domenica 31 marzo 2013

E se proprio mi vedrai versare una lacrima, vorrà dire che non ce l'ho fatta in nessun modo a trattenerla, perché mai piangerò per avere qualcosa da te.
Ho un proposito per i prossimi giorni, e lo so so che non è questo il periodo giusto per i propositi, ma visto che quelli di inizio anno non durano mai più di tanto, ci provo ora.
A chi mi chiederà come sto, voglio rispondere  sempre almeno con due cose positive, perché troppo spesso ci soffermiamo su ciò che di negativo ci circonda.
E questo non deve voler dire far finta di non vedere i problemi, ma apprezzare ciò che di buono ho. E ho tante cose, tante, tante davvero.

sabato 30 marzo 2013

Ditemi pure che sono pesante, ma un messaggio d'amore pieno di "k" per me perde tutto il suo fascino.
Non sempre sono certa di riuscire a trasmettere quello che vorrei trasmettere. Ogni tanto ho l'impressione che si perda qualcosa tra il cervello e le dita.
Ci siamo detti tutto il bene e tutto il male possibile, e siamo ancora qua.
Lo mando o non lo mando, lo mando o non lo mando. Ci vorrebbe una margherita per decidere se inviare o meno certi messaggi. Il testo l'ho scritto e cancellato almeno quattro volte, e alla fine la versione ufficiale sembra essere la prima, che poi è la stessa di dieci anni fa, più o meno.
"Buon compleanno, purtroppo per te sei sempre nei miei pensieri. Ti voglio bene."
Troppo amichevole? Troppo poco amichevole? Si capisce il tono un po' scherzoso? Ci aggiungo una faccina? Ci aggiungo un "lol"? Cancello tutto?
Dieci anni fa forse un messaggio così aveva più senso. Dieci anni fa. Ora ci faccio veramente caso a quanti siano dieci anni: è più di un terzo della mia vita. Qualcosa del genere, insomma. Non è che la matematica sia il mio forte. Forse un messaggio del genere non aveva senso nemmeno dieci anni fa, ora che ci penso, perché ci conoscevamo poco e io il messaggio te l'avevo mandato quasi per scherzo. Hai risposto dopo due giorni, che ormai non ci pensavo più, e da lì è iniziato tutto. Poi è finito tutto, ma questa è un'altra storia.
Vabbe', premo invio e vediamo che succede. Con Whatsapp non c'è più neanche il dubbio che tu possa non averlo letto, il messaggio.
Secondo me risponderai. In fondo siamo amici, anche se abbiamo interrotto i rapporti per causa di forza maggiore. O forse non risponderai perché hai fatto una promessa alla tua fidanzata e fai bene e a non infrangerla. Una promessa stupida, ma è una promessa, e ammiro il fatto che tu la rispetti.
Io ancora non posso credere al motivo per cui non ci sentiamo più. Tutto in uno scambio di sms, come sempre.
"Laura è gelosa, preferisce che non ci sentiamo più. La amo troppo, non posso farle male. Lo sai che ti voglio bene, sei la mia migliore amica ma amo lei."
"Lo capisco che sia gelosa, siamo stati insieme tanto tempo, ma siamo anche solo amici da tanto tempo. Quindici anni, siamo amici da quindici anni, non possiamo smettere di sentirci da un giorno all'altro. Limitiamo gli incontri, se è gelosa. Io lo capisco, davvero, ma siamo solo amici."
"Non insistere, se le fa male non posso farlo."
"Ma dopo due anni che state insieme dovrebbe fidarsi"
"Non è questione di fiducia, le dà fastidio."
"Non può importi una cosa del genere."
"Sì che può, la amo."
"Ma l'amore non impone un bel niente. Capirei se tu, per tua libera scelta, decidessi di non sentirmi perché le fa male. E pure ti direi di pensarci bene, di provare a convincerla che la nostra amicizia è solo amicizia, perché è quello che è. Ma imporre... e la fiducia?"
"Si vede che non capisci, ma la amo ed è l'unica cosa che posso fare per non farla stare male. Non pensare che non ti voglia bene per questo. Ciao."
"Mi sembra inutile insistere. Ci sono rimasta male però, sappilo. Non significa che non ti voglia più bene, ma ci sono rimasta male. Da amica cercherò di capirti, se un giorno qualcosa cambierà sai come trovarmi. Solo questo ti chiedo: se un giorno avrai bisogno di un'amica, ricordati che io ci sono." Avevo pensato che forse ero stata un po' melodrammatica scrivendoti quell'ultimo messaggio, ma ero seria.
Così, tra una cosa e l'altra, è passato più di un anno ed è arrivato il tuo compleanno. La volta scorsa non ti ho scritto niente, perché era passato troppo tempo e non volevo pensassi che non rispettassi al tua decisione. La sua decisione. No, no, la tua, perché potevi scegliere di non accettare.
In ogni caso, un messaggio non cambierà molto. Puoi dirmi di non scriverti più, puoi rispondere con un formalissimo "Grazie" e non chiedermi neanche come sto. Puoi ignorarmi.
Lo so che ti sei connesso, sei online. Non ci sei più. Di nuovo online. Non ci sei più. Preferivo l'ignoranza, era meglio non sapere. Ora non posso ignorare che tu mi ignori.
"Grazie mille".
Meglio di niente, penso. Potrei chiedergli come sta, ma non voglio metterlo nei guai con Laura. Ci pensa lui.
"Come stai?"
"Bene grazie. E tu?" Mi mantengo formale, non si sa mai.
Io sto bene, tu stai bene, stiamo tutti bene: che bello! Il tuo lavoro? Il mio? Ma tutto bene, grazie. Gli amici li senti ancora? Alcuni sì, alcuni no. Come passa il tempo. Quanto si può andare avanti con un conversazione del genere? Sento il bisogno di mandare un messaggio inopportuno per spezzare questa catena di messaggi che tanto non dicono niente.
"E Laura come sta?"
...
...
...
Silenzio.
"Bene, credo. Non so, ci siamo lasciati."
...
...
...
"Mi spiace." Non so mai se rispondere "mi spiace" in questi casi. Magari ha messo lui fine alla storia. O boh. Alcune storie è meglio che finiscano, ma fa male anche quei casi, quindi forse "mi spiace" va bene comunque.
Mi racconti come è andata, forse in fondo volevi sfogarti, forse avevi bisogno di un'amica e allora una domanda sorge spontanea.
"Da quanto tempo è successo?"
"Tre mesi."
"E perché non mi hai cercata prima?"
"Mi spiaceva per come ci eravamo lasciati... ti avrei cercato ma stavo cercando il momento giusto. Prima o poi ti avrei cercata."
"Tu sei uno scemo. Lo sai cosa mi dà più fastidio del fatto che tu non abbia difeso la nostra amicizia? Il fatto che tu non abbia creduto al fatto che io ci sarei stata lo stesso, senza alcuna riserva. Questo mi fa più male."
Scrivi qualcosa, poi cancelli, poi invii. Sono delle scuse, chissà se per aver interrotto i contatti o se per non avermi cercato al momento giusto.
"Io lo sapevo che ci saresti stata, è stato sempre così."
"E allora dovevi cercarmi."
Forse vorrei delle scuse più convincenti, ci penso un po' su, poi cambio argomento "E allora su, dimmi un po', c'è qualche altra ragazza in circolazione? Hai fatto conquiste? :-)"
Ti sei scusato, molte cose le ho sbagliate anche io con te, ci vogliamo bene e tanto basta. Purtroppo per te sei sempre nei miei pensieri.


Leggo sulla home: "Piove, governo ladro."
Umh... quale governo?
Non capisco perché dal parrucchiere tutti vogliano parlare. Io non voglio socializzare, voglio solo cambiare taglio di capelli.
Non so se abbiate presente quel modo di dire che dice pressappoco così: "Un vero amico è quello che se lo chiami di notte per dirgli di aver ammazzato qualcuno, ti aiuta a nascondere il cadavere." Non è proprio così, ma ovviamente mi è capitato davanti agli occhi più o meno una volta al giorno nell'ultima settimana e oggi non lo trovo da nessuna parte.
Io non sono d'accordo. Ecco, se un giorno dovessi proprio decidere di ammazzare qualcuno (state tranquilli, non conto di farlo) io spero che chiamando un amico questo mi dica: "Hai fatto davvero una grossa sciocchezza, adesso ti porto per le orecchie dalla polizia." Che poi, forse nessuno dei miei amici non userebbe la parola "sciocchezza", sarebbero un po' più incisivi.




A furia di pensarti, prima o poi ti dimenticherò.

giovedì 28 marzo 2013

Mi illudo di ingannare il tempo aspettandoti e invece inganno solo me.
Io ti volevo bene.
Io ti volevo amare.
Io ti volevo mio.
Io ti volevo.
Una volta, o forse due, mi hai detto "Per tutta la vita". Siamo ancora vivi, tu dove sei?
So di cocco e miele stamattina: mi sento un pasticcino.
La nostalgia ti entra dentro di nascosto, o forse è già dentro di te e aspetta solo il momento opportuno per riemergere. Basta una canzone, una scena di un film, uno sguardo, talvolta un profumo. Lei è lì e aspetta, e sa che il momento opportuno arriverà. Sempre. Perché tutti, almeno una volta, ci siamo lasciati prendere dalla nostalgia e sappiamo che probabilmente ricapiterà. E allora si può cercare di spingerla via, e  ci si può riuscire, ma è una lotta impari. Lei c'è, poi si nasconde, poi ritorna. Ma lei c'è.
Certi ricordi riaffiorano inaspettati come il primo fiore che spunta tra la neve.

mercoledì 27 marzo 2013

Per dimenticarti ho dovuto pensarti a lungo.
Baciami come il Sole bacia il mare al tramonto.
Ho questa convinzione che un uomo che sa dove mettere una virgola, sappia anche dove mettere le mani. Insomma, ovviamente è una convinzione senza alcun senso logico, me ne rendo conto, ma è così.

lunedì 25 marzo 2013

Già da un po' ho notato come la signorina della TIM (insomma, la voce registrata) abbia smesso di darmi del lei e abbia iniziato a darmi del tu. Evidentemente, ritiene che dopo tanti anni il nostro rapporto sia diventato abbastanza confidenziale. A questo punto, però, chissà perché negli SMS la TIM mi dà ancora del lei.
Forse non ti ho amato come dovevo, ti ho amato come potevo. Speravo fosse abbastanza.

domenica 24 marzo 2013

Io aspetto il tuo ritorno, però. C'è sempre un però, e in questo caso il mio però è il timore che tu possa tornare da me solo perché non hai un altro posto dove andare. Non so se potrei sopportare questo dubbio.
L'amore è paziente.
Tu sei paziente.
Tu sei l'amore.

Sillogismi di Aristotele: a volte funzionano, ma spesso sono incompleti.
Sono le piccole attenzioni che mi ricordano perché mi sono innamorata di te.
E quando le piccole incomprensioni mi portano a dimenticarlo, è alle piccole attenzioni che devo guardare.
Potrebbe essere
che per errore
tu torni indietro
al tuo primo amore.
Potrebbe essere
ma non ci spero
non sono errore
ma amore vero.


sabato 23 marzo 2013

So quello che dovrei fare ma non sono sicura di volerlo fare.
Forse è vigliaccheria, non posso negarlo, ma forse voglio solo esser sicura della mia scelta perché dubito di poter tornare indietro senza far male a qualcuno.
E' difficile stare ferma ad aspettare il tuo ritorno.
E' difficile stare ferma ad aspettare.
E' difficile stare ferma.
E' difficile stare.
E' difficile.
E'.
E' così difficile stare con te.
E' così difficile stare senza te.
Rendi tutto tremendamente complicato, o forse sono io.
Chi chiede aiuto, dovrebbe ricordare che non sempre è facile darlo.
Chi dà aiuto, dovrebbe ricordarsi che non sempre è facile chiederlo.


Leggerezza, dove sei? E non parlo dei chili di troppo.
Vorrei sapere chi l'ha detto che pestare una cacca di cane porta fortuna!
Davvero, insomma, la mia non è un'esclamazione dovuta al fatto che abbia pestato una cacca stamattina (l'ho scansata per un pelo): vorrei proprio sapere se qualcuno conosce l'origine di questa credenza.
Quando si è i primi a commettere un errore, bisognerebbe essere gli ultimi a parlare. Il condizionale è d'obbligo però. Perché in fondo chi sbaglia e sa di sbagliare tutto sommato sta un passo più avanti rispetto a chi sbaglia e basta, quindi forse può comunque esser d'aiuto. O forse no? Boh.

Per la serie: oggi diffondo certezze.

giovedì 21 marzo 2013

Una lista dei miei difetti sarebbe lunga e, a seconda dei periodi, questi pesano in maniera diversa nella mia vita. Forse, quello che ora sento più presente, è l'esser paurosa. La paura degli eventi, degli altri, talvolta di me, mi impedisce spesso di vivere al meglio e di cogliere tutte le opportunità che mi sono offerte.
Sono troppo stanca per scrivere qualsiasi cosa tranne che sono troppo stanca per scrivere qualsiasi cosa tranne che sono troppo stanca per scrivere qualsiasi cosa tranne che sono troppo stanca per scrivere qualsiasi cosa tranne che sono troppo stanca per scrivere qualsiasi cosa tranne che sono troppo stanca per scrivere qualsiasi cosa tranne che...
Facebook, a quest'ora non puoi chiedermi di far sapere ai miei amici come è stata la mia giornata. Dammi il tempo di viverla un po', questa giornata.
In ogni caso, mi sono alzata dal letto, ho fatto pipì, ho fatto colazione, mi sono vestita e sono qui a scrivere. Adesso mi trucco un po', giusto per darmi un colorito (ché il mio non si distingue molto dal latte che ho appena bevuto) e mi dedicherò a una delle mie attività più frequenti: l'attesa del pullman. Mi sento piena di energie e di sonno allo stesso tempo.

Ci sono dei giorni in cui non vorrei prendere alcuna decisione. Lo so che è sbagliato, da immaturi, non si fa: bisogna prendersi le proprie responsabilità. Eppure, un giorno ogni tanto, vorrei non dover decidere.

mercoledì 20 marzo 2013

A volte ci mettiamo all'affannata ricerca di noi stessi, e ci disperiamo se non ci troviamo. Già la stessa ricerca, però, è essenziale.
Amanti
tremanti
al tramonto.
Ecco quello che siamo.

Mi rigiro nel letto e allungo il braccio per cercarti, è un riflesso incondizionato il mio ormai.
Non ti trovo. "Forse è già uscito", penso, ma poi sento l'odore dei cornetti caldi appena sfornati che proviene dalla cucina e ricordo che è domenica e che oggi possiamo stare insieme tutta la giornata.
Me l'avevi promesso: domenica solo io e te, niente lavoro, niente parenti, niente amici. Ogni tanto ci vuole. 
"Magari ora mi porta la colazione a letto." Penso anche questo in un momento di pigrizia estremo, ma poi mi faccio coraggio e rotolo verso il bordo del letto. Scivolo giù piano, mi lascio guidare dal naso, ora si sente anche il caffè. Il fresco del pavimento sotto i piedi scalzi, mi dirigo verso la cucina. Mi affaccio dalla porta e ti vedo indaffarato. Resto in silenzio, mi piace guardarti mentre finisci di apparecchiare la tavola. La tovaglia a quadretti, i cornetti, la marmellata, il succo di frutta, metti lo zucchero nel caffè e poi ti accorgi di me.
"Occhietti assonnati, vieni qui". Mi avvicino e ti abbraccio forte, mi baci la fronte e poi il naso e le labbra, con una tenerezza infinita. "Sai di buono, sai?" ti dico, strofinando la guancia sul tuo petto.
Mi prendi per mano e mi porti verso il tavolo. Sorrido come una bimba felice.
 "Te l'avevo promesso, no?"
"Sì, è vero. Una giornata tutta per noi."
"No, non questo."
"E cosa allora?" Cerco di ricordare, ma non capisco. "Dai dimmi, non ricordo. Basta con quel sorrisino furbo."
"Un paio di anni fa, quando ancora non eravamo sposati, una mattina mi hai chiamato tutta felice. Era il primo giorno dopo la laurea, finalmente ti eri potuta svegliare con calma e avevi fatto colazione con i tuoi genitori e tuo fratello, senza dover uscire prima di loro come tuo solito. Avete mangiato insieme, tua mamma aveva preparato i cornetti, tuo padre il caffè. Tuo fratello si era limitato a versarti il succo di frutta, ché non sapeva far di meglio, scherzava. <<E' così che dovrebbero essere le famiglie>> mi hai detto. << A volte si è presi da mille impegni, a volte si va di fretta, però poi, quando si può, ci si ferma tutti insieme. Avremo anche noi una famiglia così?>>"
Il cornetto sospeso a mezz'aria, ricordavo. Avevi risposto di sì, che mi promettevi che la nostra famiglia sarebbe stata così.
"Mantengo sempre le mie promesse, lo sai." Ti alzi e vieni alle mie spalle, abbracciandomi. Dai un morso al mio cornetto e poi baci me. "Tu sai si buono, sei quasi meglio del cornetto", mi dici.
Sorrido felice - tanto felice - e penso che presto dovremo apparecchiare per tre.



Sono spesso una persona superficiale: ascolto musica superficiale, leggo libri superficiali, guardo film superficiali. Il fatto di rendermene conto mi fa pensare di essere meno superficiale di quello che penso, ma non so se poi sia vero. Posso anche ascoltare musica impegnata, leggere libri impegnati e vedere film impegnati, apprezzandoli, ma resta il fatto che la superficialità di tanto in tanto mi attrae. Forse in fondo basta dare il giusto peso a ciò che di volta in volta si ascolta, legge, guarda.
Adesso sarebbe diverso, ma adesso è troppo tardi.
Le mani mi fregano sempre, il modo in cui accarezzano la mia schiena, si appoggiano sui miei fianchi, percorrono il mio profilo.
Ho sognato le sue mani, che non conosco e non ho mai visto.
Ho sognato le sue labbra e le ho sognate premute contro le mie.
Ho sognato l'imbarazzo, la paura, la voglia e il desiderio. L'indecisione.



martedì 19 marzo 2013

Basta con tutte queste frasi sdolcinate sui papà: i papà sono importanti tutto l'anno, mica solo oggi!

Scusatemi, non ho resistito. Non capisco perché prendersela solo con S. Valentino e la festa delle donne. Detto questo, a me le feste piacciono tutte. Inventerei anche qualche festa in più, potendo.
L'importante è dare un senso a ciò che si festeggia.
A volte l'impressione è che si stia creando un debole legame, come se tu non stessi aspettando che me e io te. E' solo un'impressione, perché tu non mi hai dato modo di poter pensare qualcosa del genere, e io mi guardo bene dal fare altrettanto. E' solo un'impressione e non sarebbe la prima volta che mi sbaglio. E' solo un'impressione, io lo so, ma quanto mi piace farmi fregare dalle impressioni.

lunedì 18 marzo 2013

Vorrei dirti di più di me, vorrei sapere di più di te ed è assurdo, perché non ti conosco.
D'altra parte, chi si può aver desiderio di conoscere, se non chi non si conosce?
Probabilmente ci sarà un motivo se parlo così spesso di risvegli, colazioni e cibo, ma non so quale sia e non credo che sia così importante saperlo.
Mi sembra che molti identifichino libertà e trasgressione.
Io non sono affatto sicura che siano la stessa cosa.

domenica 17 marzo 2013

Gli uomini che conoscono l'italiano mi attirano. Io che ci posso fare?
Al cuor non si comanda, si dice. Chi l'abbia detto per prima io non lo so, ma la sapeva lunga.
Non possiamo ordinare al nostro cuore come battere, non possiamo ordinargli per chi battere.
"Stasera cucino io. Fidati, affidati, lascia fare a me per una volta. Anzi, cuciniamo insieme ma ti guido io."
"Lo sai che mi fido."
"Ah sì, so che ti fidi di me su molte cose, sai che non ti tradirei mai, che ti sarò sempre fedele, ma non ti lasci mai andare del tutto. Stasera guido io e basta."
"Non ho molta scelta, mi pare di capire", sorrido.
"Ci vediamo stasera, la spesa la faccio io." 
Ho passato tutto il giorno a pensare cosa avremmo cucinato, torno a casa e mi accoglie all'ingresso. 
"Via i tacchi, metti le pantofole e il grembiule", mi toglie la borsa di mano, mi passa le pantofoline rosa, che sotto il tubino nero che indosso sono molto chic e un grembiulino rosa, tutto volant. 
"Ti sei organizzato bene, eh?"
"E non è finita qui", sorride a metà tra il divertito e il malizioso, passandomi una benda.
"Umh... interessante, sicuro che dobbiamo cucinare?"
"Non esser maliziosa, metti la benda e lascia fare a me."
Indosso la benda e mi avvio verso la cucina, ma è più difficile di quanto credessi pur conoscendo bene la casa. Mi prende per mano e lo seguo, un po' titubante.
Nif nif, annuso l'aria alla ricerca di un indizio, ma non sento niente. Mi porta vicino al piano della cucina, lui alle mie spalle mi prende le mani e le guida. 
Cerco di capire cosa ho in mano "Patate?" "Sì, ma già sbucciate. Non so se saresti stata capace di sbucciarle al buio, e non sapevo se avrei saputo guidarti. Ti voglio tutta intera". So che sorridi, non chiedermi come lo so se non posso vederti, ma so che sorridi.
Mi guida nel tagliare le patate a fettine, poi mi dà qualche altra cosa.
"Prosciutto?"
"No, quasi. Fallo a pezzetti." 
Nif nif, cerco di capire dall'odore di cosa si tratti, poi ne prendo un pezzetto e lo avvicino alla bocca. Speck, buono. "Non mangiarlo tutto, lasciane un po' per dopo."
Nif nif, sento odore di rosmarino e poi c'è del formaggio. Ancora non so bene cosa cucineremo, forse è un sugo per un primo, sono curiosa.
Sento tante consistenze diverse: caldo, freddo, umido, morbido, liscio, ruvido. Mi rendo conto di quanto sottovaluti il tatto.
Continua a muovere le mie mani con sicurezza, afferriamo, laviamo, tagliamo, assaggiamo. 
C'è del pepe e qualche altra cosa che non riconosco. Anche il gusto è sottovalutato, trattengo ogni cosa nella mia bocca per cogliere ogni sapore.
Nif nif, dalla padella arriva un odore delizioso che si mescola al suo profumo. Ho fame, non mi ero resa conto di quanto avessi fame prima. Tutti questi profumi stuzzicano l'appetito, e mi rendo conto di quanto abbia trascurato anche l'olfatto in passato.
Lo sfrigolio è invitante, la tua voce che mi guida mi dà sicurezza, rivaluto l'udito.
Non so per quanto tempo andiamo avanti così, ma tanto non importa, è tempo ben speso.
Sento le tue mani che corrono lungo i miei fianchi e la mia schiena, salgono verso l'altro e capisco che stai per togliermi la benda. "Non farlo, voglio mangiare così", ma sembri non ascoltarmi e mi togli la benda.
"No, devi guardare, devi usarli tutti e cinque i sensi, visto che puoi. Io non voglio che tu non ti guardi intorno,  ma non voglio neanche che per l'ansia di osservare tutto e tenere sempre tutto sotto controllo ti perda altre cose ugualmente importanti e belle."
Mi fai accomodare e mi porti quello che abbiamo cucinato: è così bello.
Nif nif, un'ultima sniffata prima assaggiare. Non è solo bello, è anche buono, come tutte le cose che facciamo insieme. Ho imparato la lezione, amore mio.

Scritto per il concorso di The Alley of Pipe Dreams





Gli uomini che sanno cucinare possono essere molto, molto sexy. E sottolineo "possono", perché non necessariamente lo sono. In ogni caso, sono ancora più sexy se, dopo che hanno sporcato tutto ciò che è possibile sporcare (e anche qualcosa in più), puliscono anche tutto.
Le persone che ti conoscono meglio riescono a dirti quello che già sai ma non vuoi ammettere.
A volte certe cose vogliamo sentirle anche da altri, per esser sicuri delle decisioni da prendere, ma poi a decidere dobbiamo essere noi. 

sabato 16 marzo 2013

Ho un'amica che è la più bella che ci sia. La mia migliore amica.
E io non lo so se abbia senso parlare di "migliore amica" quando si è grandi, ché sembra una definizione da ragazzine di scuola media, ma in fondo è lì che ci siamo conosciute ed è lì che tutto è cominciato. E in fondo, se anche per qualcuno questa definizione non ha senso o è un po' abusata, chissenefrega: lei è la mia migliore amica.
Ci siamo state a vicenda per i primi amori, i primi baci, le prime piccole delusioni e poi per quelle grandi.
Abbiamo riso per stupidaggini che a raccontarle ad altri nessuno capirebbe, ci siamo fatti i regali più assurdi, abbiamo cantato insieme le canzoni dei cartoni animati quando ormai eravamo più grandi, abbiamo ballato da sole in casa con la musica ad alto volume.
Non abitiamo lontano, ma neanche vicino come un tempo e i mille impegni a volte ci tengono distanti, ora come non mai. Ma io lo so che lei c'è, lei sa che io ci sono. Noi ci siamo, insomma. C'eravamo, ci siamo e ci saremo, io lo so.
Ti voglio bene.

Non sono come lei.
Il che non vuol dire che non possa essere anche meglio, ma non sono come lei. Vorrei che te lo ricordassi.
Io non so come te lo devo dire, che devi smetterla di farti del male.
Vorrei avere qualche ora in più ogni giorno.
E lo so, lo so che dovrei solo esser grata di averne ventiquattro, che sono tante, ma a volte ho l'impressione che con qualche ora in più al giorno andrebbe tutto meglio. Ma chissà se avendo qualche ora in più al giorno non sprecheremmo anche quelle.
Le nostre gambe che si sfiorano sotto al tavolo: un tempo sarebbe stato l'inizio di tanto, stavolta è l'inizio di niente.

giovedì 14 marzo 2013

Verde

Le gocce di sudore e il verde dei tuoi occhi.
Le tue mani che mi accarezzano e il verde dei tuoi occhi.
La tua bocca sulla mia e il verde dei tuoi occhi.
La paura della prima volta e il verde dei tuoi occhi.
Il tuo respiro sul mio collo e il verde dei tuoi occhi.
L'odore della tua pelle e il verde dei tuoi occhi.
Il calore dei nostri corpi e il verde dei tuoi occhi.
Un brivido lungo la mia schiena e il verde dei tuoi occhi.
I dettagli dei ricordi mi fregano.
Si fanno spazio prepotenti nella mia memoria. Insistenti.

Per il concorso di Rumore dentro.



Quanto apprezzo il silenzio.
Chi mi conosce forse non lo direbbe, perché sono una chiacchierona, ma quanto lo apprezzo.
E spesso non è il silenzio assoluto che desidero, ma quello delle persone.
A volte, per esempio, non mi danno fastidio la radio o la televisione in sottofondo, perché riesco ad estraniarmi, ma se una persona parla mi innervosisco. Dalle persone non riesco a estraniarmi facilmente. Ci riesco, volendo, ma quando non è l'interesse per l'argomento a tener desta la mia attenzione, resta in ogni caso la buona educazione che mi impedisce di distrarmi come vorrei.
A volte non ho proprio voglia si ascoltare il resto del mondo, voglio solo silenzio.

mercoledì 13 marzo 2013

Ho sbagliato a dirti che non mi devi fare certe domande, quando sai che non voglio rispondere. Se io nascondo la testa nella sabbia, è un bene che tu mi aiuti a tirarla fuori. Grazie.

martedì 12 marzo 2013

Oggi mi sono accorta di essere poco competente nel mio campo (non importa quale esso sia), pur tenendo presente che sono ancora una studentessa.
L'ho scoperto stamattina, a una specie di convegno, durante il quale ho sentito dei ragazzi poco più grandi di me parlare dei loro progetti e lavori, rispondendo a domande anche molto tecniche poste da persone competenti e autorevoli.
Tutto sommato, alla fine di questo convegno non ero molto scoraggiata, anzi, mi sentivo spronata a migliorare, ad approfondire, a impegnarmi di più.
Poi, poche ore fa, proprio una persona competente e autorevole con la quale mi trovo ad avere a che fare giornalmente all'università, mi ha fatto notare più o meno quello che stamattina avevo capito da sola. Sono poco autonoma, prendo poche iniziative, faccio troppe poche domande e talvolta sono poco produttiva. A volte sembra che io non sappia bene cosa stia facendo e/o perché lo stia facendo.
Ora, più o meno stamattina ero arrivata alle stesse conclusioni, ma se esserci arrivata da sola mi era servito da sprone, sentirlo da altri (e soprattutto dalla persona dalla quale l'ho sentito) mi ha scoraggiata. Terribilmente.
Domani andrà meglio, spero, cercherò di far di tutto per far cambiare idea alla persona in questione (e so che probabilmente ha ragione), ma stasera mi sento molto, molto giù.
Passo e chiudo, stasera va così.

lunedì 11 marzo 2013

Passerà questa sensazione un giorno. Finiscono tanti amori, dovrà pur finire quello che provo per te.
La speranza è l'ultima a morire, ma a volte siamo noi che facciamo di tutto per farla fuori.
Vorrei spiegare ad alcune persone che se a volte non saluto è per timidezza e non per maleducazione o poca voglia di rivolgergli la parola. Ovviamente, per dirglielo dovrei essere meno timida.

domenica 10 marzo 2013

Vi svelo un grandissimo segreto: "E' ora di andare a nanna" non è un luogo.
Quindi, stati su Facebook terminanti con "Presso: è ora di andare a nanna" non hanno molto senso.

Sono abbastanza certa che sfogliando dizionari troverò dei motivi per smentire quello che ho appena scritto, ma ora ho troppo sonno per farlo. Se ho tempo mi smentisco da sola domani.
Ti posso toccare, ma non mi senti più.
E se tu non mi senti, non ti sento neanche io.
Se sai già la risposta e sai che io non posso risponderti, non farmi la domanda.
Sai che non posso, dovrei mentirti e io non voglio. Quindi, visto che tu sai, non chiedere.
Per favore.
Mi sono accorta di essermi finalmente disintossicata dai puntini sospensivi.
Prima ne usavo tanti, ora quasi più nessuno. Perché il problema è questo, forse, quando ci si libera da un eccesso: non tanto eliminarlo del tutto (che pure è difficile), ma riuscire a controllarlo.
E se... ricominciando a usare i puntini... non riuscissi a fermarmi più?

sabato 9 marzo 2013

Per quegli uomini che parlano delle donne solo come di "buchi da riempire" (ebbene sì), sappiate una cosa: voi il buco ce l'avete nel cervello, e non si può riempire in nessun modo.

Ovviamente lungi da me far di tutta l'erba un fascio, credo di aver specificato bene a che tipo di uomini mi riferisca.
Non mi piace quella che sono diventata, ma al momento non ho tempo di cambiare. Ovviamente è una bugia, ma è così facile mentire a se stessi.
Fuggire non serve a nulla, se non a dare l'impressione di non starsene con le mani in mano.
Eppur non mi son scordata di te, come ho fatto non so.
Una ragione vera non c'è, eri bello però.

Stravolgendo Battisti.
Meglio sole che mele accompagnate, si dice.
Io lo so, lo so benissimo, e in genere da sola sono sempre stata bene.
Ma a volte fa così paura la solitudine quando non è voluta. A volte è così bello avere qualcuno vicino. Non è che io non lo sappia che è meglio sole che male accompagnate, ma a volte è così difficile.
Non farmi domande alle quali non posso dare risposte sincere.

venerdì 8 marzo 2013

Ecco, per me sei stato come un cioccolatino sbagliato.
Ti ho visto, e mi sembravi un cioccolatino ripieno di crema alla nocciola, e a me i cioccolatini alla nocciola piacciono un sacco. La carta fuori era proprio quella, la forma pure e allora mi sono fiondata sopra. Un solo gran boccone. E ho scoperto che eri ripieno di liquore. Delusione.
Non è colpa tua, tu che ne potevi sapere che io mi aspettavo un cioccolatino alla nocciola? E d'altra parte c'è di sicuro chi preferirà i cioccolatini al liquore a quelli alla nocciola. Resta però il fatto che non sei come mi aspettavo, e non mi piaci. Non ti volevo imbrogliare, pensavo davvero potessi piacermi, ma non è così.
La delusione di quando mangi un cioccolatino pensando che dentro ci sia una nocciolina e invece ci trovi il liquore.
Quanto sono correct le espressioni politically correct?
Ha davvero valore sostituire ciechi con non vedenti, sordi con non udenti, disabili con diversamente abili? A queste persone interessa davvero il nome col quale ci si riferisce loro? Beninteso, mi riferisco ai casi nei quali questi nomi non siano effettivamente offensivi.
Per esempio, la parola "cieco" in italiano significa "privo della vista", senza alcuna accezione negativa. E', non so se mi spiego bene, proprio la parola "giusta" per esprimere quella condizione o stato. E' sbagliato usarla? Indelicato? Sto cercando di capirlo, ancora non è deciso quale sia la mia opinione in merito, ma al momento mi pare di no.




Ho cancellato quei messaggi, che erano ricordi. Ho cancellato quei messaggi ma i ricordi sono ancora tutti qui.
Quei messaggi mi servivano per sapere che tutto era accaduto davvero. Perché se una cosa è accaduta una volta, può accadere di nuovo.
Potrei scrivere molto oggi: devo liberare la testa da mille pensieri. Alcuni sono stupidi, altri no, ma devo fare un po' di spazio e per farlo devo buttare tutto fuori.
Come finisce un amore?
Probabilmente così come inizia: non si sa.
Parliamo di una cosa seria.
Secondo l'ISTAT (dati del 2006), circa il 30% delle donne dichiarano di essere state vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita. Trenta per cento. Già così fa un certo effetto, ma qualcuno potrebbe pensare che tutto sommato non sia un numero così alto, e allora vediamola così: circa il 30% è quasi come dire una donna su tre. Suona peggio, eh? Pensate a tre donne che conoscete: una potrebbe aver subito una violenza, che non deve essere necessariamente uno stupro, ma che è comunque una violenza. Se siete donne, e non avete subito nessuna violenza, basta pensarne due. Pensateci anche voi, uomini. Pensate alle vostre mamme, sorelle, amiche, mogli, fidanzate. Una donna su tre.
A me fa impressione.

giovedì 7 marzo 2013

Lo so, Wikipedia non è la fonte del sapere, però
Ecco un po' di informazioni sull'origine della festa della donna. Riporto un paio di estratti, ma se siete curiosi vi consiglio di leggere tutto.

"[...] nel dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York[4], facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall'Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857,[5] mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York.
Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali."
[...]
"Il 1975 fu designato come "Anno Internazionale delle Donne" dalle Nazioni Unite e l'8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la giornata internazionale della donna, con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. A partire da quell'anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell'8 marzo la giornata dedicata alla donna.
Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell'anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese."
Io gli auguri alle donne li faccio.
Perché sì, si è donne tutto l'anno. E sì, siamo importanti sempre.
Ma non fa male ricordarlo una volta di più.
In un impeto di pigrizia, riciclo quello che ho già scritto a San Valentino: anche i genitori sono importanti tutto l'anno, ma nessuno si lamenta mai della festa della mamma o di quella del papà.
L'importante è prendere queste feste per quello che sono: delle feste.
C'è un aspetto consumistico? Senz'altro. C'è in tutte le feste, ma solo perché alcuni vivono solo l'aspetto consumistico di una festa non è detto che non si possa prender ciò che c'è di buono.
In un secondo impeto di pigrizia, ricondivido gli auguri dell'anno scorso perché non so se avrò la possibilità di scriverne di nuovi domani. E dire che in genere sono tutto fuorché pigra. E li avevo anche pensati gli auguri, in pullman, ma non li ricordo.
Dispenso virgole a destra e a manca. A volte esagero.
Un gesto galante, se spiegato e ostentato, perde tutta la sua galanteria.
Neanche un dubbio quando ti ho detto che ti amo. Neanche uno.
Né da parte mia, che so che ti amo da quando ti ho conosciuto.
Né da parte tua, che sei innamorato. Di lei.
Marzo è pazzerello, sapessi io.

mercoledì 6 marzo 2013

Un'infatuazione è diversa dall'amore.
Se è infatuazione, dopo un po' tutto scema.
Se è amore, dopo un po' divento tutta scema.
Sono seduta da più di un'ora con un'alta pila di libri accanto a me e sono sola. Sarà che agosto non è un buon mese per studiare, chi lo sa.
"Che ci fa qui con questo caldo? Vada al mare e prenda un po' di sole", mi ha detto il bibliotecario, aggiungendo che i libri che avevo chiesto non li consultava mai nessuno e li avrei di sicuro ritrovati lì a settembre. Già, ma le vacanze sono saltate quest'anno, e allora tanto vale impiegare il tempo in modo utile.
Mentre cercavo di tradurre un testo dal francese, io che di francese non so quasi nulla, ho trovato questo foglio.
"Ti amo ancora. Forse non dovevo dirtelo, forse è solo un modo per togliermi un peso passandolo a te, forse invece ho rimandato troppo.
Ci ho pensato e ripensato, ho provato a negare questo pensiero ogni volta che mi passava per la testa, ho mentito a me e a te, ho cercato di andare avanti ma torno sempre alla stessa conclusione: io ti amo ancora.
Non ha senso, lo so. E' passato così tanto tempo, sono cambiate così tante cose, siamo cambiati noi. Per un periodo mi era sembrato di esserci riuscita a non pensarti più, a vederti come un conoscente che incontravo di tanto in tanto in facoltà o in biblioteca. Non so cosa sia cambiato, ma mai come ora mi manchi.  Mi manca il nostro stare insieme, il tuo prendermi in giro, il piacere che mi davi, i nostri corpi insieme. Mi manca tutto di te e di noi.
Tu sei di un'altra, questo lo so. E non sei mai stato così felice, so anche questo. Neanche quando stavi con me. E puoi negarlo, puoi fare giri di parole lunghissimi per non dirmelo direttamente, per non farmi soffrire, ma si vede quando sei felice. Con me lo eri, con lei di più.
Meriti una donna che ti renda così felice e appagato, che ti soddisfi da ogni punto di vista che ti faccia sentire bene sotto ogni aspetto. Io forse ora non potrei.
E non so cosa dovrei fare adesso, cosa si fa in questi casi? Non potevo non dirtelo, non voglio altri rimpianti. Non voglio neanche passare all'azione cercando di riconquistarti in qualche modo, perché so che non servirebbe a nulla. Lo faccio per te, perché ti vedo felice e lo faccio per me, perché questa volta me lo voglio risparmiare un sicuro rifiuto.
Forse sparirò per un po', perché ce la sto mettendo tutta per essere felice per te, ma sento che non ci riesco come vorrei. Non sparirò troppo bene, perché voglio lasciarti la possibilità di trovarmi, se un giorno volessi cercarmi. Come vedi, sono sempre un'inguaribile ottimista.
Con amore, G."

Chissà come ci è finita questa lettera qui. Chissà se è stata lasciata qui per qualcuno, o se è stata usata un giorno come segnalibro e dimenticata. Ci si può dimenticare una lettera così? Sia se fossi stata il mittente, sia il destinatario, una lettera così non l'avrei mai potuta dimenticare.
E se invece fosse stata lasciata nel libro per qualcuno? Il destinatario l'avrà già letta? Probabilmente no, o l'avrebbe portata con se. Io avrei fatto così.
Ho ripiegato il foglio e l'ho rimesso nel libro, nello stesso punto in cui l'avevo trovato, immaginando un significato preciso per quel posto. Non avrei mai voluto che il destinatario non la trovasse per colpa mia.
Chissà come andrà a finire. Se G. e il suo amore si ritroveranno oppure no. Non so nemmeno se dovrei fare il tifo per questo, se lui è così felice con quest'altra. Mi dispiace per quest'altra, le auguro tutto il bene del mondo, ma io G. la sento vicina, tifo per lei.
La tentazione di rimanere ad aspettare che arrivi qualcuno a chiedere del libro è forte, ma potrei aspettare per sempre. Non si può vivere delle vite degli altri, ho deciso, oggi vado al mare.


martedì 5 marzo 2013

Noi eravamo giusti, i tempi erano sbagliati.
Ora che i tempi sono giusti, forse non lo siamo più noi.
Chissà se un giorno ci ritroveremo.
Mi sto impegnando da tempo per cercare di non vedere la realtà e poi arrivi tu che mi conosci da sempre e mi dici come stanno davvero le cose. Tanta fatica sprecata, devo ricominciare daccapo a non pensare.

lunedì 4 marzo 2013

Tu mi hai data per scontata forse. Anzi, sicuramente a volte mi hai data per scontata, ma io te l'ho reso facilissimo. Questo non ti giustifica, ovviamente, ma non me la posso prendere solo con te.
D'altra parte ti amavo.
Io non lo so come sto ora, non ho tempo per pensarci.
Quindi, se mi si chiede come so, rispondo "bene", ed è forse più superficiale di qualsiasi "bene" che io abbia mai risposto.
Un giorno però dovrò fermarmi e pensarci, e temo che mi accorgerò che ho lasciato troppe questioni in sospeso. E forse sì, sono impegnata, ma mi sto riempendo di impegni ancora di più per non pensare. Un giorno, però, mi dovrò fermare.
Le condizioni necessarie perché tu possa essere il mio uomo ideale ci sono tutte, ma non sono sufficienti.

domenica 3 marzo 2013

Non mi piacciono le persone che cambiano troppo spesso versione dei fatti.
Insomma, se mi racconti una cosa, io mi aspetto che sia vera.
Puoi aver aggiunto o tolto qualche dettaglio. Posso anche capire un minimo di romanzamento nel caso di qualche aneddoto, ma mi aspetto in generale che le cose siano andate come me le hai descritte.
Se cambi versione una volta, io già mi insospettisco.
Se la cambi due, ancora di più.
Tre, non ti dico.
Perché alla fine, sembra che tu voglia adattare la storia in modo da farmi contenta, per non farmi arrabbiare o perlomeno non farmi rimanere male.
E resta il dubbio, alla quarta versione, che un giorno ce ne potrebbe essere una quinta ancora diversa. E questo non mi piace.
A seguito di una lettura superficiale del mio blog, ci si potrebbe fare l'idea che io parli quasi esclusivamente di cibo e di amore. A seguito di una lettura più approfondita, pure.
Strano il nostro amore: io con te, tu con tanti altri. Ma ti perdono, Nutella.

"Ma quanto ci metti a venire?"

Contesti, a volte sono necessari.
Ieri sera le stelle erano tutte per noi, e noi eravamo per loro.
Io ti ho accarezzato, te ne sei accorto? Hai sentito il mio tocco sul tuo braccio?
Non mi senti più.


Perché ci ostiniamo a guardare, guardare, guardare, quando l'organo di senso più esteso che abbiamo è la pelle?

E se la tua pelle non fosse più sensibile alla mia presenza?
Se il tuo naso non fosse più sensibile al mio odore?
Se le tue orecchie non fossero più sensibili alla mia voce?
Se i tuoi occhi non fossero più sensibili alla mia figura?
Se la tua bocca non fosse più sensibile al mio sapore?
Come finisce un amore?
Probabilmente così come inizia: non si sa.
Le ginocchia. Non ho mai dato molto peso alle ginocchia prima d'ora.
Non è la prima cosa che guardo in un uomo. Non è neanche l'ultima forse. I gomiti probabilmente vengono dopo, ma insomma, non è di questo che volevo parlare.
Le ginocchia che si sfiorano in un contatto fugace, ecco, possono avere un peso.
L'ho capito una settimana fa, ma mi è tornato in mente solo ora.
Cerco un contatto che non c'è e che evidentemente non vuoi.
Cerco un contatto ma non volontariamente. Non sono io, davvero.
Non io con la mia coscienza, almeno.
E' che a volte sembra così facile sfiorarsi ancora.
La mia pagina Facebook ha le tette.
Mi spiego.
Ieri parlavo con uno dei pochi amici che sanno che questo blog è mio e mentre davo un'occhiata alle notifiche ci sono capitate sott'occhio le statistiche relative alla pagina Facebook.
La curva ha la forma di un paio di tette.
Insomma, come il mio amico mi ha fatto notare, io le tette non ce le ho, ma la mia pagina sì.

sabato 2 marzo 2013

Un po' di tempo fa avevo scritto questo:

"Abbracciami forte, ché non è quando mi stringi forte che mi fai male, ma quando mi lasci."

Mi sono appena accorta che una frase simile già esisteva. E non lo so, può esser che io l'abbia letta tempo fa e dopo abbia riscritto qualcosa di simile senza pensarci. Oppure può esser che mi sia venuto in mente lo stesso pensiero e l'abbia espresso in maniera simile. Ricordo di avere avuto una conversazione con un ragazzo sugli abbracci forti che fanno male, e credo che il pensiero sia venuto da lì. Non lo so, non lo ricordo. Cito quando è il momento di citare, così come pretendo di esser citata, nel mio piccolo. In questo caso non so cosa sia successo, non ricordo di aver letto quella frase prima, ma potrebbe essere perché di citazioni ne leggo tante. In ogni caso mi sembra giusto riportare anche l'altra frase, che è antecedente e non è mia.


"Se mi stringi così forte, non mi fai male: 

è quando non lo fai, che sento dolore."

Fiorella Cappelli


Mangiare certi cibi mi fa venire in mente te.
Andare in certi luoghi mi fa venire in mente te.
Ascoltare certe canzoni mi fa venire in mente te.
Leggere certe citazioni mi fa venire in mente te.
Come è possibile che per te non sia lo stesso?
Facebook rovina le coppie. Ma va.
Al massimo, talvolta, sono le coppie che rovinano Facebook.
Sento di avere i neuroni attorcigliati come i fili delle cuffie, avete presente?
Può sembrare che io sia qui ma sto studiando. Fidatevi.
Ti amo, ti amo.
Mi manchi.
E i progetti per il futuro.
Il tuo ritorno a breve, per cominciare.
E anche oltre.
Forse un giorno potremmo vivere insieme.
Una vita insieme, ci pensi?
Ti amo, ti amo.
Mi manchi.
Torno presto, dai.
Pochi giorni ancora.
Poi torni.
Sei tornato?
Non lo so più, dicono di sì.
E allora perché non sei da me?
Mi avevi detto:
"Ti amo, ti amo.
Mi manchi."
E allora ci avevo creduto.
E allora non capisco cosa sia successo.
Torni, ma non da me.
Io non capisco.
Ieri mi amavi, mi amavi.
Ti mancavo.
E sei tornato, ma non da me.
Io non capisco.
Non mi avessi amato,
non mi avessi detto che mi amavi.
Tre giorni prima.
Io non capisco.


Tu mi facevi sentire speciale.
Non che facessi qualcosa di particolare per farmi sentire così: nessun complimento eccezionale, niente gesti eclatanti. Ma mi guardavi in un modo. In un modo.
Poi, a un certo punto, mi hai guardato e non mi vedevi più. Non so come spiegarla questa cosa.
Era come se fossi diventata invisibile: i tuoi occhi erano puntati su di me, ma era come se vedessi solo quello che c'era dietro: un mobile, la finestra, il paesaggio. Io non c'ero, ma ero lì.
Sono diventata invisibile? Eppure gli altri mi vedono.
Ogni tanto ho desiderato il superpotere dell'invisibilità, ma non doveva funzionare così: dovevo scegliere io chi poteva vedermi e chi no, dovevo scegliere io i tempi. Tu mi dovevi vedere.

venerdì 1 marzo 2013

Avresti dovuto dirmelo che il tuo non era tanto un "sentimento", ma piuttosto un "senti, mento".
Mi sto facendo bella per te, da sempre.
Bella per quanto possa esserlo o diventarlo, ovviamente.
Bella dentro e fuori, possibilmente.
Curo la mia pelle, i miei capelli, le mie mani, il mio sorriso.
Mi alleno per tenermi in forma, seguo un'alimentazione sana, cerco di bere tanta acqua e dormire il giusto.
Presto attenzione al mio portamento, al mio modo di sorridere, al mio modo di gesticolare.
Studio tanto, leggo molto, guardo il telegiornale e mi interesso di sport.
Sto imparando a cucinare, a stirare, a tenere pulita e in ordine la casa.
Ancora non so fare il bucato, ma promette che imparerò, davvero.
Faccio sedere gli anziani in pullman e passare avanti le donne incinte al supermercato, con un sorriso sulle labbra.
Dico sempre "grazie" e "per favore", auguro a tutti buone giornate/serate/nottate e sogni d'oro.
Aiuto gli amici, talvolta i nemici, evito di parlare male delle persone.
Il tutto a fasi alterne, perché non sono perfetta e questo lo sappiamo sia io sia te, ma faccio del mio meglio.
E faccio tutto questo per me, perché sono così o mi piacerebbe esserlo,ma so anche che un giorno ci incontreremo e per quel giorno voglio aver fatto tutto il possibile perché tu non possa resistermi.
Il mio approccio con gli uomini è, di solito, timido.  Molto timido. Timidissimo. Praticamente, non approccio.