non lo sia mai stato.

domenica 20 gennaio 2013

Addormentarsi tra le braccia di un'altra persona, presuppone una grande fiducia. O una grande stanchezza. Talvolta, come nel mio caso, entrambe.
L'inutilità della "k" in parole come scuola o cuore - ché va da sé che non c'è niente da abbreviare - mi fa pensare che l'unico scopo sia evitare l'indecisione tra la "c" e la "q".
"Anche io sono una sua fun!"

Sì, certo.
E il tuo profumo lo posso sentire ancora su una pelle che non è tua, ma il tuo odore quello no.
Mille volte ho sentito il tuo profumo e mi sono girata di scatto, cercandoti.

Ho paura di non ricordare più come si fa a baciarti.
Non a baciare uno qualunque, ma a baciare proprio te.
Il problema dei luoghi affollati è che io penso sempre che potresti esserci anche tu, e tu non ci sei mai.

Tu sei venuto con quella margherita a chiedermi perdono. Una margherita.
Altra gente avrebbe portato mazzi di rose, scatoli di cioccolatini, enormi pupazzi.
Tu sei venuto con quella margherita e una polaroid di quel fiore nelle tue mani.
"Ti prego, ascoltami." E io ti ho ascoltato.
Perché lo sai che non posso farne a meno. L'unico modo per non ascoltarti, sarebbe stato non uscire e non vederti. Per un giorno, una settimana, meglio ancora un mese. Forse dopo sarei stata più lucida, o forse no ma ci sarebbe stata almeno una piccola possibilità.
Così ti ho ascoltato e le tue scuse mi sono sembrate sensate come sempre. Che ogni volta alla fine quasi mi viene il dubbio di essere stata io a sbagliarmi, forse sono io a dovermi scusare.
Poi mi ricordo che non è così, e lo sai anche tu. Mi chiedi perdono e io mi rendo conto che le tue non sono giustificazioni, non sono scuse, dopotutto, ma mi chiedi scusa.
"Non lo so più se mi ami o no", ti ho detto, e per una volta provo a non cedere subito.
"Fidati di me. Fidati del tuo giudizio. Ma se proprio non sai, chiedi a lei, ti dirà che t'amo."
Troppo smielato, forse.
Mi hai dato la margherita da sfogliare.
M'ama o non m'ama. M'ama o non m'ama. M'ama.
Ti è andata bene, ché se non ti conoscessi giurerei che te li sei contati tutti i petali di quella margherita, prima di darmela. Forse hai cercato nel prato la margherita perfetta.
Ho guardato quella margherita nuda, pensando se conservarla o meno. Era un po' triste all'aspetto.
"Perciò ho fatto una foto", mi dici.
"Eh?"
"Non ti va di conservare la margherita senza petali, pensi sia triste. Perciò ho fatto una foto prima."
Mi fido. Non della margherita, ma di te, ché sarebbe assurdo fidarsi di un fiore e non di chi c'è sempre stato.


sabato 19 gennaio 2013

E questo freddo
che mi entra dentro
e le tue mani
che non ci sono più
e quel calore
sulla mia pelle
e quel calore
che ora è di un'altra.
e ancora altro
che non ricordo
ma che so bene
non è più mio.
Ogni tanto lo sogno, anche se non c'è stato quasi niente tra noi.
O forse lo sogno proprio per questo, perché vorrei sapere come sarebbe andata.
Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, io lo so benissimo.
Ma forse quella parte del mio cervello che si occupa dei sogni non lo sa.
Mi rendo conto quanto ho perso, solo per paura.
E mi rendo conto che rischio di commettere di nuovo lo stesso errore.
Questa è una di quelle frasi che si dovrebbe tenere scritta su un post-it in un punto ben visibile della propria casa.

"Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite."



Non so come tu possa comparire nei miei sogni con delle sensazioni così nitide, se nella realtà ci siamo visti solo due volte.
Io credo che le persone possano cambiare in meglio o in peggio. Credo anche, però, che se una persona ha compiuto un gesto nel suo passato, possa ripeterlo in futuro nonostante tutte le buone intenzioni. Perché è vero che si impara dai propri errori, ma non è così semplice.

venerdì 18 gennaio 2013

Forse non mi sono sempre comportata come una fidanzata con te, ma tu pensa a tutte le volte in cui non mi hai trattato come tale. Più tu non mi trattavi come la tua fidanzata, più io non mi comportavo come tale. Uno stupido dispetto? Può darsi.
Mi spiace perché divento scontrosa, ma se tu mi chiedi tre volte la stessa cosa e io per tre volte ti rispondo allo stesso modo (mostrando peraltro una certa coerenza, brava me), la quarta volta rispondo male. E credimi, lo faccio solo perché sei tu: con le altre persone arrivo alla terza volta soltanto.

giovedì 17 gennaio 2013

Non è mai stato facile stare con te, ma non è che stare senza sia più semplice.
E così oggi ti ho perso.
Fino all'ultimo minuto ho pensato che non fosse così, ci ho sperato.
Ti ho visto andare via e non ce l'ho fatta a seguirti. Ci ho provato, ma non ce l'ho fatta.
Così sono rimasta lì sotto la pioggia e ho aspettato un altro. Non sei mica l'unico pullman della città.
Non voglio che una mia debolezza pregiudichi la  nostra amicizia.
Non limiterò la tua libertà con le mie lacrime.
"Tanti auguri a teeeeeeeee tanti auguri a teeeeeeee tanti auguri arroccodelriccio, tanti auguri a teeeeee!"

Ebbene sì, domani è il mio compleblog. O meglio, il compleblog del mio blog. Diciamo che il nome nella canzoncina non ci sta proprio bene, ma già non spegnerò le candeline, almeno la canzone ci voleva!
Canzoncina a parte, a me questo nome piace un sacco e devo ringraziare un amico che mi ha aiutato a sceglierlo. Perché io gli ho detto che idea volevo rendere, ma poi l'ha resa lui. E mi ha anche aiutato a mettere in piedi il blog, ché io non ne capivo un'acca (perché ora invece...).
Insomma, grazie a lui. E grazie a un altro mio amico che mi aveva suggerito "il riccio rosa" anche se la sua idea è stata subito bocciata. Sono state le prime due persone a sapere del blog, e per un lungo periodo anche le uniche.

Grazie a chi legge le mie parole, a chi commenta, a chi "mipiace", a chi scambia opinioni, a chi sta in silenzio e legge. Grazie a chi condivide quello che scrivo e chi ha la sana abitudine di citare. Insomma, io non mi metto mai a ringraziare qui sul blog, però ogni tanto ci vuole. Ora se ne riparla al prossimo compleanno :P

Uh, e grazie a chi diffonde gli aforicci: ne ho visti un po' in giro. Gli aforicci conquisteranno il mondo, yeah! Ok, mi sto gasando, basta. Alla fine, come ho sempre detto, questo per me è uno sfogo personale, un diario segreto non segreto. Ovvio che mi faccia piacere che altre persone leggano ed interagiscono (o mi sarei tenuta tutto per me), ma far numero non è il mio scopo principale. Certo, se diventerete tanti, bene venga. Se rimarrete tanti, ben venga lo stesso. Vuol dire che avrò modo di conoscervi meglio, eventualmente, se vorrete. Il vantaggio di non esser in migliaia è che di alcuni di voi mi ricordo, almeno di quelli che interagiscono di più. Ma insomma, se proprio dovesse capitare di diventare migliaia, qualche cosa mi inventerò. Non voglio nemmeno scoraggiarvi, eh!

Da buon riccio mi appallottolo e me vado a letto. Come se poi i ricci andassero a letto.



mercoledì 16 gennaio 2013

C'è una strana forma di relativismo che colpisce alcune persone infelici: pensano che se riusciranno a rendere un po' meno felici qualcun altro, la loro infelicità sarà minore. Un po' come sperare che le amiche ingrassino per sembrare più magre.
Non è che se tu sei infelice e rendi un po' infelice me, diventi meno infelice tu. Non so se mi spiego.
Alcuni treni passano una volta sola, è vero.
Ma a che serve prendere un treno che non va dove si vuole andare?

martedì 15 gennaio 2013

Ho cercato sempre di non piangere davanti a te.
Non sempre ci sono riuscita, ma ho fatto del mio meglio, per un semplice motivo: non volevo che le mie lacrime ti inducessero a cambiare idea su una decisione già presa.
Anche quando mi ferivi, non versavo una lacrima. Non davanti a te.
L'avrei visto come una sorta di "ricatto psicologico": magari se piango si muove a compassione e cambia idea. Non è così che funziona, non è così che voglio funzioni.
Doveva bastarti vedermi triste, dovevano bastarti le mie parole, un mio "ti prego, non lo fare" o "non lo dire, per favore". E invece forse non ti bastava.
Forse se mi avessi visto piangere saresti ritornato su alcune tue decisioni. Ma per quanto? Non è così che io ottengo le cose.
Le mie lacrime avrebbero limitato la tua libertà di scelta, e non potevo permetterlo.
Avrei dovuto dirtelo quando piangevo per te.
Perché è' così che funziona, ho capito bene?
Dovevi vedermi piangere per capire se una cosa mi dava fastidio?
Altrimenti forse non mi dava davvero fastidio?
Io che non mi lamento mai di nulla?
Buono a sapersi.

lunedì 14 gennaio 2013

A volte è così difficile dire sì.
A volte è così difficile dire no.
E allora boh.
Lo vedo che fai di tutto per me e te ne sono grata. Ma ogni tanto ti devo fermare, perché devi pensare anche un po' a te.
Scivola via con la pioggia.
via di qui.
Lascia la mia testa.

domenica 13 gennaio 2013

Non puoi scegliere per entrambi.
O meglio, so che potresti ma ti prego, non farlo.
Sento che sto irrimediabilmente perdendo tempo invece di fare quel che dovrei fare.
Credi di aver chiuso un capitolo, e invece ci devi ritornare sopra perché c'è qualcosa che non va. 
Che sia studio o che sia vita, sono cose che capitano.
A volte, solo a volte.
Non è che sia sempre così evidente,
subdolo pensiero che parla di te.
Così sottovoce che quasi non lo sento,
ma parla, parla, parla.
Come la goccia che cava roccia.
E non lo sento oggi, non domani,
ma lo so che sta lasciando il segno.

A volte il vero problema non è il cosa, ma il come.

sabato 12 gennaio 2013

La cosa che odio di più, di tutta questa fretta, è che non mi rimane tempo per leggere. Che è come dire che non mi rimane tempo per me. O non rimane tempo per me. Il "mi" ci vuole? O è come "a me mi"? Non lo so, ma il punto è che il tempo non resta. E dire che ne ho tanto, ventiquattro ore al giorno, o giù di lì.
E dire che il tempo per leggere l'ho sempre trovato, fosse anche schiacciata in un angolino di un pullman e invece ora per una serie lunga e noiosa di motivi non posso e il tempo ritagliato lo devo usare per altro.
E non mi vorrei lamentare, davvero, perché ventiquattro ore sono qualcosa per la quale esser grata, io lo so.
Ma ci sono quei nove libri in fila che mi aspettano e sono anche piccoli, che se li iniziassi tre potrei farli fuori un pomeriggio, ma non si può. E "farli fuori" non mi piace come espressione per un libro, perché mi entra dentro, ma non ho altre parole oggi. . E sì, in un pomeriggio ne leggerei tre ma leggere non è una gara di velocità e io voglio farlo godendomi ogni momento. Così li lascio lì, che mi guardano e mi fanno sentire un po' in colpa, ma lo sanno che in altre occasioni hanno avuto la priorità e così rispettano la mia scelta. E io ogni tanto li saluto, rileggo le trame e formulo un nuovo ordine di lettura. Tanto è solo questione di tempo.

Sono un riccio frettoloso ultimamente. Mi appallottolo e rotolo da una parte all'altra, qui e là, là e qua.
E rotolando inevitabilmente ogni tanto investo qualcuno, lascio una spina, faccio un po' male, e via a cercare di porre rimedio a tutto, in un circolo vizioso senza fine.

Mi guarda con gli occhi che brillano e non riesco a non amarlo.
Non posso mica alzarmi così, come se nulla fosse. E se poi mi accorgo che era solo un sogno?

giovedì 10 gennaio 2013

Ho detto dei "ti amo" che non erano tali, ma me ne sono accorta sempre dopo.
Poi magari qualcuno mi dà un pizzico e mi accorgo che era tutto un sogno.

mercoledì 9 gennaio 2013

Come si fa a dimenticare un amore, mi chiedi. Non si dimentica.
Come si fa a farlo passare, allora. Non lo so.
Se lo sapessi non ci starei provando da anni.

domenica 6 gennaio 2013

Non credo di essere l'unica e probabilmente questo non è un pensiero originale, ma avrei bisogno di qualche giorno di vacanza per riprendermi da queste vacanze.

sabato 5 gennaio 2013

Ho trovato nel mio pc una cartella chiamata "COSE CHE DOVREI SAPERE".
A parte il fatto che non ricordavo di averla creata, l'ho aperta curiosa di sapere cosa avrei dovuto sapere e ho scoperto che la cartella è vuota.
Aspiravo all'ignoranza in quel periodo? Mah.

La noia aiuta la fantasia, secondo me. Tutti si dovrebbero annoiare un po' ogni giorno.
Sto preparando la calza per il mio fidanzato. Credo che le cose andrebbero molto meglio se non fossi tentata di mangiare un cioccolatino ogni due.
Non sono sempre una bella persona, ma c'è chi può dire di esserlo sempre?
D'altra parte, il fatto che non ci sia nessuno che può dire di esserlo sempre, può essere una valida giustificazione? Ovviamente no.
Forse quel che mi manca è una specie di consapevolezza che avevo un anno fa. La consapevolezza di poter stare da sola, di sapere come fare e di starci bene. Di poter anche stare in due, in tre o in dieci, ma saper tornare una e stare bene ugualmente.

venerdì 4 gennaio 2013

Troppe ripetizioni quando scrivo, decisamente troppe ripetizioni.
Va bene che possono servire ad accentuare un concetto, ma mi ripeto troppo spesso all'interno di uno stesso pezzo. Troppe ripetizioni.

giovedì 3 gennaio 2013

Continua il gran ballo di di pandori e panettoni, che girano di casa in casa a ritmo di valzer.
Un-due-tre, un-due-tre, un-due-tre...questo giro il panettone tocca a te!
Devo studiare! Devo studiare! Devo studiare! Devo studiare!

...cavolo, dovevo fare qualcosa ma proprio non ricordo... magari schiaccio un pisolino, ché il sonno porta consiglio!

Sto bene in questo periodo, sono felice. Mi va di ricordarlo ogni tanto, perché mi rendo conto che leggendo quello che scrivo si potrebbe anche pensare altrimenti. E c'è chi si preoccupa per me (eh, Franci? Mi fa piacere che tu mi segua così tanto). E' che qui spesso vado di fantasia, anche se poi le sensazioni che descrivo sono vere. Non le provo adesso, ma magari le ho provate in passato o penso che sono quelle che proverei in determinate situazioni.
Un po' di stanchezza non manca, le vacanze sono state troppo brevi ma in generale non mi posso lamentare.
Solo sento che manca qualcosa, e non so cosa sia.
E' qualcosa che però circa un anno fa, quando ho iniziato a scrivere in questo blog, avevo.
Già, potrete pensare: come è possibile che sai che questa cosa ora non ce l'hai e un anno fa ce l'avevi, se non sai cos'è?
Bella domanda, sembra un indovinello e a me gli indovinelli son sempre piaciuti, ma non sono quasi mai riuscita a risolverli.


mercoledì 2 gennaio 2013

C'è un motivo semplice per cui non stiamo insieme: io mi voglio bene.
Sarebbe facile uscire con una scusa, trovare un motivo qualsiasi è uscire di casa per un'ora.
Tutti i parenti a casa, dopo il pranzo di Natale, tra un giro di tombola e l'ennesima fetta di panettone, trovare una scusa e andare via per un po'.
Come l'anno scorso, ricordi?
Sarebbe facile infilarsi una giacca, sciarpa, guanti e cappello, aspettare un tuo squillo e sfidare la neve che scende sottile.
Ritrovarsi nella tua auto e baciarti, baciarti tanto, baciarti forte. Partire per andare vicino, ma lontano da tutti, con la fretta di ritrovarsi presto abbracciati.
Le mani fredde, i dieci strati di vestiti, la pelle calda sotto, le tue labbra morbide, la tua barba ruvida, il mio profumo, i nostri desideri.
Ma tu hai lei. Io sono sola, ma tu hai lei e come posso io? Posso, lo so che posso, ma voglio?
Ho voluto, lo so che ho voluto, ma voglio ancora?
Cerco di farmi coraggio, d concentrarmi sui regali, sul pandoro, oh, la zia che mi chiede del fidanzatino. Certo, il fidanzatino. Io che mi sforzo di non arrossire, perché l'ho letto il messaggio che mi hai mandato e sono sicura che si legga qualcosa nel mio sguardo. Non può essere che io sia rimasta davvero impassibile.
Vado a lavare i piatti, almeno nessuno vedrà i miei occhi, e intanto i miei occhi vedono te.
E' come se fossi qui, posso quasi sentire il tuo odore. Potrei dirti "Vediamoci solo per fare gli auguri", ma a chi voglio prendere in giro? Ci abbracceremmo, ci daremmo un bacio sulla guancia e ci ricorderemmo il sapore delle nostre labbra. Devo dirti di no, potrei fare la gnorri, non rispondere e aspettare che ti organizzi in un altro modo, perché un altro modo lo trovi sempre.
E chi lo sa, magari mi manderai un messaggio per dirmi che è stato triste il Natale senza me, ma meglio così.
A Natale si è tutti più buoni, e quest'anno voglio esser buona con me.



Non ho fatto un bilancio dell'anno passato, né buoni propositi per quello in corso.
Forse ancora non mi sono accorta che l'anno è cambiato, perché non è cambiato niente, non sono cambiata io.
Mi sto affannando in cose futili e sto perdendo di vista l'essenziale.
Mi sono sempre resa conto quando questo succedeva ad altri, e ora mi rendo conto che sta accadendo a me.
Se un giorno tu dovessi decidere di non tornare, io saprò decidere di non aspettarti?
Il problema non è che tu te ne vada via.
Il problema non è nemmeno che tu te ne vada via sempre. 
A questo mi sono abituata.
Il problema è che tu ritorni.
Il problema è che tu ritorni sempre.
Anche a questo mi sono abituata, ed è un problema.
Perché adesso, ogni volta che tu te ne vai io ci sto male, ma so che poi ritornerai.
In fondo lo so, e quindi ti aspetto.
Ma se un giorno dovessi decidere di non tornare?

martedì 1 gennaio 2013

Vorrei farvi degli auguri profondi, ma in realtà non ne ho.
Vi faccio gli auguri più semplici del mondo, vi auguro di essere felici.
Vi auguro di riuscire a comprendere quali siano i vostri desideri, in modo da sapere quali esprimere.
Perché non sempre ciò che vogliamo è ciò che è meglio per noi, e a volte capirlo è la parte più difficile.
Trovati i desideri giusti, vi auguro di trovare il modo e la forza di realizzarli.
Ché non possiamo affidarci sempre al destino, al caso, alla fortuna alla provvidenza (come preferite). Dobbiamo anche metterci del nostro.
Vi auguro di esser circondati da amici fidati, e di essere buoni amici.
Vi auguro di essere in grado di chiedere aiuto, se ne avrete bisogno.
Vi auguro di essere in grado di aiutare, se sarà necessario.
Vi auguro tutto questo e anche di più e lo auguro anche a me.
Perché forse questo 2013 lo dobbiamo dedicare anche un po' a noi.