giovedì 19 novembre 2015

La doccia, finalmente la doccia e nemmeno una lacrima.
Un'intera giornata passata a cerare di trattenere le lacrime tra la gente che guarda di sfuggita per la via e distoglie lo sguardo. I fazzoletti nella borsa: dove sono quando servono?
Non ci sono, provo ad asciugarmi un po' con la sciarpa, chissà cosa penserà la gente di me.
Magari penseranno che ho appena ricevuto una notizia bruttissima, forse penseranno che abbia litigato col mio fidanzato. Non ce l'ho il fidanzato, vorrei dirgli. Magari penserebbero che piango perché non ho un fidanzato.
Cerco un bagno per nascondermi prima che le lacrime sgorghino a fiotti, strappo una lunga striscia di carta igienica e spero che il bagno per un po' non serva a nessuno.
Resto così per interminabili minuti, esco e mi guardo un po' nello specchio: si vede che ho pianto, non posso farmi vedere in giro così. Mi allontano e cerco un posto tranquillo, mi siedo su muretto e respiro profondamente cercando di pensare a qualcosa di bello ma è più facile tirar fuori un pensiero negativo dopo l'altro. Tutto sommato potrebbe essere una strategia: una volta che avrò finito di tirar fuori pensieri negativi, le lacrime finiranno. O forse no.
La rabbia è che non ho grossi motivi per piangere. Tanti piccoli, forse alcuni medi. Ma non ho grossi motivi per piangere. E poi non mi piace farmi vedere così, io sono quella sempre di buon umore, così dicono i miei amici e i colleghi, sono quella che stempera il momento di tensione con un battuta, che trova il lato positivo in ogni imprevisto, che ha un sorriso sempre pronto per chi ha la luna storta. Non posso avercela io la luna storta. Sono solo molto stanca e un po' frustrata.
Incrocio una conoscente.
Non ti senti bene? Hai gli occhi arrossati.
Stanno tagliando il prato qui fuori, forse mi è andato qualcosa negli occhi. Non sono allergica però chissà.
La prima è andata, a qualcuno però non riesco a mentire del tutto. Allora sto zitta, perché se parlo piango ma la mia amica capisce e mi porta in disparte con un pacchetto di fazzoletti. Mi racconta un sacco di cose inutili per distrarmi un po' poi torniamo a lavorare. Ogni tanto torna con una scusa per vedere come sto, devo ricordarmi di ricambiare in qualche modo, appena possibile. Le devo portare un pezzo di cioccolata, anche se non è abbastanza. Diciamo che è un inizio.
Mi tengo impegnata per tutta la giornata, ogni tanto qualche lacrima scende ancora ma la nascondo abbastanza bene, cerco di controllare il respiro, riesco ad arrivare finalmente a casa.
Devo solo riuscire a buttarmi sotto la doccia - lì nessuno può notare le mie lacrime - finalmente ci sono.
La doccia, finalmente la doccia e nemmeno una lacrima.

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