giovedì 9 maggio 2013

Come è difficile a volte trovare la parola giusta.
Devi innanzitutto avere un'idea precisa di quello che vuoi dire. Poi devi conoscere delle parole che vogliano dire quello che intendi, e tra tante devi riuscire a scegliere quella che vi si avvicina di più. Inoltre, devi adattare il tuo registro linguistico al tuo interlocutore. E se gli interlocutori sono più di uno? Devi fare attenzione a usare termini che possano essere chiari a tutti evitando però, nel tentativo di semplificare, di allontanarti dal senso originario. Eventualmente, se alcuni degli interlocutori lo consentono, puoi usare anche qualche termine più complesso, se più appropriato, ma devi essere poi in grado di renderlo comprensibile a tutti.
Talvolta, può essere utile infilare qualche citazione per avvalorare una propria tesi (e non perché fa figo, per quanto debba ammettere che qualche volta fa proprio figo). Anche in questo caso, però, la citazione ha senso se l'interlocutore la può cogliere, il che dipende dagli studi, dalle letture, dalle esperienze e da tanti fattori non prevedili. Si può anche inserire una citazione fine a se stessa, ma se nessuno la coglie al più si può gongolare tra sé e sé.
A volere dirla tutta, dopo che hai scelto le parole, rimangono la costruzione, l'intonazione e l'espressione, se stai parlando dal vivo. Se stai scrivendo, si aggiungono la punteggiatura e la difficoltà aggiuntiva di far arrivare la giusta intenzione: non sempre un tono scherzoso passa attraverso la parola scritta. Ne sa qualcosa chi si è ritrovato a litigare per un messaggio male interpretato.
Per fortuna non sempre penso a tutte queste cose prima di parlare e scrivere, o non direi e scriverei più nulla. Che poi non so se sia una fortuna davvero, perché mi piacerebbe riuscire a dire proprio quello che voglio, quando voglio, come voglio.
Anche se qui per quel che mi riguarda si apre un altro capitolo: tutte quelle volte nelle quali riesco a dire quello che voglio presumibilmente nel modo giusto e il mio interlocutore non lo capisce. Ma magari ve ne parlerò un'altra volta.

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