lunedì 13 ottobre 2014

Caro diario, oggi ho ceduto.
Non potevo avere quello che volevo e mi sono accontentata, anche se solo temporaneamente.

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Forse ho fatto un casino.
Il mio casino ha due occhi, un naso e una bocca. Una bocca bellissima.
Mi ha detto: "Ma per quanto tempo pensi di aspettarlo? Non gli piaci."
"Magari ha i suoi tempi."
"Fa' tu il primo passo."
"Ma se ha i suoi tempi."
"Magari non gli piaci."
"Magari non gli piaccio, ma finché mi piace io che devo fare?"
Me ne ha proposte di cose da fare, tutte divertenti.
E ho ripensato alla mia amica che mi aveva detto "Almeno divertiti, tanto non gli devi niente."
Non gli devo niente ma io non sono così. 
Quindi ho detto no: una volta, due volte, tre. Forse anche quattro e cinque.
"Ti consolo io", mi dice.
"Non è così che voglio essere consolata."
"Meriti di meglio."
"Questo di meglio si nasconde proprio bene."
Magari se cedo solo una volta non è poi così terribile.

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Eppure ho cercato di fare la brava.
Sai quante volte gli ho detto di no? Quattro.
Non sembrano tante, ma lo sono. Lo sono ancora di più se consideri che lui me l'ha chiesto solo quattro volte perché io per mesi non gli ho dato corda, non l'ho stuzzicato, l'ho cercato appena. E lui sa che quand'è così mi deve lasciare stare, vuol dire che ho altro per la testa, vuol dire che ho un altro per la testa.
Cavolo se ce l'avevo. E non gli dovevo niente, eh, lo so che non gli dovevo niente però non mi andava di baciare l'altro avendo in testa lui.
E allora niente, gli ho detto no quattro volte e quattro volte mi ha detto "Ma se ti voleva ti veniva a prendere."
Lo so benissimo.
Comunque la quinta volta non è arrivata, l'ho cercato io.



(Cose che sarebbero potute succedere, stavano per succedere, se fossero successe probabilmente le avrei descritte così)

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