sabato 13 aprile 2013


"Quando Pehnt compì sette anni, la vedova Abegg tird fuori dall'armadio la giacca nera in cui lo
avevano trovato, e gliela infilò.
Gli arrivava sotto le ginocchia.
IL bottone più alto risultava ad altezza pisello.
Le maniche penzolavano come morte.
- Ascoltami bene, Pehnt.
Questa giacca l'ha lasciata tuo padre.
Se te l'ha lasciata sarà per qualche buon motivo.
Allora cerca di capire.
Tu crescerai.
E succederà così: se un giorno diventerai abbastanza grande da fartela diventare di misura lascerai
questa cittadina da niente e andrai a cercare fortuna nella capitale.
Se invece non diventerai abbastanza grande allora resterai qui, e sarai comunque felice, perché
come diceva il mio caro Charlus "fortunato è il fore che nasce là dove Dio l'ha seminato".
Domande? - No.
- Bene.
Pekisch non condivideva sempre lo stile vagamente militare che la signora Abegg adottava nelle
occasioni importanti, retaggio evidente della prolungata consuetudine con il sottotenente suo
marito.
Però su quella storia della giacca non trovò nulla da ridire.
Convenne che il discorso era sensato e che, nella nebbia della vita, una giacca poteva effettivamente
rappresentare un punto di riferimento utile e autorevole.
- Non è poi così grande.
Ce la farai - disse a Pehnt.
Per facilitare l'impresa la vedova Abegg mise a punto una sapiente dieta che coniugava abilmente la
sua scarsa disponibilità economica (frutto di una pensione dell'esercito che in realtà nessuno si era
mai sognato di mandarle) e le elementari necessità calbriche e vitaminiche del ragazzo. Pekisch, da parte sua, fornì a Pehnt alcune utili certezze tra le quali figurava, non ultima, l'aurea
regola secondo cui il sistema più semplice per crescere era quello di rimanere il più possibile in
piedi.
- E un po' come per la voce nei tubi.
Se il tubo fa delle curve la voce fa più fatica a passare.
Per te è lo stesso.
Solo se stai in posizione eretta la forza che hai dentro può crescere senza intoppi, senza dover far
curve e perdere tempo.
Stai in piedi, Pehnt, tieni il tubo più dritto che puoi.
Pehnt teneva il tubo più dritto che poteva.
Ciò spiega anche perché usasse le sedie, sì, ma per starci in piedi sopra.
- Siediti, Pehnt - diceva la gente.
- Grazie - diceva lui, e saliva in piedi sulla sedia.
- Non che sia il massimo dell'educazione - diceva la vedova Abegg.
- Neanche cagare è una delizia.
Ma ha i suoi vantaggi diceva Pekisch.
E così cresceva Pehnt.
Mangiando uova a pranzo e cena, stando in piedi sulle seggiole, e annotando una verità al giorno su
un quaderno viola.
Girava con quella enorme giacca addosso come viaggia una lettera nella busta che reca scritta la sua
destinazione.
Girava avviluppato nel suo destino.
Come tutti, peraltro, solo che in lui lo si poteva vedere ad occhio nudo.
Non aveva mai visto la capitale e non poteva immaginare cosa precisamente stava inseguendo.
Ma aveva capito che, in qualche modo, il gioco consisteva nel diventare grandi.
E ce la metteva tutta per vincere.
Però, la notte, sotto le coperte, dove nessuno poteva vederlo, più silenziosamente possibile, con un
po' di batticuore, si rannicchiava più che poteva, proprio così, e come un tubo contorto in cui non
sarebbe passata una voce nemmeno a sparagliela dentro con un cannone si addormentava e sognava una giacca eternamente troppo grande."

Castelli di rabbia, Baricco.

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