mercoledì 7 agosto 2013

Sono qui in attesa col mio vestito elegante, le braccia tese e gli occhi pieni di speranza.

Speranza in un piccolo presagio, lo so, ma a volte ci si aggrappa a tutto, anche a ciò in cui non si crede. Piccole convinzioni che ci aiutano andare avanti: se adesso succede questa cosa, allora vuol dire che succederà quest'altra. Può anche essere, dopo tutto.
Sei bello, elegante anche tu, come mai ti avevo visto prima. Bevi distrattamente sorridendo a qualcuno a tuo fianco, non so chi sia. Poggi il calice sulla tovaglia candida e ti avvicini.
- Mi concedi questo ballo? - come in una favola, come in un film. Forse in un film mi avresti dato del lei, non lo so.
- Non so ballare, lo sai. - Spero che insista.
- Ti guido io.
- Non so lasciarmi guidare - Insisti solo un altro po', ti prego.
- Shh. So anche questo, ma che importa. Tu abbracciami solo.
Le mie braccia intorno al suo collo, le sue intorno alla mia vita, una mano poggiata aperta sulla schiena. Non so se sia grande la tua mano o esile la mia schiena, ma mi sembra quasi tu la copra tutta, ha un che di protettivo e posso rilassarmi poggiando il capo sulla tua spalla.
Forse sembriamo due imbranati, e la colpa è mia che non so come muovermi. Forse sembriamo semplicemente due persone prese una dall'altra, strette in un abbraccio e quindi non importa se stiamo ballando o meno.
Dondoliamo un po' sulle gambe, mi sussurri qualcosa di divertente all'orecchio e io sorrido.
Sorrido sempre con te e se non lo faccio con la bocca lo faccio con lo sguardo.
Finisce la canzone e c'è un lieve momento di imbarazzo: un altro ballo o andiamo via?
Senza dire una parola, ci allontaniamo concordi dalla gente, prendiamo due bicchieri, una bottiglia e filiamo via. Io non bevo, ma poi che importa, andiamo sul terrazzo dove non c'è nessuno. Sono tutti sulla pista da ballo, tra i tavoli, in attesa del discorso degli sposi, dei testimoni e di tutti quelli che presi un po' dalla gioia, un po' dall'alcol, avranno qualcosa da dire.
- Mi sei mancata - e mi prendi il viso tra le mani - mi sei mancata tantissimo.
- Sei andato via tu - vorrei tenere il punto, ma sappiamo entrambi che non son capace.
- Ma son tornato qui.
- Perché non avevi un altro posto in cui andare.
- Perché non c'era nessun altro posto in cui volessi andare, perché altrove non c'eri tu.
Forse è una frase fatta, ma sembra così vera.
Mi sfiori piano le labbra con un dito, mi baci dolce.
- Amami - mi dici, quando ci si sarebbe stato meglio un "ti amo".
- Lo sai che ti amo già.
- E allora sposami, ché ti amo anche io e sarebbe stupido non sposarsi se due si amano così - un ragionamento che non fa una piega, oppure ne fa mille. Che una ci dovrebbe pensare almeno due volte prima di rispondere sì.  O anche tre.
- Sì - un bacio e un sorriso che si mescolano insieme. Sì.
Mi stringi ancora un po', prendi la bottiglia e i bicchieri - Festeggiamo - dici - per oggi potresti fare un'eccezione, bevi un bicchiere anche tu.
- Avevi già programmato tutto, eh? - sorrido - come potevi sapere che avrei accettato?
- Non lo sapevo, ma la bottiglia poteva sempre servirmi per consolarmi - e mi porgi un bicchiere.
 Un sorso, un bacio e un sorso ancora. Menti bene, lo sapevi che avrei accettato.

Sono qui in attesa col mio vestito elegante, le braccia tese e gli occhi pieni di speranza.
La sposa arriva col suo bouquet , si volta di spalle e si prepara al lancio. Magari prenderò io i fiori. Se succederà, tu mi inviterai a ballare. Io ti dirò che non ne sono capace ma insisterai e lo faremo lo stesso. Scapperemo lontano da tutti sulla terrazza, con una bottiglia e due bicchieri e mi bacerai. Seguo la scia lilla dei fiori, fino a pochi centimetri da me. Ero così vicina.





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