venerdì 17 luglio 2015

Incroci di sguardi, non si può dire chi avesse iniziato per primo a guardare l'altro o forse si può ma non ha più importanza ormai. Ci siamo studiati per giorni ogni sera in quella sala da ballo, in mezzo alle coppie che ballavano e ballavamo anche noi, con altri.  Poi, si è avvicinato.
Mi ha invitato a ballare senza dire una parola, è stato il suo sguardo a farlo, la mano tesa di chi in ogni caso non si aspetta un rifiuto. Avrei voluto scuotere la testa solo per minare quella sua sicurezza ma c'era qualcosa che mi attraeva irrimediabilmente, un'aria di sfida, e ho deciso di seguirlo. Al centro della pista appoggio una mano sulla sua spalla e  giro intorno a lui lenta, sinuosa, senza mai staccare il mio sguardo dal suo. Mi afferra la vita deciso e mi riporta di fronte a lui, lo lascio guidarmi.
Le mie gambe sanno quello che devono fare, incrociano, sfiorano, scivolano sul pavimento apparentemente prive di peso eppure completamente sotto controllo.
Decido di giocare stasera, mano dietro la sua nuca avvicino il suo viso al mio fin quando le nostre labbra sono quasi sul punto di sfiorarsi, il suo braccio circonda la mia schiena stringendomi un po' di più e quando ormai manca poco sorrido, divincolandomi. Veloce, passo dietro di lui. Le mie mani scivolano sulle sue spalle lungo le sue braccia, premo delicatamente il mio seno sulla sua schiena, abbastanza perché possa sentire il contatto, non tanto da non lasciargli il dubbio che sia solo un caso. Afferra il mio polso esile nella sua mano e mi fa girare rapidamente, facendomi fermare di scatto di fronte a lui. Stavolta è lui ad avvicinare il suo viso al mio ma so che non devo cedere. Sento la sua mano che sostiene forte la mia schiena e la inarco fino alla massima estensione, le sue labbra quasi sul mio seno, il mio bacino che preme contro il suo.
È solo danza, mi ripeto, ma per un attimo penso di essermi infilata in un gioco più grande di me.

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