Certi ricordi passati e certe sensazioni sono così vivide, che mi sembra di provarle ancora.
A volte mi rendo conto che ne parlo come fosse presente, e invece è passato.
martedì 30 aprile 2013
E' stupido, lo so, ma è una forma di difesa.
Devo per forza forzarmi e sforzarmi di ricordare gli aspetti negativi di te.
Non è facile, sai, perché per me eri quasi perfetto, ma devo ricordarmi un tuo aspetto negativo al giorno, per evitare di ricadere in certe fantasie.
Mi difendo così. E' sciocco? Sicuramente, ma non so come altro fare.
Se non mi ricordo delle poche volte che sono stata male con te o per te, i bei momenti tornano alla ribalta e io non riesco a pensare più a nient'altro.
Devo per forza forzarmi e sforzarmi di ricordare gli aspetti negativi di te.
Non è facile, sai, perché per me eri quasi perfetto, ma devo ricordarmi un tuo aspetto negativo al giorno, per evitare di ricadere in certe fantasie.
Mi difendo così. E' sciocco? Sicuramente, ma non so come altro fare.
Se non mi ricordo delle poche volte che sono stata male con te o per te, i bei momenti tornano alla ribalta e io non riesco a pensare più a nient'altro.
Fai centro ogni volta, con la parola giusta al momento giusto.
Posso ingannare me stessa, ma con te non ho scampo.
Posso ingannare me stessa, ma con te non ho scampo.
Ho fatto tardi questo mattino,
un pullman è perso, l'altro vicino.
Il cancello, che strano, non si voleva aprire
e ho visto il pullman pian piano svanire.
Adesso che ho aperto il cocciuto cancello
mi appresto a uscire, che il vostro giorno sia bello!
Rime sciocche di buon mattino, 5. L'arrocco del riccio
un pullman è perso, l'altro vicino.
Il cancello, che strano, non si voleva aprire
e ho visto il pullman pian piano svanire.
Adesso che ho aperto il cocciuto cancello
mi appresto a uscire, che il vostro giorno sia bello!
Rime sciocche di buon mattino, 5. L'arrocco del riccio
lunedì 29 aprile 2013
La maggior parte delle volte qui io vado di fantasia. Magari prendo spunto da un ricordo, da qualcosa che mi è accaduto davvero, ma poi stravolgo tutto. Talvolta provo a immaginare come mi sentirei in certe situazioni che non è detto mi appartengano, ma sono sensazioni mie, perché in qualche modo sono quelle che credo potrei provare se. Certo, non è detto, ma vado di fantasia, non prevedo il futuro. Poi ogni tanto racconto la verità, dico qualcosa di me, del mio passato, di quello che spero sia il mio futuro. Insomma, c'è un po' di tutto e un po' niente, per di più in un ordine che non permette di fare molti collegamenti, me ne rendo conto. Solo che qui scrivo ciò che mi passa per la testa, e i miei collegamenti pare funzionino così, in modo che sembrino non funzionare.
Volevo spiegarvi una cosa ma credo di aver creato ancora più confusione, quindi me ne vado a dormire. Fate bei sogni.
Volevo spiegarvi una cosa ma credo di aver creato ancora più confusione, quindi me ne vado a dormire. Fate bei sogni.
Pane burro e marmellata
per cominciare una dolce giornata,
indosso le scarpe, un vestito e un sorriso
non c'è trucco più bello per avere un bel viso.
Rime sciocche di buon mattino, 4. L'arrocco del ricco.
per cominciare una dolce giornata,
indosso le scarpe, un vestito e un sorriso
non c'è trucco più bello per avere un bel viso.
Rime sciocche di buon mattino, 4. L'arrocco del ricco.
domenica 28 aprile 2013
La sera, nel letto, ci pensi mai a me?
Non credo.
Probabilmente c'è stato un momento in cui mi pensavi prima di addormentarti.
Forse ero anche nei tuoi sogni.
E sono quasi certa che ogni tanto la mattina ero il tuo primo pensiero.
Poi il tempo passa, le cose cambiano e tutte quelle storie lì che conosci meglio di me.
Ormai son passati un po' di mesi, ma a me ancora capita di pensarti sai, la sera nel letto.
Penso a me e a te. Poi a te e a lei.
Chissà se ci confondi mai. Non sarebbe giusto lo so.
Ma a volte penso, e se una sera per sbaglio ti venissi in mente?
Basterebbe un pensiero innocente, qualcosa di me che ti faceva ridere.
Magari il modo in cui mi prendevi in giro.
Magari il modo in cui mi facevo prendere in giro.
Di spunti per farmi prendere in giro ne offro quanti ne vuoi, ma un po' esageravo perché mi piaceva.
E se ti venissi in mente?
E se poi addormentandoti mi sognassi?
E se al risveglio pensassi "Che strano sogno?"
Sarei pur sempre il tuo primo pensiero al risveglio.
Finisco con l'aggrapparmi a piccole soddisfazioni, piccole conquiste che alla fine sono sconfitte, se ci penso meglio.
Ci si aggrappa a quel che si può, ma a volte sarebbe meglio mollare la presa.
Non credo.
Probabilmente c'è stato un momento in cui mi pensavi prima di addormentarti.
Forse ero anche nei tuoi sogni.
E sono quasi certa che ogni tanto la mattina ero il tuo primo pensiero.
Poi il tempo passa, le cose cambiano e tutte quelle storie lì che conosci meglio di me.
Ormai son passati un po' di mesi, ma a me ancora capita di pensarti sai, la sera nel letto.
Penso a me e a te. Poi a te e a lei.
Chissà se ci confondi mai. Non sarebbe giusto lo so.
Ma a volte penso, e se una sera per sbaglio ti venissi in mente?
Basterebbe un pensiero innocente, qualcosa di me che ti faceva ridere.
Magari il modo in cui mi prendevi in giro.
Magari il modo in cui mi facevo prendere in giro.
Di spunti per farmi prendere in giro ne offro quanti ne vuoi, ma un po' esageravo perché mi piaceva.
E se ti venissi in mente?
E se poi addormentandoti mi sognassi?
E se al risveglio pensassi "Che strano sogno?"
Sarei pur sempre il tuo primo pensiero al risveglio.
Finisco con l'aggrapparmi a piccole soddisfazioni, piccole conquiste che alla fine sono sconfitte, se ci penso meglio.
Ci si aggrappa a quel che si può, ma a volte sarebbe meglio mollare la presa.
Devo dirti una cosa e me ne vergogno, ma devo farlo.
Io ti ho tradito.
Solo una volta, davvero, ma l'ho fatto e non posso nasconderlo.
Potrei dirti che è stata la sbandata di un momento, e sarebbe vero, ma so che non è una valida giustificazione per quello che ho fatto.
Potrei dirti che non si ripeterà più, ma non posso esserne così certa.
Potrei dirti che mi ha spinto la curiosità, la voglia di provare qualcosa di nuovo.
Potrei anche dirti che preferisco te, senza alcun dubbio.
Potrei dirti tante cose, ma alla fine l'unica che conta è questa: cara Nutella, per una volta ti ho tradito con la Nutkao.
Io ti ho tradito.
Solo una volta, davvero, ma l'ho fatto e non posso nasconderlo.
Potrei dirti che è stata la sbandata di un momento, e sarebbe vero, ma so che non è una valida giustificazione per quello che ho fatto.
Potrei dirti che non si ripeterà più, ma non posso esserne così certa.
Potrei dirti che mi ha spinto la curiosità, la voglia di provare qualcosa di nuovo.
Potrei anche dirti che preferisco te, senza alcun dubbio.
Potrei dirti tante cose, ma alla fine l'unica che conta è questa: cara Nutella, per una volta ti ho tradito con la Nutkao.
Si stagliano contro il cielo azzurro,
danzando al ritmo della brezza primaverile,
con petali al posto del tulle,
i tulipani.
sabato 27 aprile 2013
I motivi per leggere non sono mai abbastanza ma a chi vuole leggere, in fondo, non serve nessun motivo.
Questo è il tempo giusto per piangere inosservati,
nascondendo le lacrime tra le gocce di pioggia.
nascondendo le lacrime tra le gocce di pioggia.
venerdì 26 aprile 2013
Mattone dopo mattone
costruisco
castelli di rabbia
su fondamenta di rancore
sapendo
che ami lei
più di me.
Mi fai diventare
quello che non sono
divorata da invidia
e gelosia.
Non sono così.
O non è così
che vorrei essere,
chi può dirlo.
Ho sempre chiesto
che fossi felice
anche senza di me.
Ma non riesco
a sopportare
che tu sia più felice
che con me.
Perché?
Eravamo sbagliati noi
ora sono sbagliati i tempi,
ma che importa.
In fondo lo sai
ma che importa.
In fondo lo sai
che saremmo stati felici.
Potrei riprovarci ancora
ma non voglio.
Vorrei ma non posso.
Non ora.
E allora quando?
Mai?
Mai?
Il tempo sistemerà tutto,
l'ho sempre pensata così,
ma forse il tempo andava aiutato.
E in tutta questa confusione
che hai lasciato dentro di me
capisco solo
che era amore
che lo è ancora
che non se ne va via
che resta dentro
e non me n'ero resa conto allora,
ma lo sento ora
che non sei con me.
Come una preghiera
ti dico sceglimi
ti dico seguimi.
E così sia.
Scritta per il concorso di "Istantanea follia di un viaggiatore errante".
L'immagine è evidentemente creata da me, in malo modo. Ma insomma, se vi va di riutilizzarla per qualche motivo che non riesco a immaginare, potete farlo, magari lasciando il nome della pagina dentro.
E in tutta questa confusione
che hai lasciato dentro di me
capisco solo
che era amore
che lo è ancora
che non se ne va via
che resta dentro
e non me n'ero resa conto allora,
ma lo sento ora
che non sei con me.
Come una preghiera
ti dico sceglimi
ti dico seguimi.
E così sia.
Scritta per il concorso di "Istantanea follia di un viaggiatore errante".
Il libro al quale mi sono ispirata è "Castelli di rabbia", di Baricco.
L'immagine è evidentemente creata da me, in malo modo. Ma insomma, se vi va di riutilizzarla per qualche motivo che non riesco a immaginare, potete farlo, magari lasciando il nome della pagina dentro.
giovedì 25 aprile 2013
Studiare su un prato è bello, però.
Però, care formiche, dobbiamo trovare un compromesso.
A me va anche bene che vogliate studiare con me.
Comprendo le passeggiate sui libri e sui quaderni. Anche sulle mie gambe, se vi va.
In fondo sono io che ho invaso il vostro territorio.
Potreste solo evitare di infilarmi in magliette e pantaloni? Davvero, solo questo.
Io cercherò di evitare di schiacciarvi, come ho inavvertitamente fatto un paio di ore fa.
Mi dispiace davvero per la vostra amica, ma non escludo che abbia semplicemente tentato il suicidio infilandosi tra due pagine estremamente noiose.
Però, care formiche, dobbiamo trovare un compromesso.
A me va anche bene che vogliate studiare con me.
Comprendo le passeggiate sui libri e sui quaderni. Anche sulle mie gambe, se vi va.
In fondo sono io che ho invaso il vostro territorio.
Potreste solo evitare di infilarmi in magliette e pantaloni? Davvero, solo questo.
Io cercherò di evitare di schiacciarvi, come ho inavvertitamente fatto un paio di ore fa.
Mi dispiace davvero per la vostra amica, ma non escludo che abbia semplicemente tentato il suicidio infilandosi tra due pagine estremamente noiose.
Tu mi dicevi di amarla, ma baciavi me.
Io ho creduto alle tue parole, quando mi hai detto sempre che sono i fatti a contare.
Forse se ci avessi pensato, anche solo una volta, te l'avrei detto: guarda, forse non mi ami, ma di sicuro non ami lei. Così ti ho lasciato andare. Magari ho sbagliato, magari se avessi insistito, magari.
Poi l'hai capito da solo che non l'amavi, dovevi sbatterci la testa, lo so che è così che funziona, è così anche per me. Ma a quel punto ero altrove.
I tempi sono sempre stati sbagliati tra di noi, chissà se un giorno.
Io ho creduto alle tue parole, quando mi hai detto sempre che sono i fatti a contare.
Forse se ci avessi pensato, anche solo una volta, te l'avrei detto: guarda, forse non mi ami, ma di sicuro non ami lei. Così ti ho lasciato andare. Magari ho sbagliato, magari se avessi insistito, magari.
Poi l'hai capito da solo che non l'amavi, dovevi sbatterci la testa, lo so che è così che funziona, è così anche per me. Ma a quel punto ero altrove.
I tempi sono sempre stati sbagliati tra di noi, chissà se un giorno.
Mi è caduto un sogno dal cassetto,
è rotolato sotto il letto.
Quanti sono i sogni finiti lì sotto,
magari persi da un cassetto rotto?
Rime sciocche di buon mattino (ma non troppo), 3. L'arrocco del riccio.
è rotolato sotto il letto.
Quanti sono i sogni finiti lì sotto,
magari persi da un cassetto rotto?
Rime sciocche di buon mattino (ma non troppo), 3. L'arrocco del riccio.
mercoledì 24 aprile 2013
Giacché dovevo entrare in una stanza portando in mano molti oggetti, ho pensato di andare prima nella stanza, accendere la luce e poi andare a prendere gli oggetti. Mi sono sentita molto molto intelligente per aver avuto questa idea, quindi immaginate quale deve essere il tenore delle idee che ho in genere. In ogni caso, dicevo, sono andata a prendere gli oggetti, ho trovato dopo varie prove una posizione di equilibrio che mi permettesse di trasportarli tutti contemporaneamente e mi sono avviata nella stanza illuminata. Sono stata bravissima, mi son detta.
Peccato che, giunta nella stanza, un simpatico riflesso incondizionato mi abbia spinto ad allungare il dito per premere l'interruttore della luce.
Risultato:
- la luce si è spenta;
- l'allungamento del dito ha spostato l'equilibrio impedendomi di fare ulteriori movimenti con le mani;
- ho dovuto accendere la luce col naso.
Peccato che, giunta nella stanza, un simpatico riflesso incondizionato mi abbia spinto ad allungare il dito per premere l'interruttore della luce.
Risultato:
- la luce si è spenta;
- l'allungamento del dito ha spostato l'equilibrio impedendomi di fare ulteriori movimenti con le mani;
- ho dovuto accendere la luce col naso.
Il mattino ha l'oro in bocca.
Io per ora in bocca ho tanti biscotti. Poi vediamo.
Mi aspetta una giornata complicata ma sono piena di energie e confido nelle mie doti organizzative che mi permetteranno (davvero?) di fare tutto quello che dovrei fare senza neanche finire troppo tardi (ma questa forse è fantascienza).
Io per ora in bocca ho tanti biscotti. Poi vediamo.
Mi aspetta una giornata complicata ma sono piena di energie e confido nelle mie doti organizzative che mi permetteranno (davvero?) di fare tutto quello che dovrei fare senza neanche finire troppo tardi (ma questa forse è fantascienza).
Io lo posso capire che tu sia andato lì a fare l'amore, dove l'avevamo fatto noi per la prima volta. Lo posso capire, davvero, perché so che non sono nemmeno poi tanti i posti dove andare, in queste occasioni. Ma dovevo passarti per la testa. Tu hai ragione a dirmi che è normale che sia così, che non mi ami più e ami lei, quindi è ovvio che non mi pensi in quei momenti, che non sarebbe giusto, che vorrebbe dire che non mi hai dimenticato. Sei ineccepibile, è giusto così, ci mancherebbe altro.
Ma io mica speravo che ti venissi in mente mentre facevi l'amore con me. Speravo solo che vedendo quel posto, per un secondo, ti venisse in mente la nostra prima volta. Solo un secondo.
Che ne so, una cosa del tipo che mentre pensavi a dove andare facessi un ragionamento del genere: "Dove posso andare? Umh, magari posso andare lì, dove ho fatto l'amore con lei la prima volta."
Ecco. Vorrei solo che quel posto nella tua testa fosse identificato come il posto della nostra prima volta, e non un posto a caso.
Poi è ovvio che, amando lei, è a lei che pensi tutto il tempo. Non mi aspetto niente di meno, o potrei temere che facendo l'amore con me ti venisse in mente un'altra. Ma prima, prima ci dovevi pensare, per un attimo. Io e te lì ci abbiamo fatto l'amore, non può non esserti venuto in mente.
Ma io mica speravo che ti venissi in mente mentre facevi l'amore con me. Speravo solo che vedendo quel posto, per un secondo, ti venisse in mente la nostra prima volta. Solo un secondo.
Che ne so, una cosa del tipo che mentre pensavi a dove andare facessi un ragionamento del genere: "Dove posso andare? Umh, magari posso andare lì, dove ho fatto l'amore con lei la prima volta."
Ecco. Vorrei solo che quel posto nella tua testa fosse identificato come il posto della nostra prima volta, e non un posto a caso.
Poi è ovvio che, amando lei, è a lei che pensi tutto il tempo. Non mi aspetto niente di meno, o potrei temere che facendo l'amore con me ti venisse in mente un'altra. Ma prima, prima ci dovevi pensare, per un attimo. Io e te lì ci abbiamo fatto l'amore, non può non esserti venuto in mente.
martedì 23 aprile 2013
"Come sempre, grazie."
"Grazie, come sempre."
Per la serie: riflessioni che probabilmente non porteranno da nessuna parte.
Sto cercando di capire se ci sia un sfumatura diversa nelle due frasi scritte sopra, perché all'inizio la prima mi sembrava più gentile della seconda. Poi ho pensato che la seconda fosse più gentile. Ora, non chiedetemi perché mi sia venuto questo dubbio, perché mi sembrano ringraziamenti gentili entrambi, ma intanto questo dubbio mi è venuto.
E per ora ho deciso che la prima mi piace di più. Tanto per rendervi partecipi di questa profondissima riflessione.
"Grazie, come sempre."
Per la serie: riflessioni che probabilmente non porteranno da nessuna parte.
Sto cercando di capire se ci sia un sfumatura diversa nelle due frasi scritte sopra, perché all'inizio la prima mi sembrava più gentile della seconda. Poi ho pensato che la seconda fosse più gentile. Ora, non chiedetemi perché mi sia venuto questo dubbio, perché mi sembrano ringraziamenti gentili entrambi, ma intanto questo dubbio mi è venuto.
E per ora ho deciso che la prima mi piace di più. Tanto per rendervi partecipi di questa profondissima riflessione.
Era un amore di cera, al calore si è sciolto.
Ma c'era.
Prendo i libri, una coperta (ché a quest'ora fa ancora freddo) e me ne vado a studiare all'aperto sull'erba. Spero di non tornare per un bel po', perché vorrebbe dire che sto studiando. Come sempre, se mi vedete qui, sgridatemi!
(Potrebbe anche voler dire che mi sono addormentata sul prato, ma non siamo pignoli, dai.)
(Potrebbe anche voler dire che mi sono addormentata sul prato, ma non siamo pignoli, dai.)
Son scesa dal lettone,
ho fatto colazione,
biscotti al cioccolato
nel latte un po' macchiato.
Rime sciocche di buon mattino 2, L'arrocco del riccio.
ho fatto colazione,
biscotti al cioccolato
nel latte un po' macchiato.
Rime sciocche di buon mattino 2, L'arrocco del riccio.
lunedì 22 aprile 2013
La primavera è alle porte.
Piove, ancora, ma dal terreno bagnato nasceranno i fiori.
Piove, ancora, ma dal terreno bagnato nasceranno i fiori.
domenica 21 aprile 2013
Mi sono fatta quest'idea - quasi certamente sbagliata, ovviamente - che tu abbia voglia di parlare con qualcuno. Ecco, io ti ascolterei. Non posso darti consigli, d'altra parte non credo tu ne voglia e difficilmente do consigli non richiesti. Non posso risolvere i problemi di nessuno, non i miei, figuriamoci i tuoi, ma posso ascoltarti.
Lunedì: ah, che bello, è arrivata la primavera.
Martedì: ok, forse era una finta, scherzavo.
Mercoledì: no, no, è proprio primavera, c'è il Sole.
Giovedì: ok, piove. La primavera non è ancora arrivata.
Venerdì: che bel Sole, faccio il cambio di stagione.
Sabato: menomale che non ho tolto di mezzo quel maglioncino viola.
Riflessione della domenica: ma non era marzo il mese pazzerello?
Martedì: ok, forse era una finta, scherzavo.
Mercoledì: no, no, è proprio primavera, c'è il Sole.
Giovedì: ok, piove. La primavera non è ancora arrivata.
Venerdì: che bel Sole, faccio il cambio di stagione.
Sabato: menomale che non ho tolto di mezzo quel maglioncino viola.
Riflessione della domenica: ma non era marzo il mese pazzerello?
Delirio, parte quattordici. - Volevo solo farvi una domanda tecnica, di un rigo o massimo due. Sì, certo.
Parafrasando Ligabue, mi vien da cantare "Ho perso un aforiccio, eppure ce l'avevo qui un attimo fa."
Insomma, ho una domanda che potrebbe sembrare strana: secondo voi, quando Facebook dice che in un album ci possono andare fino a mille foto, è proprio così pignolo? Proprio mille? Non è che ce ne va qualcuna in più e non lo dice, perché tanto mille o milledieci non fa molta differenza?
Perché ecco, mi accingevo ad aggiungere una dopo l'altra tante foto all'album di aforicci e a un certo punto non ho visto più l'icona "Aggiungi una foto". Perdindirindina, ho pensato, che fine ha fatto l'icona? Non era in alto a destra? Forse ricordo male. In alto a sinistra? In basso? Al centro? Ho aggiunto altre foto stamattina, può essere che io mi sia dimenticata come si fa, nel giro di dieci secondi? Sì, può essere, ma non è questo il caso. Ho aperto un altro album a caso e l'icona c'era, quindi il problema era dell'album "Aforicci". Vuoi vedere che Facebook vuole boicottare il mio bellissimo fantasticissimo album? Una delle idee più geniali che io abbia mai avuto? Che se questa è una delle mie idee più geniali, immaginate le altre...
Insomma, a un certo punto ho avuto un lampo di genio: forse c'è un limite al numero di foto che si possono inserire in un album! Sì, grazie, grazie, lo so, sono troppo perspicace.
In ogni caso, è così e pare che il limite sia mille e qui sta il busillis. Nella mia cartella di Aforicci sul computer, avevo millequindici aforicci. Nell'album pare ce ne fossero mille. Che fine hanno fatto quei quindici aforicci? Li ho persi? Se ne sono andati? Stanno cercando di crearsi una propria vita? Sono andati alla Perugina per vedere di arrotolarsi intorno a un bacio di cioccolata?
La risposta più semplice è che io abbia semplicemente dimenticato di passarli nell'album, ma ditemi che c'è un'alternativa realistica che non implichi che io debba ricontrollare tutti gli aforicci aggiunti, confrontarli con quelli nella cartella e vedere quali non ho pubblicato. Il solo pensiero mi fa venire voglia di studiare (non è vero, ovviamente). Voi potreste anche dirmi "Vabbe', ma lascia perdere, sopravviveremo anche senza quei quindi aforicci". Sì, in effetti si sopravvive bene anche senza gli altri mille, ma adesso è diventata una questione di principio e se questo vuol dire che per risolvere il problema devo allontanarmi dai libri universitari allora lo farò.
Insomma, ho una domanda che potrebbe sembrare strana: secondo voi, quando Facebook dice che in un album ci possono andare fino a mille foto, è proprio così pignolo? Proprio mille? Non è che ce ne va qualcuna in più e non lo dice, perché tanto mille o milledieci non fa molta differenza?
Perché ecco, mi accingevo ad aggiungere una dopo l'altra tante foto all'album di aforicci e a un certo punto non ho visto più l'icona "Aggiungi una foto". Perdindirindina, ho pensato, che fine ha fatto l'icona? Non era in alto a destra? Forse ricordo male. In alto a sinistra? In basso? Al centro? Ho aggiunto altre foto stamattina, può essere che io mi sia dimenticata come si fa, nel giro di dieci secondi? Sì, può essere, ma non è questo il caso. Ho aperto un altro album a caso e l'icona c'era, quindi il problema era dell'album "Aforicci". Vuoi vedere che Facebook vuole boicottare il mio bellissimo fantasticissimo album? Una delle idee più geniali che io abbia mai avuto? Che se questa è una delle mie idee più geniali, immaginate le altre...
Insomma, a un certo punto ho avuto un lampo di genio: forse c'è un limite al numero di foto che si possono inserire in un album! Sì, grazie, grazie, lo so, sono troppo perspicace.
In ogni caso, è così e pare che il limite sia mille e qui sta il busillis. Nella mia cartella di Aforicci sul computer, avevo millequindici aforicci. Nell'album pare ce ne fossero mille. Che fine hanno fatto quei quindici aforicci? Li ho persi? Se ne sono andati? Stanno cercando di crearsi una propria vita? Sono andati alla Perugina per vedere di arrotolarsi intorno a un bacio di cioccolata?
La risposta più semplice è che io abbia semplicemente dimenticato di passarli nell'album, ma ditemi che c'è un'alternativa realistica che non implichi che io debba ricontrollare tutti gli aforicci aggiunti, confrontarli con quelli nella cartella e vedere quali non ho pubblicato. Il solo pensiero mi fa venire voglia di studiare (non è vero, ovviamente). Voi potreste anche dirmi "Vabbe', ma lascia perdere, sopravviveremo anche senza quei quindi aforicci". Sì, in effetti si sopravvive bene anche senza gli altri mille, ma adesso è diventata una questione di principio e se questo vuol dire che per risolvere il problema devo allontanarmi dai libri universitari allora lo farò.
E' che il tuo ricordo è sempre lì, come un paesaggio riflesso in un fiume.
Ogni tanto qualcuno lancia una sassolino e l'immagine si sfoca, ma quando l'acqua ritorna calma il paesaggio è sempre lì. Tu sei sempre lì.
Io ti ho dimenticato.
Certo, ieri in metro qualcuno aveva il tuo profumo e mi sono voltata.
Sì, è vero, quella cartolina dal mare pensavo fosse tua.
Ok, non posso negare che quando ho visto che mi era arrivato un messaggio ho pensato che volessi chiedermi come stavo.
Va bene, per due secondi ho creduto che quello stato su Facebook fosse per me.
Ma ti ho dimenticato, sai?
Certo, ieri in metro qualcuno aveva il tuo profumo e mi sono voltata.
Sì, è vero, quella cartolina dal mare pensavo fosse tua.
Ok, non posso negare che quando ho visto che mi era arrivato un messaggio ho pensato che volessi chiedermi come stavo.
Va bene, per due secondi ho creduto che quello stato su Facebook fosse per me.
Ma ti ho dimenticato, sai?
sabato 20 aprile 2013
Io potrei anche aspettarti per sempre, non sarebbe un problema, ma devo fare qualcosa per me.
Ti aspetterò, ancora un po'. Un po' che potrebbe durare molto, ma non sarà per sempre.
Io posso aspettarti, ma devo sapere che arriverai.
Non è vero, posso aspettarti anche senza sapere che arriverai, ma devo almeno poterlo sperare.
E non posso aspettare per sempre, se il "per sempre" lo prometterai a un'altra. Non posso. Non voglio. Cioè, vorrei. Ma non posso. Lo faccio per me.
C'è chi nei pozzi lancia monetine, con la speranza che i desideri si avverino e c'è chi nei pozzi ci lanci i sogni stessi. Recuperateli, anzi, recuperiamoli.
Quando uno scrive su una pagina Facebook o in un blog, è ovvio che apprezzi i segni del passaggio dei lettori, che siano "Mi piace" o commenti, altrimenti probabilmente scriverebbe altrove. E' anche vero, però, che esistono i lettori silenziosi: ci sono, leggono, talvolta condividono, ma non necessariamente lasciano il segno. Io per prima sono stata e sono ancora una lettrice silenziosa di molte pagine. A me piacciono i commenti, ma piacciono anche i lettori silenziosi, quindi probabilmente non mi vedrete mai richiedere i consensi: lasciate un commento qui, mettete un mi piace lì. Poi non so quale sia il modo giusto di comportarsi quando sia una pagina, questo è il mio modo per ora, magari un giorno cambierò idea. Magari cambierò idea già stasera, chi lo sa. Solo quando partecipo a un concorso faccio presente la possibilità di votare lasciando commenti o "Mi piace" (che per altro non vanno alla mia pagina bensì a quella di chi indice il concorso), ma anche in quel caso non mi va di insistere, mi basta farvi presente la cosa. Anche perché, se pure vi piace la mia pagina, non è detto che vi piaccia ogni singola cosa che scrivo. Ci sono delle pagine che seguo anche se mi piace un post ogni dieci, ma evidentemente ne vale la pena. O magari non vi va di esporvi con un commento, perché sapete che qualcuno che conoscete potrebbe leggerlo e la cosa proprio non vi va giù. E figuratevi se posso non comprendere una cosa del genere: ho un blog anonimo proprio per sentirmi più libera.
Detto questo, resta il fatto che mi fa piacere leggere ciò che vi passa per la testa, se vi va di rendermi partecipi, quindi grazie. Ma grazie anche a chi resta in silenzio.
...adesso lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate? No, vabbe', scherzo. Lo sapete che sono un po' scema a volte :)
Detto questo, resta il fatto che mi fa piacere leggere ciò che vi passa per la testa, se vi va di rendermi partecipi, quindi grazie. Ma grazie anche a chi resta in silenzio.
...adesso lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate? No, vabbe', scherzo. Lo sapete che sono un po' scema a volte :)
venerdì 19 aprile 2013
giovedì 18 aprile 2013
Caro Facebook, se avessi voluto scrivere nelle informazioni del mio profilo quale scuola ho frequentato, l'avrei già fatto. Se non fossi stata a conoscenza di questa possibilità, di sicuro uno tuoi avvisi mi avrebbe sicuramente informato. Ti sembra il caso di chiedermi che scuola ho frequentato quasi a ogni accesso? Riflettici.
Come un'àncora trattieni i miei pensieri, impedendogli di andare alla deriva. Ancòra.
Ho un buon profumo stamattina, so di buono, so di fiori.
Dovresti essere qui per sentirlo, dovresti essere qui per sentirmi.
Dovresti essere qui per sentirlo, dovresti essere qui per sentirmi.
mercoledì 17 aprile 2013
Certi ricordi mettono radici nei nostri cuori e nelle nostre menti. Inesorabilmente.
Sei un bellissimo ricordo, di quelli che una volta entrati dentro mettono radici e non vanno più via ed è così facile aggrapparsi a un ricordo, quando non si sa a cos'altro aggrapparsi. Solo che non ha senso, se questo impedisce di andare avanti. E lo so, tu non stai facendo niente, sono io ad aggrapparmi. Dovrei mollare la presa.
Questa mattina mi son svegliata
con tanta voglia di cioccolata
voglia di ritornare a letto
con il mio sogno nel cassetto.
Forza e coraggio mi devo fare
la cioccolata posso pure mangiare
ma devo abbandonare il mio piumone
per infilarmi in un vagone.
Rime sciocche di buon mattino 1, L'arrocco del riccio.
con tanta voglia di cioccolata
voglia di ritornare a letto
con il mio sogno nel cassetto.
Forza e coraggio mi devo fare
la cioccolata posso pure mangiare
ma devo abbandonare il mio piumone
per infilarmi in un vagone.
Rime sciocche di buon mattino 1, L'arrocco del riccio.
martedì 16 aprile 2013
Anche a me un po' di tempo fa è arrivato il nuovo profilo di Facebook, ma non ho pensato di mettere i manifesti.
A parte questo, da quanto tempo esiste Facebook? Non so, da un po'.
Da quanto tempo Facebook si "diverte" a cambiare aspetto, grafica e funzioni? Da sempre, più o meno.
E c'è un modo per tornare indietro? Generalmente no.
Stamattina mi faccio domande e mi do risposte. Tranne una.
E' mai possibile che ogni volta che cambia qualcosa sul Facebook una sacco di utenti (non tutti, lo so) inizino a lamentarsi? Dopodiché la prassi è più o meno sempre la stessa: iniziano a spuntare applicazioni (fasulle) che promettono di tornare alla vecchia versione, persone che ci credono, ci provano e si stupiscono del non funzionamento.
Quello che mi stupisce, è che quelli che si stupiscono sono gli stessi che si erano stupiti dello scorso cambiamento. Perché capisco chi a Facebook si è avvicinato da poco, ma gli altri no.
D'altra parte, chissà in quante bufale sono cascata io e non me ne sono mai resa conto.
E con questo posto un po' critico ma con una punta di pentimento verso la fine, vi auguro una buona giornata.
A parte questo, da quanto tempo esiste Facebook? Non so, da un po'.
Da quanto tempo Facebook si "diverte" a cambiare aspetto, grafica e funzioni? Da sempre, più o meno.
E c'è un modo per tornare indietro? Generalmente no.
Stamattina mi faccio domande e mi do risposte. Tranne una.
E' mai possibile che ogni volta che cambia qualcosa sul Facebook una sacco di utenti (non tutti, lo so) inizino a lamentarsi? Dopodiché la prassi è più o meno sempre la stessa: iniziano a spuntare applicazioni (fasulle) che promettono di tornare alla vecchia versione, persone che ci credono, ci provano e si stupiscono del non funzionamento.
Quello che mi stupisce, è che quelli che si stupiscono sono gli stessi che si erano stupiti dello scorso cambiamento. Perché capisco chi a Facebook si è avvicinato da poco, ma gli altri no.
D'altra parte, chissà in quante bufale sono cascata io e non me ne sono mai resa conto.
E con questo posto un po' critico ma con una punta di pentimento verso la fine, vi auguro una buona giornata.
lunedì 15 aprile 2013
Un tempo non mi piacevano gli abbracci. Non mi piacciono neanche ora, a dirla tutta, o almeno, mi piacciono solo in alcuni casi, con alcune persone. E non è detto nemmeno che queste rientrino tra gli amici più stretti. Io non lo so com'è che alcune persone mi piace abbracciarle e altre no, ma è così. Quelli che mi conoscono bene lo sanno, e non insistono. Quelli che non mi conoscono bene insistono, si lamentano, e finisce che abbracciarli mi piace ancora di meno.
In ogni caso, un tempo gli abbracci non mi piacevano, poi ho conosciuto un ragazzo che adorava gli abbracci. E già qui, avrei dovuto capire che era meglio stargli alla larga, e invece. E invece mi piaceva il modo in cui mi abbracciava. Io glielo dicevo "Guarda, non so nemmeno come si fa ad abbracciare una persona, non sono capace". "E' facile, vedi, ti insegno io".
Quanto mi piaceva abbracciarlo. Quanto mi piaceva lui. Non c'è stato quasi niente di più di qualche abbraccio, lui mi vedeva come un'amica, io come qualcosa di più. Ha fatto parte della mia vita per poco tempo, ma spero sempre che ci ritorni, come amico. Perché mi piace che adesso gli abbracci mi piacciano. Anche se non con tutti. Anche se non sempre. Ma ora so abbracciare.
In ogni caso, un tempo gli abbracci non mi piacevano, poi ho conosciuto un ragazzo che adorava gli abbracci. E già qui, avrei dovuto capire che era meglio stargli alla larga, e invece. E invece mi piaceva il modo in cui mi abbracciava. Io glielo dicevo "Guarda, non so nemmeno come si fa ad abbracciare una persona, non sono capace". "E' facile, vedi, ti insegno io".
Quanto mi piaceva abbracciarlo. Quanto mi piaceva lui. Non c'è stato quasi niente di più di qualche abbraccio, lui mi vedeva come un'amica, io come qualcosa di più. Ha fatto parte della mia vita per poco tempo, ma spero sempre che ci ritorni, come amico. Perché mi piace che adesso gli abbracci mi piacciano. Anche se non con tutti. Anche se non sempre. Ma ora so abbracciare.
Ho già deciso come andrà questa giornata. Ho programmato gli impegni in modo da ottimizzare i tempi, sono bravissima a ottimizzare i tempi. Sono bravissima a organizzare. Me la cavo bene anche ad adattarmi se qualcosa sconvolte i miei piani. E in fondo è un po' quello che vorrei: un piccolo scombussolamento. Un imprevisto, di quelli positivi però. Un dettaglio fuori posto che mi sconvolga la giornata e la faccia diventare speciale.
E io lo so benissimo che dovremmo essere i primi a impegnarci per rendere le nostre giornate speciali (e quelle altrui), ma ogni tanto è bello un piccolo aiuto.
domenica 14 aprile 2013
Confusa, sono confusa. Non so nemmeno come possa pensarti, non avendoti mai visto. Forse la mia fantasia va più in là di quel che immaginassi.
Sarebbe bello incontrarti per caso, pensavo. Non ti conosco e non so come potrei fare a capire che sei tu, ma sarebbe bello incontrarti per caso, scontrarci e riconoscerci.
A casa di amici comuni, ritrovaci a parlare e capire "Ah, è lui/lei." Lasciare intuire che abbiamo capito, svelandoci appena. Gli altri penserebbero "Sembra che questi due si conoscano da molto più tempo, eppure si sono presentati oggi". E sarebbe così.
Poi non lo so com'è, ma nei miei pensieri finiamo sempre in una casa al mare. Né mia, né tua. Dell'amico che ci ha presentati forse. Casualmente (come è importante il caso nelle fantasie) una sera ci ritroviamo a parlare su una sdraio in giardino, o stesi sul prato a guardare le stelle. Soli io è te, che gli altri stanno dormendo.
Le tue mani. Le tue mani sono sempre importanti in queste fantasie. Mi accarezzano la schiena, il collo. C'è qualcosa nel modo in cui le mani di un uomo possono accarezzare la schiena di una donna che mi fa impazzire. Non tutti gli uomini. Né tutte le donne forse lo sanno cogliere. In ogni caso, dicevo, riesco a immaginare benissimo le tue mani sulla mia schiena. Sono grandi, un po' rudi, ma sanno essere delicate, se necessario.
La tua bocca, invece, non la riesco a immaginare, ma so benissimo come mi bacerebbe. E so come ti bacerei io.
E so anche che devo togliermi certi pensieri dalla testa.
Poi so che più uno cerca di togliersi certi pensieri dalla testa più questi permangono.
Allora, mi dico, continuo a pensarci, passerà.
E le mie labbra si avvicinano al tuo collo, lo sfiorano piano.
Se continuo a fantasticare a un certo punto mi stancherò.
Le mie mani si infilano sotto la tua maglia, aggrappandosi alla schiena.
Eppure a un certo punto mi distrarrò e penserò ad altro.
Mi attiri forte a te e sento il tuo petto contro il mio, il respiro affannato.
Smetterò di pensarci.
"Le mani tue, strumenti su di me". Come capisco questo verso della canzone, ora.
Se si svegliassero gli altri ospiti della casa? E' una fantasia, potrebbe succedere. Ma non succede.
Succede che è estate, i vestiti sono leggeri, si spostano con un soffio. Succede che sono indecisa, nella fantasia come nella realtà. Succede che mi creo mille problemi anche nei sogni. Succede che però non riesco a non baciarti.
Adesso dovrei proprio fermarmi, pensare ad altro. Dovrei studiare.
Ti mordo piano il labbro inferiore.
E' tardi, dovrei andare a dormire.
Ma la tua bocca è sul mio ombelico.
E le tue mani. Non so più dove siano le tue mani, mi sto perdendo. Non riesco più a star dietro a questi pensieri. Tu mi accarezzi, io mi confondo.
Noi non ci rivedremo, lo sai? Ma che importa.
Sarebbe una storia estiva. Ma è una fantasia, non ci pensare. Poi non è detto.
Le tue mani, sono quelle il problema, non mi danno modo di pensare.
E i tuoi occhi, non ho detto dei tuoi occhi, del modo in cui mi guardano. Anche il tuo sguardo mi accarezza.
Speravo che scrivere mi aiutasse a mettere da parte questo pensiero, ma mi rendo conto che lo sto solo alimentando.
Vado nel letto, sperando che le tue mani non mi seguono.
Vado nel letto, sperando tu non mi segua, sperando di non sognarti.
Vado nel letto, ma già so quali saranno i miei ultimi pensieri prima di chiudere gli occhi.
Le tue mani, la mia schiena, il prato, le stelle. Le tue mani.
Sarebbe bello incontrarti per caso, pensavo. Non ti conosco e non so come potrei fare a capire che sei tu, ma sarebbe bello incontrarti per caso, scontrarci e riconoscerci.
A casa di amici comuni, ritrovaci a parlare e capire "Ah, è lui/lei." Lasciare intuire che abbiamo capito, svelandoci appena. Gli altri penserebbero "Sembra che questi due si conoscano da molto più tempo, eppure si sono presentati oggi". E sarebbe così.
Poi non lo so com'è, ma nei miei pensieri finiamo sempre in una casa al mare. Né mia, né tua. Dell'amico che ci ha presentati forse. Casualmente (come è importante il caso nelle fantasie) una sera ci ritroviamo a parlare su una sdraio in giardino, o stesi sul prato a guardare le stelle. Soli io è te, che gli altri stanno dormendo.
Le tue mani. Le tue mani sono sempre importanti in queste fantasie. Mi accarezzano la schiena, il collo. C'è qualcosa nel modo in cui le mani di un uomo possono accarezzare la schiena di una donna che mi fa impazzire. Non tutti gli uomini. Né tutte le donne forse lo sanno cogliere. In ogni caso, dicevo, riesco a immaginare benissimo le tue mani sulla mia schiena. Sono grandi, un po' rudi, ma sanno essere delicate, se necessario.
La tua bocca, invece, non la riesco a immaginare, ma so benissimo come mi bacerebbe. E so come ti bacerei io.
E so anche che devo togliermi certi pensieri dalla testa.
Poi so che più uno cerca di togliersi certi pensieri dalla testa più questi permangono.
Allora, mi dico, continuo a pensarci, passerà.
E le mie labbra si avvicinano al tuo collo, lo sfiorano piano.
Se continuo a fantasticare a un certo punto mi stancherò.
Le mie mani si infilano sotto la tua maglia, aggrappandosi alla schiena.
Eppure a un certo punto mi distrarrò e penserò ad altro.
Mi attiri forte a te e sento il tuo petto contro il mio, il respiro affannato.
Smetterò di pensarci.
"Le mani tue, strumenti su di me". Come capisco questo verso della canzone, ora.
Se si svegliassero gli altri ospiti della casa? E' una fantasia, potrebbe succedere. Ma non succede.
Succede che è estate, i vestiti sono leggeri, si spostano con un soffio. Succede che sono indecisa, nella fantasia come nella realtà. Succede che mi creo mille problemi anche nei sogni. Succede che però non riesco a non baciarti.
Adesso dovrei proprio fermarmi, pensare ad altro. Dovrei studiare.
Ti mordo piano il labbro inferiore.
E' tardi, dovrei andare a dormire.
Ma la tua bocca è sul mio ombelico.
E le tue mani. Non so più dove siano le tue mani, mi sto perdendo. Non riesco più a star dietro a questi pensieri. Tu mi accarezzi, io mi confondo.
Noi non ci rivedremo, lo sai? Ma che importa.
Sarebbe una storia estiva. Ma è una fantasia, non ci pensare. Poi non è detto.
Le tue mani, sono quelle il problema, non mi danno modo di pensare.
E i tuoi occhi, non ho detto dei tuoi occhi, del modo in cui mi guardano. Anche il tuo sguardo mi accarezza.
Speravo che scrivere mi aiutasse a mettere da parte questo pensiero, ma mi rendo conto che lo sto solo alimentando.
Vado nel letto, sperando che le tue mani non mi seguono.
Vado nel letto, sperando tu non mi segua, sperando di non sognarti.
Vado nel letto, ma già so quali saranno i miei ultimi pensieri prima di chiudere gli occhi.
Le tue mani, la mia schiena, il prato, le stelle. Le tue mani.
Questo sarebbe il pomeriggio giusto per prendere un aquilone e correre su un prato per farlo volare. Ho un prato vicino casa ma non ho un aquilone, e mi torna in mente che mio padre da piccola gli aquiloni me li costruiva con la carta dell'uovo di Pasqua. Ma l'ho buttata la carta dell'uovo quest'anno. Non pensavo che mi sarebbe venuta la voglia di costruirne uno.
Certi treni passano una volta sola, io quello che volevo prendere l'ho perso. Sono alla stazione in attesa di capire dove andare o di qualcuno che venga a prendermi.
sabato 13 aprile 2013
"Quando Pehnt compì sette anni, la vedova Abegg tird fuori dall'armadio la giacca nera in cui lo
avevano trovato, e gliela infilò.
Gli arrivava sotto le ginocchia.
IL bottone più alto risultava ad altezza pisello.
Le maniche penzolavano come morte.
- Ascoltami bene, Pehnt.
Questa giacca l'ha lasciata tuo padre.
Se te l'ha lasciata sarà per qualche buon motivo.
Allora cerca di capire.
Tu crescerai.
E succederà così: se un giorno diventerai abbastanza grande da fartela diventare di misura lascerai
questa cittadina da niente e andrai a cercare fortuna nella capitale.
Se invece non diventerai abbastanza grande allora resterai qui, e sarai comunque felice, perché
come diceva il mio caro Charlus "fortunato è il fore che nasce là dove Dio l'ha seminato".
Domande? - No.
- Bene.
Pekisch non condivideva sempre lo stile vagamente militare che la signora Abegg adottava nelle
occasioni importanti, retaggio evidente della prolungata consuetudine con il sottotenente suo
marito.
Però su quella storia della giacca non trovò nulla da ridire.
Convenne che il discorso era sensato e che, nella nebbia della vita, una giacca poteva effettivamente
rappresentare un punto di riferimento utile e autorevole.
- Non è poi così grande.
Ce la farai - disse a Pehnt.
Per facilitare l'impresa la vedova Abegg mise a punto una sapiente dieta che coniugava abilmente la
sua scarsa disponibilità economica (frutto di una pensione dell'esercito che in realtà nessuno si era
mai sognato di mandarle) e le elementari necessità calbriche e vitaminiche del ragazzo. Pekisch, da parte sua, fornì a Pehnt alcune utili certezze tra le quali figurava, non ultima, l'aurea
regola secondo cui il sistema più semplice per crescere era quello di rimanere il più possibile in
piedi.
- E un po' come per la voce nei tubi.
Se il tubo fa delle curve la voce fa più fatica a passare.
Per te è lo stesso.
Solo se stai in posizione eretta la forza che hai dentro può crescere senza intoppi, senza dover far
curve e perdere tempo.
Stai in piedi, Pehnt, tieni il tubo più dritto che puoi.
Pehnt teneva il tubo più dritto che poteva.
Ciò spiega anche perché usasse le sedie, sì, ma per starci in piedi sopra.
- Siediti, Pehnt - diceva la gente.
- Grazie - diceva lui, e saliva in piedi sulla sedia.
- Non che sia il massimo dell'educazione - diceva la vedova Abegg.
- Neanche cagare è una delizia.
Ma ha i suoi vantaggi diceva Pekisch.
E così cresceva Pehnt.
Mangiando uova a pranzo e cena, stando in piedi sulle seggiole, e annotando una verità al giorno su
un quaderno viola.
Girava con quella enorme giacca addosso come viaggia una lettera nella busta che reca scritta la sua
destinazione.
Girava avviluppato nel suo destino.
Come tutti, peraltro, solo che in lui lo si poteva vedere ad occhio nudo.
Non aveva mai visto la capitale e non poteva immaginare cosa precisamente stava inseguendo.
Ma aveva capito che, in qualche modo, il gioco consisteva nel diventare grandi.
E ce la metteva tutta per vincere.
Però, la notte, sotto le coperte, dove nessuno poteva vederlo, più silenziosamente possibile, con un
po' di batticuore, si rannicchiava più che poteva, proprio così, e come un tubo contorto in cui non
sarebbe passata una voce nemmeno a sparagliela dentro con un cannone si addormentava e sognava una giacca eternamente troppo grande."
Castelli di rabbia, Baricco.
venerdì 12 aprile 2013
giovedì 11 aprile 2013
La sera è il momento più difficile. Di giorno posso anche tenermi impegnata, occupare ogni singolo istante, impormi di non pensarti costringendo i miei pensieri su altre strade, ma la sera no. La sera le difese si abbassano, il controllo sui pensieri è allentato e nel dormiveglia ti insinui nella mia mente giungendo fino ai sogni.
Mi manchi.
Ho iniziato questa lettera almeno cinque volte, e nessun inizio era vero quanto questo.
Non siamo abituati a scriverci, se non messaggi, e non conosco nemmeno come sia la tua grafia. Non troppo bella,mi dici. Dovrò fidarmi.
Eppure, avrei sempre voluto ricevere una lettera da te, o scrivertene una. Una volta ci ho provato, ricordi? Avevo troppe cose da dirti e invece di un foglio presi un quaderno. Non ci vedevamo molto in quel periodo, così mi chiedesti di leggerti tutto in webcam. Non ricordo le mie parole, ricordo solo che piangevo mentre leggevo e cercavo di nascondere il volto tra le pagine del quaderno.
Ho una scusa buona per scriverti una lettera, sai? Ho deciso di partecipare a un contest su Facebook, sulle lettere d'amore, scritte o ricevute. Bisogna scegliere un'immagine e scrivere una lettera: semplice, no? Mica tanto. Non sapevo chi potesse essere il mittente, né il destinatario. Soprattutto non sapevo che immagine scegliere, ma è stata l'immagine a scegliere me e qui c'entri tu. Quando l'ho vista ho pensato a quel gazebo di pietra dove tante volte ci siamo baciati, ricordi? Sì, mi dirai, ma non ci assomiglia neanche un po'. Ok, dal "nostro" gazebo si vedeva il mare, da questo le colline. Sì, è vero, vicino al nostro gazebo non c'erano le rose. E sì, la ragazza non mi somiglia per niente - c'ha più tette di te mi diresti, lo so. Mi sei venuto in mente tu lo stesso, che ci posso fare? Mi torni in mente sempre. Mi torni in mente nei posti in cui siamo stati, perché ci siamo stati insieme. Mi torni in mente nei luoghi in cui non siamo mai andati perché mi domando come sarebbe stato andarci insieme. Mi torni in mente quando ascolto la radio, quando guardo la tv, quando sono in mezzo alla gente e ancor più quando sono sola. Mi torni in mente sempre, questo te lo volevo proprio dire e per questo ti scrivo.
Mi manchi. Io lo so che non sei più mio, ma mi manchi. Che poi, lo sei mai stato? Mio, intendo, mio davvero. Non so nemmeno se voglio saperla la risposta, probabilmente no.
Avrei (ho) così tante cose da dirti e non so da dove cominciare, forse perché molte di queste cose non te le posso dire. Mi vengono in mente tutte alla rinfusa.
Vorrei poter tornare indietro. Mi son sempre detta che se ritornassi indietro rifare gli stessi errori, perché ogni mia scelta ha avuto una motivazione, ma ultimamente non faccio che pensare che ora certe cose le eviterei. E lo so che con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma se avessi avuto meno paure, e tu fossi stato un po' più disponibile nei miei confronti, sarebbe stato tutto diverso, non credi?
Vorrei fare l'amore con te ancora, e ancora, e ancora. Ecco un altro motivo per cui l'immagine mi ricorda te. Il vestito sembra proprio quello che avevo il giorno della nostra prima volta, che era anche la mia, ricordi? Chi lo sa se ricordi che vestito avevo: io ancora fatico a metterlo. Da allora non l'ho più indossato, ma non l'ho neanche buttato. Ogni volta è una dura lotta con mia madre: "Ma se è un vestito che non usi, che lo conserviamo a fare? Diamolo a chi ha più bisogno!"
E credi che io non lo sappia che sarebbe più sensato così? Lo so benissimo. So sempre tutto io, ma poi è la pratica che mi frega. Io di quel vestito ne ho bisogno in fondo, non materialmente ma ne ho bisogno. E non che mi serva per ricordare, ché ci riesco benissimo da sola, ma magari un giorno ci rivedremo e io lo indosserò e tu ricorderai come era stato. E poi ricorderai che mi amavi, che era bello amarmi, che era bello essere amato da me. Ricorderai tutto questo e le tua mano accarezzerà la mia spalla nuda e il collo. Si insinuerà tra i capelli raccolti, sulla nuca, e tirerà il mio volto verso il tuo, baciandomi. Sussulterò stupita anche se era quello che aspettavo da sempre e schiuderò le mie labbra stringendoti.
Più vado avanti nello scrivere questa lettera e più mi rendo conto che non te la potrò mai spedire. Tu sei felice adesso, ma non con me: chi sono io per distrarti da tutta questa felicità? E potresti pensare che io ti scriva tutto questo perché sono sola e ho voglia o bisogno di qualcuno al mio fianco, ma non è così. Ho imparato a stare da sola quando te ne sei andato, ci ho messo un po' ma ce l'ho fatta e posso stare senza di te. Ci sto anche bene, se devo dirla tutta, ma con te è un'altra cosa.
Tu sei felice ora, dicevo, felice come non ti ho mai visto con me. E io non lo so se ora potrei renderti così felice, perché ho ancora dei conti in sospeso con me stessa, tu sei cresciuto, io ancora no. Com'è che il tempo è passato in modo diverso per noi due? E' colpa mia o merito tuo? Forse è colpa mia, della mia immaturità non posso accusarti. Hai commesso tanti errori ma questo te lo devo concedere: tu sei cambiato in meglio, io sono sempre uguale a me stessa, nel bene e nel male.
Che senso avrebbe scriverti per dirti che ti amo ancora, se ancora non mi sento pronta a stare con te? Arriverà il momento? Il tempo ci assisterà? Ho sempre pensato che il tempo stesse tramando a nostro favore, nei giorni scorsi per la prima volta ho dubitato.
Ti ho detto tutto e non ti ho detto niente, ho ancora tanto da scrivere ma devo fermarmi: è una lettera insensata che forse non ti invierò mai. Resterà il pretesto del contest, magari un giorno leggerai tutto per altre vie ma io questa lettera non te la posso dare, meglio finirla qui.
Ti amo ancora e così come ho iniziato questa lettera la finisco. Mi manchi.
P.S. Perdonami la confusione, perdonami qualche errore, le virgole di troppo e le parole fuori luogo, ma ho scritto di getto quello che mi passava per la testa. Potrei passare ore a scegliere le parole giuste, spesso ci riesco ma con te questo non è possibile, le parole mi scappano dalla testa e io non posso fermarle. So che capirai comunque quello che volevo dirti e anche quello che non ho scritto.
Per il contest di A l'amour comme a la guerre.
Eppure, avrei sempre voluto ricevere una lettera da te, o scrivertene una. Una volta ci ho provato, ricordi? Avevo troppe cose da dirti e invece di un foglio presi un quaderno. Non ci vedevamo molto in quel periodo, così mi chiedesti di leggerti tutto in webcam. Non ricordo le mie parole, ricordo solo che piangevo mentre leggevo e cercavo di nascondere il volto tra le pagine del quaderno.
Ho una scusa buona per scriverti una lettera, sai? Ho deciso di partecipare a un contest su Facebook, sulle lettere d'amore, scritte o ricevute. Bisogna scegliere un'immagine e scrivere una lettera: semplice, no? Mica tanto. Non sapevo chi potesse essere il mittente, né il destinatario. Soprattutto non sapevo che immagine scegliere, ma è stata l'immagine a scegliere me e qui c'entri tu. Quando l'ho vista ho pensato a quel gazebo di pietra dove tante volte ci siamo baciati, ricordi? Sì, mi dirai, ma non ci assomiglia neanche un po'. Ok, dal "nostro" gazebo si vedeva il mare, da questo le colline. Sì, è vero, vicino al nostro gazebo non c'erano le rose. E sì, la ragazza non mi somiglia per niente - c'ha più tette di te mi diresti, lo so. Mi sei venuto in mente tu lo stesso, che ci posso fare? Mi torni in mente sempre. Mi torni in mente nei posti in cui siamo stati, perché ci siamo stati insieme. Mi torni in mente nei luoghi in cui non siamo mai andati perché mi domando come sarebbe stato andarci insieme. Mi torni in mente quando ascolto la radio, quando guardo la tv, quando sono in mezzo alla gente e ancor più quando sono sola. Mi torni in mente sempre, questo te lo volevo proprio dire e per questo ti scrivo.
Mi manchi. Io lo so che non sei più mio, ma mi manchi. Che poi, lo sei mai stato? Mio, intendo, mio davvero. Non so nemmeno se voglio saperla la risposta, probabilmente no.
Avrei (ho) così tante cose da dirti e non so da dove cominciare, forse perché molte di queste cose non te le posso dire. Mi vengono in mente tutte alla rinfusa.
Vorrei poter tornare indietro. Mi son sempre detta che se ritornassi indietro rifare gli stessi errori, perché ogni mia scelta ha avuto una motivazione, ma ultimamente non faccio che pensare che ora certe cose le eviterei. E lo so che con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma se avessi avuto meno paure, e tu fossi stato un po' più disponibile nei miei confronti, sarebbe stato tutto diverso, non credi?
Vorrei fare l'amore con te ancora, e ancora, e ancora. Ecco un altro motivo per cui l'immagine mi ricorda te. Il vestito sembra proprio quello che avevo il giorno della nostra prima volta, che era anche la mia, ricordi? Chi lo sa se ricordi che vestito avevo: io ancora fatico a metterlo. Da allora non l'ho più indossato, ma non l'ho neanche buttato. Ogni volta è una dura lotta con mia madre: "Ma se è un vestito che non usi, che lo conserviamo a fare? Diamolo a chi ha più bisogno!"
E credi che io non lo sappia che sarebbe più sensato così? Lo so benissimo. So sempre tutto io, ma poi è la pratica che mi frega. Io di quel vestito ne ho bisogno in fondo, non materialmente ma ne ho bisogno. E non che mi serva per ricordare, ché ci riesco benissimo da sola, ma magari un giorno ci rivedremo e io lo indosserò e tu ricorderai come era stato. E poi ricorderai che mi amavi, che era bello amarmi, che era bello essere amato da me. Ricorderai tutto questo e le tua mano accarezzerà la mia spalla nuda e il collo. Si insinuerà tra i capelli raccolti, sulla nuca, e tirerà il mio volto verso il tuo, baciandomi. Sussulterò stupita anche se era quello che aspettavo da sempre e schiuderò le mie labbra stringendoti.
Più vado avanti nello scrivere questa lettera e più mi rendo conto che non te la potrò mai spedire. Tu sei felice adesso, ma non con me: chi sono io per distrarti da tutta questa felicità? E potresti pensare che io ti scriva tutto questo perché sono sola e ho voglia o bisogno di qualcuno al mio fianco, ma non è così. Ho imparato a stare da sola quando te ne sei andato, ci ho messo un po' ma ce l'ho fatta e posso stare senza di te. Ci sto anche bene, se devo dirla tutta, ma con te è un'altra cosa.
Tu sei felice ora, dicevo, felice come non ti ho mai visto con me. E io non lo so se ora potrei renderti così felice, perché ho ancora dei conti in sospeso con me stessa, tu sei cresciuto, io ancora no. Com'è che il tempo è passato in modo diverso per noi due? E' colpa mia o merito tuo? Forse è colpa mia, della mia immaturità non posso accusarti. Hai commesso tanti errori ma questo te lo devo concedere: tu sei cambiato in meglio, io sono sempre uguale a me stessa, nel bene e nel male.
Che senso avrebbe scriverti per dirti che ti amo ancora, se ancora non mi sento pronta a stare con te? Arriverà il momento? Il tempo ci assisterà? Ho sempre pensato che il tempo stesse tramando a nostro favore, nei giorni scorsi per la prima volta ho dubitato.
Ti ho detto tutto e non ti ho detto niente, ho ancora tanto da scrivere ma devo fermarmi: è una lettera insensata che forse non ti invierò mai. Resterà il pretesto del contest, magari un giorno leggerai tutto per altre vie ma io questa lettera non te la posso dare, meglio finirla qui.
Ti amo ancora e così come ho iniziato questa lettera la finisco. Mi manchi.
P.S. Perdonami la confusione, perdonami qualche errore, le virgole di troppo e le parole fuori luogo, ma ho scritto di getto quello che mi passava per la testa. Potrei passare ore a scegliere le parole giuste, spesso ci riesco ma con te questo non è possibile, le parole mi scappano dalla testa e io non posso fermarle. So che capirai comunque quello che volevo dirti e anche quello che non ho scritto.
Per il contest di A l'amour comme a la guerre.
mercoledì 10 aprile 2013
Torna da me, la strada la conosci. Lascerò una lanterna a illuminarti la via.
martedì 9 aprile 2013
Io non sopporto di accorgermi di avere esattamente ciò che volevo e non essere ancora contenta. Non sopporto di essere insoddisfatta, di sentire la mancanza di qualcosa quando ho tutto. E soprattutto non sopporto di non capire se veramente potrei avere di più o no, se merito di più o no. Chi sono io per sapere se quello che ho è quello che merito? Chi sono io per pensare che quello che ho non sia il meglio? Non sopporto di non capire se sottovaluto quello che ho o se veramente potrei avere di più.
Ora, non dico che uno non debba più tornare in certi posti, o io non potrei muovermi di casa perché quasi ogni posto mi ricorda te, anche luoghi dove non siamo mai stati insieme. Non dico neanche che io ti debba venire in mente sempre, ogni volta che frequenti uno di questi luoghi. Ogni tanto, però, sarebbe bello riaffiorasse un ricordo. Anche uno stupido, non chiedo molto. Non deve esser per forza "Quanto l'ho amata, vorrei fosse di nuovo mia". Può esser anche "Ah, qui è scivolata su una buccia di banana e ho riso tanto". Ecco.
lunedì 8 aprile 2013
Non sono il tipo che fa queste cose, ma se fossi il tipo che fa queste cose farei esattamente questa cosa: ti cercherei. Che potrebbe sembrare nulla di speciale, ma per una persona timida, timidissima, è tutto. Non ti conosco, so appena due o tre cose di te e non so se siano vere, ma ti cercherei. Che potrebbe sembrare nulla di speciale, ma per una persona che ha sempre paura, paura di tutto, è tutto.
Joey: "Qual è il miglior finale di tutta la letteratura? Non dire quello dell'Ulisse questo lo dicono tutti."
Prof. Wilder: "E' facile. L'educazione sentimentale di Flaubert."
Joey: "E come finisce?"
Prof. Wilder: "In nessun modo: Sono due vecchi amici che ricordano la cosa migliore che non gli è mai accaduta."
Joey:"Come si ricorda qualcosa che non è mai accaduto?"
Prof. Wilder: "Teneramente. Flaubert credeva che la forma di piacere più pura fosse l'aspettativa...e anche la più attendibile e che mentre quello che ti succede finisce inevitabilmente per deluderti, quello che non ti è mai successo non muore mai, non scompare, rimane sempre inciso nel tuo cuore come una dolce malinconia.
Joey: "Suona così..."
Prof Wilder: "Profondo?"
https://www.youtube.com/watch?v=lxhDrbx11oY
Prof. Wilder: "E' facile. L'educazione sentimentale di Flaubert."
Joey: "E come finisce?"
Prof. Wilder: "In nessun modo: Sono due vecchi amici che ricordano la cosa migliore che non gli è mai accaduta."
Joey:"Come si ricorda qualcosa che non è mai accaduto?"
Prof. Wilder: "Teneramente. Flaubert credeva che la forma di piacere più pura fosse l'aspettativa...e anche la più attendibile e che mentre quello che ti succede finisce inevitabilmente per deluderti, quello che non ti è mai successo non muore mai, non scompare, rimane sempre inciso nel tuo cuore come una dolce malinconia.
Joey: "Suona così..."
Prof Wilder: "Profondo?"
Joey: "Vigliacco."
Dawson's Creek, puntata 16 della quinta serie
Dawson's Creek, puntata 16 della quinta serie
https://www.youtube.com/watch?v=lxhDrbx11oY
domenica 7 aprile 2013
Il mio problema con i tuffi nel passato è che non so nuotare bene, fatico a riemergere.
sabato 6 aprile 2013
venerdì 5 aprile 2013
Sono fissata con i testi delle canzoni. Appena sento una canzone che non ho mai sentito prima, devo cercarne il testo Devo cercare anche quello delle canzoni italiane. E' come se avessi paura di perdere qualcosa non avendo il testo davanti agli occhi. A volte capita che mi piaccia una canzone e che leggendo il testo mi accorga che tutto sommato non significa un granché, ma non importa. La maggior parte delle volte se la canzone mi piaceva continua a piacermi.
P.S. Questo post non ha un finale. Ho iniziato a scriverlo ma non ricordo più dove volessi andare a parare. La cosa tragica è che ho iniziato a scriverlo meno di cinque minuti fa, non è uno di quei pezzi che uno magari inizia a scrivere e poi deve interrompere per qualche motivo e riprendere dopo molto tempo.
Ci lamentiamo del rumore, ma lo facciamo urlando.
Ci lamentiamo della tristezza, ma non regaliamo un sorriso.
Ci lamentiamo del buio, ma non accendiamo una candela.
Ci lamentiamo della guerra, ma non rivolgiamo la parola al nostro vicino.
Ci lamentiamo dell'inquinamento e non usciamo a piedi, quando possiamo.
Ci lamentiamo del mondo, ma il mondo siamo noi.
Ci lamentiamo della tristezza, ma non regaliamo un sorriso.
Ci lamentiamo del buio, ma non accendiamo una candela.
Ci lamentiamo della guerra, ma non rivolgiamo la parola al nostro vicino.
Ci lamentiamo dell'inquinamento e non usciamo a piedi, quando possiamo.
Ci lamentiamo del mondo, ma il mondo siamo noi.
Oggi sorriderò alla prima persona che incontro, così magari questa sorriderà a un'altra e così via.
O forse, mi capiterà di incontrare per prima una persona che non conosco, e penserà che io sia un po' scema a sorridere così per caso in un pullman pieno zeppo di persone semiaddormentate. Ma anche in questo caso, magari questa persona ne incontrerà un'altra e sorridendo dirà: "Sai, oggi in pullman c'era una ragazza che sorrideva senza motivo, sembrava scema". Ma intanto starà sorridendo.
O forse, mi capiterà di incontrare per prima una persona che non conosco, e penserà che io sia un po' scema a sorridere così per caso in un pullman pieno zeppo di persone semiaddormentate. Ma anche in questo caso, magari questa persona ne incontrerà un'altra e sorridendo dirà: "Sai, oggi in pullman c'era una ragazza che sorrideva senza motivo, sembrava scema". Ma intanto starà sorridendo.
giovedì 4 aprile 2013
E' serenità che vorrei infondere, buon umore. Spesso ci riesco, che qui spesso parto con frasi d'amore tristi, ma nella vita di tutti i giorni son quasi sempre allegra io. E parlo poco d'amore, sorrido tanto, rido il giusto. Solo potrei fare di più, come tutti forse.
Che poi, dai, in fondo non scrivo solo cose tristi: un sorriso ogni tanto lo strappo pure a voi magari.
(riflessione a caso buttata lì così.)
Che poi, dai, in fondo non scrivo solo cose tristi: un sorriso ogni tanto lo strappo pure a voi magari.
(riflessione a caso buttata lì così.)
Eri brividi lungo la schiena e calore sulla pelle.
mercoledì 3 aprile 2013
martedì 2 aprile 2013
Ho abbassato la guardia. Tu me l'avevi detto fin da subito che non eri il tipo che restava, che non volevi storie serie, non ne avevi mai avute e non era il momento per cominciare. Tu me l'avevi detto che avevi la tendenza a scappare, a sparire o semplicemente ad andare via. E io ti ho ascoltato e creduto, perché sono scema ma mica così tanto. Così sono stata in guardia, e la prima volta che sei sparito mi ha fatto male, ma in fondo lo sapevo. E così la seconda, la terza, la quarta e così via. Ha fatto male sempre, ma tu sei sempre ritornato: questo non me l'avevi detto. Credo tu l'abbia fatto in buona fede, perché non eri il tipo che ritorna, ma sei tornato sempre. E io ho abbassato la guardia, perché mi son detta: sì va via, ma poi ritorna. Poi non sei tornato più e ha fatto male davvero, che se ci penso fa male ancora, forse perché sei andato via quando meno me l'aspettavo, quando avevamo dei progetti insieme e mi avevi detto t'amo così tante volte che neanche tutti i t'amo degli anni precedenti sarebbero bastati a metterne insieme un numero uguale. Ho abbassato la guardia. Adesso torna, adesso torna, basta aspettare solo un po'. Adesso torna, basta non pensarci per un giorno o due, quando meno me l'aspetto tornerà. Adesso torna, forse questa volta passerà una settimana. Adesso torna, forse è un mese. Adesso torna, in fondo è un anno. Adesso torna. Adesso basta, ho smesso di aspettare, ne sono certa. Vibra il cellulare, un messaggio, devo controllare: forse è lui che torna.
Tu sai.
Tu sai che mi conosci
meglio di chiunque altro.
Anche se taccio,
anche se mento,
anche se nego,
anche se.
Tu sai.
Continua.
Continua a non credermi
quando mento
anche a me stessa.
Posso prendermi in giro
ma non prendere in giro te.
Questo mi piace.
Mi piace sapere
che qualcuno sa la verità
anche se non sono io.
Almeno un giorno
quando riuscirò a svegliarmi
saprò da chi andare
per farmi dire
"te l'avevo detto".
E avrai ragione,
come sempre.
Tu sai che mi conosci
meglio di chiunque altro.
Anche se taccio,
anche se mento,
anche se nego,
anche se.
Tu sai.
Continua.
Continua a non credermi
quando mento
anche a me stessa.
Posso prendermi in giro
ma non prendere in giro te.
Questo mi piace.
Mi piace sapere
che qualcuno sa la verità
anche se non sono io.
Almeno un giorno
quando riuscirò a svegliarmi
saprò da chi andare
per farmi dire
"te l'avevo detto".
E avrai ragione,
come sempre.
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