domenica 31 maggio 2015

Due amiche, due caffè, due dolcetti, tante parole.
Il lavoro, la vita, la stanchezza, i sentimenti, l'amore. Soprattutto l'amore.
Gli uomini, come sono complicati a volte.
E ascolto mentre parla di lui, un amore felice. Che bello, per una volta ascoltare di un amore felice che è più semplice a volte tra amiche sfogarsi quando qualcosa non va e invece questa volta un amore felice. Che bello.
Verrà anche il tuo turno, mi dice. Le credo ma intanto.
Scherziamo sorridendo sulle mie disavventure amorose, ultimamente nemmeno poi tante se vogliamo dirla tutta. Calma piatta, forse troppo.
Nessuno che sembri interessato, nessuno che sembri interessarmi. 
Ho i gusti troppo difficili? Crescendo si diventa più esigenti, mi dice.
Eppure ogni tanto qualcuno che colpisce il mio interesse c'è. Magari non spesso, sarà forse passato un anno dall'ultima volta in cui qualcuno mi ha colpito davvero.
Sorridevi tanto in quel periodo, mi dice. Ogni volta che lo sentivi e raccontavi di lui ti brillavano gli occhi, eri tutta felice, ridevi tanto. Non che poi ci fosse molto da raccontare, quelle cose da adolescenti che però ogni tanto ritornano indipendentemente dall'età.
--- Mi ha mandato un messaggio. Domani lo vedo. Ieri l'ho visto. Uh e come è andata? Insomma non so, mi sono divertita, sembrava anche lui ma magari mi sbaglio. Vediamo se si fa sentire ancora. Sì, si fa sentire, allora forse gli piaccio. No, forse no. Ha detto questo, allora è sì. Ma poi ha detto quest'altro, chi lo sa. Comunque è no, è proprio no. ----
E' passato già un anno, quasi non mi sembra, mi sembra molto di più. O forse molto di meno, non so regolarmi. Poi quel sorriso non ti è più tornato, mi dice.
Eh, ma sai, dico io, era tanto che non mi piaceva qualcuno così, forse anni.
Ma eri fidanzata, mi dice. Sì, ma è stato un errore, un modo per non stare da sola. Ne è uscito male lui, ne sono uscita male io. Se ci penso quasi lo cancellerei quel periodo.
E' brutto da dire, mi dice. Sì, lo so, ma intanto... ho imparato di sicuro qualcosa ma quasi mi vergogno di essere stata così stupida. Anzi, togliamoci il quasi.
E invece X, l'hai più sentito? Mi chiede.
Sempre, sentito, visto, fatto l'amore. Cioè, insomma, amore. Lo sai com'è con lui.
Non passerà mai.
Passerà. Per esempio l'anno scorso non ci pensavo più. 
Però poi è tornato.
Non è mai andato via. E' un caro amico. E ogni tanto qualcosa di più, ma non significa niente.
Sicura?
Significava qualcosa prima. Ora è un buon amico il sesso con lui è fantastico, ma niente di più.
Mi guarda sospettosa, sorride, non so se mi crede.
Davvero, è così. Sai, preferirei ammettere che sotto sotto lo amo ancora, che vado a letto con lui sperando che un giorno si accorga che sono l'amore della sua vita. Mi sentirei più a posto con la coscienza, in qualche modo. Ma non lo amo, non più. Mi ha detto così tante volte che non vuole una storia con me che a un certo punto ho smesso di sperarci.
Ma se lui cambiasse idea?
Non lo so. Non cambierà, ma se cambiasse non lo so. Magari mi troverà ancora, magari no. Spero che arrivi qualcun altro prima.
E qualcun altro non c'è? Prima hai guardato il cellulare, hai risposto a un messaggio e hai sorriso.
Non le sfugge mai niente.
No, non c'è nessuno, è solo un amico. E le racconto un po', ma mi rendo conto che è difficile da spiegare, dopo un po' mi perdo. 
Però ti fa sorridere.
Mi fa sorridere, è vero. Ma sorrido anche quando leggo i tuoi di messaggi.
Perché io sono simpaticissima.
Non posso negarlo. Prendiamo un altro dolcetto?
Facciamo a metà, che poi ci cresce il sedere.
Vada per la metà. Questa cosa che il grasso finisca tutto sul sedere e mai sulle tette è un'ingiustizia.
Una vera ingiustizia. Protestiamo.

sabato 30 maggio 2015

Io ci credo al lieto fine.
Non so quale possa essere ma ci credo.

Giochi di sguardi
vedo non vedo
intuizioni
dove l'occhio non arriva
svelare il giusto
stuzzicare l'occhio
ma più la fantasia
seduzioni
oltre la vista.


Mi manca un po' quella sensazione di avere qualcuno a cui pensare appena sveglia, a cui inviare il messaggio del buongiorno per dirgli che avrei voluto risvegliarmi accanto a lui.
E mi manca avere qualcuno a cui pensare la sera prima di andare a dormire, aspettare la buonanotte anche se ho sonno, poi magari crollare per la stanchezza e ritrovarsi la buonanotte al mattino insieme al buongiorno.
Avevo una persona così e forse ho continuato a pensare a lui ogni mattina e ogni sera anche quando non ne avevo più alcun diritto, ma non si può decidere sempre verso chi indirizzare i propri pensieri. Mi piaceva raccontargli delle mie giornate, dei miei sogni, dei miei progetti, delle mie paure. A volte avevo l'impressione che non gli interessassero più di tanto o che non prendesse sul serio né i miei sogni né le mie paure, ma non ci ho mai prestato molta attenzione. Pensavo. è fatto così.
Che non c'è nulla di male a esser fatti così, ognuno è fatto a modo proprio.
Solo che forse il suo essere così non è adatto al mio essere così.
Me ne rendo conto ogni tanto quando incontro qualcuno che mi chiede dei miei sogni e delle mie paure, magari mi dice se pensa che stia dicendo una stupidaggine senza sminuire quello che penso, esprimendo solo la sua opinione e rispettando la mia. Qualcuno che poi condivide con me i suoi di sogni e le sue paure, che ascolta con interesse la mia opinione anche se poi farà di testa sua, come è giusto che sia.
Ogni tanto incontro qualcuno così e allora mi manca un po' meno non avere una persona qualsiasi a cui pensare al mattino o la sera nel letto, un giorno incontrerò qualcuno a cui pensare che pensi anche a me.

venerdì 29 maggio 2015

Spengo il pc e mi immagino nell'atto di appoggiare le gambe sulla scrivania spingendo un po' indietro la sedia, le mani dietro la nuca, i gomiti aperti. Invece sfilo le scarpe col tacco, ruoto piano i piedi in un verso e nell'altro, distendo le punte come se fossi una ballerina e poi poggio la pianta sul pavimento, vincendo un innato ribrezzo per la moquette. Il giorno in cui potrò disporre di un ufficio mio avrà il parquet, ho deciso. E avrà anche tante vetrate, come nei film e affaccerà sul mare, non su una stradina anonima come adesso. Ancora non so come farò ad avere un ufficio tutto mio, ma è un dettaglio a cui penserò un altro giorno.
Sono stanca, anche un po' arrabbiata, penso al collega che per una leggerezza ha combinato un pasticcio che ci metterò almeno due giorni per mettere a posto, poi al capo che vuole che le cose vadano fatte in un certo modo e non prende neanche in considerazione l'idea che io possa avere un metodo alternativo che funziona altrettanto bene, se non meglio e nella metà del tempo. Faccio un po' di spazio sulla scrivania tra penne colorate, cartelline e post-it e poggio la mia testa sulle mie braccia incrociate.
Non vedo l'ora di andare a casa, ma non ho alcuna voglia di alzarmi da qui. Ho voglia di fare l'amore, è un pensiero improvviso. Non si dovrebbe fare l'amore solo per sfogarsi in un momento di rabbia o per trovare sollievo dalla stanchezza, suppongo. Proprio no. Ma ho voglia di fare l'amore e così non posso fare a meno di pensare a quel nuovo collega molto carino, quello che è stato così gentile da aiutarmi a sbloccare la fotocopiatrice che un giorno funziona e tre giorni no.
"Ti offro un caffè per sdebitarmi" gli ho detto.
Un caffè. Non fosse così tardi potrei invitarlo in ufficio con questa scusa, poi chissà, una cosa tira l'altra e... e già so che in realtà probabilmente non fare niente del genere, non con una persona appena conosciuta però mai dire mai, mi è capitato altre volte di fare cose che non mi sarei mai aspettata ma mi rendo benissimo conto che non ho voglia di fare l'amore con lui, ho voglia di fare l'amore e basta - un motivo in più per non provare neanche a chiamarlo - ma poco importa al momento. Comunque nulla mi impedisce di fantasticare.
Mi abbandono ai pensieri per un tempo che mi sembra indefinito, la stanchezza sta per vincere e sento che dovrei alzarmi o rischio di addormentarmi qui.
Sento bussare alla porta, un tocco leggero ma basta a scuotermi. Potrebbe essere lui, so che fa sempre tardi in ufficio, forse perché è nuovo e vuole dimostrare quanto vale, forse perché gli piace quello che fa.
"Allora, questo caffè? Ho ancora molto da lavorare per oggi, questa è la sera giusta per sdebitarsi, anche se l'orario è più adatto a una cena che a un caffè." Ha un sorriso irresistibile e poi io ho un debole per gli uomini con la camicia, se sono uomini che la camicia sanno portarla. Ché qui in questi uffici la camicia è quasi d'obbligo per gli uomini ma non tutti riescono ad avere quel fascino. A lui il fascino non manca, decisamente.
Prendiamo due pessimi caffè al distributore - una cena sarebbe di certo meglio - torniamo nel mio ufficio per berli, mescoliamo lo zucchero un po' troppo a lungo, come a prendere tempo.
Poche parole, non so come sia potuto succedere, la sua mano stava scostando dal mio viso una ciocca di capelli sfuggita allo chignon ormai in piedi da troppo tempo e nello scostarla mi ha accarezzato il viso, scendendo poi lungo il collo. Le sue mani sbottonano piano la mia camicia, le sue labbra baciano il mio collo, mi spinge sulla scrivania. Lo bacio con una voglia che non provavo da tempo, penso che dovrei controllare se la porta è ben chiusa ma in fondo a quest'ora siamo solo noi e lo stringo un po' più forte a me aggrappandomi alla sua schiena.
Sento bussare alla porta, sussulto, dovremmo ricomporci ma lui sembra non preoccuparsi minimamente. Dovrei fermarlo ma non ne ho voglia, chiunque sia tornerà domani, ho deciso: lo ignoro anch'io.
Bussano ancora, ancora un tocco leggero, sento il rumore della maniglia che si muove, la porta non era chiusa a chiave. Penso a una spiegazione, non mi viene in mente niente.
"Signorina, posso pulire l'ufficio o torno più tardi." - è una delle addette alla pulizia, ci incrociamo spesso a fine serata.
Sono da sola alla scrivania, alzo lo sguardo stanco. "Sì, grazie, tanto per oggi ho finito."
Infilo le scarpe, raduno alcune carte nella borsa, auguro buon lavoro e mi avvio verso l'ascensore.
Anche questa giornata è finita.
La mattina passo sempre davanti a un piccolo laboratorio di pasticceria. Ci sono due porte che danno sulla strada e hanno la metà superiore in vetro, così è possibile guardare dentro. Ci sono un paio di uomini che lavorano  maglie bianche a maniche corte sia in estate sia in inverno - mi sono fatta l'idea che faccia molto caldo lì dentro. Per terra ci sono due o tre enormi sacchi di farina, sul bancone alcuni impasti, un barattolo di amarene e dolci pronti per essere infornati. Cerco di indovinare che dolce stiano facendo nel momento in cui passo ma a volte non è possibile. Una delle due porte è sempre socchiusa, si sente un odore di brioche e pasticcini appena sfornati che mi fa venire l'acquolina in bocca. Un giorno dovrei fermarmi per assaggiare qualcosa invece di correre a lavoro. Intanto ogni volta davanti a quelle porte rallento, sbircio dal vetro e inspiro quel bel profumo che per un po' mi accompagna durante la giornata.

giovedì 28 maggio 2015

Puoi vedermi camminare in un corridoio e all'improvviso tra un passo e l'altro saltellare, oppure sorridere da sola in un pullman senza apparente motivo. Posso iniziare a gesticolare immersa miei pensieri, presa da una conversazione immaginaria, il sorriso sulle labbra e gli occhi che brillano. A volte canto, qualche volta addirittura mi metto a ballare e poco importa se sono a lavoro o per la strada. C'è poco da fare, se sono felice si vede.
Sono perfettamente in grado di fingere un sorriso in un momento di tristezza, di essere gentile con qualcuno che non sopporto, di intrattenere una conversazione quando vorrei solo stare in silenzio ma la gioia proprio non la so trattenere.
Era da qualche giorno che non riuscivo a scrivere.
Un po' era per la mancanza di tempo - a volte i pensieri si trasformano spontaneamente in scrittura, altre volte ci vuole un po' perché quel che mi passa per la testa trovi la forma giusta per uscire.
Un po' non lo so. Avevo tanti pensieri ma non riuscivano a trovare la via giusta o forse si perdevao. Capita a volte, no? Uno ha un'idea e vorrebbe dirla ma non esce o non esce nel modo giusto.
A me capita spesso, più con le parole dette che con quelle scritte ma capita.
Forse con le parole scritte va meglio perché quando si scrive si può aggiustare il tiro prima di dare una forma definitiva ai propri pensieri, tranne quando si scrive di getto. E forse, comunque, non si scrive mai proprio, totalmente, di getto. Qualche filtro forse c'è sempre.
Ieri sera nel letto poi ho preso tutti i miei pensieri e piano piano si sono trasformati in parole, stamattina stanno uscendo. Già non sono più come le parole che avevo ieri sera nel letto - nel letto vengono quasi sempre le idee, i pensieri, le parole, o progetti migliori. Poi la mattina dopo chissà che fine fanno. Comunque pare che questa volta i pensieri non si siano persi del tutto. Chissà.

Labbra che si avvicinano
si cercano
sorridono vicine
quasi un bacio
continuano a giocare
curiose
si sfiorano appena
desiderano
si schiudono
accolgono
assaggiano
baciano
e nel baciarsi
due animi
combaciano.

Apnea, ma non è la parola giusta.
Era tanto che non mi capitava, cerco di fare un respiro completo e qualcosa mi resta dentro. O rimane fuori, non so come spiegarlo. E' come se non riuscissi a prendere tutta l'aria che potrei e resto con un respiro sospeso.
Poi passa, non so bene quando viene, non so bene quando va, ma poi passa.
A volte penso che sia un problema di stress, ma lo stress sono brava a gestirla.
Mi sono accorta che in genere inizia a capitare quando si avvicina l'estate. Magari è il caldo, magari è la stanchezza accumulata, magari un misto delle due cose.
Inspiro piano e cerco di concentrarmi sull'aria che entra nel mio naso e arriva ai polmoni, riempiendoli, ma non è tutta l'aria che potrebbe, non è tutta l'aria che vorrei. E' frustrante.
Per fortuna poi passa.

mercoledì 27 maggio 2015

Oggi - che ormai è ieri -
sono stata gentile
ho sorriso
mi sono arrabbiata
mi sono sentita frustrata
ho quasi pianto per la rabbia
mi sono forzata a sorridere
e poi ho sorriso davvero
ho visto una persona cara
ho gioito della sua gioia
mi sono commossa
e adesso, stanca nel letto,
mi abbandono a una fantasia.

lunedì 25 maggio 2015

Il capo inclinato
come un fiore solitario
stanca sospiro.

Tornando da lavoro sono passata davanti a un albergo ad ore. A un certo punto ho iniziato a sentire incitamenti ad alta voce ''Forzaaaa! Forzaaaa! Suuuu! Suuuu!'' accompagnati da un rumore che mi sembrava simile a quello di pezzi di legno che sbattevano l'uno contro l'altro. Devo ammetterlo, ho pensato: ''Però, si stanno dando da fare se si sente fin qui.''
Una finestra aperta ha messo a tacere ogni mio pensiero sconcio: stavano giocando a biliardino!

domenica 24 maggio 2015

Giochiamo a rincorrerci ma non come adulti che inseguono qualcuno che scappa e che non prenderanno mai, perché non vuole farsi prendere. Giochiamo come bambini, tu scappi ma non troppo forte, con una scusa rallenti e ti fa prendere. Poi scappo io e mi nascondo ma non troppo bene così tu mi vedi tra i fiori e mi vieni a cercare. Vienimi a prendere, dai, così poi ci facciamo il solletico e ridiamo tanto, ridiamo forte, finché ci fa male la pancia e non ne possiamo più e stesi tra i tulipani guardiamo le nuvole. Quella ha la forma di un'anatra, quella di un fiore, poi ce n'è una a forma di cuore. Dici che è un caso? Io dico di no.


Ci vorrebbe un cambiamento.
Aspetto che venga da fuori ma so benissimo che deve venire da dentro solo che avrei bisogno di fermarmi un po', di prendermi un paio di giorni o almeno un paio di ore per capire bene quello che voglio perché la verità è che non lo so davvero e questo ultimamente mi rende insoddisfatta.
Potrebbe anche essere che ho già tutto quello che voglio e semplicemente non me ne rendo conto, se così fosse allora dovrei trovarmi nuovi obiettivi perché è importante avere sempre qualcosa a cui aspirare.
Se invece quello che voglio non ce l'ho, devo capire cos'è o non potrò mai impegnarmi per ottenerlo.
Ho una vaga idea di quello che non voglio, che è già un buon punto di partenza ma non è abbastanza.
Solo che io questo tempo per mettermi a pensare non riesco a trovarlo o forse non voglio trovarlo perché poi dovrei uscire dai miei schemi, dalle mie abitudini, potrebbe esser necessario rischiare e rischiare non è il mio forte. Qual è il mio forte? Anche questo sarebbe bello scoprirlo.
Ho sicuramente dei punti forti e dei punti deboli. I primi sarebbero da valorizzare, i secondi da rinforzare in modo da limitare i danni. Insomma, c'è un sacco di lavoro da fare e io non mi decido a cominciare.

sabato 23 maggio 2015

Ci sono giorni in cui mi piacerebbe stare un po' da sola ma non posso, mi tocca stare in mezzo alla gente. In genere sono anche quei giorni in cui mi piacerebbe starmene buona in un angolo a fantasticare sul letto sul divano o magari sul pavimento con le spalle appoggiate al muro.
E invece devo parlare, sorridere, ascoltare o almeno far finta di farlo, devo lasciare stare le mie fantasie perché è difficile seguire sia loro sia una conversazione e devo rimandare tutto a momenti più tranquilli. Magari stasera nel letto potrò chiudere gli occhi e essere altrove, solo per un po', con chi voglio io, dove voglio io.

Non si può pensare che smetta di sperare in qualcosa, io che ancora taglio i sofficini in maniera tale da vedere se sorridono.
Ecco, sono in un momento di estremo ottimismo in cui penso che rimarrò zitella.
Queste sono le possibilità che mi si prospettano al momento.
Mi piace qualcuno, non gli piaccio.
Piaccio a qualcuno, non mi piace.
Voglio qualcuno come fidanzato, mi vuole come amica.
Voglio un amico, vuole una fidanzata.
Trovo qualcuno che stuzzichi la mia mente, non stuzzica il mio corpo.
Trovo qualcuno che stuzzica il mio corpo, non stuzzica la mia mente.
Trovo qualcuno che mi attragga sia fisicamente sia intellettualmente, la cosa non è reciproca.
Se pure è reciproca, ci sarà sempre un ostacolo più o meno insormontabile.
Ma se è sormontabile e uno dei due non fa qualcosa per sormontarlo, allora non non ne vale la pena.
Ci sono troppe cose di cui tener conto.
Per fortuna questi momenti di estremo ottimismo durano poco.
Chissà dove finiscono i desideri quando smettono di essere desiderati, non perché realizzati ma perché ormai non li desideriamo più. Perché si cresce, perché si cambia, perché ci si stanca.
Alcuni forse restano in un posto in fondo al cuore per tornare poi quando ormai si pensava di non pensarci più, altri forse spariscono e tornano da dove sono venuti, che dove sia poi non si sa.

venerdì 22 maggio 2015

giovedì 21 maggio 2015

Le mani scivolano sulla tastiera più lente del solito, stanche.
Cose che dovrei scrivere, cose che vorrei scrivere: non sempre coincidono.
Però a volte accade e quando accade, magia.

mercoledì 20 maggio 2015

Mi aspettano tre settimane intense.
Studio matto e disperato.
Lavoro matto e disperato.
Insomma, prendete una qualsiasi attività, aggiungeteci ''matto e disperato'' e non vi allontanerete poi troppo dalla verità.
È uno di quei periodi in cui va a finire che anche le attività piacevoli finiscono per diventare impegni da incastrare tra tanti altri e persino trovare il tempo per riposare o fare la pipì può esser problematico.
Stamattina ero po' scoraggiata davanti a questa mole di impegni e sarebbe stato senza dubbio controproducente ritrovarsi così, un po' abbattuti, quando invece si avrebbe bisogno del massimo delle energie ma poi per fortuna mi è venuta in mente una soluzione, ovvia per giunta, ma a volte le cose ovvie sfuggono quando si è presi da tanto altro.
Mi sono ricordata di una lettura fatta durante un corso di inglese, una di quelle letture che a volte sembrano così campate in aria che ci sarebbe da domandarsi chi è che le sceglie e se servono davvero a imparare l'inglese ma tant'è, chi l'ha scelta ha fatto bene il suo lavoro perché oggi mo è tornata utile.
Il testo iniziava con una domanda: come si mangia un elefante?
Pare che sia una delle domande che pongono durante dei colloqui ''estremi' per vedere come il candidato affronterebbe una situazione insolita.
La risposta vincente o comunque una di quelle meglio valutate dai datori di lavoro o dal perdona che effettua le selezioni è: un pezzo alla volta.
Il modo migliore di affrontare un problema grande e/o complesso è scomporlo in piccoli problemi più facilmente risolvibili è affrontarli uno alla volta.
Inizio a mangiare il mio elefante.

martedì 19 maggio 2015

Come quando ti svegli la mattina con la voglia di caffè e qualcuno ti porta - inatteso - il caffè a letto.
Pressappoco, è quello che vorrei essere per te.

lunedì 18 maggio 2015

Le parole sono un bene gratuito e, come ogni tesoro gratuito, non andrebbero sprecate.

Mi bacia piano ed io non so più niente e niente voglio sapere. Voglio solo non pensare per un po'.

domenica 17 maggio 2015

Ti osservavo. Era come se dovessi o volessi dirmi qualcosa ma come sempre sei rimasto in silenzio. Parli quando meno me l'aspetto, mi stupisci e poi di nuovo taci. Ancora non ho capito se è una tecnica la tua. Se lo è, funziona. E non dovrebbe, perché una tecnica dovrebbe smettere di funzionare quando l'altra persona si accorge che è una tecnica e invece no.
Allora tu taci, io aspetto. Io parlo, tu taci. Tu parli, io parlo. Devo imparare a rimanere in silenzio.

Domani è lunedì e come ogni lunedì cercherò di fare in modo che le cose vadano un po' meglio, cercherò di essere migliore.
Ho scelto con più cura che vestiti indossare, ho messo lo smalto e già so che domani massaggerò piano la crema idratante sul mio viso. Raccoglierò i capelli in modo impercettibilmente diverso dal solito, sul collo e sui polsi un soffio di profumo e uscirò di casa.
I primi metri li percorrerò con la schiena più dritta del solito, dopo poco me ne dimenticherò ma durante tutta la giornata sarà possibile ogni tanto osservarmi mentre cerco di raddrizzare la mia postura. Cammina dritta, mi dico, che sei più bella e in più la pancia sembra più piatta e le tette più grandi.
In pullman mi alzerò per far sedere anziani che si trovano distanti dal mio posto, loro mi diranno signorina, non si preoccupi ed io sorridendo risponderò ma si figuri, passo già tanto tempo seduta.
Il venerdì mica è così semplice alzarsi per cedere il posto, lo faccio solo spinta dal senso di colpa.
Scambierò sorridendo due chiacchiere col barista mentre aspetto il mio caffè macchiato, resisterò a brioche e cornetti che mi guardano dalla vetrina  ricordando a me stessa che ho già fatto colazione e arriverò a lavoro con un enorme sorriso sul volto.
Non prenderò l'ascensore, memore del volantino all'ingresso che ricorda che usare le scale fa bene alla salute e all'ambiente e saluterò tutti quelli che incrocerò per i corridoi. Magari ogni tanto mi fermerò anche a chiedere come è andato il loro fine settimana, snocciolando qualche aneddoto divertente.
Lavorerò con più impegno del solito, avrò la mia bella lista di cose da fare e spunterò gli impegni uno ad uno - mi è sempre piaciuto creare liste.
Tornerò a casa ripercorrendo il cammino al contrario, sempre un sorriso, un libro tra le mani. Al ragazzo che chiede l'elemosina non darò niente perché ho deciso che non posso dare una moneta a tutti quelli che incontro per la via e non saprei come scegliere tra loro, poi sono tanti e tutti i giorni, quindi ho deciso che non darò niente, ma gli sorriderò e gli augurerò una buona serata. Non è molto, non è niente, ma ho provato la tecnica del faccio finta di non vederli, vado avanti con aria indifferente: non mi riesce bene e forse è meglio così.
A casa chiederò come è andata la giornata, racconterò qualcosa e cenerò con la mia famiglia cercando di resistere alla tentazione di rintanarmi subito nella mia stanza con il computer, ultimamente mi sono resa conto che è così che passo tutte le mie serate. Proverò a rimanere a guardare un po' di tv con loro, rimetto in ordine un paio di cose e mi preparo per il martedì.
Martedì che, ovviamente, somiglia poco alla perfezione del lunedì, che perfetto non è ma almeno ci provo. Il mercoledì poi, non vi dico. Il giovedì somiglia molto a un venerdì, giorno in cui mi dico che la settimana successiva sarà tutto diverso.
Intanto, domani è lunedì e ora vado a dormire perché voglio essere riposata per questa settimana. Io ci riprovo ancora, sarà tutto diverso.
Come un fiore abbandonato
in volo da un balcone
disteso sul selciato
tra tutte le persone
attendo un fil di vento
che mi sospinga in alto
mi porti fino al mare
via da quest'asfalto.


http://pixabay.com/it/geranio-fiore-rosso-gerani-101424/

Comunque ogni tanto qualcuno visualizza e non risponde perché in quel momento è impegnato e vuole dedicare alla risposta un po' di tempo, eh!

Oggi mi sono vestita come una zia sessantenne fuori moda (perché ho zie sessantenni che sono fashion oltre ogni misura).

sabato 16 maggio 2015

Fulmini che fanno paura, temporale estivo in primavera. 
Sarebbe da stringersi in una coperta per sentirsi - stupidamente - al sicuro ma fa caldo e in più non ho il libro che stavo leggendo, dimenticato altrove.
Potrei iniziarne un altro, ma poi quando recupererò il primo come mi dividerò tra i due? D'altra parte, chissà quando potrò recuperarlo, sarebbe sciocco rimanere in attesa, per altro per un libro già letto e riletto (ma se letto e riletto ci sarà un perché). Insomma, fossero tutti questi i problemi.
Comunque, è il fatto di non potermi avvolgere in una coperta a disorientarmi durante questo temporale, credo sia questo. Probabilmente sciocco, lo so.
Credo che seduta sul divano, le gambe raccolte tra le braccia, per questa sera non leggerò - il libro nuovo lo comincerò domani - ma mi abbandonerò a una fantasia in cui farò freddo e ci sarà una coperta per me. A volte si a bisogno di abitudini.
Sono mesi che il mio computer mi consiglia di fare un backup dei miei documenti e io lo ignoro.
Sento che uno di questi giorni si aprirà una finestrella con su scritto "Te l'avevo detto".

Se ci perderemo insieme non ci sentiremo poi così smarriti.

Una notte di pioggia e l'odore di erba bagnata,
respiro piano aprendo la finestra.
So che avrei tante cose da fare ma resto comunque così
- in mano un tazzina di caffè -
e cerco di ricordare un sogno sospeso tra la notte e il mattino.
Mi prendo il tempo per riannodare i pensieri,
hanno gli stessi colori dei gerani sul davanzale di fronte.

venerdì 15 maggio 2015

Ho ancora il suo odore addosso, da ieri pomeriggio. Fare l'amore dopo il lavoro con l'urgenza di chi si desidera e la fretta di chi sa che non è quello il suo posto. Non che ci sia qualcun altro ad attenderci ma ognuno ha la sua vita e si incrociano solo in quell'ora, stretti in un auto, il mondo fuori. Non può andare avanti così per sempre ma per ora va e respiro piano per risentire il suo odore che si è fermato sulla mia pelle e non va via. Non va via mai.

giovedì 14 maggio 2015

Il mio spasimante che pensavo avesse finalmente smesso di spasimare dopo che per mesi avevo rifiutato qualsiasi proposta di fare qualsiasi cosa insieme, pare non si sia del tutto arreso. Che poi magari la sua ennesima proposta di uscire ha solo intenzioni amichevoli, ma ha preso questa brutta abitudine di toccarmi quando parla, che mi dà troppo fastidio. Il fatto che io continui a scostarmi ogni volta che si avvicina troppo, non gli dice niente.
Il punto è che è troppo timido per farsi avanti così non posso rifiutarlo. Non che l'idea di rifiutare qualcuno mi faccia impazzire. Anche perché, diciamocelo, non è che io abbia la fila fuori la porta, eh. Sì, lo so, stenterete a crederlo ma è così! Scherzi a parte, non fa mai piacere rifiutare qualcuno, non fa mai piacere essere rifiutati, d'altra parte io glielo risparmierei volentieri un rifiuto quindi sto facendo di tutto per scoraggiarlo. Tant'è, vediamo solo quello che vogliamo vedere.
Ho lo sguardo spaesato e un po' vago di chi è qui ma non lo è davvero.
Il mio corpo, quello forse sì, è seduto su questa panchina sul corso principale del paese e sta aspettando qualcuno (un'amica? un uomo? non importa) ma io sono altrove e non sono da sola.
Allora mi scappa un sorriso per come mi guarda, poi mi dice qualcosa e il mio sguardo è contrariato ma solo per un attimo perché poi mi prende la mano e tutto torna sereno.
E se mi bacia, le mie labbra lo sentono. Forse allora il mio corpo è seduto sulla panchina ma le mie labbra no, le mie labbra anche sono altrove perché a me sembra di sentire la sua bocca che sfiora la mia. Potrebbero essere allucinazioni ma no, non lo sono. Riesco perfettamente a distinguere la realtà della fantasia e ho la prontezza di tornare coi piedi per terra al momento opportuno, solo che il momento opportuno non è ancora arrivato.

mercoledì 13 maggio 2015

Ho sogni confusi e desideri ancor di più.
Spezzoni di pensieri.

Ho tanto da dire e poche parole.
Non è vero, ho tante parole o poco tempo per metterle in fila come vorrei.
O forse il tempo ci sarebbe, se mi organizzassi meglio.
Magari mi manca la voglia o manca qualche altra cosa che ancora non so.
O lo so e preferisco non definire il problema, così posso non affrontarlo almeno per un po'.
Anche se, prima o poi...
E' che devo far i conti con un paio di cose che non vanno. Cioè, non sono sicura che siano loro però credo di sì e non mi va di far i conti con loro perché non sono ancora pronta a rinunciarvi.
E poi c'è il problema più grande che è capire di preciso cosa voglio, ché se non lo capisco come posso provare ad ottenerlo? E se fosse qualcosa che già ho e non me ne accorgessi semplicemente perché non so cosa voglio. Perché se è qualcosa che già ho, devo trovarmi un altro obiettivo. Penso che sia sempre importante averne uno. Dovrei fare chiarezza ma ora non ne ho voglia, rimanderò ancora un po' anche se non mi fa bene.

Un libro sulle ginocchia, un dito tra le pagine a tenere il segno, guardo fuori dal finestrino e inseguo un pensiero. Non riesco a capire bene da dove inizi e dove vuole arrivare, mi ci trovo giusto in mezzo e sento che manca qualcosa.

martedì 12 maggio 2015

Delirio del riccio 28 - Pensieri e cacca. Se dovessi scegliere un titolo breve per questo post, sarebbe questo. Ma contro ogni apparenza, è quasi un post profondo. Quasi.

Ho dentro fiumi di parole che non so bene dove mettere.
Ce le ho tutte in testa, confuse coi pensieri. I pensieri. Sono loro che prendono e poi si trasformano in parole e io non so dove metterle. Non che avessi un posto sicuro dove mettere i pensieri, a dirla tutta.
Stanno lì (qui) nella mia mente, vagano, ogni tanto mi sembra di perderne qualcuno ma non sono perdite definitive perché quando meno me lo aspetto poi rispuntano fuori. Un po' come quando cerchi qualcosa e non riesci a trovarla poi magari dopo due settimane, quando non ti serve più, esce fuori. Solo che con i pensieri non sono certa che ce ne siano alcuni che non servono più. Forse in certi periodi della vita alcuni pensieri assumono meno importanza, altri più e poi capita la situazione inversa ma non penso che ci siano pensieri che non servono più. E mentre lo scrivo mi sta venendo qualche dubbio perché stamattina camminando ho evitato di pestare una cacca di cane e ho pensato "Attenzione a quella cacca" e non penso che questo pensiero mi servirà ancora in futuro. Potrebbe servirmi ancora il pensiero generico "non calpestare la cacca", ma quella cacca lì, quella in particolare, non mi capiterà mai più. Forse domani mattina sulla stessa strada, ma insomma, di qui a qualche giorno è un pensiero che mi sarà totalmente inutile. Serve conservare pensieri del genere? Non penso proprio. D'altra parte se ricordassimo tutti i nostri pensieri ci sarebbe una confusione incredibile nelle nostre teste. Nella mia già la situazione non è delle migliori.
Comunque tutti questi pensieri chissà che fine fanno. Chissà se si dimenticano definitivamente o vengono riposti in un cassettino della mente per saltare fuori all'improvviso. Magari tra tre anni ricorderò di quella cacca di cane. Spero di no.
Non me ne intendo di psicologia/neurologia/psichiatria o qualunque sia la branca della medicina che studia queste cose, non so nemmeno quanto se ne sappia in proposito ma credo che la mente umana sia ancora molto misteriosa e per certi versi credo che questo le attribuisca un certo fascino. Insomma, spero che si scopra tutto quanto può servire per guarire certe malattie della mente e del cervello ma se rimane qualcosa di misterioso nel modo di pensare, devo dire, forse non mi spiace poi così tanto.
In ogni caso, il tipo di post che avevo intenzione di scrivere era completamente diverso. Praticamente, solo "Ho dentro fiumi di parole" fa parte del pensiero iniziale che ora ovviamente non ricordo. Vabbè, era da tanto che non scrivevo qualcosa da infilare nell'album dei deliri.
Scusatemi per aver parlato così tanto di cacca di cane.

lunedì 11 maggio 2015

Come si fa con quegli istanti di felicità che sono lì e non te ne accorgi se non quando ormai sono scappati via o sei scappato tu perché cercavi la felicità in un posto lontano?

domenica 10 maggio 2015

Non è una questione di orgoglio, no davvero.
Non ho mai avuto problemi a cercare qualcuno, se avevo voglia di sentirlo. E non mi sono mai fatta problemi del tipo: l'ultima volta l'ho cercato io, adesso aspetto.
Penso che a volta il cercare o meno una persona sia anche una questione di carattere quindi davvero, non è mai stato un problema.
Ho amici che non hanno l'abitudine di telefonare, per esempio, ma si sente che quando li chiamo sono contenti di sentirmi. E so che non è che loro non chiamano me, non chiamano nessuno in generale perché sono fatti così. E vale per le telefonate come per i messaggi, le email e qualsiasi altra forma di comunicazione.
Però. Però si sente se qualcuno ha piacere di sentirti. E soprattutto, un conto è il carattere e un conto è il cambiamento di atteggiamento. Quindi se qualcuno che non ha mai avuto problemi a cercarmi, all'improvviso non lo fa più io continuo a non farmi problemi a cercarlo - se mi sembra che faccia piacere - ma poi a un certo punto mi faccio qualche domanda. Non subito, all'inizio penso che magari si possa semplicemente essere molto impegnati, sono periodi che capitano. Poi penso che può esser successo qualcosa che induce a non aver voglia di far telefonate o sentire persone. Ma se non è così, se mi accorgo che il problema è sentire me, smetto di cercare anch'io.
E non è orgoglio, è che non mi è mai piaciuto imporre la mia presenza a qualcuno. Se una persona non ha voglia di cercarmi, ma si fa trovare volentieri, la cerco io, non è un problema. Ma può essere che la mia presenza non sia gradita e allora passo. Rimane l'affetto, ma non mi impongo.
E forse sbaglio, forse dovrei almeno chiedere spiegazioni perché mi rendo conto che l'altra persona potrebbe pensare che non me ne importi niente, ma non sono stata io a sparire. Penso che il mio continuare a cercare per un po' sia una chiara dimostrazione della mia voglia di non interrompere i rapporti. Chi lo sa qual è la cosa giusta da fare.

Devo smetterla di innamorarmi di personaggi dei romanzi della Austen, prima Mr Darcy poi Mr Knightley... rischio di avere aspettative troppo alte!

Per una carezza, un bacio, un abbraccio,
per una parvenza d'affetto
mi sono venduta anch'io qualche volta.
Non ne vale la pena ma è così facile cedere in certe sere di pioggia.

sabato 9 maggio 2015

Ho muri alti di difesa intorno a me ma c'è anche un cancello che è chiuso a chiave ma non è impossibile da aprire. Potresti, per esempio, cominciare col bussare.

A volte quando scrivo mi ritrovo a immedesimarmi in situazioni piacevoli, altre volte in situazioni nelle quali probabilmente non vorrei mai trovarmi e mi ritrovo a scavare tra le mie paure.

venerdì 8 maggio 2015

Dubito che tra i miei conoscenti e amici qualcuno possa dire di me ''che ragazza piena di sé'' e credo, senza falsa modestia, che non sarebbero molto distanti dalla realtà.
La verità è che sono piena di se.

Dovevo nascere in un altro periodo, quando ci si corteggiava a lungo e si scrivevano lunghe lettere d'amore, quando si dava alle parole il giusto peso e ci si abbandonava con trasporto al sentimento.

giovedì 7 maggio 2015

Chissà se ti capita mai - sarebbe bello.
Mi domandavo, chissà se ti capita mai durante la giornata, magari quando sei a lavoro o mentre guidi, chissà se ti capita di pensare a me.
Tipo che ascolti una canzone e ti vien voglia di farmela sentire.
O anche che ti è successo qualcosa di divertente e ti vien voglia di raccontarmela per far ridere anche me anche se si sa benissimo che in queste occasioni - quando si prova a raccontare un aneddoto divertente - il racconto non fa quasi tanto ridere come si sperava.
Potresti essere arrabbiato o scocciato per qualche motivo. Io spero di no ma se così fosse chissà se ti vien voglia di parlarne con me per sfogarti un po'. O se per carattere non sei incline a sfogarti in tal modo, ti vien mai voglia di cercarmi per parlare d'altro e distrarti un po'?
E se ti capita qualcosa di bello -  che è quello che più spero - ti viene mai voglia di cercarmi per condividere la tua felicità con me?
Perché a me capita, lo so che forse è strano, con tutte le persone a cui potrei pensare mi vieni in mente proprio tu che non dovresti e non c'è motivo per cui dovrei venirti in mente proprio io che non dovrei però se capita a me magari capita anche a te.
E quindi mi domandavo chissà se ti capita mai, sarebbe bello.

C'è odore di rose nel parco ed io starei qui a respirare insieme a te in silenzio, con la tua mano poggiata sulla mia. A volte le parole non servono.

mercoledì 6 maggio 2015

Oggi devo combattere con i miei pensieri, mi portano dove non vorrei. Io scrivo elenchi di cose da fare, cerco di ottimizzare i tempi - sono sempre stata brava a programmare - ma la mia mente oggi ha deciso, oggi niente programmi.
Provo a incastrare due impegni ma tutto ciò a cui riesco a pensare sono i mie fianchi che si incastrano a perfezione tra le sue mani.
E le sue labbra sfiorano le mie, e il suo profumo è così buono e le sue dita carezzano il muo viso.
Sono baci, solo baci ed è tutto nella mia mente ma questa volta devo combatterli questi pensieri -via le fantasie, avanti i progetti, le scalette, l'agenda fitta. Ché se riempio di impegni la mia mente, forse le fantasie saranno spinte a forza fuori. In questa guerra ai pensieri vincerò io, almeno per oggi.

martedì 5 maggio 2015

I fiori scomposti nel vaso
e noi scomposti nel letto
tu dentro di me
e tutto il mondo fuori.


Oggi in pullman c'era uno che mi guardava le tette.
Che per me è una cosa così insolita che non me ne sono neanche accorta, me l'ha fatto notare una signora che tra l'altro sembrava anche un po' scandalizzata dal fatto che mi lasciassi guardare le tette senza dir niente. Io stavo leggendo ma poi figuratevi se posso mai immaginare che qualcuno si metta a guardare le tette a me che praticamente non ce le ho. Comunque, se si è messo a guardare le mie doveva esser proprio disperato.

lunedì 4 maggio 2015

Se non sai bene ciò che vuoi, rischi di ottenerlo e non accorgertene ritrovandoti a lottare per qualcosa che hai già tra le mani. Col rischio che ti sfugga via.
Giochiamo a nascondino, conto io se vuoi però ti avverto, sono brava a cercare.
A trovarmi però, non ci riesce mai nessuno.
Faccio così, mi nascondo dietro un sorriso e a una battuta sciocca, che poi gli altri credono che non mi preoccupo mai, che non prendo nulla sul serio ma non è vero, basterebbe fare un po' più di attenzione e si vedrebbe che in realtà mi preoccupo di tutto, anche più di quel che è necessario.

domenica 3 maggio 2015

Chi vuoi che io sia stasera?
La ragazza ingenua o quella sfacciata? Quella pudica o quella disinibita?
Questa sera decido io, metto da parte timidezza e discrezione, indosso la maschera della seduzione.
E maschera non è la parola più adatta lo sai, posso essere tutto quello che vuoi, perché io sono tutto quello che vuoi.
Mi hai confidato i tuoi desideri più segreti e io ti ho ascoltato, li ho messi da parte come un dono prezioso per tirarli fuori al momento opportuno, ed il momento è arrivato.
Conosco perfettamente le tue reazioni ai miei baci e alle mie carezze, conosco il tuo sguardo quando mi desideri, il ritmo del tuo respiro. So esattamente come farti impazzire, so anche che non devo fermarmi solo a ciò che ho appreso dei tuoi gusti ma sperimentare e trovare nuove forme di piacere.
Stasera prendo io il controllo, decido i tempi e i modi, non hai molta scelta. Il tuo piacere sarà il mio piacere. Voglio sentirti fremere al mio tocco, impaziente d'amarmi. Voglio far crescere il tuo desiderio fin che la passione turbi il tuo equilibrio. Voglio portare all'estremo la tua eccitazione ed essere l'unica in grado di suscitare immensi desideri e poi appagarli.
Più di ogni donna che hai avuto in passato, più di ogni donna che dovesse venire in futuro. E se altre donne verranno, in ognuna cercherai qualcosa di me. Io sono il piacere.

Vorrei, vorrei, vorrei.
Vorrei che fosse ma non lo è.
Vorrei potesse esserlo, ma non può.
Impossibile? Chi può dirlo.
Le cose impossibili, davvero impossibili, forse non sono poi molte ma ce ne sono alcune così improbabili... insomma, se le probabilità giocano contro, se non sono cose impossibili è come se lo fossero. Ciò non vuol dire che non ci si possa sperare, che non si possa riservare loro un angolino nel cuore o nella mente - dov'è che alloggiano i desideri? - bisogna però fare attenzione. Speranza e pazienza ma niente imprudenza.

Pensieri che divampano
come fuochi improvvisi.
Erano rametti secchi
ed è bastata una scintilla.
Spegnerli è vano.

venerdì 1 maggio 2015

Stavano scappando - pensieri ribelli. Sono nati nella mia mente come fiori selvatici, li ho visti e mi sono piaciuti, li ho lasciati crescere e talvolta li ho alimentati. Adesso vogliono uscire fuori ma penso sia meglio tenerli per me.

Come nelle favole, nei libri, nei film, aspetto un uomo che mi prenda e mi porti via. Ma poi, se arrivasse, probabilmente avrei paura di partire.

L'arrocco del riccio, 3 agosto 2015

Ci sono cose che non posso avere, devo imparare a farmene una ragione.

Mi era venuto a prendere a casa di amici la sera, sapeva che mi avrebbe fatto comodo un passaggio e si era offerto come volontario per riportarmi a casa. Diceva che aveva voglia di vedermi e già questo mi era sembrato insolito, in tanti anni passati insieme raramente si era sbilanciato dicendo che aveva voglia di vedermi e invece questa volta...
Avrei dovuto capire che non era una buona idea ma avevo bisogno di quel passaggio o forse più che altro avevo bisogno di vedere lui, avrebbe potuto portarmi a casa qualcun altro ma era tanto tempo che non passavo un po' di tempo con lui, da quando mi aveva detto che non potevamo stare più insieme, che amava un'altra o comunque non amava più me e non voleva tradirmi quindi meglio lasciarmi prima. Così finiva che dovevo anche ringraziarlo perché era stato onesto e non potevo mica arrabbiarmi. che colpa ne aveva lui se non mi amava più.
Mi venne a prendere, ero carina quella sera. Non sapevo ancora che avrei dovuto vederlo quando mi sono vestita, mi ero fatta bella per me stessa, non per lui, come non accadeva da molto tempo.
Avevo una maglia bianca semplice, aderente, con le maniche che arrivavano fino al gomito e una gonna a scacchi bianchi e neri, corta, che metteva in evidenza le mie gambe snelle. Stavo proprio bene, mi sentivo bella e il mio atteggiamento ne aveva guadagnato di sicuro per tutta la serata, avevo anche ricevuto qualche complimento e non è una cosa che mi capiti così spesso.
Poi è arrivato il suo messaggio. Dove sei? Vengo a prenderti? Ti accompagno a casa io, ho voglia di vederti.
Bum. Dovrei dirgli di no ma gli dico di sì. Ovviamente, come sempre.
Mi passa a prendere, entro in auto e non so come salutarlo: il bacio sulle labbra non è più possibile, temporeggio troppo per un bacio sulla guancia e quindi niente, dico ciao e basta, subito mi metto ad armeggiare con la cintura di sicurezza che è sempre stata un po' difettosa.
In una decina di minuti arriviamo a casa mia, parliamo del più e del meno, si ferma a pochi metri da casa mia come sempre. Normalmente avremmo iniziato a baciarci, essendo molto tardi e non essendoci nessuno intorno se non qualche auto che sfrecciava ad alta velocità avremmo fatto l'amore. E invece siamo stati in silenzio per qualche minuti, lui guardava nel vuoto davanti a sé, io un po' nel vuoto e un po' le mie mani.
- E' tardi, sai, forse dovrei andare. - Io.
- Sì, forse dovresti. - Lui.
Si avvicina per salutarmi, un bacio sulla guancia ma siamo così vicini. Per qualche istante che mi sembra lunghissimo i nostri visi sono a pochissima distanza l'uno dall'altro, mi sembra di poter sentire il mio cuore che batte più forte e non credo sia amore, più ansia forse.
Ci guardiamo negli occhi, sento che dovrei allontanarmi o mi bacerà, o lo bacerò, insomma succederà qualcosa che non dovrebbe succedere perché lui non è più mio. Non solo non è mio ma è di un'altra quindi dovrei solo scendere da questa macchina. Si avvicina ancora un po', sembrano passate ore ma sono secondi, poggia una mano sul mio viso e io non resisto, non posso resistere ancora. Ho gli occhi lucidi, lo sento, non vorrei ma so che le lacrime si stanno accumulando e prima o poi pretenderanno di uscire, cerco di respirare piano e respingerle dentro.
Sento il suo pollice che accarezza piano il mio viso, le sue labbra che si appoggiano piano sulle mie. Chiudo gli occhi e lo lascio fare, mi erano mancate così tanto le sue labbra. Mi sposto sul sediolino per avvicinarmi ancora un po', le nostre labbra ritrovano il ritmo consueto, una lacrima sfugge ai miei occhi. Forse non si aspettava una lacrima, l'asciuga con un dito e mi guarda.
- Non avrei dovuto, non mi piace vederti piangere.
- Non avresti dovuto perché hai una fidanzata, a dir la verità.
Non so cosa è successo ma so che dopo qualche secondo ci stavamo ancora baciando, i miei occhi ancora lucidi, una lacrima solitaria che scendeva.
Ho pianto tanto quella sera nel letto, mi sono ripromessa che non sarebbe successo e invece la volta dopo ci siamo baciati ancora, ma senza lacrime. E non ho pianto neanche la volta dopo ancora, neanche quando sono tornata a casa. Non ho pianto più mesi.
Lui mi baciava, io lo baciavo. E poi c'era l'altra. Anche se, a dirla tutta, l'altra ero io.


Il punto a volte non è chi sta sopra o sotto, il punto a volte è chi resta al tuo fianco.