sabato 12 gennaio 2013

La cosa che odio di più, di tutta questa fretta, è che non mi rimane tempo per leggere. Che è come dire che non mi rimane tempo per me. O non rimane tempo per me. Il "mi" ci vuole? O è come "a me mi"? Non lo so, ma il punto è che il tempo non resta. E dire che ne ho tanto, ventiquattro ore al giorno, o giù di lì.
E dire che il tempo per leggere l'ho sempre trovato, fosse anche schiacciata in un angolino di un pullman e invece ora per una serie lunga e noiosa di motivi non posso e il tempo ritagliato lo devo usare per altro.
E non mi vorrei lamentare, davvero, perché ventiquattro ore sono qualcosa per la quale esser grata, io lo so.
Ma ci sono quei nove libri in fila che mi aspettano e sono anche piccoli, che se li iniziassi tre potrei farli fuori un pomeriggio, ma non si può. E "farli fuori" non mi piace come espressione per un libro, perché mi entra dentro, ma non ho altre parole oggi. . E sì, in un pomeriggio ne leggerei tre ma leggere non è una gara di velocità e io voglio farlo godendomi ogni momento. Così li lascio lì, che mi guardano e mi fanno sentire un po' in colpa, ma lo sanno che in altre occasioni hanno avuto la priorità e così rispettano la mia scelta. E io ogni tanto li saluto, rileggo le trame e formulo un nuovo ordine di lettura. Tanto è solo questione di tempo.

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