martedì 22 settembre 2015

"Non dovremmo essere così vicini" gli dico ma non devo essere molto convincente perché poggia le sue mani sui miei fianchi e si avvicina ancora un po'.
"Abbiamo aspettato così tanto tempo che sarebbe un peccato non avvicinarsi di più" e inspira il mio profumo "Sai di buono."
Avremmo entrambi più di un motivo per fare un passo indietro, penso mentre appoggio timidamente le mani sulla sua schiena. Quasi un abbraccio, forse potrebbe sembrarlo da lontano ma non lo sto stringendo, in qualche modo mantengo ancora un po' di distanza.
Le sue labbra sfiorano il mio collo, tre baci leggeri spostati appena un po' l'uno dall'altro.
"Questo è un colpo basso", gli dico, perché sa quanto mi piacciano i baci sul collo.
"Hai cominciato tu."
"Io?"
"Sì, con quella camicetta."
"Ma è una camicetta qualunque" mento, perché è la camicetta che indossavo la prima volta che mi ha visto e aveva fatto un commento scherzoso - ma mica poi tanto - su quanto trovasse sexy le ragazze con la camicia. Ed è la stessa camicia che indossavo qualche mese dopo, la prima volta che abbiamo fatto l'amore. Ricordo ancora il mio leggero imbarazzo mentre faceva saltare i bottoni uno dopo l'altro e nonostante questo la sensazione di sentirmi completamente a mio agio sotto il suo sguardo.
"Non è una camicetta qualunque e lo sai."
"Vabbè ma voi uomini non è che prestate molta attenzione ai vestiti in genere, che ne sapevo che la riconoscevi."
"Lo sai che ti guardo sempre con attenzione... con i vestiti o senza."
Credo di essere arrossita, ancora,come sempre. Lo capisco da come sorride.
Le mie braccia lo avvolgono, questa volta in un abbraccio vero. Alzo appena il mento e bacio la sua guancia, ruvida appena. Sposta il viso e le sue labbra sono quasi sopra le mie.
"Non dovrem..."
Troppo tardi ed io non so resistergli. Mi bacia, lo bacio, sento la sua lingua intrufolarsi tra le mie labbra, appoggio una mano sul suo petto e stringo un lembo di camicia tirandolo un po' più a me.
Mi era mancato, posso mentire a lui e a me quanto voglio ma mi era mancato.
Avevamo detto basta, lasciamo stare. Io dovevo andare via per lavoro, lui non sentiva portato per le storie a distanza. Io non lo so se mi ci sento portata, forse ci avrei almeno provato però, almeno provato.
Lui era deciso ed io ero decisa ad assecondare la volontà di qualcuno che aveva detto di amarmi ma non voleva nemmeno provarci.
E allora basta, io vado via e tu resti qui. Non ci proviamo, come vuoi tu.
Non ti arrabbiare.
Non sono arrabbiata, sono delusa. Poi sono partita, solo un messaggio per il mio compleanno, niente di più ma in fondo altro forse non avrebbe avuto senso.
Ora, dopo quattro mesi, torno per prendere altre cose da portar via. Mi dice che dobbiamo parlare, tentenno un po' poi dico di sì e indosso questa camicia - proprio questa.
Lui ha fatto una battuta scherzosa - ma mica poi tanto - su quanto trovi sexy le ragazze con la camicia, poi abbiamo preso un caffè e stava andando tutto bene ma quando ci siamo alzati per salutarci eravamo così vicini, così vicini.
"Non dovremmo essere così vicini" gli ho detto ma non devo essere stata molto convincente perché poggia le sue mani sui miei fianchi e si avvicina ancora un po'.
Ed ora stacca le sue labbra dalle mie e le accosta al mio orecchio.
"Ti amo. Scusami, ti prego. Proviamo."

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