domenica 7 giugno 2015

L'ho visto avvicinarsi con aria decisa, un distinto signore baffuto, l'aria di chi sa esattamente cosa vuole. Mi ha preso tra le sue mani rigirandomi frettolosamente e poi mi ha portato con sé, salutando la commessa della libreria con la cortesia di chi ringrazia perché sa che è così che si fa, nulla più.
E' salito in auto, mi ha poggiato sul sedile del passeggero e ha guidato assorto nei suoi pensieri nel traffico della città, imprecando ogni tanto per il traffico, non notando il bellissimo tramonto in lontananza. Arrivato a casa, ha scritto due righe su un foglio e ci ha lasciato su una scrivania.
La ragazza che mi ha preso da lì era molto carina, era la figlia l'ho scoperto dopo. "Scusa, non posso esserci stasera. Buon compleanno, papà."
Lei ha messo da parte il foglietto in una scatola con altri fogli di tanti colori con scritte frettolose, auguri, baci e tante scuse, sempre tante scuse. Mi ha  portato ha letto con sé e non mi ha quasi mai lasciato fino all'ultima pagina pensando ogni tanto a quel padre che da piccola trovava sempre del tempo per leggerle qualche pagina di un libro la sera e ora a mala pena le faceva gli auguri per il compleanno.
Sono rimasto fermo nella sua libreria per molti anni poi un giorno ha avuto voglia di tenermi ancora tra le sue mani. Mi ha infilato in borsa e mi ha portato con sé. Per tante mattine abbiamo viaggiato insieme in treno. Una volta al ritorno mia ha appoggiato sul sedile vuoto accanto al suo e si è persa nei suoi pensieri. All'improvviso si è accorta che di essere giunta alla sua fermata ed è scesa di corsa, dimenticandomi lì - chissà se ha mai provato a cercarmi all'ufficio oggetti smarriti.
Mi ha trovato un ragazzetto poco interessato alla lettura e mi ha venduto a una bancarella di libri usati per pochi euro. Mi piaceva lì, c'erano tanti libri di tanti generi, alcuni antichi altri recenti, alcuni come nuovi, altri sgualciti. Si fermava sempre tanta gente a guardarci, ragazze dal tocco delicato che ci sfogliavano cercando con aria sognante romanzi d'amore, ragazzini maldestri, signore occhialute, vecchietti dall'aria a volte simpatica a volte scorbutica.
Sono rimasto lì un paio di mesi, mi ha scelto poi un uomo con lo sguardo di bimbo, appena mi ha visto gli si sono illuminati gli occhi, come se mi cercasse da tempo. Mi ha comprato ringraziando sorridente il commesso e mi ha portato a casa stringendomi forte nel tram. Sulla prima pagina ha scritto una dedica, poche parole gentili scelte con cura. A volte è questo che serve, cura.
Ha inserito un fiore pressato - prezioso segnalibro - tra le mie pagine e ha fatto un pacchetto preciso con un foglio color carta da zucchero. Di corsa ha sceso le scale e si è infilato nel palazzo di fronte al so, di corsa è salito fino al terzo piano e ha bussato battendo veloce alla porta con una mano, nell'altra stringeva me. Lei ha aperto e lui le ha stampato un bacio sulla bocca porgendole subito il regalo, sorridendo e senza dire una parola. Lei ha cercato di aprire il pacchetto misurando il desiderio di conoscerne il contenuto con il tentativo di non rompere la carta ma poi la curiosità ha vinto. Un sorriso a illuminarle in viso, si sono guardati con lo sguardo complice di chi condivide un segreto prezioso. Seduti su un divano in salotto, lei tra le braccia di lui, mi hanno sfogliato leggendomi insieme, a volte ad alta voce a volte in silenzio. Chiunque li avesse guardati non avrebbe potuto capire con quale criterio scegliessero in quale momento parlare e in quale tacere ma lo facevano in maniera precisa, come seguendo un ordine prestabilito che solo loro potevano conoscere. Dopo alcune pagine segnavano il punto in cui erano arrivati con il fiore e mi riponevano al mio posto. E così negli anni a venire in maniera del tutto inaspettata uno dei due mi prendeva dalla libreria e raggiungeva l'altro sul divano ricominciando insieme la lettura. Non ho mai conosciuto il loro segreto ma ero felice di farne parte. 

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