giovedì 28 febbraio 2013

Ho visto mio padre sorridere felice, davvero felice, perché gli ho dato un bacio.
Quanta felicità nego per pigrizia, vergogna, ostilità?
Diffido dalle persone esperte di tutto.

mercoledì 27 febbraio 2013

Io sono una ragazza fortunata. Questo me lo devo ricordare.
I miei problemi, che giorno per giorno possono essere più o meno grandi, non lo sono poi così tanto. Faccio bene a preoccuparmi un po', se questo mi spinge a impegnarmi per trovare una soluzione, ed effettivamente per me al momento sono problemi, ma non sono veri problemi. Questo me lo devo ricordare.
I miei acciacchi non sono gravi e ho la possibilità di curarli. Questo me lo devo ricordare.
La mia famiglia mi vuole bene e io gli voglio bene. Questo me lo devo ricordare.
Ho la possibilità di studiare, ed è normale che ogni tanto mi scocci, ma studio qualcosa che mi piace e che ho scelto. Questo me lo devo ricordare.
Non posso permettermi grandi lussi, in realtà nemmeno piccoli lussi, ma ho il necessario e talvolta qualcosa in più. Questo me lo devo ricordare.
I miei amici mi vogliono bene, mi sostengono nei momenti di difficoltà e ritengono di potersi affidare a me nei momenti difficili. Ogni tanto forse ci deludiamo a vicenda, ma sappiamo ricominciare a fidarci. Questo me lo devo ricordare.
Il mio fidanzato mi ama, mi tratta come la cosa più preziosa che abbia e "cosa" non è la parola giusta, perché per lui non sono un oggetto. Questo me lo devo ricordare.
La mia memoria non è sempre buona e spesso dimentico cose importanti. Ma queste cose me le devo ricordare.
Bisogna andarci piano con la gelosia, perché l'altra persona potrebbe anche pensare che non vi fidiate e stancarsi di dover sempre dimostrare qualcosa, anche quando non c'è nulla da dimostrare.
Da dove devo cominciare per esser un po' diversa senza cambiare quella che sono?

martedì 26 febbraio 2013

Due anni, due mesi, due settimane, due giorni e due ore dal nostro primo bacio.
Certo, potevo studiare invece di fare tutti questi conti, ma ormai mi era venuta in mente quest'idea della caccia al tesoro e visto che l'idea non era molto originale, almeno volevo un'occasione speciale. Che poi chissà, magari non è così originale nemmeno l'occasione.
Riprendo la lista delle cose da fare, per vedere se manca qualcosa. Ormai ci siamo quasi, per domani tutto deve essere pronto. Mi sveglierò alle sette e andrò a nascondere tutto, poi tornerò indietro e ti accompagnerò nella ricerca.
Ho iniziato tutto un mese fa, dandoti un ampio preavviso e dicendoti di tenerti libero perché avevo un programma speciale per noi.
La scelta dei regalini è stata facile: sono tanti e piccoli, non molto costosi, alcuni fatti a mano.
Meno facile è stata la scelta dei posti dove nascondere gli indizi e i regalini: ci sono moltissimi posti che mi ricordano te.
Due indizi li metterò nella villa comunale: uno sotto alla panchina sulla quale ci siamo baciati tante volte, l'altro da qualche parte sotto il gazebo.
Un indizio sarà nella pizzeria vicino alla villa. Ci andavamo sempre anche se non ci piaceva, forse ci attiravano i nomi delle pizze. Lì però forse l'indizio lo dovrò portare al momento, perché la mattina presto sarà chiusa.
In metropolitana non posso lasciare un indizio perché non so che treno prenderemo e nemmeno in stazione. Non si sa mai che la sorveglianza vedendomi nascondere qualcosa pensi a male. Meglio nascondere l'indizio successivo fuori alla stazione della metro.
Un indizio nel posto del nostro terzo, o quarto bacio. Non sono sicura qui, chissà se tu ricordi, te lo chiederò domani. Ricordo solo che ti aspettai per quasi un'ora.
Un indizio vicino al lampione, uno vicino a quel a cancello rumoroso e uno nella strada del nostro primo bacio. Quasi primo in assoluto per me, si può dire.
Gli indizi li ho pensati, scritti e colorati. I foglietti sono tutti ripiegati, è tutto pronto.
L'ultimo indizio in assoluto ce l'avrò io, sono io la tua sorpresa finale. Poco originale fino alla fine, lo so.
Il cellulare vibra, sarà la buonanotte.
"Domani non ci sono."
Il solito scemo, ha sempre voglia di scherzare.
"No, davvero non ci sono, ho delle cose da fare, ci vediamo un'altra volta."
E dire che l'avevo avvisato con un mese di anticipo. Gli avevo detto che era importante. Ma non potrà rimandare, qualunque cosa sia?
"Ti ho detto che ho da fare, ci vediamo un'altra volta, tanto non cambia nulla."
Cambia, cambia. Due anni, due mesi, due settimane, due giorni e due ore. Tutti quei calcoli da rifare. Poteva andar peggio, avrebbe potuto avvisarmi domani, quando ormai ero già in giro. Ma poteva anche andar meglio: poteva semplicemente fare quello che gli avevo chiesto, per una volta. Non posso mica giustificarlo sempre. Forse se glielo chiedo per favore, se gli dico che è importante davvero per me.
"E smettila, ti ho detto che ho da fare." Da fare poi cosa, sarebbe bello saperlo. Magari gli è successo qualcosa di grave. Magari lo sto giustificando di nuovo.
"No, niente di grave, ma quante storie stai facendo."
Già. E allora, buonanotte, scusa, ciao. Sarà per un'altra volta. Figurati. Che vuoi che sia.
Butto giù una lacrima, forse sono due. Insomma, non è che una stia lì a contarle. Se mi dici che hai da fare sarà così, non devo insistere. La mattina mi sarei aspettata almeno un messaggio di scuse. Ovviamente no, ma forse non dovevo aspettarmelo io. Non era la caccia al tesoro il punto, ma tutto ciò che c'era dietro. Un riavvicinarsi dopo esser stati un po' distanti, un dirti: "Eccomi, sono qua, sono il tuo tesoro."
Farò altri conti, un altro giorno si può trovare. Mi organizzo, mi arrovello, trovo un'altra data.
Questa volta sarà meno faticoso, questa volta ho già tutto pronto. Anche questa volta un lungo preavviso. Ogni tanto glielo ricordo, per evitare imprevisti.
Il giorno prima, nel pomeriggio "Domani non posso."
Questa volta è uno scherzo, non lo farebbe davvero. Sa quanto ci sia rimasta male la volta scorsa. Sa quanto ci sia rimasta male? Io gliel'ho detto due volte: una per messaggio, una di persona. Non di più, perché non mi lamento spesso, e se lo faccio vuol dire che ho validi motivi. Dovrebbe saperlo. Non una lacrima davanti a lui, perché non deve scegliere di fare qualcosa solo perché mi vede piangere.
- Per favore.
- Non posso.
E allora niente, lascio perdere, mi arrendo.
Ti porterò tutto la prossima volta che ci vediamo. In un sol colpo indizi e regalini, forse allora capirai. Passo sulla sorpresa finale però. Dovevo essere io ma non mi avrai. Non è una ripicca, ma una conseguenza. Volevo essere il tuo tesoro, ma tu non hai voluto cercarmi.



Per almeno un paio di minuti sono stata convinta che dopo il quattrocentocinquantanove venisse il cinquecento. La stanchezza a volte gioca brutti scherzi.
Ti manca, ma ti mancavo anche io e vedi come è andata a finire.
"Era una storia impossibile, doveva finire."

Scemenze. Fosse stata impossibile non sarebbe nemmeno incominciata.

lunedì 25 febbraio 2013

Abbracciami forte, ché non è quando mi stringi forte che mi fai male, ma quando mi lasci.


Un po' di tempo fa avevo scritto questo:

"Abbracciami forte, ché non è quando mi stringi forte che mi fai male, ma quando mi lasci."

Mi sono appena accorta che una frase simile già esisteva. E non lo so, può esser che io l'abbia letta tempo fa e dopo abbia riscritto qualcosa di simile senza pensarci. Oppure può esser che mi sia venuto in mente lo stesso pensiero e l'abbia espresso in maniera simile. Ricordo di avere avuto una conversazione con un ragazzo sugli abbracci forti che fanno male, e credo che il pensiero sia venuto da lì. Non lo so, non lo ricordo. Cito quando è il momento di citare, così come pretendo di esser citata, nel mio piccolo. In questo caso non so cosa sia successo, non ricordo di aver letto quella frase prima, ma potrebbe essere perché di citazioni ne leggo tante. In ogni caso mi sembra giusto riportare anche l'altra frase, che è antecedente e non è mia.

"Se mi stringi così forte, non mi fai male:
è quando non lo fai, che sento dolore."

Fiorella Cappelli


Non l'ho chiesto mica io di innamorarmi di te.
Se avessi potuto scegliere, avrei scelto un altro.

(bugia delle 22.53)

domenica 24 febbraio 2013

Mi avevi detto che saresti tornato. 
In effetti sei tornato, ma non da me.
Avevo frainteso io prima, o hai cambiato idea tu dopo?
Vedi, l'idea che tu mi abbia mentito non l'ho nemmeno mai presa in considerazione. 
Ti amo, ti amo.
Mi manchi.
E i progetti per il futuro.
Il tuo ritorno a breve, per cominciare.
E anche oltre.
Forse un giorno potremmo vivere insieme.
Una vita insieme, ci pensi?
Ti amo, ti amo.
Mi manchi.
Torno presto, dai.
Pochi giorni ancora.
Poi torni.
Sei tornato?
Non lo so più, dicono di sì.
E allora perché non sei da me?
Mi avevi detto:
"Ti amo, ti amo.
Mi manchi."
E allora ci avevo creduto.
E allora non capisco cosa sia successo.
Torni, ma non da me.
Io non capisco.
Ieri mi amavi, mi amavi.
Ti mancavo.
E sei tornato, ma non da me.
Io non capisco.
Non mi avessi amato,
non mi avessi detto che mi amavi.
Tre giorni prima.
Io non capisco.


Me ne accorgo che scrivo qualcosa che suona triste, e allora via col un sorrisino nel messaggio successivo, per attutire il colpo.
Solo il meglio per te, no? Se il meglio per te non sono io, me ne farò una ragione.
Sono certa, certa, certa di essere il meglio per qualcuno. Sono il meglio per me, tanto per cominciare, anche se di sicuro ci posso ancora lavorare. E sarò il meglio per qualcun altro.
Solo, ecco, avrei voluto esser il tuo meglio. Ma non si può volere tutto dalla vita no? Tu ora sei felice, mica è poco.
Non si può aver tutto dalla vita, ma a me bastavi tu.

sabato 23 febbraio 2013

A volte faccio riflessioni così profonde, ma così profonde, che una formica dentro non ci affogherebbe.
A volte vorrei dirtelo come mi sono sentita quel giorno, ma non ce la faccio. Farebbe male a me, ma molto di più a te, e non ce la faccio.
Stamattina in pullman ho avuto modo di osservare molti ragazzini che andavano a scuola e potuto fare una riflessione profonda. Molto profonda. Al massimo due millimetri, insomma.
In ogni caso, dicevo, tutti questi ragazzini hanno dei ciuffi ammirevoli e delle facce stanche e io credo fermamente che ci sia uno stretto collegamento tra le due cose.
Ci si deve per forza svegliare un'ora prima del dovuto per tirar su una costruzione del genere. Ci vuole una certa abilità a sfidare la gravità in questo modo. Io, per esempio, non riesco a convincere in nessun modo a convincere i miei capelli a mantenere le loro posizioni.

A volte mi guardo nelle foto e mi trovo più bella di come mi vedo ogni giorno allo specchio, altre volte mi trovo più brutta. Forse sono una media delle mie foto.

(sento che avrei potuto scrivere questa cosa molto meglio e forse un giorno lo farò)

giovedì 21 febbraio 2013

Dici che amarti era impossibile, perché eri insopportabile.
Non è vero.
Non il fatto che tu fossi insopportabile, eh. Quello è verissimo.
Ma amarti era possibile.
Delirio parte tredici - inizio col scrivere una cosa, mi accorgo che forse sto dicendo una scemenza e mi correggo in corso d'opera.

Ultimamente nel mio profilo personale vedo un sacco di stati terminanti con "... !!!" 
Decidetevi: o i puntini sospensivi o i punti esclamativi. 
E già che mi trovo, volendo essere veramente veramente pesante, i puntini sospensivi devono essere tre. Non due, non quattro, non mille. Tre. Non è che se ne mettete di più, sospendete di più, qualsiasi cosa si voglia sospendere.Se non credete a me, cercate su Wikipedia.
Personalmente, dopo aver cercato su Wikipedia ho buttato un occhio anche al sito dell'Accademia della Crusca (perdonami Wiki, non avrei dovuto non fidarmi di te). Non sono riuscita a trovare la pagina in questione, ma in molti siti ho trovato la seguente citazione attribuita al sito dell'Accademia:
"I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto." 
Spero che la citazione sia corretta, se così non fosse me ne scuso, ma in tutti i siti che ho trovato ogni volta che premevo sul link di rimando al sito dell'Accademia mi usciva un avviso che diceva che la pagina era stata cancellata.
Detto questo, sempre sul sito in cui ho trovato questa citazione, trovo anche scritto che si può anche scrivere un punto esclamativo o interrogativo (uno solo) seguiti da puntini tre sospensivi (tre, sempre tre, non è che si conti anche il punto esclamativo). 
Quindi mi sbagliavo. Ho imparato una cosa nuova (anche se devo dire che visivamente "?..." non mi piace proprio).
Dopo aver contribuito a diffondere la cultura nel mondo (??? qui tre ce ne vogliono, secondo me), vi saluto e vi lascio con una frase di Umberto Eco: 

"Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione." 

Non è vero, scherzavo, non vi lascio ancora. Volevo concludere con un'informazione gratuita su di me: io abuso di puntini sospensivi: tre alla volta, ma ne abuso. In ogni caso, sto cercando di smettere.

mercoledì 20 febbraio 2013

Di sicuro esistono persone che quando giocano ai giochi da tavolo non sono competitive.
Di sicuro i miei amici non rientrano in questa categoria di persone.
Questa settimana procede tranquilla, molto tranquilla, troppo tranquilla.
Forse, però, è il confronto con la settimana passata che mi frega: dimissioni del Papa, Carnevale, Sanremo, San Valentino, Pistoruis e meteoriti vari. Una settimana più movimentata sarebbe difficile da immaginare, ma mai dire mai.

martedì 19 febbraio 2013

Fammi venire da te stasera.
Fammi venire, da te stasera.
Bellezza delle virgole.
Ti amavi troppo per amare anche me. E mi amavo troppo per lasciarmi amare da te. Un casino insomma.

lunedì 18 febbraio 2013

Un piccolo passo per l'umanità, un grande passo per me.
Sei sparito tante volte e tante volte sei tornato.
Magari ci hai messo qualche mese, ma sei tornato.
Questo è quello che mi ha fregato perché vedi, aspetto ancora.
Tutta questa gente che fugge, perché pare che per vincere in amore si debba fare così. Voglio fuggire anche io, ditemi dove si va.

(Vi prego, ci ho pensato dopo aver scritto questo post, siate clementi nei suggerimenti su dove andare, che in effetti la cosa si presta anche a frasi poco carine)

domenica 17 febbraio 2013

E se io ti amassi, come dovremmo fare se io ti amassi? Dimmelo, su. Tu che hai sempre una risposta per tutto, tu che hai la soluzione sempre pronta. Cosa dovremmo fare? Cosa? E come?
Ho bisogno di avere la certezza che tu non sarai più mio e ho bisogno di avere la speranza che tu lo possa essere ancora.
L'amo. Tu sei l'amo a cui abbocco sempre.

Talvolta la questione non è la possibilità di un evento, ma la sua probabilità.
E' possibile che io esca di casa e incontri Tom Cruise? Certo. E' probabile? Direi proprio di no.
Ne esistono di cose impossibili, è vero, ma alcune sono solamente molto improbabili.
Temo che t'amo, e tremo.
Credi davvero che se ci avvicinassimo a meno di pochi centimetri non succederebbe nulla tra noi? Se si potesse, senza conseguenze, credi che resteremmo immobili? Non so come tu faccia ad essere così certo di te, perché io temo che cederei, e tremo.
Sono piena di forse. Mi riempiono il corpo, la mente, l'animo. Forse mi dovrai accettare così come sono.
"Prendimi e portami via", vorrei dirti.
Ma poi lo so che non sarebbe così semplice, che se anche tu venissi con quest'intenzione io mi lascerei prendere da mille se e mille ma, dai pro e dai contro, dai forse e dai però. Dovrei solo non pensare per un istante, ma non pensare può essere pericoloso e io non sono mai stata coraggiosa.

sabato 16 febbraio 2013

Non è che l'affetto mi dispiaccia, ma ci sono dei giorni in cui preferisco gli affettati.
Parole dure dalle mie labbra, solo parole dure. In un tono duro. Cosa c'è che non va?
Particolari.
Non conosco la tua grafia, il tuo modo di tracciare le lettere su un foglio.
Come è possibile? Come si può conoscere una persona da tanto tempo e non avere la minima idea di come scriva? Mai un bigliettino tra noi? Mai un post-it lasciato incustodito? Non una sola parola.
Se un giorno vedessi delle pagine scritte da te, non potrei riconoscerle. Se un giorno mi arrivasse una tua lettera, senza il mittente sulla busta, non potrei riconoscerla solo vedendola, senza aprirla.
Ci sono mancati i piccoli particolari di una vita insieme.


Forse il problema non è che non c'è differenza tra gli alti e i bassi. E' che gli alti non sono alti davvero. Gli  alti sono alti solo in confronto ai bassi. Forse è anche peggio.
Ho capito che è San Faustino ed è la festa dei single, ma chi è felice di essere single deve esserlo tutto l'anno, non solo oggi!

Stupidaggine che avrei voluto scrivere ieri, ma non ho potuto scrivere perché non avevo un pc a portata di zampa e il touch screen è troppo impegnativo per me.

giovedì 14 febbraio 2013

Ho capito che è San Valentino e che in questo giorno si urla al mondo il proprio amore, ma alcune espressioni vanno taciute.
"Ti lovvo", per dirne una.
"Ti amoro", per dirne un'altra.
Ma "ti amoro" sarebbe un misto tra "ti amo" e "ti adoro"? Perché questa è l'interpretazione che ho dato, ma non ne sono sicura.

Parliamo di San Valentino. Sì, voglio la dire la mia anche io. Insomma, ciascuno dice la sua, giacché ho un blog tanto vale dire la mia.
Le possibilità sembrano essere due, a giudicare da quello che leggo su Facebook (limitatamente a quello che ho avuto la possibilità di leggere):
A) Evviva San Valentino, pucci pucci, fiorellini, cuoricini, cicci cicci, amorino, tesorino, amorino. ti amissimo.
B) San Valentino è una festa commerciale, ci si ama tutto l'anno non un solo giorno, è tutta una scusa per vendere fiori e cioccolatini.

E poi ci sono tutte le sfumature intermedie, ovviamente.

Ora, personalmente non sono una fan accanita di San Valentino. Mi piace festeggiarlo, ma se non si può per qualche motivo, non fa niente.
Detto questo, non capisco neanche tutto quest'accanimento contro San Valentino.
Sì, ci si ama tutto l'anno: è lo stesso discorso che si fa ogni anno anche alla festa della donna (evviva, ho già il post pronto per l'otto marzo!). Tuttavia, che male c'è a scegliere un giorno per festeggiare una volta di più il proprio amore? E non penso a festeggiamenti super, regali costosi, vagoni di cioccolatini e distruzione di roseti, ma piccoli pensieri e biglietti, a momenti speciali.
E poi, diciamola tutta, anche la mamma e il papà sono importanti tutto l'anno, ma non ho mai sentito nessuno lamentarsi per la festa del papà o la festa della mamma.
Non ci sarebbe bisogno di un giorno per ricordarsi di certe cose? Sicuramente. Ma ricordarlo un giorno in più fa male? Per me, no.


martedì 12 febbraio 2013

Le tue mani sul mio corpo, 
le mani.
E la bocca.
Tornano prepotenti nella mia mente.
Ogni tanto.
Spesso.
Sempre.
Le tue mani.
Fredde.
Calde.
Lungo la mia schiena, 
sul mio viso
sui miei fianchi
- come si incastravano bene i mie fianchi tra le tue mani -
Le mie mani sul tuo corpo,
le mani.
E la bocca.
Tornano prepotenti nella tua mente?
Ogni tanto?
Spesso?
Sempre?
Le mie mani.
Fredde.
Calde.
Lungo la tua schiena, sul tuo viso
sui tuoi fianchi
- i tuoi fianchi non si incastravano tra le mie mani, ma che importa -
.

Io quasi piangevo e lui non si è accorto di nulla.
Avremo sempre qualcosa di cui parlare, io e te.

lunedì 11 febbraio 2013

"Anna, nessuno potrà mai cangellare il nostro amore." Dichiarazione letta stamattina su un muro.
Poche cose sono più difficili di "ti amo". Questa sera me ne vengono in mente solo due: "scusa" e "non ti amo più".
Voglio fare un trasloco. Voglio spostare i sogni dal cassetto al ripiano del comodino così da averli davanti agli occhi ogni mattino al mio risveglio. Magari mi ricorderò di loro un po' di più.

domenica 10 febbraio 2013

Potresti pensare di avermi vista seduta in un pullman - in quel pullman - ogni giorno, ma io non ero lì. Ero alla locanda di Almayer, ero a Vigata, ero in Africa. Ero ovunque, ma non in quel pullman.
Pochi secondi che possono sembrare ore: quel momento in cui dici "ti amo" e non sai cosa ti sarà risposto.

sabato 9 febbraio 2013

Non riesco a spiegarti quanto ti amo, così ti bacio, che forse tutto diventerà più chiaro.
- Lui non mi ha mai fatto piangere.
- Forse non ti importa abbastanza.
Alti non molto alti e bassi non molto bassi, che la differenza quasi non si sente. Non è bella una vita così, lo so benissimo. Forse sarebbe meglio un alto alto e un basso basso, intervallati da momenti di piana quiete. La differenza si deve sentire.
Doveri, doveri solo doveri. E tu dov'eri?
Cinque giorni di impegni e doveri, si rimandano al sabato i piaceri. Ma un giorno è troppo poco per i piaceri di un'intera settimana.

venerdì 8 febbraio 2013

Non sono coerente quando non voglio che qualcuno mi dica come vivere la mia vita ma sono pronta a dire agli altri come viverle la loro.
Io ho un sacco di problemi col sesso maschile.
Io ho un sacco di problemi col sesso.
Io ho un sacco di problemi.
Io ho un sacco.
Io ho.
Io.

(Esperimenti: non sempre hanno un senso)

giovedì 7 febbraio 2013

Amami. Amami. Amami. Amami. Amami. Amami.

Nuovo tentativo di convincimento telepatico: non si sa mai che funzioni.
Ma poi, ammesso che funzioni, chi vorrebbe essere amato in maniera così poco spontanea?
Smetterò di pensarci, o se un giorni mi dovessi amare inizierei a pensare che è solo colpa della telepatia.
Le cose andavano male e mi sono aggrappata a un ricordo.
Oppure.
Mi sono aggrappata a un ricordo e le cose dopo sono andate male.
Come si fa a saperlo?
Non lo so chi di noi due ha iniziato, ma so che hai finito tu e dopo nulla è stato più uguale.
Abbiamo sempre avuto problemi con le relazioni di causa ed effetto noi due.
Io pensavo che le mie azioni fossero una conseguenza delle tue e tu viceversa.
La verità è che non potremmo mai sapere chi di noi due ha iniziato e d'altra parte non servirebbe a nulla.
Io lo amo perché quando ho sonno mi abbraccia e mi guarda dormire.

mercoledì 6 febbraio 2013

E' questa strana sensazione allo stomaco il problema.
Non sono farfalle dello stomaco, no. E non sono incinta.
Ma c'è questa strana sensazione che mi prende dentro e non mi fa bene.

Quando riesco a capire cosa voglio, faccio di tutto per ottenerlo e spesso lo ottengo. Il problema è che non sono mai stata brava a capire cosa voglio.

domenica 3 febbraio 2013

Non mi sento di sbagliare dicendo, generalizzando, che generalizzare è sbagliato.

Delirio parte dodici

Delirio parte dodici - proverò a spiegare un pensiero contorto in un modo probabilmente non meno contorto, quindi torneremo al punto di partenza: ci sarà bisogno di una spiegazione.

"Possiamo credere solo a ciò che non vediamo." Ho già provato una volta a spiegare cosa intendo con questa frase, ma non ci sono riuscita molto bene, quindi vediamo se riesco a far di meglio. In ogni caso, peggio credo che sarebbe difficile!
Credere presuppone fiducia. Se una cosa la posso vedere o toccare, non c'è bisogno di fiducia, perché siamo di fronte a un'evidenza.

Esempio 1.
Se io vi dicessi "Sapete, ho un account su Facebook", voi non avreste la necessità di credermi: è evidente.
Se io vi dicessi "Sapete, ho anche Twitter". Beh, allora - solo allora - avreste la possibilità di scegliere se credermi o no.

Esempio 2.

Un giorno cammino per strada indossando una maglia fucsia a pois verdi e viola, incontro il mio caro amico Sempronio e gli dico: "Sempry, amico mio (perché suppongo che Sempronio tra amici si abbrevi così), sai che ho una maglia fucsia a pois verdi e viola?". A questo punto Sempry, che supponiamo non essere daltonico, dirà: "Ma sei scema? Ce l'hai addosso, mica devo crederti."
Tuttavia, se incontrando Sempry gli dicessi che oltre alla maglia - che indosso - ho anche dei pantaloni della stessa sobrissima fantasia allora lui potrebbe anche dirmi che non mi crede. E io potrei anche arrabbiarmi per la sua mancanza di fiducia nei miei confronti. 

A prescindere dal mio gusto nel vestire, quello che voglio dire è che è facile accettare come vero ciò che vediamo e in questo caso non c'è neanche bisogno di credere, non c'è scelta. Difficile, invece, può essere credere a ciò che non possiamo vedere o toccare. Lì si deve decidere se credere o meno, se riporre o no la fiducia in qualcuno o qualcosa. Possiamo credere solo a ciò che non vediamo: il resto spetta ai nostri sensi.

Ditemi che sono stata chiara o mi tocca spiegare la spiegazione e non so se sono in grado!

P.S. La frase dalla quale tutta la questione è partita è presa da un pezzo scritto per il laboratorio creativo di "Nel baule delle parole" e la trovate qui https://www.facebook.com/NelBauleDelleParole/posts/598285526854511
Delirio - parte undici. Per la serie: seghe mentali assolutamente gratuite.

Come si fa se si ama una persona che per qualche motivo non si può avere?
E non importa quale sia il motivo, badate bene. Magari ama un'altra persona, magari vive dall'altro capo del mondo e non c'è verso di cambiare le cose, magari non c'è più. Davvero, il motivo non conta, ma immaginate di amare una persona e di non poterla avere. Né ora né in futuro. E' tutto un discorso ipotetico, un modo come un altro per farsi qualche sega mentale gratuita, tutto qui. Magari tu sei donna e a lui piace tuo fratello, insomma, il motivo potrebbe essere proprio uno qualsiasi.
Torniamo a noi: cosa si fa in questo caso? Perché a voler esser completamente corretti con se stessi e con gli altri, non si dovrebbe stare più con nessun altro, no?
Lo so che la risposta corretta è questa, ma per una volta voglio cercare di non pensare solo a ciò che sarebbe "giusto", alla teoria. Voglio pensare anche alla pratica: sarei disposta a passare tutta la vita da sola? Se sì, perché? Solo perché so che sarebbe la cosa giusta e voglio scansarmi i sensi di colpa?
Se no, perché? Perché sono una brutta persona? E come farei coi sensi di colpa poi? Perché non si può stare con qualcuno sapendo di amare un altro.
Insomma, perché tutti questi pensieri? Perché passo molto tempo in pullman, e a qualcosa devo pur pensare. Poi ascolto uno stralcio di una conversazione altrui e inizio ad arrovellarmi il cervello.
Bisogna trovare il giusto equilibrio tra l'avere ciò che si vuole e il volere ciò che si ha.

sabato 2 febbraio 2013

Perché il correttore di Firefox non riconosce la parola "Nutella" e la segnala come errore? Non è una parola di uso comune? Non penso proprio. Perché se è così voglio che si segnalino come errori anche ornitorinco, ermeneutica e lapalissiano.
Quando sono stanca o nervosa, non voglio qualcuno che mi riempia di domande. E non voglio qualcuno che mi riempia di risposte. Talvolta non voglio neanche qualcuno che provi a consolarmi, perché tanto se per quel giorno sono nervosa non è detto che si possa fare qualcosa. E non credo che sia un problema solo mio, credo che ci siano dei momenti in cui semplicemente si vuole essere lasciati in pace. E questo gli uomini non lo capiscono, la Nutella sì.
Alcuni treni passano una volta sola, ok. Ma se non si ha la minima idea di dove andare, come si compra il biglietto?
Continuo a voltare pagina. Prima o poi questo libro dovrà pur finire e potrò dedicarmi a uno nuovo.

(esame universitario o metafora, va bene in entrambi i casi)