sabato 30 marzo 2013

Lo mando o non lo mando, lo mando o non lo mando. Ci vorrebbe una margherita per decidere se inviare o meno certi messaggi. Il testo l'ho scritto e cancellato almeno quattro volte, e alla fine la versione ufficiale sembra essere la prima, che poi è la stessa di dieci anni fa, più o meno.
"Buon compleanno, purtroppo per te sei sempre nei miei pensieri. Ti voglio bene."
Troppo amichevole? Troppo poco amichevole? Si capisce il tono un po' scherzoso? Ci aggiungo una faccina? Ci aggiungo un "lol"? Cancello tutto?
Dieci anni fa forse un messaggio così aveva più senso. Dieci anni fa. Ora ci faccio veramente caso a quanti siano dieci anni: è più di un terzo della mia vita. Qualcosa del genere, insomma. Non è che la matematica sia il mio forte. Forse un messaggio del genere non aveva senso nemmeno dieci anni fa, ora che ci penso, perché ci conoscevamo poco e io il messaggio te l'avevo mandato quasi per scherzo. Hai risposto dopo due giorni, che ormai non ci pensavo più, e da lì è iniziato tutto. Poi è finito tutto, ma questa è un'altra storia.
Vabbe', premo invio e vediamo che succede. Con Whatsapp non c'è più neanche il dubbio che tu possa non averlo letto, il messaggio.
Secondo me risponderai. In fondo siamo amici, anche se abbiamo interrotto i rapporti per causa di forza maggiore. O forse non risponderai perché hai fatto una promessa alla tua fidanzata e fai bene e a non infrangerla. Una promessa stupida, ma è una promessa, e ammiro il fatto che tu la rispetti.
Io ancora non posso credere al motivo per cui non ci sentiamo più. Tutto in uno scambio di sms, come sempre.
"Laura è gelosa, preferisce che non ci sentiamo più. La amo troppo, non posso farle male. Lo sai che ti voglio bene, sei la mia migliore amica ma amo lei."
"Lo capisco che sia gelosa, siamo stati insieme tanto tempo, ma siamo anche solo amici da tanto tempo. Quindici anni, siamo amici da quindici anni, non possiamo smettere di sentirci da un giorno all'altro. Limitiamo gli incontri, se è gelosa. Io lo capisco, davvero, ma siamo solo amici."
"Non insistere, se le fa male non posso farlo."
"Ma dopo due anni che state insieme dovrebbe fidarsi"
"Non è questione di fiducia, le dà fastidio."
"Non può importi una cosa del genere."
"Sì che può, la amo."
"Ma l'amore non impone un bel niente. Capirei se tu, per tua libera scelta, decidessi di non sentirmi perché le fa male. E pure ti direi di pensarci bene, di provare a convincerla che la nostra amicizia è solo amicizia, perché è quello che è. Ma imporre... e la fiducia?"
"Si vede che non capisci, ma la amo ed è l'unica cosa che posso fare per non farla stare male. Non pensare che non ti voglia bene per questo. Ciao."
"Mi sembra inutile insistere. Ci sono rimasta male però, sappilo. Non significa che non ti voglia più bene, ma ci sono rimasta male. Da amica cercherò di capirti, se un giorno qualcosa cambierà sai come trovarmi. Solo questo ti chiedo: se un giorno avrai bisogno di un'amica, ricordati che io ci sono." Avevo pensato che forse ero stata un po' melodrammatica scrivendoti quell'ultimo messaggio, ma ero seria.
Così, tra una cosa e l'altra, è passato più di un anno ed è arrivato il tuo compleanno. La volta scorsa non ti ho scritto niente, perché era passato troppo tempo e non volevo pensassi che non rispettassi al tua decisione. La sua decisione. No, no, la tua, perché potevi scegliere di non accettare.
In ogni caso, un messaggio non cambierà molto. Puoi dirmi di non scriverti più, puoi rispondere con un formalissimo "Grazie" e non chiedermi neanche come sto. Puoi ignorarmi.
Lo so che ti sei connesso, sei online. Non ci sei più. Di nuovo online. Non ci sei più. Preferivo l'ignoranza, era meglio non sapere. Ora non posso ignorare che tu mi ignori.
"Grazie mille".
Meglio di niente, penso. Potrei chiedergli come sta, ma non voglio metterlo nei guai con Laura. Ci pensa lui.
"Come stai?"
"Bene grazie. E tu?" Mi mantengo formale, non si sa mai.
Io sto bene, tu stai bene, stiamo tutti bene: che bello! Il tuo lavoro? Il mio? Ma tutto bene, grazie. Gli amici li senti ancora? Alcuni sì, alcuni no. Come passa il tempo. Quanto si può andare avanti con un conversazione del genere? Sento il bisogno di mandare un messaggio inopportuno per spezzare questa catena di messaggi che tanto non dicono niente.
"E Laura come sta?"
...
...
...
Silenzio.
"Bene, credo. Non so, ci siamo lasciati."
...
...
...
"Mi spiace." Non so mai se rispondere "mi spiace" in questi casi. Magari ha messo lui fine alla storia. O boh. Alcune storie è meglio che finiscano, ma fa male anche quei casi, quindi forse "mi spiace" va bene comunque.
Mi racconti come è andata, forse in fondo volevi sfogarti, forse avevi bisogno di un'amica e allora una domanda sorge spontanea.
"Da quanto tempo è successo?"
"Tre mesi."
"E perché non mi hai cercata prima?"
"Mi spiaceva per come ci eravamo lasciati... ti avrei cercato ma stavo cercando il momento giusto. Prima o poi ti avrei cercata."
"Tu sei uno scemo. Lo sai cosa mi dà più fastidio del fatto che tu non abbia difeso la nostra amicizia? Il fatto che tu non abbia creduto al fatto che io ci sarei stata lo stesso, senza alcuna riserva. Questo mi fa più male."
Scrivi qualcosa, poi cancelli, poi invii. Sono delle scuse, chissà se per aver interrotto i contatti o se per non avermi cercato al momento giusto.
"Io lo sapevo che ci saresti stata, è stato sempre così."
"E allora dovevi cercarmi."
Forse vorrei delle scuse più convincenti, ci penso un po' su, poi cambio argomento "E allora su, dimmi un po', c'è qualche altra ragazza in circolazione? Hai fatto conquiste? :-)"
Ti sei scusato, molte cose le ho sbagliate anche io con te, ci vogliamo bene e tanto basta. Purtroppo per te sei sempre nei miei pensieri.


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