martedì 10 marzo 2015

Sono seduta su una panchina da venti minuti, ho finito il libro che stavo leggendo e non ho voglia di alzarmi. Sollevo i piedi da terra e li dondolo un po', ricordo quando ero piccola e i miei piedi non toccavano il pavimento. Facevo di tutto per allungarmi ma non ci arrivavo e allora li dondolavo.
Mi spingo un po' più indietro sulla panchina, questa volta gioco al contrario, non voglio toccare con i piedi per terra. Seguo un poco con gli occhi il movimento, i pensieri si perdono un po' tra altri ricordi di infanzia. Mio padre che tornando dalla notte ci portava il pane appena sfornato, io che gioco con una piccola cucina e una sedia faceva da tavolo per il mio piccola servizio di piatti - rosa e lilla, lo ricordo benissimo. Avevo un grembiule azzurro con un merletto bianco sui bordi, cucito dalla nonna e dopo aver cucinato lavavo sempre per bene i piatti, dal rubinetto di quel piccolo lavandino usciva l'acqua davvero.
Ricordo mia madre che compie trentun anni, è il primo suo compleanno di cui abbia memoria o forse era la prima volta che chiedevo a mia madre la sua età e per me mia madre è ferma a poco più di trent'anni anche se ora ne ha molti di più. Saremmo quasi coetanee altrimenti. E penso che a poco più di trent'anni lei aveva già me. Mi torna in mente il pavimento della nostra prima casa, mattonelle nere e ocra, screziate di bianco, giocavo seduta per terra e mia madre mi diceva che avrei preso freddo.
Mi torna in mente una palla fucsia, gioco nei giardinetti pubblici e poi porto da mangiare del pane ai cigni nel lago. Ricordo poi un gioco con delle letterine con cui si dovevano comporre le parole: me l'avevano regalato quando ho dovuto trascorrere alcuni giorni in ospedale e io mi annoiavo. Si sono sempre fatti molti giochi con le lettere e le parole a casa mia, forse per questo mi piacciono così tanto. Ancora adesso durante qualche lungo viaggio in auto a volte giochiamo. Non più per ore come prima, veniamo assorbiti da altro, chi dorme, chi legge, chi gioca col cellulare.
Mi fisso le punte dei piedi e poi le gambe, calze velate contro quelle di lana a fiori di un tempo. Sto diventando grande, o forse lo sono già ma da qualche parte dentro di me resta qualcosa della bimba che non toccava con i piedi per terra.

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