mercoledì 29 maggio 2013

Io non volevo uscire stasera.
Forse vi dovevo spiegare perché non volevo uscire, così non mi avreste convinto.
Io non credo nei presagi, nei segni, ma la giornata era incominciata male. Questo non voleva dire necessariamente che sarebbe finita male, poteva finire pure bene, o poteva finire e basta.
Non era stata una bella giornata ed era meglio concluderla presto, infilarsi nel letto e sperare in un domani migliore. Ecco, c'era questo barlume di ottimismo stasera, prima di uscire e forse domani sarebbe stata davvero una giornata migliore. E invece.
Vi dicevo dei segni. Sapete come è cominciata la mia giornata? Con il sale nel caffè.
Il sale nel caffè, capite? Una beve il caffè la mattina per cominciare bene la giornata, e ci ritrova il sale dentro. Poi, insomma, ce l'ho messo io ovviamente, non è che me lo sono ritrovato così per caso. Quindi con chi me la dovevo prendere? Con me.
Allora, mi dico, è l'occasione giusta per andare al bar. Il barista nuovo è un gran bel ragazzo, poi magari un giorno ve lo presento. In ogni caso, barista a parte, c'è una folla che non vi dico e mentre sono al bancone mi si rovescia il caffè addosso. Indovinate che avevo indossato? Un vestito bianco. Fortunata, eh? Io poi nemmeno ci credo a questa cosa della fortuna o della sfortuna. Semplicemente c'era folla e la gente si spingeva. Che è così che si risolvono le cose, no? Spingendo.
Devo dire che qui però ho avuto un colpo di genio, sono fiera di me. La macchia era all'altezza della vita, quindi ho slacciato il foulard che avevo legato alla borsa e l'ho indossato a mo' di cintura. Ci stava proprio bene e sono arrivata in tempo a lavoro. Ma non lasciatevi ingannare da questo momento di entusiasmo, se vi dico che è stata una brutta giornata, è stata una brutta giornata.
Entro in ufficio e trovo il capo che dice "Buongiorno, tenga questo" rifilandomi un grande faldone. "Cercavo la sua collega, ma visto che mi è capitata davanti, questa pratica la do a lei".
"Che sfiga" penso, ma non è proprio quello che dico.
I dettagli della pratica ve li risparmio, potete anche ringraziarmi per questo. Ora arriva la parte succulenta, se vogliamo chiamarla così. Indovinate con chi sono uscita il pomeriggio?
Come fate a sapere che è Biagio? No, non parlo sempre e solo di lui. Vi ho detto pure che il nuovo barista è carino, mi guardo intorno, è evidente che non penso solo a lui. In ogni caso, ha litigato con la ragazza. Ecco, se vi dicessi che non ho sentito un piccolo moto di gioia dentro di me mentirei. Ma piccolino, eh. Tipo un "Evviva, evviva, l'ho sempre saputo che non erano fatti l'uno per l'altra, sono io la donna giusta per lui." Niente di più.
Seguito da un enorme senso di colpa, ovviamente. Il senso di colpa è durato poco però, perché non si sono lasciati, io ho potuto esser lieta per questo e quindi ho pareggiato con la gioia di prima. Funziona così con i sensi di colpa, no? Se fai qualcosa di buono si attutiscono. Non è poi nemmeno proprio necessario fare qualcosa di buono, basta convincersi di averlo fatto. Io ero abbastanza convinta di esser lieta che non si fossero lasciati e così ho sorvolato sui sensi di colpa.
Gli ho dato pure qualche buon consiglio. Lui dice che non sa se la ama da impazzire o se a furia di starle dietro impazzirà. Se il risultato è lo stesso, il mezzo non conta, gli ho detto. Che poi non significa molto, mi sa, a ripensarci bene. Siamo passati davanti a una gioielleria e ha indicato un anello. "Che te ne pare?". Pacchiano, era decisamente pacchiano, non potevo non dirglielo.  Se un giorno avesse voluto regalarmi un anello... "Guarda quello come è carino!"
No, ma che pensate, mica ci spero ancora? Siete voi che interpretate male. Si possono regalare anelli anche alle amiche. Malpensanti, siete malpensanti.
Ritorniamo a noi. I dettagli del resto della giornata non contano, conta solo che non volevo uscire e mi avete convinto. Ecco. E' colpa vostra. Posso prendermela con voi, solo per oggi? Solo per dare la colpa a qualcuno. Non dovrei, lo so che non dovrei, che già vi sentirete in colpa da sole.
Voi volevate farmi una sorpresa: cena in un ristorante chic, e a mezzanotte gli auguri, che è il mio compleanno. "Vestiti elegante" mi avete detto. Carina era dir poco, ero proprio bella. Non volevo uscire ma voi eravate state così dolci a organizzare questa cena, che mi sono impegnata per arrivarci al meglio e per divertirmi davvero.
Come lo potevate sapere voi che Biagio e Cecilia erano a cena lì? Non potevate. Lui con la nuova fidanzata, io con le amiche. Insomma, non è proprio il tipo di incontro che mi aspettavo. Avrei preferito essere lì con un maschione - il tipo del bar, per esempio - giusto per fargli vedere che mi ero ripresa. Visto che non ero con il maschione in questione, meglio far finta di niente. Tanto lui era di spalle e lei non mi aveva mai visto: forse saremmo riusciti a evitarci tutta la sera. Potevo sempre dirgli che non l'avevo riconosciuto di spalle e che lei non la conoscevo. Che poi riconosca ogni suo movimento anche da dietro e che abbia dato più di un'occhiata alle foto su Facebook per vedere se era carina, son dettagli che lui non poteva conoscere (lodata sia l'impossibilità di sapere chi guarda il tuo profilo).
No, la vostra idea di lanciargli molliche di pane non era male, lo ammetto, ma non mi è sembrato il caso. Neanche cubetti di ghiaccio, ma apprezzo l'inventiva.
La cena era buona, la musica in sottofondo gradevole e, soprattutto, impediva di riconoscere le voci. Diciamo che poteva anche tutto andare per il verso giusto, non sarei dovuta passare vicino al loro tavolo per uscire, non avrei dovuto salutarlo e mi sarei risparmiata l'inconveniente di conoscere lei: la prima donna che io abbia davvero amato (cit.). Certo, pensavo di essere stata io, me l'avevi lasciato credere, ma mica è colpa tua se poi ti sei accorto che forse non era vero amore e che il vero amore è un altro e porta la quinta di reggiseno? Ma qui sono cattiva gratuitamente, lo so, passatemi lo sfogo.
In ogni caso, dicevo, a questo punto poteva ancora andare a finire bene, ma dovevamo aspettare la mezzanotte perché arrivasse la torta con le sue belle candeline. Ne avevate fatte mettere di nuovo trenta, spero.
Mi illudo che stia andando tutto per il verso giusto ed è qui che mi sono fregata con le mie stesse mani. Non dovevo cantar vittoria così presto.
Si abbassano le luci, parte una musica delicata in sottofondo. Guardo l'orologio, è ancora un po' presto per la mia torta. Forse qualcun altro festeggia qualche altra cosa, mi preparo a unirmi a un eventuale coro di auguri e invece sorpresa. Non so nemmeno perché ve lo racconto, visto che eravate lì con me. Forse è perché non ci posso credere.
Gira intorno al tavolo e le porge uno scatolino. Piccolo. Molto piccolo. Di certo non c'entrava una collana dentro, a meno di arrotolarla su se stessa, ma mi sarebbe sembrato davvero improbabile. Orecchini, forse. Saranno orecchini. Certo, non ci si inginocchia per regalare degli orecchini, ma magari... ci ho creduto, sapete, al fatto che forse non era un anello? Solo per un attimo, ma ci ho creduto.
Non riesco a togliermi il sorriso di lei dalla testa, lo sguardo commosso e felice. Anche io avevo gli occhi lucidi, mica solo lei. Sono una romanticona, lo sapete. Quando vedo queste scene romantiche mi viene voglia di piangere. Tanta voglia di piangere. Chi non si sarebbe commosso? Soprattutto quando lei ha detto sì baciandolo e stringendolo forte.
L'ho visto che hai chiamato di fretta un cameriere per chiedere il conto, te ne sono grata. Non è colpa tua se erano tutti impegnati ad ammirare la scena. Sono partiti gli applausi, gli auguri, i tappi di champagne, insomma, erano tutti molto presi. E' passato più di un quarto d'ora prima che tutti si riprendessero - io non proprio, ma dai, c'ero quasi.
Potevamo finalmente chiedere il conto, potevamo forse andarcene passando ancora inosservate. Ce ne stavamo quasi per andare, quando una voce al microfono annuncia: "Signore e signori, non sono finiti i motivi per festeggiare. E' appena scattata la mezzanotte, facciamo tutti insieme gli auguri a Laura!"
Arriva la torta con le candeline, si girano tutti verso di me, e quando dico tutti intendo tutti. Non è stato bello neanche per lui, lo capivo dallo sguardo, ma per me è stato peggio, concedetemelo.
"Tanti auguri a te", intonano tutti. Tanti auguri a me.

Scritta per il primo contest di "Pessimismo e fastidio".





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