lunedì 16 marzo 2015

Luci soffuse, seduta con le gambe accavallate, la schiena dritta, il capo basso.
Schiocco piano le dita. Uno, due, tre, quattro.
Parte la musica. Uno, due, tre, quattro.
L'occhio di bue mi illumina in pieno. Uno, due, tre, quattro.
Giro piano intorno alla sedia, carezzando lo schienale, mi fermo alle sue spalle.
Sono i fianchi a tenere il ritmo questa volta. Uno, due, tre, quattro.
Sfilo lenta un guanto, un dito dopo l'altro, lo lancio tra il pubblico.
Il trucco è guardare in un punto preciso, un uomo tra i tanti, come se non ci fosse che lui.
Ne scelgo uno, non lo conosco ma ha un certo non so che, sa di uomo di altri tempi, fisso gli occhi nei suoi e anche l'altro guanto è partito, raggiungendolo in pieno - sentirà il mio profumo. Uno, due, tre, quattro.
Seguo la musica, una pirouette e poi sollevo una gamba, la tendo, arriva quasi al mio viso. Nessuno noterà tutto lo studio dietro questo movimento, i muscoli tesi per mantenere la posizione ma non importa, gli sguardi puntati sulle mie gambe per altri motivi. Uno, due, tre, quattro.
Le luci si riflettono sulle paillette che ricoprono il mio corpo nei punti che è necessario coprire, attirandovi l'attenzione.
Poggio un piede sulla sedia ed accarezzo lenta la gamba, slacciando i gancetti del reggicalze  Uno, due, tre, quattro.
Raccolgo il ventaglio di piume turchesi, mi copro e lo abbasso pian piano per far spuntare il mio viso - sguardo malizioso, sorriso birichino. Uno, due, tre, quattro.
Una mano spunta lateralmente dal ventaglio, stringendo appena tra due dita il reggiseno, facendolo cadere distrattamente, atteggiando la bocca a finto stupore. Uno, due, tre, quattro.
Luci soffuse, schiocco di dita. Uno, due, tre, quattro.
Anche stasera cala il sipario.

Nessun commento:

Posta un commento