mercoledì 4 marzo 2015

Piove.
Il vento ripiega l'ombrello, tra tante gocce una fredda si infila tra la sciarpa allentata e la mia pelle. Sussulto.
Vorrei sistemarmi meglio la sciarpa ma ho il portatile in una mano, l'ombrello nell'altra e una borsa sulla spalla.
Il mio passo è veloce, se continuo così tra dieci minuti sarò a casa: pregusto una doccia bollente, acqua calda sulla mia pelle finalmente, lo specchio del bagno appannato, il mio pigiama.
Per un attimo penso a quanto sia fortunata ad avere un tetto sulla testa, una doccia ad attendermi. Penso anche che troverò la cena pronta e che è una fortuna che io viva ancora con i miei anche se tante volte ho pensato che è giunto il momento di dare una svolta e andare a vivere da sola - ma è comunque una scelta che va al di là di ipotetiche liste dei pro e dei contro, al momento non posso permettermelo.
I buoni pensieri di gratitudine durano poco, l'attenzione è stata ormai dirottata verso altri problemi, le spese, il lavoro e...
Finalmente sono arrivata, infreddolita, i capelli bagnati. Ho fatto più attenzione al portatile che a me - mi serve per il lavoro - ho pensato. Più importanza alle cose che alle persone, ci sarebbero altre riflessioni profonde da fare ma ora non ne ho voglia.
Doccia, cena, letto. Non ho neanche voglia di leggere o  di guardare la tv stasera, figuriamoci di uscire e penso che per fortuna i giorni così sono pochi, non si può vivere solo per andare a letto la sera.
Mi giro su un fianco stringendo le coperte tra le mani: sono le sere come queste che mi fanno sentire più forte la voglia di un uomo che mi  stringa forte e mi accarezzi piano alla fine di una giornata. Sono stanca.

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