venerdì 31 gennaio 2014
Quella brutta sensazione di esserci cascata ancora, di aver visto segnali inesistenti solo perché volevo vederli. Ci potevo arrivare qualche giorno fa e invece ho fatto finta di niente.
Vieni, vai e fai quel che vuoi.
Io aspetto, ti vengo incontro e poi ti aspetto ancora. E tu lo sai, questo è il problema.
Vieni, vai e fai quel che vuoi.
Io aspetto, ti vengo incontro e poi ti aspetto ancora. E tu lo sai, questo è il problema.
Piove e c'è vento.
Fa freddo fuori e anche un po' dentro ma la primavera arriverà.
E io sboccerò.
Fa freddo fuori e anche un po' dentro ma la primavera arriverà.
E io sboccerò.
giovedì 30 gennaio 2014
domenica 26 gennaio 2014
A volte mi comporto come se tu potessi essere lì a sbirciarmi dal buco della serratura.
Come vorrei essere se lui potesse vedermi?
Come vorrei essere se lui potesse vedermi?
Ti voglio bene ma.
Ti amo ma.
Ci sono tante cose che non si dovrebbero dire.
I "ma" dopo i "ti voglio bene", per esempio.
I "ma" dopo i "ti amo".
Sono tristi limitazioni dei sentimenti.
Ti voglio bene - punto.
Ti amo - punto.
E se proprio non si può far a meno di inserire quel ma, che almeno sia al contrario.
Ci sono tante cose che non sopporto di te, ma ti voglio bene. Punto.
Ci sono dei giorni in cui ti manderei a quel paese, ma ti amo. Punto.
Mettiamoli prima i "ma".
Ti amo ma.
Ci sono tante cose che non si dovrebbero dire.
I "ma" dopo i "ti voglio bene", per esempio.
I "ma" dopo i "ti amo".
Sono tristi limitazioni dei sentimenti.
Ti voglio bene - punto.
Ti amo - punto.
E se proprio non si può far a meno di inserire quel ma, che almeno sia al contrario.
Ci sono tante cose che non sopporto di te, ma ti voglio bene. Punto.
Ci sono dei giorni in cui ti manderei a quel paese, ma ti amo. Punto.
Mettiamoli prima i "ma".
sabato 25 gennaio 2014
giovedì 23 gennaio 2014
mercoledì 22 gennaio 2014
domenica 19 gennaio 2014
sabato 18 gennaio 2014
venerdì 17 gennaio 2014
giovedì 16 gennaio 2014
mercoledì 15 gennaio 2014
Il corpo era il tuo ma eri lui.
Sogni, non sai ma i cosa aspettarti.
Il tuo corpo che conosco così bene, lui che non ho mai nemmeno baciato.
E che probabilmente non bacerò mai, diciamocelo chiaramente.
Perché la speranza è l'ultima a morire, ma i piedi per terra so tenerli anche io.
E chissà se bacerò ancora te.
Tante volte ho pensato che non sarebbe accaduto di nuovo, tante volte ho dovuto ricredermi.
E quindi forse è vero, la speranza è l'ultima a morire. Ed è bene che sia così.
martedì 14 gennaio 2014
Piove.
Piove troppo.
Piove troppo.
Piove forte.
Piove troppo forte.
E nonostante questo,
il deserto.
il deserto.
domenica 12 gennaio 2014
Quel ponte che aveva sempre destato in me tanto stupore quando ero piccola, in quel momento risvegliava solo una latente malinconia. Quei momenti erano andati e non mi sarebbero stati mai restituiti. Restituire, poi, che verbo inadatto. Come se qualcuno avesse preso il mio tempo dimenticando di ridarlo a me, al legittimo proprietario. Come se non fossi stata io a lasciarmelo sfuggire tra le mani. E quello che più mi faceva rabbia era che sapevo che come dopo ogni riflessione sul tempo che passa, non avrei fatto nulla. Quante volte in un libro, in un film, o più drammaticamente nella vita vera, un evento tragico mi aveva sbattuto in faccia lo scorrere del tempo, quante volte mi ero ripromessa di cambiare le cose, quante volte poi non era cambiato nulla perché non ero cambiata io? Ed è davvero necessario un evento tragico per indurci al cambiamento?
Avrei voluto che passato il ponte una nuova determinazione prendesse vita in me e invece già sapevo che non sarebbe successo nulla e se è così che ero non è così che volevo essere.
Se è così che sono, non è così che voglio essere.
Avrei voluto che passato il ponte una nuova determinazione prendesse vita in me e invece già sapevo che non sarebbe successo nulla e se è così che ero non è così che volevo essere.
Se è così che sono, non è così che voglio essere.
venerdì 10 gennaio 2014
domenica 5 gennaio 2014
Delirio del riccio, parte 23 - Inizio parlando di una cosa, finisco per parlare di calzini. Non credetemi quando scrivo che smetterò di indossarli perché non è vero. Sono troppo freddolosa.
Facebook mi offre la possibilità di monitorare cinque pagine per vedere quanti 'Mi piace' ottengono, tenerle sotto controllo e regolarmi di conseguenza.
La prima domanda che sorge spontanea è: chi se ne importa?
La seconda è: perché?
Se una pagina mi piace, la seguo. Se la pagina in questione ottiene tanti 'Mi piace', mi fa piacere per chi la gestisce e se invece perde consensi un po' mi può dispiacere ma in entrambi i casi in che modo dovrei regolarmi di conseguenza?
Dovrei elaborare delle strategie? Allora, la pagina "Blablabla" parla di amore, ha guadagnato dieci fan, l'amore va forte in questo periodo. Ora scrivo di amore pure io, mi faccio notare nella pagina "Blablabla" e vedo di attirare quelle persone da me.
Oppure. La pagina "TizioCaioSempronio" parla di cucina, la cucina va di moda. Adesso apro la rubrica "Le ricette del riccio" e vediamo se la cosa funziona.
O cavolo, la pagina che parla di calzini ha perso consensi, devo ricordarmi di non parlare di calzini nei miei post prossimamente (esisterà una pagina sui calzini?). Devo rimandare il trattato sui calzini, e dire che meditavo da tempo si scriverlo. E se adesso che ho nominato la parola 'calzini' perdessi dei fan? Non fatelo, vi prego, non parlerò mai più di calzini, davvero. Smetto di indossarli.
Ora, c'è qualcosa che ovviamente mi sfugge nella logica delle pagine Facebook anche se il problema secondo me non sono tanto le pagine o chi le gestisce (a volte anche chi le gestisce) ma che uso Facebook pensa che le persone debbano fare delle pagine. E spero di aver scritto una frase sensata.
In ogni caso, ovvio che mi piaccia ricevere consensi e che la gente legga quello che scrivo. Se non volevo che qualcuno mi leggesse, scrivevo su un diario e lo tenevo per me. Mi piace quando trovo 'Mi piace' o commenti e quando qualcuno condivide quello che scrivo. Ho avuto la possibilità di confronti interessanti con persone che la pensavano in maniera simile o diversa dalla mia su diversi argomenti, più o meno seri ed è evidente che non ne avrei avuto la possibilità senza far conoscere un po' la mia pagina in giro.
La questione è che mi piace ricevere consensi indipendentemente da quanti ne ricevano altri. Non è che se io ho un mi piace e un'altra pagina ne ha dieci mi dispero. Soprattutto non tengo d'occhio quella pagina per vedere se i suoi fan aumentano o diminuiscono, né costruisco bamboline voodoo con la speranza che i suoi consensi diminuiscono. Né se la mia pagina ha più 'Mi piace' di un'altra inizio a saltellare per casa gioendo. Quello in genere succede quando mi contatta il tipo che mi piace cosa che tra parentesi non accade da un po', quindi per ora niente saltelli (che ho scritto a fare 'tra parentesi' se poi non ho scritto tra parentesi?).
Avevo iniziato a scrivere questo post prima di pranzo e ora che mi sono riseduta davanti al pc mi rendo conto che non ricordo più quali erano le conclusioni alle quali volevo arrivare. Forse volevo addirittura mettervi a parte di un pensiero profondo ma ormai è andato.
Calzini.
[Tutte le pagine alle quali faccio riferimento in questo post sono frutto della mia mente malata. Ogni riferimento a pagine, fatti e persone reali è puramente casuale. Bla bla bla, ciao.]
Facebook mi offre la possibilità di monitorare cinque pagine per vedere quanti 'Mi piace' ottengono, tenerle sotto controllo e regolarmi di conseguenza.
La prima domanda che sorge spontanea è: chi se ne importa?
La seconda è: perché?
Se una pagina mi piace, la seguo. Se la pagina in questione ottiene tanti 'Mi piace', mi fa piacere per chi la gestisce e se invece perde consensi un po' mi può dispiacere ma in entrambi i casi in che modo dovrei regolarmi di conseguenza?
Dovrei elaborare delle strategie? Allora, la pagina "Blablabla" parla di amore, ha guadagnato dieci fan, l'amore va forte in questo periodo. Ora scrivo di amore pure io, mi faccio notare nella pagina "Blablabla" e vedo di attirare quelle persone da me.
Oppure. La pagina "TizioCaioSempronio" parla di cucina, la cucina va di moda. Adesso apro la rubrica "Le ricette del riccio" e vediamo se la cosa funziona.
O cavolo, la pagina che parla di calzini ha perso consensi, devo ricordarmi di non parlare di calzini nei miei post prossimamente (esisterà una pagina sui calzini?). Devo rimandare il trattato sui calzini, e dire che meditavo da tempo si scriverlo. E se adesso che ho nominato la parola 'calzini' perdessi dei fan? Non fatelo, vi prego, non parlerò mai più di calzini, davvero. Smetto di indossarli.
Ora, c'è qualcosa che ovviamente mi sfugge nella logica delle pagine Facebook anche se il problema secondo me non sono tanto le pagine o chi le gestisce (a volte anche chi le gestisce) ma che uso Facebook pensa che le persone debbano fare delle pagine. E spero di aver scritto una frase sensata.
In ogni caso, ovvio che mi piaccia ricevere consensi e che la gente legga quello che scrivo. Se non volevo che qualcuno mi leggesse, scrivevo su un diario e lo tenevo per me. Mi piace quando trovo 'Mi piace' o commenti e quando qualcuno condivide quello che scrivo. Ho avuto la possibilità di confronti interessanti con persone che la pensavano in maniera simile o diversa dalla mia su diversi argomenti, più o meno seri ed è evidente che non ne avrei avuto la possibilità senza far conoscere un po' la mia pagina in giro.
La questione è che mi piace ricevere consensi indipendentemente da quanti ne ricevano altri. Non è che se io ho un mi piace e un'altra pagina ne ha dieci mi dispero. Soprattutto non tengo d'occhio quella pagina per vedere se i suoi fan aumentano o diminuiscono, né costruisco bamboline voodoo con la speranza che i suoi consensi diminuiscono. Né se la mia pagina ha più 'Mi piace' di un'altra inizio a saltellare per casa gioendo. Quello in genere succede quando mi contatta il tipo che mi piace cosa che tra parentesi non accade da un po', quindi per ora niente saltelli (che ho scritto a fare 'tra parentesi' se poi non ho scritto tra parentesi?).
Avevo iniziato a scrivere questo post prima di pranzo e ora che mi sono riseduta davanti al pc mi rendo conto che non ricordo più quali erano le conclusioni alle quali volevo arrivare. Forse volevo addirittura mettervi a parte di un pensiero profondo ma ormai è andato.
Calzini.
[Tutte le pagine alle quali faccio riferimento in questo post sono frutto della mia mente malata. Ogni riferimento a pagine, fatti e persone reali è puramente casuale. Bla bla bla, ciao.]
sabato 4 gennaio 2014
Se son rose fioriranno, si dice.
E io sto qui ad aspettare la stagione giusta.
E io sto qui ad aspettare la stagione giusta.
Mi sento impotente quando un amico ha un problema e io non ho la soluzione, né questa è a portata di mano. Mi sento impotente quanto tutto ciò che posso fare è ascoltarlo, ma non ci sono parole che possano incoraggiarlo. E lo so che non è poco avere un amico che ti ascolti, ma mi sento impotente lo stesso. Vorrei solo trovare la parola giusta ma la parola giusta non c'è e i "ti voglio bene" fanno piacere ma a volte non bastano. Se poi quest'amico nonostante i suoi problemi è sempre lì con un sorriso sulle labbra pronto ad aiutare chiunque, talvolta anche chi non sopporta, come faccio a guardarlo e a non far niente?
Io che non mi scoraggio mai, non mi scoraggio neanche oggi, ma vorrei fare di più. Vorrei fare qualcosa.
Io che non mi scoraggio mai, non mi scoraggio neanche oggi, ma vorrei fare di più. Vorrei fare qualcosa.
giovedì 2 gennaio 2014
Una volta ero bravissima a organizzare il mio tempo: riuscivo a infilare dieci impegni in una giornata e a trovare anche tempo per gli amici e per me.
Ora sembra che non ne sia più capace, ma spero che sia come andare in bicicletta e che in qualche modo ricordi come si fa.
Anche se, a pensarci bene, sono anni che non vado in bicicletta e non sono tanto sicura di esserne ancora capace.
Ora sembra che non ne sia più capace, ma spero che sia come andare in bicicletta e che in qualche modo ricordi come si fa.
Anche se, a pensarci bene, sono anni che non vado in bicicletta e non sono tanto sicura di esserne ancora capace.
Qualcuno mi dovrebbe togliere dalla testa questa convinzione che se io smetto di pensare a te continuamente, a un certo punto tu mi penserai. Perché è evidente che non ha senso, e non lo so come mi sia venuta in mente questa cosa. Forse perché il primo giorno in cui ero riuscita ad evitare di pensarti ti ho incontrato per caso, ed è stato facile pensare che non fosse un caso ma una specie di segno. Io non lo so da dove venga fuori questa insensata convinzione, ma sarebbe meglio sparisse.
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