lunedì 1 ottobre 2012

La riunione era finita almeno da da dieci minuti e sarebbe ripresa dopo il pranzo. C'era abbastanza tempo per mangiare e forse anche per leggere un po'. Magari poteva andare sul terrazzo, portarsi lì la sua bella insalata, il libro e una giacca, nel caso facesse freddo. Anche se l'insalata proprio non le andava; sì era bella, ma insomma. E il libro non era così appassionante. Caldo no, non faceva, si stava bene anche con la camicetta di cotone.
Anzi, stava proprio bene con quella camicia, non solo climaticamente. Si sentiva bella quel giorno, la gonna a vita alta, i tacchi. Aveva un'aria molto professionale e gli occhiali contribuivano non poco., ma era soprattutto la camicia verde petrolio a farla sentire bella. Non si sa perché, poi. Ma a volte a noi donne basta poco per sentirci belle (e a volte anche molto poco anche per sentirci brutte, ma questa è un'altra questione).
In ogni caso ci stiamo girando intorno. Diciamo la verità, non aveva proprio voglia di andare a pranzare da sola sul terrazzo. C'era quel Carlo, del settore trasporti. Era presente anche lui alla riunione prima, in fondo dovrà pur pranzare. Chissà se si porta il pranzo da casa o se va a mangiare da qualche parte nei dintorni. Non è una cosa che si possa far sempre, ché costa. Ma il ristorante all'angolo è convenzionato con la società, altrimenti c'è una pizzeria nei dintorni. Si potrebbe anche pensare di andare insieme, l'insalata si può pure mangiare a cena.
Stava facendo i conti senza l'oste, ovviamente, perché Carlo chi sa dove era e con chi, ma poteva iniziare a guardarsi un po' in giro e vedere dove era. A patto di non passare tutta la pausa pranzo così, che non non avrebbe retto ad almeno altre tre ore di riunione senza cibo, caffè e qualcosa di estremamente cioccolatoso, se così si può dire (probabilmente no, non si può dire).
Stava tornando nel suo ufficio per decidere cosa fare e l'ha trovato lì, che bussava alla sua porta.
"Secondo me non ti vuole aprire" dice sorridente. Vorrebbe essere una battuta, forse non proprio riuscitissima, ma è pur sempre un tentativo.
"Tu dici? Certo che è proprio maleducata. Pensa che ero venuta a invitarla fuori a pranzo, ma se non vuole rispondermi, pazienza. Ti va di essere il mio ripiego?" E che sorriso.
"Oh sì, certo. Ho sempre desiderato essere il ripiego di qualcuno. Però mi sembra onesto dirti che vengo con te solo perché non ho voglia di insalata."
"Mi sembra giusto, andiamo allora. Pizza? Al ristorante sarà pieno di colleghi che vorranno parlare di lavoro."
"Se proprio insisti, mi sacrificherò per te e mangerò una pizza. Guarda che sacrifici mi tocca fare, e sono solo un ripiego."
Si avviano verso l'ascensore, lei un passo avanti. Cerca di camminare con grazia, sa che i tacchi e quella gonna le fanno rispettivamente belle game e un bel sedere, ma sa anche che è una di quelle tipiche occasioni in cui la scivolata è dietro l'angolo. Sicuramente non ci fosse nessuna a guardarla non cadrebbe, ma così è scontato che accada. O forse no, arriva all'ascensore incolume e alla pizzeria pure. Niente scivoloni, niente tentennamenti., potrebbe persino affrontare la scalinata di Sanremo.
La pizzeria è piccola e carina, tutto sulle tinte dell'arancione e del giallo, molto accogliente. Poca gente oggi: solo una famiglia in un angolo e un gruppetto di cinque o 6 ragazzini, probabilmente delle superiori lì vicino.
Si siedono, ordinano: margherita lui, panna prosciutto e mais lei.
"Una roba leggera, eh?" dice lui.
"Certo. Ho evitato la frittura."
"Ah, ecco. Ma poi non ti addormenti alla riunione?"
"Tanto mi vien sonno lo stesso, almeno mi sono goduta il pranzo."
"Non fa una piega il tuo ragionamento."
"Lo so, lo so. Sono troppo un genio."
Chiacchierano del più e del meno mentre aspettano la pizza, ridono scherzano. Non si capisce se uno dei due ci stia provando con l'altro, ma potrebbe anche essere.
Pizza buonissima, una birretta in due e poi il caffè.
"Adesso ci vorrebbe il dolce." dice lei.
"Pure?"
"Non credo di poter resistere alla riunione senza qualcosa di cioccolatoso." E così ordina un tortino al cioccolato.
Tra una chiacchiera e l'altra era passato abbastanza tempo, dovevano tornare.
"Ti dispiace se mi siedo vicino a te alla riunione? Il signor Crossi puzza un po'." dice lui.
"Va bene, ma solo perché Rosa si agita, e mi fa tremare la sedia."
Entrano in ascensore, lui l'accompagna con una mano dietro la schiena. Lei tentenna un po' sui tacchi (prima o poi doveva accadere), lui la sostiene. Uno sguardo di intesa, qualcosa è cambiato.



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