sabato 13 giugno 2015

Sto guardando questi dipinti uno dopo l'altro da almeno un'ora senza riuscire a decidermi e dire che avevo un'idea precisa su come arredare l'appartamento nuovo.
Un paio di mesi fa lo zio pittore mi aveva detto che potevo sceglier un quadro da portare con me e io ne ero stata così felice. Da piccola lo guardavo sempre dipingere, una volta mi aveva anche fatto un ritratto che ora si trova nella casa dei miei. Io a cinque anni con una fetta di torta in mano. Che fatica stare in posa tutto quel tempo, che fatica non mangiare la fetta di torta. E in effetti di fette di torta ne avevo consumate almeno quattro, con buona pace di mia madre che continuava a ripetermi che mi avrebbero fatto male.
Non so scegliere, forse è il problema è questo. O forse per una volta il problema non è questo, il problema è che prima l'appartamento nuovo era il nostro appartamento nuovo, ora è il mio. O il problema è che sei tu che non sai scegliere, perché quando si sceglie una cosa si rinuncia a tante altre e tu non sai rinunciare a nulla.
Quando lo zio mi ha proposto di prendere un quadro ero corsa da te tutta entusiasta e sembravi entusiasta anche tu. Che bello, mi hai detto, scegliamo dove metterlo.
E via a far progetti, qui c'è la libreria, mettiamolo in salotto, in cucina meglio di no, magari sopra il divano, forse meglio da quell'altro lato, aspetta e se lo mettiamo nello studio?
Fare piani per poi sconvolgerli, ridere e ricominciare d'accapo, e se facessimo una stanza con una parete di ogni colore? E se i lampadari li prendessimo di una forma stranissima? E se...
Così un giorno sei venuto a prendermi, dovevamo fare la scelta definitiva dei colori delle pareti perché a un certo punto poi bisogna pur decidersi e mi hai detto dobbiamo parlare, con una faccia seria, ma così seria che io all'inizio pensavo che fosse una faccia fatta apposta così, per scherzare.
Va bene, rinuncio all'idea di una parete piena delle impronte tutte colorate delle nostre mani gli ho detto sorridendo.
No, sono serio sul serio.
Va bene, ti ascolto.
L'altro ieri sono andato in un bar e ho incontrato una ragazza.
Come si chiama?
Non importa come si chiama, non è successo niente. Dicevo, ho incontrato questa ragazza e ho pensato che era bella, e ho viste tante di belle ragazze, tu sei bellissima per esempio ma più la guardavo e più pensavo che c'era qualcosa che mi attraeva e allora le ho offerto un caffè e abbiamo iniziato a parlare e lei diceva tante cose interessanti. E fuori pioveva e io non avevo l'ombrello così mi ha accompagnato alla macchina e quando mi ha salutato mi ha dato un bacio sulla guancia e io ho pensato che avrei voluto baciarla sulla bocca e non l'ho fatto ma avrei proprio voluto e... ecco, avrei quasi voluto non essere fidanzato per poterla baciare, non so se mi spiego. Lo so che a volte si può forse desiderare per un istante qualcuno quando si è fidanzati e poi si resiste perché si ama e io ti amo ma questa volta mi è dispiaciuto proprio un sacco e ho pensato che sarà sempre così, che se dovessi incontrare un'altra donna non potrei... e io ora non mi sento ancora pronto per una cosa così, non ancora.
E te ne sei accorto ora? Stiamo insieme da sei anni, stiamo per andare a vivere insieme, progettiamo di sposarci e tu ti sei accorto che potresti volere altre donne?
Beh, meglio ora che poi, prima di andare a vivere insieme, prima di un figlio, prima di...
Ma dovevamo trasferirci nella nuova casa tra meno di un mese!
Lo so, lo so, ho pensato anche che poteva essere un po' di paura per questa cosa cosa della convivenza, so anche che era stata un'idea mia ma poi ho incontrato quella ragazza e...
Siamo andati avanti a parlare per due ore ma era un circolo vizioso, tornavamo sempre allo stesso punto, qualcuno doveva pur fermarsi e andare via e l'ho fatto io.
Sono andata alla nuova casa, mi sono seduta sul divano ancora ricoperto della plastica di protezione e ho realizzato che era troppo scomodo così, quindi mi sono seduta nel letto e sono rimasta lì per più di due ore. Ho pianto, quanto ho pianto, non pensavo di poter piangere così tanto, però poi le lacrime sono finite.
La casa è mia, ho pensato. Non so se posso permettermi da sola l'arredamento ma posso rinunciare a un bel po' di cose, qualcosa si può disdire, qualcosa non l'avevamo ancora comprata. Poi piano piano finisco di arredarla. Alla fine per ora mi bastano un letto, un bagno e la cucina.
Per le cose che abbiamo comprato insieme troveremo una soluzione. Più avanti però, che ora non ho proprio voglia di vederlo.
Dover tornare a casa, la vergogna di dover dire tutto ai miei, vergogna perché poi, che io non ho fatto niente di male, e dire che volevo andare a vivere da sola lo stesso, ma no, non lo fare, resta con noi, che senso ha ora? Convincerli che serviva a me, lo zio che chiama per ricordarmi del quadro, che ne sa lui? Spiegare tutto anche a lui, dopo cinque minuti lo saprà la zia, dopo dieci tutti i parenti almeno fino ai cugini di secondo grado. Qualche sguardo di compassione, un paio di noi l'avevamo sempre saputo che non era la persona adatta, si chiude la porta si apre un portone. Ma il quadro prendilo lo stesso. Va bene, passo a prenderlo. Facciamo così, zio, il quadro non so sceglierlo. Torno dopo che i lavori sono finiti così ho un'idea più precisa di dove metterlo.
Le pareti sono ancora tutte bianche, dovrò scegliere il colore da sola ma non ora, ci penserò domani. Chiamare i pittori troppo costoso, ho organizzato una specie di festa della pittura con le amiche. Sabato e domenica tutte e da me, passiamo prima a comprare i colori sperando che al negozio qualcuno ci consigli sulla pittura giusta e poi facciamo tutto noi. Chissà cosa ne verrà fuori.

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